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10/09/25

Beato Angelico

 Beato Angelico, Trittico francescano (det.), 1428-1429. Su concessione del Ministero della Cultura
 – Direzione regionale Musei nazionali Toscana – Museo di San Marco

 Fervono i preparativi per il grande evento sul Beato Angelico che dal 26 settembre 2025 al 25 gennaio 2026 sarà ideato dalla Fondazione Palazzo Strozzi e dal Museo di San Marco. Una straordinaria mostra dedicata a Fra Giovanni da Fiesole, artista simbolo dell’arte del Quattrocento a Firenze.

L’esposizione, co-organizzata insieme alla Direzione regionale Musei nazionali Toscana del Ministero della Cultura, celebra a Firenze uno dei padri dell’arte del Rinascimento in un percorso che, tra le due sedi di Palazzo Strozzi e del Museo di San Marco, affronta la produzione, lo sviluppo e l’influenza dell’arte di Beato Angelico in dialogo con pittori come Lorenzo Monaco, Masaccio, Filippo Lippi, ma anche scultori quali Lorenzo Ghiberti, Michelozzo e Luca della Robbia.

L’occasione della mostra permette di restaurare numerosi capolavori grazie a un’articolata campagna di interventi e di riunire per la prima volta pale d’altare di uno dei principali maestri dell’arte italiana di tutti i tempi, disperse da oltre duecento anni. Frutto di oltre quattro anni di lavoro, il progetto ha reso possibile un’operazione di eccezionale valore scientifico e culturale, riunendo dipinti, disegni, sculture e miniature provenienti da prestigiosi musei, biblioteche e collezioni italiane e internazionali, ma anche da numerose chiese e istituzioni territoriali di grande valore storico e culturale.





Celebre per un linguaggio artistico che, partendo dall’eredità tardogotica utilizza i principi della nascente arte rinascimentale, Beato Angelico (1395 circa – 1455) ha creato opere famose per la maestria nella prospettiva e l’uso della luce nel rapporto tra figurazione e spazio. La mostra permette di esplorare la qualità assoluta di questo artista come mai in precedenza, facendo emergere la capacità di innovazione artistica in relazione a un profondo senso religioso, fondato su una meditazione sul sacro in connessione con l’umano.

A cura di Carl Brandon Strehlke, Curatore emerito del Philadelphia Museum of Art, Beato Angelico rappresenta la prima grande mostra a Firenze dedicata all’artista dopo settant’anni, andando a creare un dialogo unico tra istituzioni e territorio nella collaborazione tra la Fondazione Palazzo Strozzi, la Direzione regionale Musei nazionali Toscana e il Museo di San Marco, la cui sezione sarà co-curata da Stefano Casciu (Direttore regionale Musei nazionali Toscana – MiC) e Angelo Tartuferi (già Direttore del Museo di San Marco).


04/03/25

Cattedra Uffizi






E' iniziato da pochi giorni il progetto della "Cattedra Uffizi" con il docente del primo semestre, il curatore delle Antichità classiche Fabrizio Paolucci.

"Cattedra Uffizi", è un primo corso “accademico”, gratuito ed aperto a tutti, organizzato e proposto dal principale complesso museale fiorentino. 

Il tema affrontato è Conservare e divulgare l’Antico. Il collezionismo di statuaria classica a Firenze dal XV al XX secolo: principi, vicende e criteri espositivi. Il corso, diviso in 12 lezioni da 45 minuti ciascuna, si tiene nell’Auditorium Antonio Paolucci degli Uffizi con inizio alle 17.15. Andrà avanti fino al 6 giugno e le lezioni verranno pubblicate sul sito e sulla pagina Facebook del museo.




Sono già stati ‘ingaggiati’ dal direttore Verde i docenti dei futuri corsi: si tratta del filosofo Giorgio Agamben e dello storico Franco Cardini.

Il direttore degli Uffizi Simone Verde: “Le Gallerie sono un luogo di ricerca scientifica e trasmissione del sapere e dei saperi: lo testimonia questa nuova iniziativa, pensata sia all’insegna dell’approfondimento che della divulgazione. I musei hanno, tra le loro funzioni sociali più importanti e vitali, quella di essere naturalmente spazi di elaborazione  culturale: e gli Uffizi intendono assolvere a questo compito in maniera sistematica come richiesto dalla loro missione pubblica fondamentale”.


29/01/25

Il tempo per le donne

 
Helen Cammock, Chorus 1, 2019, still del film, video HD, 3 schermi © Helen Cammock. Courtesy Collezione Maramotti.

Fra le tante mostre che prenderanno corso in questo 2025 ci sarà anche "Time for Women!" Empowering Visions in 20 Years of the Max Mara Art Prize for Women

Prenderà avvio il 17 aprile e durerà fino al 31 agosto 2025 presso Palazzo Strozzi a Firenze, una mostra speciale che celebra il ventennale del Max Mara Art Prize for Women − tra i più importanti riconoscimenti dedicati al supporto delle artiste che si identificano nel genere femminile − e la lunga collaborazione tra Max Mara, Whitechapel Gallery e Collezione Maramotti attraverso le opere delle nove artiste vincitrici del premio dal 2005 a oggi.

Protagoniste della mostra sono: Margaret Salmon (1973, Suffern, NY); Hannah Rickards (1979, Londra, UK); Andrea Büttner (1972, Stoccarda, DE); Laure Prouvost (1978, Lille, FR); Corin Sworn (1976, Londra, UK); Emma Hart (1974, Londra, UK); Helen Cammock (1970, Staffordshire, UK); Emma Talbot (1969, Stourbridge, UK) e Dominique White (1993, Rochford, UK).

Organizzata in collaborazione con Fondazione Palazzo Strozzi Time for Women! Empowering Visions si snoda negli affascinanti spazi della Strozzina a Palazzo Strozzi e rende omaggio a due decenni di innovazione artistica e creatività al femminile attraverso un’immersione tra diversi media e ricerche poetiche.

L’esposizione presenta, per la prima volta tutti insieme, i progetti che le nove artiste hanno concepito in seguito a una lunga residenza in Italia, passaggio centrale del premio. Tra video, installazioni, sculture e opere a parete, il percorso di mostra è articolato come una ricognizione di venti anni di storia del premio e sul lavoro di artiste che, emergenti al momento della nomina, si sono poi affermate nel più ampio panorama artistico internazionale. Ognuna di loro, a partire da riflessioni su temi quali l’identità, la memoria, il corpo, la società e la politica, si è concentrata su aspetti particolari legati alla ricerca e all’esperienza nel nostro paese: dalla commedia dell’arte alla maternità, dall’idea contemporanea di grand tour alle alte eccellenze artigiane, dalla mitologia alle comunità monastiche, dal paesaggio naturale alla Storia, fino alla raccolta di voci e narrazioni dimenticate dall’antichità ad oggi.

Il Max Mara Art Prize for Women è un premio biennale indirizzato ad artiste che si identificano nel genere femminile, istituito nel 2005 da Max Mara Fashion Group e organizzato in collaborazione con Whitechapel Gallery. La Collezione Maramotti si è unita come terzo partner a partire dal 2007. È stato il primo premio per le arti visive rivolto ad artiste emergenti con base nel Regno Unito, con l’obiettivo di sostenere e valorizzare la loro ricerca in una fase cruciale del percorso, offrendo in dono tempo e spazio per la creazione di un nuovo e ambizioso progetto. 

Nominate da una giuria composta da donne protagoniste della scena artistica britannica, le vincitrici hanno avuto la possibilità di intraprendere una residenza di sei mesi in Italia, organizzata da Collezione Maramotti in base alle loro esigenze professionali e personali. Durante questo periodo le artiste si sono immerse nella conoscenza in senso ampio dell’Italia, hanno portato avanti ricerche su temi specifici della cultura e della storia del paese, hanno acquisito nuove abilità di tipo tecnico o anche realizzato nuovi lavori, confluiti nell’esposizione conclusiva in due tappe presso la Whitechapel Gallery a Londra e la Collezione Maramotti a Reggio Emilia − che, nel corso del tempo, ha acquisito opere di tutti i progetti vincitori. 

La specificità ed eccezionalità con cui il Max Mara Art Prize for Women riconosce e sostiene il processo creativo sono all’origine del British Council Arts & Business International Award ottenuto nel 2007.

La mostra è organizzata da Fondazione Palazzo Strozzi e Collezione Maramotti. Main supporter: Max Mara. Si ringrazia Whitechapel Gallery.

17 aprile - 31 agosto 2025
Fondazione Palazzo Strozzi
Piazza degli Strozzi, Firenze

22/09/24

Rinasce la Cappella Bardi di Giotto

 


Si è concluso il grande progetto di "pulitura" del celebre ciclo su San Franscesco presso la chiesa di Santa Croce a Firenze, realizzato da Giotto. 

Questo epocale intervento condotto sulle Storie di San Francesco, narrate da Giotto nella Cappella Bardi in Santa Croce, apre un capitolo importante nella storia del restauro e costituisce una irripetibile occasione di conoscenza del maestro fiorentino, accostandoci anche al quotidiano operare di colui che fu uno straordinario innovatore. Ad annunciarlo sono Cristina Acidini, presidente dell’Opera di Santa Croce, ed Emanuela Daffra, soprintendente dell’Opificio delle Pietre Dure (OPD) a cui il restauro è stato affidato. Le motivazioni di questo impegno lungo e complesso sono da ricercare nelle precarie condizioni conservative del ciclo, che arrivavano anche a occultarne una corretta leggibilità.
 
Numerose e assolutamente preziose sono le informazioni già raccolte a conclusione della prima fase del restauro avviato nel giugno 2022, in forza della collaborazione tra l’Opera di Santa Croce e l’Opificio delle Pietre Dure, con il significativo contributo della Fondazione CR Firenze rappresentata oggi dalla vicepresidente Maria Oliva Scaramuzzi, e dell’Associazione per il Restauro del Patrimonio Artistico Italiano (ARPAI) per la quale è presente la presidente Dominique Marzotto Desforges.
 

Il progetto viene da lontano e nasce dalla determinazione del compianto Marco Ciatti, già Soprintendente dell’Opificio, che mise a punto e firmò il primo accordo tra OPD, Opera di Santa Croce e ARPAI per il sostegno all’intervento.
 
L’intervento, preceduto e accompagnato da un’approfondita campagna diagnostica pianificata e condotta dall’Opificio, vede il coinvolgimento attivo di centri di ricerca e professionisti di rilevo internazionale, sotto l’alta sorveglianza della Soprintendenza Archeologia, Belle arti e Paesaggio.
 
Il Comitato scientifico raccoglie esperti di restauro e alcuni tra i massimi studiosi dell’opera di Giotto: Cristina Acidini (presidente), Giorgio Bonsanti, Sonia Chiodo, Marco Ciatti (venuto a mancare nell’aprile scorso), Emanuela Daffra, Andrea De Marchi, Emanuela Ferretti, Mauro Matteini, Antonella Ranaldi, Serena Romano.

L’impegno economico complessivo è di oltre 1 milione di euro con il concorso dell’Opera di Santa Croce e dell’Opificio delle Pietre Dure, mentre Fondazione CR Firenze e ARPAI intervengono attraverso l’Art Bonus. La donazione di ARPAI è in memoria di Florence e Paolo Marzotto, fondatori dell’Associazione.
 
Si aggiungono inoltre alcune donazioni private, pervenute attraverso la raccolta fondi #Giving4Giotto, tuttora in corso. Fondazione CR Firenze, oltre all’importante contributo per il restauro, organizza e propone il ciclo di visite “A tu per tu con Giotto”, in anteprima al cantiere di restauro per i residenti a Firenze e Città Metropolitana di Firenze.

 

Sul ponteggio con Giotto e i suoi aiuti
 
Un restauro, dunque, che consente di salire sui ponti insieme a Giotto per ricostruire fasi operative e scelte di cantiere e immaginare l’originaria ricchezza di colori ed effetti di questo capolavoro maturo (fu realizzato sicuramente dopo il 1317), in cui l’artista piega le tecniche e i materiali della pittura a servizio di un racconto ricco di intensità, ispirato alla narrazione della vita di Francesco secondo la biografia di Bonaventura da Bagnoregio.
 
L’Opificio delle Pietre Dure ha utilizzato le sue competenze consolidate e ha fatto ricorso alle tecnologie più avanzate: preceduta da un’accurata fase di documentazione fotografica ad alta risoluzione in luce diffusa, radente e ultravioletta, la campagna diagnostica ha preso avvio dalle indagini strutturali, condotte mediante un’innovativa apparecchiatura no-touch e raffinate con l’ausilio di una termocamera, per comprendere le condizioni della muratura e individuare eventuali disomogeneità, costitutive o di degrado. Sulla base di un rilievo laser scanner è stato ottenuto il modello HBIM 3D dell’intera cappella sul quale integrare tutte le successive analisi.
 
 
Numerose le sorprese e tante anche le conferme riguardanti le modalità di lavoro dell’artista. È venuta alla luce una decorazione precedente, probabilmente geometrica; grazie alla termovisione sono state individuate le buche pontaie ed è stato possibile precisare l’andamento e la struttura dei palchi del cantiere giottesco: realizzati a partire dalla metà delle lunette per poter dipingere la volta e poi portati alla base di ciascuna scena. Altre tracce sono riconducibili alle sinopie e al disegno preparatorio, passaggi fondamentali per studiare la composizione pittorica delle scene sulle pareti. 
 
Come nella prassi consolidata Giotto tracciava l’abbozzo di ciascuna scena per pianificare le “giornate” del tonachino, cioè dell’intonaco sottile su cui i pittori avrebbero steso i colori. Questa modalità permette di riscostruire il succedersi nel tempo del lavoro pittorico. La Cappella Bardi porta avanti le sperimentazioni circa l’utilizzo misto di pittura a fresco e a secco, gestito da Giotto con straordinaria capacità progettuale e tecnica.
 
La tecnica, infatti, e ce lo conferma la presenza delle giornate, era programmaticamente quella dell’affresco, ma il pittore su questa base interviene ampiamente con colori stesi con un legante organico, probabilmente uovo. Può così contare su una gamma di colori più ampia, ottenere effetti chiaroscurali e di tono più intensi, con esiti di accentuato realismo. Tali aree, in parte perdute, si possono ‘rivedere’ e apprezzare grazie alla nuova campagna fotografica in UV che può valersi oggi di una strumentazione molto raffinata.

Il contatto ravvicinato con le pareti rivela poi particolari che ci riportano accanto a Giotto e ai suoi aiuti, nel vivo del lavoro, come le pennellate di prova destinate a valutare il cambiamento di tono prodotto dall’asciugatura dell’intonaco, che sarebbero poi scomparse alla vista con la stesura cromatica a secco, e sono oggi visibili proprio per la perdita di queste campiture (vengono rivelate, ad esempio, ne Il transito di San Francesco).

 

Una vicenda conservativa tormentata
 
La cappella ha subito vicende conservative tormentate. Le pitture murali di Giotto, considerato non più alla moda, vengono addirittura nascoste. Nel 1730 sono state infatti coperte da uno “scialbo”, cioè un’imbiancatura a calce. All’inizio dell’Ottocento vengono poi inseriti due monumenti funerari all’altezza del registro inferiore delle pareti laterali che producono perdite irrimediabili.

Ci vorranno centoventi anni per riscoprire la magnificenza solenne e la forza comunicativa di Giotto e del suo Francesco fiorentino: solo nel 1851, mentre si pensa a una nuova decorazione, riemergono infatti porzioni della pittura trecentesca e uno tra i più celebri restauratori del tempo, Gaetano Bianchi, riporta alla luce le pitture di Giotto. Molte tra le diffuse abrasioni, graffi e perdite che segnano oggi in maniera tanto evidente le pareti dipinte, oltre che agli inevitabili danni prodotti dallo scorrere dei secoli, sono dovute proprio all’azione meccanica di rimozione dell’imbiancatura, mentre le grandi lacune che rendono le scene frammentarie derivano dalla rimozione dei due cenotafi. In quell’occasione tutte le mancanze vengono colmate con integrazioni in stile.

L’assetto con cui i professionisti dell’Opificio si sono confrontati e su cui sono intervenuti è però quello conseguente al restauro condotto, tra 1957 e 1958, da Leonetto Tintori che, con la guida del Soprintendente Ugo Procacci, scelse di rimuovere le aggiunte di Gaetano Bianchi per rivelare un Giotto il più possibile ‘autentico’, limitando al minimo le integrazioni pittoriche.
Tintori aveva fatto un ampio utilizzo di fissativi sintetici, soprattutto a base vinilica, la cui alterazione offuscava la cromia giottesca, così come profondamente alterate apparivano le stuccature, realizzate anch’esse con materiali sintetici, non compatibili con quelli originari. A ciò si deve aggiungere una consistente quantità di depositi di polvere, aree a rischio per distacchi tra gli strati di intonaco, fratture, sollevamenti e cadute di colore con una preoccupante presenza di sali.

 
L’intervento di restauro e le scelte per il futuro
 
Le diverse problematiche sono state affrontate selezionando materiali e metodologie dopo una preliminare fase di sperimentazione. Le porzioni di pellicola pittorica sollevate dall’intonaco sono state fatte riaderire al supporto con un adesivo acrilico. Per la delicata fase di pulitura sono stati impiegati impacchi di acqua calda deionizzata, mescolata a pasta cellulosica e argilla o strati di carta giapponese, mentre si è optato per solventi organici quando è stato necessario rimuovere i fissativi sintetici applicati nel corso dall’intervento del secolo scorso. Sui costoloni e sui medaglioni delle vele è stato necessario l’utilizzo dello strumento laser.
 
Questa prima fase, ormai conclusa, ha permesso di ritrovare nella pittura di Giotto una straordinaria freschezza e una ricchezza di dettagli - godibile in pieno soltanto in una visione ravvicinata - che è parte integrante dell’intensità del racconto, facendo ancor più rimpiangere quanto - molto - è andato perduto, che doveva impressionare per gli effetti di realismo e complessità spaziale.
 
Il risultato di queste operazioni è stato particolarmente eclatante nei registri superiori, le lunette e la volta, dove i sedimenti erano più abbondanti e le puliture precedenti meno attente.
I sali solubili sono stati ridotti mediante impacchi assorbenti, mentre il problema della mancanza di adesione tra gli strati che costituiscono il supporto pittorico è stato affrontato con malte premiscelate a base di calce idraulica iniettate sotto la superficie.  Tintori aveva integrato le piccole lacune che segnano con la loro fitta trama l’intera superficie dipinta con impasti vinilici, rimossi e sostituiti con un impasto di calce e sabbia più compatibile con la materia originale.
 
È aperto, adesso, il confronto sul futuro. A pulitura ultimata è stata avviata la riflessione sulla conclusione del restauro e sulla presentazione finale del ciclo. Una presentazione che, pur senza nascondere i segni delle vicende storiche e conservative subite da un’opera capitale, consenta di ritrovare una visione d’insieme e di leggere in tutta la loro ricchezza le straordinarie invenzioni, soprattutto spaziali, che la caratterizzano.

 

Un patrimonio da condividere con tutti
 
La conclusione del restauro è prevista per l’estate 2025. L’Opera di Santa Croce e l’Opificio delle Pietre Dure hanno già concordato che il ponteggio di lavoro, a intervento ultimato, resti al suo posto almeno per ulteriori due mesi in modo da consentire le visite del pubblico che potrà così apprezzare l’opera di Giotto da vicino.

Da ottobre 2024 fino a luglio 2025 è prevista inoltre un’anteprima delle visite guidate nel cantiere di restauro, un regalo della Fondazione CR Firenze ad una parte territorio a cui la sua missione è vincolata. L’iniziativa è su prenotazione obbligatoria, tutte le informazioni sul sito fondazionecrfirenze.it 

20/08/24

BIAF 2024

 



Quest'anno l'autunno, dal 28 Settembre al 6 Ottobre, porta a Firenze una nuova edizione della BIAF, la manifestazione più importante in Italia dedicata all'antiquariato con una proposta che conquista anche un vasto pubblico internazionale.

“La 33esima edizione della Biennale Internazionale dell'Antiquariato di Firenze - ha detto la sindaca Sara Funaro - ci offre ancora una volta l'opportunità di immergerci nella bellezza e nella ricchezza dell'arte, grazie alla presenza di 80 gallerie provenienti da tutto il mondo. Un appuntamento che rappresenta ormai un punto di riferimento fondamentale per il collezionismo internazionale e un'occasione imperdibile per tutti gli appassionati d'arte di ammirare da vicino opere rare e preziose. Un ringraziamento particolare va agli organizzatori, alle gallerie partecipanti e a tutti coloro che contribuiscono a rendere la Biennale un evento di successo e in costante crescita”.

“Questa 33esima edizione è la testimonianza del grande lavoro svolto negli ultimi anni da Fabrizio Moretti – ha detto il presidente Eugenio Giani – che oggi offre a Firenze, alla Toscana e al mondo una Biennale internazionale dell’Antiquariato di altissima qualità grazie alla presenza di antiquari di notevole livello e a pezzi unici ed eccezionali, degni di stare in un museo. Siamo pertanto felici di presentare un evento tanto prestigioso, che con la sua presenza e le sue opere contribuisce ad arricchire la città e la regione di una vetrina tanto importante e autorevole per la nostra arte”.

“Questa edizione si preannuncia come una delle più belle sotto la mia gestione. - dichiara Fabrizio Moretti Segretario generale BIAF -. Abbiamo i migliori mercanti del mondo che verranno ad esporre i loro capolavori a Palazzo Corsini. Come sempre, la Biennale diventerà un museo in vendita. Ringrazio i membri del comitato, e la segreteria per aver reso questo evento possibile, che rimane una delle fiere mercato più importanti al mondo.”
 


Comunicato stampa

La 33ma edizione della Biennale Internazionale dell’Antiquariato di Firenze si prepara ad accogliere a Palazzo Corsini 80 gallerie con 14 nuove prestigiose partecipazioni internazionali.

780 saranno gli ospiti che giungeranno da tutto il mondo per l’esclusiva cena di Gala - già sold-out - del 26 settembre a Palazzo Corsini la cui “regia” è affidata a Gucci Osteria da Massimo Bottura, altrettanto esclusiva sarà la cena in programma il 27 settembre che si terrà nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio per l’evento charity a favore della Fondazione Andrea Bocelli. Una serata unica per quanti vorranno assistere alla performance canora del maestro Bocelli e partecipare all’asta di beneficienza a sostegno dei progetti nazionali e internazionali della Fondazione stessa. Accanto a BIAF per l’edizione 2024, come main sponsor, c’è GUCCI.
  
Gallerie di antica tradizione come Colnaghi, fondata addirittura nel Settecento, Agnews, londinese è del 1817, la galleria Enrico Frascione - la cui famiglia si occupa di dipinti antichi dalla fine dell’800 e vanta la partecipazione alla Biennale di Firenze dalla prima edizione nel 1959 - e ancora Botticelli Antichità, inaugurata proprio nel 1959, Bacarelli e Longari.

La maggior parte delle gallerie che esporranno alla BIAF, ha all’attivo in media dai 30 ai 50 anni di esperienza come Sarti, Tornabuoni, Lampronti, Piva, Sperone & Westwater, Dickinson il cui fondatore Simon Dickinson in passato ha scoperto opere di Botticelli, Tiziano e Rubens, tra i molti.

Tutte queste gallerie, piccole o grandi che siano, hanno contributo a formare il gusto dei collezionisti internazionali e hanno venduto - e tuttora vendono - capolavori ai musei più importanti al mondo.

Dietro a ogni pezzo esposto vi sono, quasi sempre, anni di nuovi studi e ricerche, restauri ed expertise per offrire al mercato opere inedite, rare e nelle condizioni ottimali di conservazione, criterio fondamentale soprattutto nel settore dell’antico, naturalmente.

Non fanno eccezione a questi elevati standard le Gallerie di recente fondazione o dirette da giovani galleristi, che porteranno a palazzo Corsini nuove scoperte e rarità. Tornano a Firenze Caretto & Occhinegro e Romano Fine Arts ed entra per la prima volta Flavio Gianassi con sede a Londra, che esporrà un’accurata selezione di dipinti e sculture italiane dal XIV al XVII secolo tra i quali una grande croce dipinta di Giovanni da Rimini e tre piccoli tondi di Bicci di Lorenzo. Prima partecipazione anche per altre due gallerie estere molto prestigiose: Lullo Pampoulides (Londra) e Rob Smeets (Ginevra).

Su tutte, sia che trattino l’antico che il contemporaneo, vigilerà il Comitato di Vetting composto da 55 esperti dei vari settori (dipinti, sculture, ceramiche, arredi, disegni, argenti). Un pool di studiosi chiamato a verificare ogni singolo oggetto prima che le porte di Palazzo Corsini aprano ufficialmente.

Un primo sguardo alle opere che saranno proposte nella prossima edizione ci conferma che, ancora una volta, la BIAF sarà la “più importante mostra dell’arte Italiana al mondo”, come afferma Fabrizio Moretti, Segretario Generale della manifestazione.

Botticelli Antichità proporrà una testa del vescovo Andrea de’ Mozzi (1296-1300 ca.), attribuita a un collaboratore di Arnolfo di Cambio, frammento del monumento funebre conservato nella chiesa ormai distrutta di San Gregorio della Pace, oggi inglobata nel Museo Bardini. Questa opera, oltre ad aver fatto parte della collezione Bardini per decenni, raffigura un personaggio importante per lo sviluppo artistico della Firenze del Duecento. Il vescovo Andrea de’ Mozzi ha firmato il contratto con Arnolfo di Cambio per la facciata del Duomo e ha promosso la realizzazione di Santa Croce e dell’Ospedale di Santa Maria Nuova.

Maurizio Canesso, che festeggia i 30 anni di attività, propone al mercato italiano una Madonna col Bambino di Bronzino (1525-1526), una tavola di uno dei maggiori protagonisti della pittura fiorentina, autore rarissimo e sempre amato dal grande collezionismo. La tavola è una straordinaria testimonianza di un cruciale momento della carriera del Bronzino: la lezione del Pontormo è ancora vivida ma già si intravedono i caratteri della pittura cristallina e pura così tipica della maturità del pittore.

Tra i protagonisti dello stand di Carlo Orsi vi sarà una Madonna con il Bambino e Santa Maria Maddalena di Tiziano Vecellio. Questo olio su tela, databile tra il 1555 e il 1560, è stato riconosciuto come un autentico capolavoro del maestro veneziano da illustri esperti d'arte, tra cui Federico Zeri. La maestria dell'esecuzione e l'ottimo stato di conservazione la rendono qualitativamente superiore persino alle versioni con medesimo soggetto conservate in alcuni dei musei più prestigiosi al mondo (Museo di Capodimonte, Galleria degli Uffizi, Hermitage di San Pietroburgo).

Altomani & Sons segnala una recente scoperta: un Ritratto della granduchessa Vittoria Della Rovere, dipinto dall'artista marchigiana Camilla Guerrieri (Fossombrone, 1628 - Pesaro, 1690). Questo capolavoro, all'interno della sua cornice originale, celebra la prima emancipazione femminile, unendo un ritratto femminile, un'artista donna e una mecenate di spicco.

La Galleria Caretto & Occhinegro presenterà un raro “Paesaggio Notturno con Storie di Cerere” di Jan Brueghel I, detto dei Velluti. L’artista trascorse un fondamentale periodo di viaggio e studio nella Penisola, da Milano fino a Roma, dove la sua fama lo rese uno dei più celebrati pittori fiamminghi. Nell’opera le figure sono le protagoniste di un mito classico incentrato su Cerere e sono realizzate dall’importante pittore Frans Francken II, mentre il paesaggio è di mano del Brueghel.

Colnaghi ha scelto un’opera dell’artista Giovanna Garzoni (Ascoli Piceno, 1600 - Roma, 1670) Natura morta con fiori in un vaso di vetro, 1640-1650 circa (tempera su pergamena con tracce di matita nera). La bella miniatura, originariamente montata su una lastra di rame, recentemente restaurata è in ottime condizioni. Giovanna Garzoni può probabilmente essere considerata la più grande miniaturista del XVII secolo in Italia. Nata nelle Marche da una famiglia di artisti e artigiani veneziani, si formò a Venezia presso Palma Il Giovane e Tiberio Tinelli, che divenne suo marito.

Da Orsini Arte e Libri, un’opera unica nel suo genere, su pergamena, considerata la nobile antenata della carta, legata strettamente alla storia della famiglia proprietaria della splendida residenza che ospita la Biennale dal 1997, rappresenta l’elemento più curioso e insolito dello stand. Si tratta di una coppia di miniature dell’artista veneziano Antonio David raffiguranti i ritratti di papa Clemente XII (Lorenzo Corsini, 1652-1740) e del nipote cardinale Neri Maria Corsini (1685-1770), entrambe ricavate su un grande foglio di pergamena finemente e fittamente intagliato.




Alla Firenze di Cosimo III de’ Medici e di Giovanni Battista Foggini, ci introducono le proposte della Galleria di Alessandra di Castro: un rarissimo set di otto candelieri di bronzo dorato – lucido e opaco – dal disegno e dalle forme geniali, realizzato nei primi anni del Settecento, e una tela di Volterrano che, dipinta magistralmente con una tecnica compendiaria, sfrutta tutte le potenzialità espressive del non-finito per evocare la figura di Onfale, eroina del mito che riuscì a sottomettere Ercole rendendolo schiavo.

Da Robilant+Voena, un'opera eccezionale: un maestoso dipinto di Andrea Appiani, il Ritratto di Achille Fontanelli (1813). Questo quadro è probabilmente l'ultimo capolavoro ritrattistico dell'artista, poiché nell'aprile dello stesso anno Appiani fu colpito da un ictus che lo rese incapace di dipingere per gli ultimi anni della sua vita. Il protagonista, Achille Fontanelli (1775-1838), fu un comandante militare delle forze napoleoniche in Italia e nel 1802 fu aiutante di campo di Napoleone.

La Galleria Tettamanti porterà, di Eliseo Sala un Ritratto del Rustem Bey, Giovanni Timoteo Calosso, olio su tela, del 1854. Noto come Rustem Bey, titolo ricevuto durante il suo servizio alla Sublime Porta presso il Sultano dell’Impero ottomano Mahmud II (1785- 1839), Calosso è celebrato per essere l’autore delle “Mémoires d’un vieux soldat”, considerate fra le più attendibili e autorevoli testimonianze sulle Campagne napoleoniche in Europa.

Da Società di Belle Arti sarà in evidenza un’opera di Vittorio Corcos del 1900, è un ritratto ricco di fascino di Anna Belimbau, moglie dell’amico Adolfo Belimbau. Al centro di un interno estremamente scenografico, identificabile in uno degli ambienti della loro abitazione fiorentina, possiamo vedere la sua figura slanciata, avvolta in una elegante redingote. È datato 1900 anche il busto in cera e gesso Antioco di Medardo Rosso, che sarà possibile ammirare alla Galleria Gomiero.

Antonacci Lapiccirella punta su un pastello divisionista di Umberto Boccioni (Ritratto di giovane, 1905 circa). Questo raro pastello divisionista è una finestra sul periodo pre-futurista dell'artista, un tuffo nella mente creativa di Boccioni, giovane genio in fermento che stava per rivoluzionare il mondo dell'arte con il suo spirito innovatore.

La Richard Saltoun Gallery si presenta per la prima volta a BIAF e lo farà con uno stand dedicato a tre artiste italiane: l'innovativa minimalista Bice Lazzari (1900-1981), la pionieristica ceramista Franca Maranò (1920-2015) e la rinomata scultrice e pittrice Antonietta Raphaël (1895-1975). Tutti e tre le artiste hanno avuto un ruolo determinante nella formazione dell'arte italiana del dopoguerra e, in anni recenti, sono state protagoniste di importanti mostre personali istituzionali.
 
Per il Novecento sono annunciate anche opere di Le Corbusier da Tornabuoni Arte, Alberto Savinio da Sperone Westwater con un “Notturno” del 1950, un De Chirico del 1933 da Farsetti intitolato Le figlie di Minosse (Scena antica in rosa e azzurro II).
 
Anteprima stampa: giovedì 26 settembre
Anteprima collezionisti su invito: venerdì 27 settembre
 
La Biennale Internazionale dell’Antiquariato di Firenze è uno dei più importanti eventi dedicati all’arte italiana del panorama internazionale, con oltre 25.000 visitatori per l'edizione del 2022 e un ricco programma culturale e di premi coinvolge l’intera città, alimenta un ingente indotto di cui beneficiano numerose realtà del territorio.


 MEMBRI COMITATO DIRETTIVO

Sara Funaro - Presidente

Riccardo Bacarelli – Firenze – Vice Presidente

Enrico Frascione – Firenze – Vice Presidente

Fabrizio Moretti – Firenze – Segretario Generale

Massimo Bartolozzi – Firenze

Bruno Botticelli – Firenze

Alessandra di Castro – Roma

Fabrizio Guidi Bruscoli – Firenze

Carlo Orsi – Milano

Luigi Salvadori – Firenze

Furio Velona – Firenze

Con il Patrocinio di: Regione Toscana, Comune di Firenze, Città Metropolitana di Firenze

Realizzato con il contributo di: Fondazione CR Firenze e Camera di Commercio di Firenze

 

Main Sponsor: GUCCI

 

Sponsor: ARTE GENERALI, Sotheby’s International Realty, International Motors, Fratelli Piccini, Hotel Savoy


Partners: Fán Huā Chinese Film Festival, ESE European School of Economy


Media partners: Apollo, Artedossier, Artribune, Artslife, The Burlington Magazine, exibart, Finestre sull’Arte, Tendencias del Mercado

ORARI E BIGLIETTI

Orari: tutti i giorni dalle ore 10,30 alle ore 20,00. 

Biglietti: € 15,00 Intero; €10,00 ridotto

Biglietteria online su Ticketone

PRENOTAZIONI

La prenotazione è obbligatoria solo per i gruppi

055 282635 – info@biennaleantiquariato.it

15/12/23

Anish Kapoor si plasma a Palazzo Strozzi




A Firenze le auliche sale di Palazzo Strozzi ospitano fino al 4 febbraio 2024 una variegata mostra sul lungo percorso artistico di Anish Kapoor, che sta riscuotendo molto interesse.

La grande mostra intitolata "Anish Kapoor. Untrue Unreal", è curata da Arturo Galansino, direttore della Fondazione Palazzo Strozzi, che ha progettato l'evento, nelle diverse sale del piano nobile in cooperazione con  l'artista.

Per l'occasione nella corte rinascimentale è stato posto anche un progetto apposito che mette in risalto il complesso lavoro di questo importante artista internazionale. 





CS

Dal 7 ottobre 2023 al 4 febbraio 2024, Fondazione Palazzo Strozzi presenta Anish Kapoor. Untrue Unreal, una grande mostra ideata e realizzata insieme al celebre maestro che ha rivoluzionato l’idea di scultura nell’arte contemporanea. A cura di Arturo Galansino, direttore generale della Fondazione Palazzo Strozzi, la mostra propone un percorso tra monumentali installazioni, ambienti intimi e forme conturbanti, creando un originale e coinvolgente dialogo tra l’arte di Anish Kapoor, l’architettura e il pubblico di Palazzo Strozzi.

Attraverso opere storiche e recenti, tra cui una nuova produzione specificatamente ideata in dialogo con l’architettura del cortile rinascimentale, la mostra rappresenta l’opportunità di entrare in contatto diretto con l’arte di Anish Kapoor nella sua versatilità, discordanza, entropia ed effimerità. Palazzo Strozzi diviene un luogo concavo e convesso, integro e frantumato allo stesso tempo in cui il visitatore è chiamato a mettere in discussione i propri sensi.




Nell’arte di Anish Kapoor, l’irreale (unreal) si mescola con l’inverosimile (untrue), trasformando o negando la comune percezione della realtà. Ci invita a esplorare un mondo in cui i confini tra vero e falso si dissolvono, aprendo le porte alla dimensione dell’impossibile. Le sue opere uniscono spazi vuoti e pieni, superfici assorbenti e riflettenti, forme geometriche e biomorfe. In un mondo in cui la realtà sembra sempre più sfuggente e manipolabile, Anish Kapoor ci sfida a cercare la verità oltre le apparenze, invitandoci a esplorare il territorio dell’inverosimile e dell’irreale, untrue e unreal.




La mostra è promossa e organizzata da Fondazione Palazzo Strozzi. Main Supporter: Fondazione CR Firenze. Sostenitori: Comune di Firenze, Regione Toscana, Camera di Commercio di Firenze, Comitato dei Partner di Palazzo Strozzi. Main Partner: Intesa Sanpaolo. Con il contributo di Città Metropolitana di Firenze. Con il supporto di Maria Manetti Shrem e Fondazione Hillary Merkus Recordati. Si ringrazia Galleria Continua.

La mostra si inserisce nell’ambito della Florence Art Week, iniziativa promossa dal Comune di Firenze in programma dal 28 settembre all’8 ottobre 2023.




Anish Kapoor

Nato a Mumbai, in India, nel 1954, Anish Kapoor ha vissuto e lavorato a Londra a partire dalla metà degli anni Settanta studiando presso l’Hornsey College of Art e il Chelsea College of Art. Attualmente vive e lavora tra Londra e Venezia.

Le sue opere sono esposte nelle più importanti collezioni permanenti e nei musei di tutto il mondo, dal Museum of Modern Art di New York alla Tate di Londra, alla Fondazione Prada di Milano, ai Musei Guggenheim di Venezia, Bilbao e Abu Dhabi. Recenti mostre personali si sono tenute presso: Galleria dell’Accademia e Palazzo Manfrin, Venezia (2022); Modern Art Oxford (2021); Houghton Hall, Norfolk (2020); Pinakothek der Moderne, Monaco (2020); Central Academy of Fine Arts Museum and Imperial Ancestral Temple, Pechino (2019); Fundación Proa, Buenos Aires (2019); Serralves, Museu de Arte Contemporânea, Porto (2018); Museo Universitario Arte Contemporáneo (MUAC), Città del Messico (2016); Reggia di Versailles, Francia (2015); Jewish Museum and Tolerance Center, Mosca (2015); Walter Gropius Bau, Berlino (2013); Sakip Sabanci Muzesi, Istanbul (2013); Museum of Contemporary Art, Sydney (2012).

Anish Kapoor ha rappresentato la Gran Bretagna alla 44. Biennale di Venezia nel 1990, dove ha ricevuto il Premio Duemila. Nel 1991 ha vinto il Premio Turner e in seguito ha ricevuto numerosi riconoscimenti internazionali.

Noto anche per le sue opere architettoniche, tra i progetti pubblici che ha realizzato ricordiamo: Cloud Gate (2004), Millennium Park, Chicago, USA; Leviathan (2011) esposto a Monumenta 2011, Parigi; Orbit (2012), Queen Elizabeth Olympic Park, Londra; Ark Nova, sala da concerto gonfiabile creata per il Lucerne Festival in Giappone (2013); Descension (2014) installata al Brooklyn Bridge Park, New York, USA (2017); le fermate della metropolitana di Napoli Traiano e Università-Monte S. Angelo a Napoli (in completamento, 2002-2023).


 






Nelle immagini, gli allestimenti della mostra. Foto di Ela Bialkowska / OKNO studio








reportage di Lucia Polano

18/12/22

Eliasson Olafur a Palasso Strozzi

 



Olafur Eliasson realizza per questo evento un percorso dinamico di relazioni fra i visitatori, il palazzo e il suo sensibile e tecnologico estro creativo. 

Percorso che entusiasma e libera energie gioiose e divertite, soprattutto con i più giovani che si lasciano subito conquistare dalle infinite percezioni ottiche. 

Tutto pare così immediato e liberatorio, senza troppi problemi si supera quel rigore dell'evento artistico, che produce una forma di distanza e "rispetto", per essere partecipi con un moto di vitalità che produce una serenità corale. 



Tutti i complessi aspetti dei progetti sono presenti, sia attraverso le utili audio-guide sia con il pratico cataloghino, ma risultano secondari rispetto all'immediatezza delle opere, le persone entrano nelle opere, cercando dialogo e divertimento. 

Questo sicuramente è una delle tante constanti del lungo lavoro di questo importante artista contemporaneo, che ora si è specializzato in questi processi che spesso stanno in equilibrio fra opera artista e sperimentazione scientifica. 

Uno neo il lavoro nella Strozzina, progetto di realtà virtuale, che risulta un poco debole rispetto al resto del percorso. 



Nel complesso le opere sono parte del palazzo, sua emanazione contemporanea che ne svela aspetti e forme, invitandoci così a rivedere l'edificio stesso, ri-percepirlo. 

Palazzo Strozzi  acquisisce una nuova "luce" che lo rende ancora più magnifico. 



Sono poi tante le letture più critiche che possono scaturire da questi lavori, dal concetto di presenza e attimo a quello di rielaborazione del nostro corpo nello spazio, dal rispetto per la natura al futuro mondo virtuale, tantissimi percorsi su cui speculare e aprire nuove prospettive. 



Olafur Eliasson  "Nel suo tempo"
Palazzo Strozzi fino al 22 Gennaio 2013

31/05/20

Tomás Saraceno a Palazzo Strozzi




Palazzo Strozzi presenta il complesso lavoro creativo di Tomás Saraceno che ha variegate visioni creative con un poliedrico lavoro di interconnessioni fra arte, scienze naturali e sociali.

La mostra propone di modulare e cambiare i nostri punti di vista sulla realtà ed entrare in connessione con elementi non umani come la polvere, i ragni o le piante che diventano protagonisti delle sue installazioni e metafore del cosmo.

In un percorso di opere immersive ed esperienze partecipative tra il cortile e il Piano Nobile, la mostra esalta il contesto storico e simbolico di Palazzo Strozzi e di Firenze attraverso un profondo e originale dialogo tra Rinascimento e contemporaneità: dall’uomo al centro del mondo, all’uomo come parte di un universo in cui ricercare una nuova armonia.


Vengono messe in evidenza le forme della natura che stiamo trasformando come le emissioni di carbonio che riempiono l’aria, il particolato che galleggia nei nostri polmoni, mentre le radiazioni elettromagnetiche avvolgono la terra. Ma si pone anche speranza per un’era diversa, l’Aerocene, caratterizzata da una sensibilità proiettata verso una nuova ecologia di comportamento.

Gli ecosistemi devono essere pensati come reti di interazione al cui interno ogni essere vivente si evolve insieme agli altri. Focalizzandoci meno sull’individualità e più sulla reciprocità, possiamo andare oltre la considerazione dei mezzi necessari per controllare l’ambiente e ipotizzare uno sviluppo condiviso del nostro quotidiano.




La mostra è promossa e organizzata da Fondazione Palazzo Strozzi e dallo Studio Tomás Saraceno. Con il sostegno di Comune di Firenze, Regione Toscana, Camera di Commercio di Firenze e Fondazione CR Firenze. Con il supporto di Terna. In collaborazione con Manifattura Tabacchi e con la partecipazione di IED.







17/02/20

L'Aria di Tomás Saraceno a Palazzo Strozzi


Tomás Saraceno, Collage for Aria, 2019 © Studio Tomás Saraceno


Aria è il titolo che la Fondazione Palazzo Strozzi ha scelto per la prossima mostra di Tomás Saraceno, curata da Arturo Galansino.

Artista visionario e poliedrico, la cui ricerca creativa unisce arte, scienze naturali e sociali, Tomás Saraceno invita a cambiare punto di vista sulla realtà e a entrare in connessione con elementi non umani come polvere, insetti o piante che diventano protagonisti delle sue installazioni e metafore del cosmo.

In un percorso di opere immersive ed esperienze partecipative tra il cortile e il Piano Nobile, la mostra esalta il contesto storico e simbolico di Palazzo Strozzi e di Firenze attraverso un profondo e originale dialogo tra Rinascimento e contemporaneità: dall’uomo al centro del mondo, all’uomo come parte di un universo in cui ricercare una nuova armonia.

"Thermodynamic Constellation  /Costellazione termodinamica " installazione di Tomás Saraceno  nel cortile interno di Palazzo Strozzi  per la mostra Aria

Le emissioni di carbonio riempiono l’aria, il particolato galleggia nei nostri polmoni, mentre le radiazioni elettromagnetiche avvolgono la terra. Tuttavia è possibile immaginare un’era diversa, l’Aerocene, caratterizzata da una sensibilità proiettata verso una nuova ecologia di comportamento.

Gli ecosistemi devono essere pensati come reti di interazione al cui interno ogni essere vivente si evolve insieme agli altri. Focalizzandoci meno sull’individualità e più sulla reciprocità, possiamo andare oltre la considerazione dei mezzi necessari per controllare l’ambiente e ipotizzare uno sviluppo condiviso del nostro quotidiano.
Lasciamo che la ragnatela ci guidi.