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26/06/12

Brezza estiva - Le proposte di fine giugno in alcuni spazi torinesi



Patrice Carré Self (2012) al Blank
Piacevoli attimi di freschezza culturale, in queste giornate estive, provengono da alcuni spazi torinesi. 


Passeggiamo iniziando da un luogo di continua meditazione, il Blank nel pacato quartiere di Borgo Dora, che ospita nelle sue stanze alcune recenti ricercate opere di Patrice Carré, in equilibrio fra rarefazione e serena leggerezza comunicativa. 




L'immagine a fuoco Norma Mangione Gallery di Torino
Momenti dialoganti si trovano diversamente fra la struttura formale e le strategia tecniche, con la variegata opere ispirata dagli scatti di Ansel Adams con gli artisti di Norma Mangione; Francesco Barocco, Michael Bauer, Raphael Danke, Stefanie Popp e Ruth Proctor. 

Fotografici anche alcuni eleganti lavori di Dubravka Vidovic da Alberto Peola, che narra dei mutamenti ambientali cinesi. 




Da Guido Costa uno sguardo sui ventisei anni dell’ operato del duo Monica Cuoghi e Claudio Corsello, proposti in un delicato allestimento. 



Molteplicità estetiche del disegno, che spesso procede il lavoro pittorico, da InArco con il triangolare espressivo di Daniela Galliano, Raymond Pettibon e Marcel Dzama. 

Conclude il giro l’Archivio di Stato con la documentativa mostra La città come spazio di sperimentazione delle teorie espressive dell'architettura radicale italiana attiva dal 1963 al 1973, che attraverso molto materiale documentativo e video narra di questi sperimentali tempi. 



Dubravka Vidivic Shikumen's Walls series #6 2010-2011 da Alberto Peola

24/06/12

Land art a portata di mouse - Google continua a stupirci e a dedicare alcune sue energie al mondo dell’arte contemporanea.



Fra i tanti progetti avviati da Google in diversi ambiti alcuni sono anche dedicati all'arte, tutti conoscono la grande raccolta di opere fotografate nei più grandi musei di arte del mondo. 

Ora è stavo avviato un’iniziativa che raccoglie tutti i capolavori di land-art presente sul globo. 

Si tratta di “Ends of the Earth” iniziativa realizzata in collaborazione con il museo di arte contemporanea di Los Angeles, che fino a settembre ha in corso una mostra storica proprio su questi tipi di progetti. . 

Sono così accessibili attraverso il web i progetti dei più celebri artisti della land art americana, una quarantina di progetti, ma chissà che un domani non si giunga anche fino ad opere come il “grande creto” di Burri. 

Posti in tanti luoghi isolati e lontani dai tanti mezzi di trasporto questo progetto web permette in modo virtuale un’accessibilità che stimolerà l’interesse per questi tipi di progetti, fra i tanti citiamo il Salt Lake nello Utah che si estende su circa 1.700 chilometri quadrati, e dove è posta la “The Spiral Jetty” (1970) dell’artista Robert Smithson, o della “City” di Michael Heizer o il “Roden Crater” di James Turrell o l’opera degli artisti-architetti italiani Superstudio “Cube of Forest on the Golden Gate”.

Il mercato dell’arte sempre più virtuale - Un nuovo sito per la vendita di opere d’arte.



Anche se i grandi eventi dell’arte paiono far finta di nulla il mondo di Internet prosegue la sua normalizzazione diventando sempre più un luogo quotidiano e diretto di transizione e vendita anche del “sistema arte”. 

Se oramai è consolidato in tanti altri ambiti, dai voli aerei alle pubblicazioni giornalistiche, il lento cammino del “sistema arte” ora sta appropriandosene della rete. 

Avevano iniziato gli artisti, poi sono arrivate le fiere ora è la volta dei punti di vendita, che paiono ben strutturati e soprattutto promossi da agenti storici, come il gruppo Gagosian o Pace. Parliamo infatti del sito per la vendita di opere d’arte Art.sy che da poco ha aperto il suo vasto catalogo di ben 15.000 opere di oltre 3.000 artisti da tutto il mondo, operando con più di 200 gallerie private. Già i numeri fanno capire che la situazione è sempre più consolidata e certa, il mondo reale è sempre più legato a quello virtuale. 

Il sito è molto semplice, chiaro e agile. Una bella videata con l’opera, una serie di dati informativi, un sistema di ricerca per autore o stili. Il sistema invita anche a contatti diretti, telefonici, per completare il servizio di acquisto e consulenza. E voilà solo più da comprare e il gioco è fatto. 

Per i clienti più affezionati saranno poi attivati servizi aggiuntivi e proposte esclusive in base al gusto e alle esigenze, sia di gradimento che economiche, del collezionista. Ma sono poi tanti altri progetti che si stanno sviluppando, essi vanno dal coinvolgimento di nuove gallerie alla ricerca di artisti.

23/06/12

Dal whitecube alla quadreria, cambiano le mode dell'allestimento



Anche negli allestimenti ci sono le mode. 

Dopo anni di stanze immacolate si torna lentamente alla quadreria su pareti colorato. 

Lo stile whitecube iniziato nei primi decenni del secolo scorso negli Stati Uniti, lentamente ha dominato il mondo, ora il ciclo pare esaurirsi e pian pianino si sta tornando alle stanze colorate, spesso ricche di opere sulla stessa parete. 

Un recente esempio il nuovo allestimento della sala dei maestri toscani del '500 negli Uffizi, che su un fantastico rosso cremisi, colore della tradizione fiorentina, sono state poste selezionate opere di Raffaello, Andrea del Sarto, Pontorno e tanti altri.

20/06/12

Vuoi diventare famoso ... semplice scempia un quadro



In questi giorni ne parlano tutti, il solito fulminato che per farsi notare va in un noto museo americano scempia un quadro e ovviamente si fa filmare postando il tutto su youtube. 

Ecco la deriva sempre più ridicola della comunicazione di massa, che ovviamente ha enfatizzato l'evento trattandolo su ogni media, e ci sono anch'io a domandarmi se forse non si dovrebbe nemmeno dare la notizia sperando che così non si attivino altri emuli. 

Per fortuna la polizia americana ha scoperto il colpevole e sicuramente sconterà una giusta pena.

Nella foto "Donna nuda su Poltrona Rossa" di Pablo Picasso(1929)

L’immortalità preservata - Le tombe imperiali del periodo Han



Manufatto esposta nella mostra
Cambridge nella stagione estiva è un meraviglioso luogo di riposo e quiete, dove angoli intatti di architettura stratificata vi accolgono magicamente. A questa suggestione paesaggistica, in questo periodo, c’è un’ulteriore occasione con la mostra “The Search for Immortality: Tomb Treasures of Han China” che il Fitzwilliam di Cambridge propone fino a Novembre. 

Si tratta di un stupendo salto nella storia e nello spazio che vi porterà nel tradizione cinese delle funzioni funebri imperiali. 

Presentati in una serie di stanze, in un percorso rituale, sono proposti oltre 350 tesori in giada, oro, argento, bronzo e terracotta che narrano della ricerca dell'immortalità, che i grandi imperatori della dinastia Han cercavano di raggiungere creandosi tombe stupefacenti. 

La dinastia Han è dominante in Cina fra il 206 aC e il 220 dC. Situazone giunta al potere lottando contro il Regno di Nanyue nel sud della Cina. Entrambe le famiglie cercavano il controllo delle terre meridionali. La loro rivalità è continuata anche dopo la morte, nei sontuosi palazzi tombali, ricchi di incredibile tesori. 

La vittoria della dinastia Han, ha influenza poi tutta la cultura cinese. Creando un regno che diede al paese quattro secoli di buon governo, azioni che influenzarono anche la definizione della tradizione estetica, formando così quello che è percepito ancora ora come il periodo classico della storia culturale cinese. 

Manufatto esposta nella mostra
Tra i tanti tesori, che questa nazione possiede, si sono aggiunti recentemente i manufatti provenienti dalle spettacolari tombe, scoperte nel 1984, in una collina vicino a Xuzhou, negli scavi del Beidongshan, provincia cinese di Jiangsu. Per la prima volta tutto questo materiale viene esposto fuori dalla Cina. 

Questo grande evento è realizzato in una serie di stanze che ripetono la struttura tombale. Si inizia dalla presenza dei guardiani in ceramiche con le armi in bronzo, rappresentanti quelli che una volta venivano immolati con il defunto. Si prosegue poi verso le stanze della servitù per giungere alla fine alla meravigliosa camera sepolcrale dei sovrani. Essi, per il loro ultimo viaggio, venivano vestiti con abiti in giada con fili d’oro, che dovevano servire da protezione dalle forze negative e dalla decomposizione. Intorno veniva ricostruito lo spazio abitativo con tutti i delicati manufatti che lo componevano, ci sono così pregiate ceramiche, amuleti nei più raffinati materiali e rare fatture artigianali per ricreare un lussuoso quotidiano ultraterreno. 

La mostra dura fino all'11 Novembre. 

Manufatti esposti nella mostra

19/06/12

Arte, è ancora una parola sensata?



Definire l’arte oggi pare complesso, con tutte le diverse mutazioni che ha subito passando da due forme definite e univoche, la pittura e la scultura, si è duplicata in infinite declinazioni. Parti stesse sono assunte a ruolo unico, vedi il disegno che da elemento di preparazione di un quadro è diventato opera a se stante.

In questo percorso di cambiamento molte declinazioni del fare sono diventate esse stesse opere; dal riciclo alla supposizione di un’idea, dalla casualità di un avvenimento alla industrializzazione di un processo su un manufatto.

Come si può oggi definire un lavoro artistico?

Basta il consenso della comunità, o forse meglio dire di un’oligarchia, ad accreditare un’opera d’”arte”?

In realtà si sta assistendo in questi ultimi anni a una ridefinizione, che superata una illusoria apertura al tutto, lentamente sta richiudendo le porte in una selezione di opere che tornano ad un’estetica formale, forse perché il nuovo grande mercato (la Cina) ama ancora questo tipo di prodotto o forse perché si è già in una fase di ripetizione sperimentale che ricicla il riciclato degli anni 80 molto “sperimentali” ma che già rimandavano alla rottura dei sessanta e via di questo passo alla noia storia del vintage anche nel mondo dell’arte.

Per una definizione di un’opera si può pensarla come “oggetto” che produce e trasforma la cultura da cui nasce e su cui si inserisce. Per cui in continua definizione e pregnanza.

Il fascino e la molteplicità di idee forse può divertirci nell’attesa della “meraviglia”. 

17/06/12

doattime 17/06/2012

doattime170612

Pausa caffè


Telefonate olimpioniche - innovamento olimpico per le storiche cabine rosso dei telefoni.



Fra poche settimane l’evento olimpionico prenderà avvio e anche le mitiche cabine rosso sono state rese partecipi alla manifestazione in modo molto creativo. 

Con il titolo « BT ArtBox » un’ottantina di queste storiche cabine, repliche del formato ideato nel secolo scorso da Gilbert Scott, sono state ripensate da alcuni dei personaggi più celebri della creatività inglese, tra cui il magmatico Simon Aboud e la nota modella Lily Cole, a cui sono state assegnate per subire un ripensamento formale/funzionale. 

Tutte queste verranno esposte fino a fine Luglio in diverse zone della città . Dalla modaiola Carnaby Street alla storica Trafalgar Square, fin alla popolare area del Covent Garden. Alcune sono state portate anche negli aeroporti internazionali di Londra. 

Alla fine tutte queste divertenti cabine saranno messe in vendita in un’asta pubblica e il ricavato sarà devoluto all’associazione ChildLine, attiva come telefono di aiuto per l’infanzia, che quest’anno festeggia i 25 anni di attività. 

dOCUMENTA (13) - Ultimo atto - la montagna ha partorito un bel topolino.




Fridericianum piano terra

Lo strano miscuglio molto celebrare ideato da Carolyn Christov-Bakargiev, in uno stile molto simile a Catherine David, Documenta X, attraversa la storia, sulla falsa riga del precedente curatore Roger Buergel, Documenta XII, miscela presente, passato, noto e sconosciuto aggiungendone una declinazione scientifica. Mentre da Okwui Enwezor, Documenta XI, sviluppa l’idea di piattaforma nei tanti incontri antecedente l’evento. Ci s’imbatte così in poliedrico miscuglio d’idee e opere, che vanno dai quadri di Salvador Dalì al computer di Konrad Zuse, senza dimenticare i tanti rivoli giovanilistici e le solite banalità alternative, come il cumulo “Doing Nothing Garden” di spazzatura colonizzato dall’erba ideato da Song Dong che oscura la visuale prospettica dall’Orangerie. 

La scelta volutamente borderline fra cos’è arte e cosa non è, non funziona molto bene, perché così facendo si apre un percorso infinito di snaturamento dei significati molto facile e poco funzionale. Si torna alla wunderkamera, dalla meraviglia al funzionalismo, dal caos al bric è brac, dove tutto pare giustificabile, scusabile forse superfluo. 

I tempi di crisi e il ricco budget a disposizione dovrebbero servire a focalizzare nuove prospettive e non a ripetere i vecchi stilemi, con le arrugginite strutture, apparentemente ammantate da tante parole. Da troppi anni la scusa del caos magmatico come fonte di rinnovamento viene posto in una realtà sempre più dolorosa e complessa, dove gli artisti sono passati dall’impegno diretto e reale all’appropriazione e uso promozionale della creatività altrui (che sia musica, teatro, danza, dolore …). 

Se nell’insieme alcuni progetti, sono sicuramente validi, la maggioranza però risulta oramai scontata e debole. Colpisce molto come tutta questa «progettualità» muoia poi nella realizzazione, sia come arte sia come « impegno ». L’arte in questo evento si conferma sempre più slegata dall’azione culturale e sempre più un prodotto commerciale che gioca al sentimentalismo, un poco ipocritamente. 


Fridericianum, opera di Fabio Mauri

Ma vediamo le opere, iniziando dal Fridericianum, partendo dal lontano passato delle piccole sculture medio-orientali, miscelate giungendo agli oggetti del dittatore tedesco, in una vicinanza che sa più di spettacolo che di senso. Per passare ad opere consolidate di Man Ray o in una remota stanza due quadri di Salvador Dalí. All'ennesimo ovvio omaggio a Boetti e uno più valido a Fabio Mauri. L’idea di « cervello » come area di elaborazione potrebbe essere valida ma qui pare più un mediocre espediente, che si snatura completamente nelle prime stanze troppo svuotate a scapito dei piani superiori in certi casi troppo piene, senza ben capirne il perché. Fra le opere che più mi conquistano sicuramente quelle di Michael Rakowitz, con la sua contrapposizione fra i libri consumati e quelli scolpiti nel tempo. Mi soddisfano lo spazio di Kader Attia che nel suo lavoro installativo riesce a giustificare le sue sculture. 

Va un poco meglio all’Ottoneum, dove il gioco fra arte e scienza pare funzionare un poco, anche se sembra più un esercizio scolastico che un lavoro di forte impatto artistico. Vedasi l’opera di Mark Dion che riprende i libri-albero realizzati nel 1771-79 col progetto 'Xylotheque Schildbach'. 

Mi piace in pieno la Documenta-Halle dove a parte l’elevato presenza dei lavori di Gustav Metzger si crea un forte contrasto fra le opere di Thomas Bayerle e Nalini Malani, ma anche le stanze dedicate alla pittura hanno una dignità che altrove manca. 

L’Orangerie risulta troppo confusa e alquanto osmotica più equilibrata la Neue Galerie, forse lo spazio che regge meglio nel suo complesso. Qui le opere di Geoffrey Farmer, una selezione di immagini dalla rivista Life dal 1935, che crea un lungo percorso storico, e di Wael Shawky, due video che attraverso dei burattini in ceramica raccontano la storia delle crociate secondo la cultura araba, sono fra i lavori più validi, come il l’opera “disobedient” di Sanja Ivecomivc. 

Bella l’idea di usare il parco, un poco come fossero dei padiglioni nello stile della biennale di Venezia, peccato che la collocazione eccessivamente espansa li renda difficilmente fruibili, per cui fornitevi di un bicicletta e forse riuscirete a vederne alcuni. Nel complesso simpatici anche se molto banali e ovvi, come sempre la quantità non vuol dire qualità. Fra i tanti segnalo quello nel boschetto del canadese Gareth Moore e la grotta di Allora & Calzadilla. 

Fra gli spazi paralleli ci sono dei negozi, la giovanilistica casa degli Ugonotti, dove c’è l’enfatizzato lavoro di Tino Sehgal (prossimamente alla Turbine Hall della Tate) che come al solito mi pare sempre più teatralmente autoreferenziale. Segnalo uscendo per l’allegra spensieratezza il lavoro di N.Solakov nel palazzo in fronte alla Neue Galerie. E mi piace l’intervento di Tacita Dean presente nell’ Echemaliges Finanzamt, grandi lavagne riportano profili di montagne dell'Afghanistan, semplice e bello. 

In conclusione un evento sicuramente vasto e articolato con una buona serie di opere ben allestite. Ma rimane comunque una sensazione di abbondanza noiosa. Per cui alla fine si esce con la sensazione di una normale mostra, un poco troppo poco per un evento che aveva tante propositi. 

Mi aspettavo dopo tutte le filippiche della curatrice qualcosa di più coraggioso, di nuovo e sperimentale in linea con i grandi cambiamenti enfatizzati. Visto che sia il tempo, la sua nomina è stata fatta nel Dicembre del 2008, e il budget, si parla di oltre 20 milioni di euro, lo avrebbe permesso. 



Postilla 
Mi domando come mai ancora oggi l’universo del web che oramai attraversa in modo deciso la vita quotidiana non sia partecipe attivamente, e non solo come semplice diario informativo, dei progetti artistici come questo che vuole essere una rappresentazione della cultura contemporanea. Questa che è la vera rivoluzione di questi ultimi 20 anni pare assolutamente assente dalla realtà artistica. 
In realtà esiste un variegata forma di arte nel web ma viene marginalizzata dal “sistema arte”, forse perché difficilmente si potranno fare le solite speculazioni del mercato artistico. 


Fridericianum, opera di Salvator Dali'




Fridericianum, teca con corredo del bagno di Hitler




Fridericianum, opera di Michael Rakowitz,




Fridericianum, opera di Michael Rakowitz,




Ottoneum, opera di Aase Texmon Rygh




Ottoneum, opera di Claire Pentecost




Documenta-Halle, l'artista Etel Adnan (in rosa) e le sue opere pittoriche




Documenta-Halle, opere di Etel Adnan




Documenta-Halle, opere di Thomas Bayrle




Documenta-Halle, intervento di Yan Lei




Neue Galerie, opera di Geoffrey Farmer




Neue Galerie, opera di Sanja Ivecomivc




Uno dei tanti spazi allestiti nel parco




Ehemaliges Finanzamt - intervento di Tacita Dean

Pausa caffè


14/06/12

Resisting the Present, Mexico 2000/2012


Il Musée d'Art Moderne de la Ville de Paris presenta una mostra presso ARC titolo "Resistere Presente, Messico 2000/2012", composto da una cinquantina di opere (installazioni, video, disegni, foto e filmati). Esso riunisce una generazione fortemente impegnata per lo sviluppo sociale e politico del suo paese. Questi ventiquattro artisti, molti dei quali sono nati dopo il 1975, sono stati attivi in Messico dal anni 2000.



The arts scene in Mexico has been dynamic at an international level for over twenty years, affected by the extraordinary political and economic developments in the country over this period and by the development of its cultural institutions (MUAC – Museo Universitario de Arte Contemporáneo, Museo Tamayo, Fundación Jumex, galleries, collectors, alternative venues, etc.).

This dynamism was boosted by the influence of the 90s generation, which revolutionised people’s image of Mexican art and made it one of the key alternative trends of the decade 1990-2000.The artists presented in this exhibition are the heirs of this generation. They draw inspiration from it, whilst at the same time keeping their distance. Most of them have been active since the 2000s and have to deal with a different historical context, which is more sombre than that of their elders. The revolution caused by economic (North American Free Trade Agreement in 1994) and technological globalisation, hopes for the advent of civil democracy followed by profound disillusion and the mounting social tensions brought about by corruption and violence have created an intense climate.

The artists brought together in this exhibition come from different backgrounds (visual arts, cinema, documentary, etc.). They use differing strategies, which may take the form of poetic activism, the diversion of national problems (drugs war, criminality, corruption, identity, immigration and borders). Each one expresses more or less explicitly the awareness of an economic model in crisis and the climate of concern currently experienced by societies undergoing the challenges of globalization.

The exhibition's artists :

NATALIA ALMADA. Born in Mexico in1974 / Lives and works between New York and Mexico
EDGARDO ARAGÓN. Born in Oaxaca in 1985 / Lives and works between Oaxaca and Mexico
MARCELA ARMAS. Born in Durango in 1976 / Lives and works in Mexico
DIEGO BERRUECOS. Born in Mexico in 1979 / Lives and works in Mexico
IÑAKI BONILLAS. Born in Mexico in1981 / Lives and works in Mexico
MARIANA CASTILLO DEBALL. Born in Mexico in1975 / Lives and works in Mexico
MINERVA CUEVAS. Born in Mexico in1975 / Lives and works in Mexico
JONATHAN HERNÁNDEZ. Born in Mexico in1972 / Lives and works in Mexico
ARTURO HERNÁNDEZ ALCÁZAR. Born in Mexico in1978 / Lives and works in Mexico
BAYROL JIMÉNEZ. Born in Oaxaca in1984 / Lives and works in Oaxaca
ALEJANDRO JODOROWSKY. Born in Tocopilla, Chile in1929 / Lives and works in Paris
ADRIANA LARA. Born in Mexico in1978 / Lives and works in Mexico
GONZALO LEBRIJA. Born in Guadalajara in 1972 / Lives and works in Guadalajara
ILÁN LIEBERMAN. Born in Mexico in1969 / Lives and works in Mexico
JUAN PABLO MACÍAS. Born in Puebla in1974 / Lives and works between Mexico and Italy
JORGE MÉNDEZ BLAKE. Born in Guadalajara in1974 / Lives and works in Guadalajara
NICOLÁS PEREDA. Born in Mexico in1982 / Lives and works in Mexico
CARLOS REYGADAS. Born in Mexico in1971 / Lives and works in Mexico
GIANFRANCO ROSI. Lives and works between the United States and Italy
JORGE SATORRE. Born in Mexico in1979 / Lives and works between Mexico and Barcelona
and ERICK BELTRÁN. Born in 1974 in Mexico / Lives and works between Mexico and Barcelona
PABLO SIGG. Born in Mexico in1974 / Lives and works in Mexico
TERCERUNQUINTO. Collective formed in Monterrey in 1996 / Live and work in Mexico
HÉCTOR ZAMORA. Born in Mexico in1974 / Lives and works in Sao Paulo

The exhibition was presented at the Amparo Museum in Puebla (Mexico) until 15 January 2012. It is the result of shared research between these two museums.

“Resisting the Present. Mexico 2000/2012” catalogue: four essays by Angeline Scherf and Angeles Alonso Espinosa, Serge Gruzinski, Magalí Arriola, Guillermo Fadanelli, an interview between Alejandro Jodorowsky and Bayrol Jiménez, a chronology by Michel Blanscubé and detailed notes on each artist presented. Editions Paris Musées, 360 pages, 30 Euros.

08/06/12

dOCUMENTA (13) - Reportage foto













dOCUMENTA (13) - Reportage da Kassel - Seconda parte



Opere d’arte, forse sì.

Il tempo saprà selezionarle.

Per ore sono oggetti creati da artisti.

Esseri umani che hanno lavorato sotto stimoli di ogni tipo.

Percezioni nate dal proprio percorso culturale e dalle casualità della vita.

Manufatti che hanno preso forma fisica e che ora posti in questi luoghi diventano parte di un progetto più grande di loro.

Percezione positiva dell'evento in generale, anche se tutto pare abbastanza monotono.

Allestimento la cifra piu valida, che supporta bene le opere.

Diciamo una vecchia mostra ben fatta.

Vecchia perche' non presenta nulla di interessante, tutto consolidato, bene, ma ovvio.

Pensieri, elaborazioni, opera.

Tutto da copione, senza troppi sforzi di tentare un vero rinnovamente che speravo di vedere.

Tante elugubrazioni che alla fine partoriscono un topoloni, carino, ma nulla di che.

Lavori ben fatti ma privi di coraggio, di una cifra che rappresenti realmente il nostro presente.

Tutto imbolsonito e noiosetto. Un mondo protetto e statico.

Anche l'idea dei micropadiglioni nel parco, a parte che uno non riesce a vederli in quanto non ben segnalati, svuotano completamente il senso di una carettizzazione.

Attraversandole alcune di queste opere ci colpiscono, alcune ci annoiano, alcune non le noto proprio.

vediamone alcune ...

(continua)

06/06/12

dOCUMENTA (13) - Reportage da Kassel - Prima parte






ed eccoci qui a Kassel, dentro il Fridericianum. 

Son passati 5 anni dalla volta scorsa. 

Osservo le opere per l’evento dOCUMENTA13 dove personaggi che vivono un benessere al di sopra della media della popolazione mondiale si sono dilettati con i soldi pubblici a fare un “evento” culturale, un’occasione per “riflettere”, forse per “pensare” questo mondo o forse anche solo per “descriverlo” con oggetti (cose che a caro prezzo saranno poi vendute in “pregiate” gallerie private) creati da quelli che sempre meno si possono definire “artisti” e forse più “tuttofare”. 



Per prepararsi all’occasione, si sono spesi nel tempo lavorativo, dibattuti sul giusto, sulla storia, sulla narrativa, su tante altre cose, che già tanti hanno trattato, forse anche con maggior profondità, ma vedremo a breve cosa c’è. 

L’arte oggi ha dismesso il ruolo estetico, forse derubata da tante altre professionalità, e ora cerca di trovare un suo “senso” e “giustificazione”.

Da diversi anni l’arte è in una profonda crisi, come in tutti i settori produttivi/creativi. Si è provato a ripensare il passato ma oramai siamo alquanto annoiati dal nostro benessere compulsivo borghese. 

Il nuovo mondo, che sempre più vive attraverso internet, sta mettendo in crisi i vecchi approcci socio-economici. 

Tutto il (virtuale) “mondo”= subito, per tutti, senza valore e senza filtro, ha massacrato ogni forma di vecchie idea e di possibilità. 

Dovrebbero scaturire nuovi costumi e nuove usanze, nuovi valori e nuove possibilità, oltre al controllo e registrazione di ogni avvenimento del mondo virtuale. Pensieri forse troppo complessi … 

Ma tornando qui, alla reale fisicità delle opere si rimane perplessi. 

Oggetti reali, summa di pensieri in forma materica. Sudore umano trasformato in sostanza estetica. 

Cosa sono queste cose? 


opere d’arte … 

(continua)