Pirelli HangarBicocca presenta “....the Illuminating Gas”, la più grande esposizione mai realizzata da Cerith Wyn Evans, concepita come una composizione armonica in cui luce, energia e suono offrono ai visitatori un’esperienza sinestetica unica. Venticinque opere, tra lavori storici e nuove produzioni, sono disposte negli spazi espositivi di Pirelli HangarBicocca in un’elaborata partitura.
Cerith Wyn Evans (Llanelli, Galles, Regno Unito, 1958; vive e lavora tra Londra e Norwich), tra gli artisti inglesi più acclamati degli ultimi decenni, intraprende la sua carriera nella scena alternativa londinese di fine anni Settanta e inizio anni Ottanta. Allievo degli artisti John Stezaker (1949) e Peter Gidal (1946) alla Central Saint Martins e successivamente studente al Royal College of Art, dove si diploma nel 1984, Wyn Evans si contraddistingue ai suoi esordi per la creazione di cortometraggi sperimentali. A partire dagli anni Novanta l’artista abbandona la produzione filmica e si dedica alla realizzazione di sculture, installazioni, fotografie e interventi site-specific o performativi. La sua ricerca si focalizza sul linguaggio e sulla percezione e si caratterizza per l’utilizzo di elementi effimeri quali la luce e il suono, per l’uso del montaggio come tecnica compositiva e del potenziale immaginativo della parola, oltre che per la centralità della dimensione temporale e del concetto di durata nella fruizione di un’opera.
La mostra “ ....the Illuminating Gas”, a cura di Roberta Tenconi e Vicente Todolí, presenta venticinque lavori, tra sculture storiche, complesse installazioni monumentali e nuove produzioni, che occupano in tutto il suo volume gli oltre cinquemila metri quadrati delle Navate e del Cubo di Pirelli HangarBicocca. Il percorso si apre con il lento e costante pulsare di sette imponenti colonne luminose alte venti metri StarStarStar/Steer (totransversephoton) (2019). L’opera, realizzata appositamente per la mostra e composta da uno scheletro di lampade tubolari assemblate in cilindri di varie altezze, crea una coreografia di luci e ombre che a intermittenza invadono lo spazio. Tale dispiego di energia fa da contrappunto al suono emesso dall’opera attigua, eterea scultura in vetro anch’essa composta di elementi trasparenti, Composition for 37 flutes (2018). Dalle sue sottili canne l’aria scaturisce in un sibilo che suggerisce uno stato di tensione tra l’armonia di un respiro e il suo dissolversi.
Lungo le Navate tutti gli elementi sono sospesi e si sviluppano in un’elaborata partitura visiva concepita dall’artista: come in un concerto le tredici sculture al neon della serie Neon Forms (after Noh) (2015-2019) dialogano con l’intrico chilometrico di rette e curve luminose di Forms in Space...by Light (in Time) (2017) – lavoro originariamente concepito per le Duveen Galleries della Tate Britain di Londra e presentato a Milano in una nuova configurazione.
Per la serie Neon Forms (after Noh) l'artista attinge al repertorio di passi, movimenti del capo e del kimono o dei gesti del ventaglio compiuti dagli attori del teatro Noh, così come vengono sintetizzati e rappresentati negli schemi che descrivono la messa in scena di un determinato ruolo. Cerith Wyn Evans li trasforma in una veste inedita attraverso un articolato montaggio che li inverte, torce, specchia, dilata, estende e sovrappone. Forms in Space...by Light (in Time) riprende inoltre forme utilizzate da Marcel Duchamp in The Bride Stripped Bare by Her Bachelors, Even, conosciuta anche come Il Grande Vetro, (1915-1923) – in particolare quella dell’Oculist Witnesses, diagramma del dispositivo utilizzato in ottica per misurare la vista – e le trasforma in luce.
Il titolo stesso dell'esposizione “....the Illuminating Gas” fa riferimento all’ultimo lavoro dell’artista francese, Étant donnés: 1. La chute d’eau, 2. Le gaz d’éclairage [Given: 1. The Waterfall, 2. The Illuminating Gas], opera a cui Duchamp lavorò per vent’anni dal 1946 al 1966, che rappresenta un enigmatico diorama visibile esclusivamente attraverso il foro al centro di una porta.
Il progetto espositivo coinvolge anche l’architettura esterna di Pirelli HangarBicocca, presentando TIX3 (1992), prima opera al neon dell’artista formata dalla scritta “exit” al contrario, e la nuova scultura To....fold, an apprentice in the Sun (2019), realizzata con fuochi d'artificio che, nell'atto spettacolare del bruciare, mette in scena la sua natura effimera.
Catalogo
Il catalogo si apre con un caleidoscopio di immagini scattate da Cerith Wyn Evans attorno all’idea di luce. Selezionate da un archivio di oltre 3000 immagini, le fotografie includono un importante nucleo realizzato in Giappone nel corso della primavera 2019. A cura di Roberta Tenconi e Vicente Todolí, oltre a un regesto delle opere in mostra e alla documentazione dell'installazione in Pirelli HangarBicocca, il volume include un testo introduttivo dei curatori e approfonditi saggi della storica dell’arte Briony Fer e un testo dal taglio filosofico di Éric Alliez. Il catalogo sarà pubblicato da Skira in edizione bilingue in italiano e inglese e disegnato dallo studio Leftloft.
L’artista
Tra le istituzioni di rilievo internazionale che hanno presentato mostre personali di Cerith Wyn Evans si ricordano: Museo Tamayo, Città del Messico (2018); Duveen Galleries, Tate Britain, Londra, Museum Haus Konstruktiv, Zurigo (2017); Museion, Bolzano (2015); Serpentine Sackler Gallery, Londra (2014); Thyssen-Bornemisza Art Contemporary, Vienna (2013); Schinkel Pavilion, Berlino (2012); Wiener Staatsoper, Vienna, Kunsthall Bergen (2011); MUSAC, León (2008); Kunsthaus Gratz (2007); ICA – Institute of Contemporary Arts, Londra, ARC/Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris (2006); MIT Visual Arts Centre, Boston (2004); Centre for Contemporary Art, Kitakyushu, Giappone (1998). I suoi lavori sono stati, inoltre, inclusi in importanti rassegne collettive, tra cui: 14ma Biennale di Lione, Skulptur Projekte, Münster, 57ma Biennale di Venezia (2017); 4a Biennale di Mosca (2011); Aichi Triennale, Nagoya, 12ma Biennale di Architettura di Venezia (2010); 9a Biennale di Istanbul (2005); Documenta 11, Kassel (2002). Nel 2003 Cerith Wyn Evans ha rappresentato il Galles alla Biennale di Venezia e partecipato a “Utopia Station”. Nel 2018 è stato premiato con l’Hepworth Prize for Sculpture.