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24/01/06

Arte e web


L'arte è sempre stata sollecitata dalle tecnologie, prima in modo minimo, come il passaggio dall'affresco all'olio, per essere poi travolta dai cambiamenti e dalle nuove scoperte scientifiche come la fotografia, il cinema. Risulta normale che anche in questi ultimi decenni il computer abbia catturato l'attenzione degli artisti. Sono state create così tante forme artistiche che assumano diversi nomi come arte telematica, arte digitale, arte interattiva, net art, web art, software art…

Tutte queste forme tentano la strada dell'espressività, anche se molto spesso sono esercizi tecnologici, ma a volte si raggiungono importanti vertici di qualità ed emozionalità.


Molti si domanderanno se questa nuova forma d'arte avrà la stessa sensualità di una scultura del Canova o il fascino di un quadro di Raffaello, ma bisogna considerare che essa non si muove in ambito estetico tradizionale ma, piuttosto su uno sviluppo dell'arte concettuale. E’ quindi un modo di dare corpo alle idee e alle interazioni culturali. Coscienti del medium in cui essa si realizza e del fatto che la definizione di arte è mutata. L’istanza estetica cede il passo ai processi creativi e progettuali, tralasciando il concetto di originalità ed immergendosi nella quotidianità del vivere.

In particolare mi interessa guardare al mondo di Internet. Il primo dato è che esso è fruito da decine di milioni di utenti. La rete è morbida e accessibile ovunque (nei paesi industrializzati), non ancora limitata da una esteticità definita e permette molta libertà di sperimentazione.

Un altro aspetto è l’interattività in tempo reale, perciò con la possibilità di mutazioni continue, adattabili e trasformabili da ogni singolo o gruppi di soggetti che si connettono, senza gerarchie, in un linguaggio orizzontale. La particolare struttura ipertestuale permette di creare uno sviluppo infinito di possibilità e di variazioni.

Altro fattore è la possibilità di mettere in discussione l'identità del soggetto che realizza o opera in una data azione sul web, anche se in questi ultimi anni sono stati fatti molti progressi sul controllo e sulla rintracciabilità di chi opera nel web. In tal modo la rete è ancora percepita come anarchica e sperimentale.
Spesso questo universo viene definito “spazio virtuale” in quanto esso è vissuto come un luogo con delle sue dinamiche, che alterano le percezioni e il concetto di materialità e temporalità, relazionandoci verso una immaterialità. Ma anche isolandoci dalla percezione umana e creando una “meccanizzazione delle relazioni”.

(testo introduttivo alla conferenza “Arte e web” realizzatasi il 13/01/06 per Borgocontemporanea)

sitografia

http://artport.whiteney.org
http://www.moma.org/ on line projects
http://www.sfmoma.org/espace

http://www.guggenheim.org/internetart

03/01/06

Triennale di Torino


Nel mese di Novembre la città di Torino ha dato avvio ad una grande rassegna di eventi artistici, dalla mostra dell’ormai storicizzato Robert Mapplethorpe alla grande kermesse di Artissima. Ma l’avvenimento più interessante è la grande iniziativa intitolata Torino Triennale. 

Fondazione Sandretto Re Rebaudengo

Essa è dislocata in 8 differenti spazi fra Torino e Rivoli. Il titolo di questa prima edizione è “La sindrome di Pantagruel” riferendosi al racconto di Rambelais, storia di eccedenza e di grandiosità. Pantagruel è un gigante, figlio di Gargantua, che si nutri voracemente provocandosi grandi disagi. Atteggiamento parallelo dell’arte contemporanea che col suo essere sempre più abbondante e ridondante forse alla fine danneggia se stessa. Le opere selezionate mettono in evidenza questo spirito di eccesso, sia nelle forme traboccanti, che in qualche modo rimandano al barocco, sia nella complessità dei temi affrontati, in particolare di disagio sociale. 

La nostra realtà è sempre più dicotoma, molti più ricchi ricchi, ma anche molti più poveri poveri. Tutta l’umanità pare essere vicino, tramite la tecnologia, ma ogni singola individualità pare essere più sola e lontana dalle altre, rischiando in tal modo di essere manovrati senza potersi ribellare.



01/01/06

Pink Rabbit Project




Recentemente si è parlato molto della grande installazione/scultura che il gruppo artistico viennese Gelatin, noto in tutto il mondo, ha realizzato sul Colletto di Artesina. Si tratta di un gran progetto sostenuto dalla società Mondolé Ski insieme ad una decina di altri sponsor.

Molte persone mi hanno rivolto delle domande: perché fare un enorme Coniglio rosa, che poi lentamente, il tempo distruggerà? Per quale scopo spendere tanti soldi? Per quale motivo inquinare uno spazio verde?

Quesiti sensati che se proviamo a spostare su tutte le cose che facciamo noi esseri umani, cominciano ad evidenziare il rimando culturale che quest?azione artistica vuole fare. Infatti quante sono le opere/azioni che compiamo senza motivo, spendendo risorse ed energie ingenti, per poterci rallegrarsi del vivere.

Già Leonardo da Vinci s?interrogava sul senso di realizzare un quadro che poi il tempo avrebbe eroso e sarebbe scomparsa, ma se non li avesse fatti quanta poesia in meno su questa terra!

Riflettiamo poi a quante, nella storia dell?arte, sono le opere ormai scomparse per incuria o per semplice dolcezza del passare del tempo.

Semplicemente anche quest?azione, che non si cura troppo del futuro (anche se il progetto ha come data di scadenza il 2025), desidera creare una fiabesca sorpresa a chi giunge passeggiando per le montagne monregalesi.



Pink Rabbit è situato sul Colletto di Artesiana, vicino allo Skileaf, eccovi alcuni dati:
* LUNGHEZZA: 55 m. – LARGHEZZA (apertura delle braccia): 41 m.
* ALTEZZA (nel punto più alto della pancia): 5 metri
* COLORE: rosa ortensia – PESO della lana lavorata utilizzata per il rivestimento esterno: 1.000 chilogrammi
* VOLUME da riempire con paglia: 1.000 metri cubi
* QUANTITÀ di paglia: 4.500 ballette e 150 balle rotonde