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Visualizzazione post con etichetta Olafur Eliasson. Mostra tutti i post
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18/12/22

Eliasson Olafur a Palasso Strozzi

 



Olafur Eliasson realizza per questo evento un percorso dinamico di relazioni fra i visitatori, il palazzo e il suo sensibile e tecnologico estro creativo. 

Percorso che entusiasma e libera energie gioiose e divertite, soprattutto con i più giovani che si lasciano subito conquistare dalle infinite percezioni ottiche. 

Tutto pare così immediato e liberatorio, senza troppi problemi si supera quel rigore dell'evento artistico, che produce una forma di distanza e "rispetto", per essere partecipi con un moto di vitalità che produce una serenità corale. 



Tutti i complessi aspetti dei progetti sono presenti, sia attraverso le utili audio-guide sia con il pratico cataloghino, ma risultano secondari rispetto all'immediatezza delle opere, le persone entrano nelle opere, cercando dialogo e divertimento. 

Questo sicuramente è una delle tante constanti del lungo lavoro di questo importante artista contemporaneo, che ora si è specializzato in questi processi che spesso stanno in equilibrio fra opera artista e sperimentazione scientifica. 

Uno neo il lavoro nella Strozzina, progetto di realtà virtuale, che risulta un poco debole rispetto al resto del percorso. 



Nel complesso le opere sono parte del palazzo, sua emanazione contemporanea che ne svela aspetti e forme, invitandoci così a rivedere l'edificio stesso, ri-percepirlo. 

Palazzo Strozzi  acquisisce una nuova "luce" che lo rende ancora più magnifico. 



Sono poi tante le letture più critiche che possono scaturire da questi lavori, dal concetto di presenza e attimo a quello di rielaborazione del nostro corpo nello spazio, dal rispetto per la natura al futuro mondo virtuale, tantissimi percorsi su cui speculare e aprire nuove prospettive. 



Olafur Eliasson  "Nel suo tempo"
Palazzo Strozzi fino al 22 Gennaio 2013

02/11/22

Olafur Eliasson al Castello di Rivoli di Torino

 


Lo storico Castello di Rivoli è l'evento della giornata per la settimana dell'arte di Torino, con l'inaugurazione serale, solo su invito, del progetto site-specific di Olafur Eliasson per la Manica Lunga del Castello. 

CS

Dal 3 novembre 2022 al 26 marzo 2023 il Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea presenta la mostra Olafur Eliasson: Orizzonti tremanti a cura di Marcella Beccaria. L’artista trasforma la Manica Lunga del Castello di Rivoli presentando una nuova serie di sei opere d’arte immersive simili a dispositivi ottici dalla struttura a cuneo. All’interno di ciascuna installazione si vedono complesse forme fluide in movimento che attraversano uno spazio panoramico a 360 gradi, che appare più ampio di quanto fisicamente possibile. Si tratta di illusioni ottiche prodotte grazie a specchi e proiezioni di luce.

Dalla fine degli anni novanta, la pratica di Eliasson ha coniugato la memoria dell’incontro con la natura alle ampie diramazioni della scienza e del pensiero ecologico, proponendo opere che invitano alla partecipazione attiva di chi le incontra. Orizzonti tremanti presenta nuovi lavori che derivano dalle sperimentazioni condotte dall’artista nel suo studio a Berlino. Eliasson si è ispirato a strumenti scientifici di misurazione, considerando il ruolo ambivalente che essi hanno avuto nel corso della storia. Prodotte nel corso dell’ultimo anno, le nuove opere in mostra propongono una più stretta relazione tra corpo e mente, sottolineando il valore dell’esperienza soggettiva e sensoriale.

Nella Manica Lunga del Castello il percorso espositivo si apre con Navigation star for utopia (Stella di navigazione per l’utopia, 2022), opera luminosa sospesa che accoglie i visitatori. I suoi fasci di luce colorata attraversano l’ambiente e disegnano effetti luminosi, quasi suggerendo l’idea di uno strumento di orientamento del futuro.

Segue la serie di opere che l’artista ha creato per lo spazio della Manica Lunga: Your curious kaleidorama (Il tuo caleidorama curioso), Your power kaleidorama (Il tuo caleidorama potente), Your self-reflective kaleidorama (Il tuo caleidorama autoriflessivo), Your hesitant kaleidorama (Il tuo caleidorama esitante), Your memory of the kaleidorama (La tua memoria del caleidorama) e Your living kaleidorama (Il tuo caleidorama vivente). Ciascuna è montata a parete e orientata con una diversa angolazione. I visitatori accedono alle strutture entrando dal basso o vi si affacciano direttamente per vedere proiezioni luminose di linee, forme e motivi. Queste sono generate in tempo reale utilizzando fasci di luce elettrica che si riflettono in bacini d’acqua oppure che attraversano un sistema di lenti. Eliasson chiama queste opere kaleidoramas, combinando le parole caleidoscopio e panorama.

“In un certo senso – afferma Eliasson – sono entrambi: usano l’effetto specchio del caleidoscopio per evocare spazi panoramici o paesaggistici che sembrano più grandi del luogo fisico in cui vengono mostrati, ambiente nel quale puoi stare. Aprono nuovi orizzonti grazie alle loro superfici specchianti, spalancando spazi in cui si incontrano onde, linee dell’orizzonte, riflessi, bande di luce diffratte nei colori dello spettro visibile, e le ombre moltiplicate, la tua e quella degli altri visitatori. Stando all’interno di questi caleidorama, ti potresti sentire come di fronte al tempo mentre si svolge. È un’opportunità per riconsiderare il tuo senso della proporzione e del tempo, come quando si vedono le immagini del telescopio per lo spazio profondo che provengono dai limiti della nostra immaginazione”.

In tutti i caleidorama, il pubblico osserva schemi complessi di forme in movimento che interagiscono per creare un ambiente visivo e spaziale in continua evoluzione. Le composizioni visive si intensificano e si attenuano in frequenza e ritmo – producendo onde lievi, ma anche tremori violenti – secondo il comportamento dell’acqua o l’influenza di strumenti ottici.

Il percorso espositivo culmina in Your non-human friend and navigator (Il tuo amico e navigatore non umano, 2022), articolata in parti sospese e altre allestite a pavimento. Questa nuova opera è prodotta utilizzando due pezzi di driftwood, tronchi trasportati dal mare, logorati dall’azione degli elementi. Eliasson li ha raccolti sulle spiagge dell’Islanda, dove spesso approdano i resti di legname dopo aver percorso molti chilometri da paesi lontani. La presenza di una calamita orienta la parte sospesa dell’opera lungo l’asse nord-sud, mentre le sottili velature di acquerello applicate sul legno posato a pavimento rievocano l’azione dell’acqua e delle correnti marine che lo hanno sospinto per migliaia di chilometri.

“L’opera di Olafur Eliasson – afferma il Direttore del Museo Carolyn Christov-Bakargiev – contiene echi dell’Arte povera, in particolare di Giuseppe Penone, Pier Paolo Calzolari, Giovanni Anselmo e Marisa Merz. Attraverso la sua arte, il pensiero processuale ed ecologico degli anni sessanta si collega alla visione contemporanea mediante uno sviluppo organico”.  

“Attraverso Orizzonti tremanti – dichiara il Capo Curatore e curatore della mostra Marcella Beccaria – Olafur Eliasson ci invita ad aprire il nostro sguardo oltre i confini del visibile, dalla vertigine dello spazio profondo all’emozione dell’incontro con noi stessi e i nostri paesaggi interiori. Coinvolgendo corpo e mente, le sue opere contribuiscono a rendere percepibile il ruolo di ciascuno nella produzione della realtà e nella costruzione di questo instabile presente”.

In occasione di Orizzonti tremanti, una speciale sala di lettura dedicata a Olafur Eliasson è aperta al pubblico negli spazi della Biblioteca e del CRRI del Castello di Rivoli. La sala raccoglie una selezione di quasi cento cataloghi monografici che coprono la produzione dell’artista, a partire dalle primissime mostre personali negli anni novanta fino al presente.

Olafur Eliasson ha esposto al Castello di Rivoli già nel 1999 in occasione della sua prima mostra museale fuori dalla nativa Scandinavia, e nel 2008 durante la seconda Triennale di Torino, quando ha realizzato The sun has no money. Le opere di entrambe le mostre fanno parte delle Collezioni del Castello di Rivoli.

In occasione di Orizzonti tremanti, l’installazione Your circumspection disclosed (La tua circospezione svelata), 1999, è allestita nel mezzanino della Manica Lunga, sala per la quale è stata originariamente ideata dall’artista. A dicembre, in concomitanza con il 38° anniversario del Museo, The sun has no money (Il sole non ha soldi), 2008, sarà allestita nella sala a volta del XVIII secolo per la quale era stata inizialmente progettata da Eliasson.

La mostra è realizzata in concomitanza con la mostra dell’artista presentata a Palazzo Strozzi a Firenze.

Nota dello Studio Olafur Eliasson – Lo Studio Olafur Eliasson si impegna al raggiungimento della sostenibilità e della neutralità carbonica in tutti gli aspetti della produzione artistica e delle proprie attività. Lo Studio è consapevole che la neutralità carbonica inizia con la riduzione delle emissioni, mentre la compensazione delle emissioni è l’ultima risorsa. Il rapporto completo sulle emissioni di carbonio relativo a Olafur Eliasson: Orizzonti tremanti al Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea sarà disponibile dopo la chiusura della mostra. I risultati finali e i progetti di compensazione saranno pubblicati su www.castellodirivoli.org e www.olafureliasson.net

Il progetto è vincitore del PAC2021-Piano per l’Arte Contemporanea promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura

27/05/21

News per Little Sun

 


L'iniziativa Little Sun, ideata e sostenuta dall’artista danese Olafur Eliasson in collaborazione con l’ingegnere Frederik Ottesen, si arricchisce della sezione “Reach for the Sun” con la grafica dell'artista nigeriana Diana Ejaita e il sostegno di IKEA Foundation. 

Spazio virtuale nato per condividere la campagna e i dieci punti dei diversi passaggi per #ReachForTheSun che consente di seguire e sostenere questa importante iniziativa per lo sviluppo e la creatività sociale. 

 #ReachForTheSun @LittleSun 



16/04/20

Prossimamente Eliasson in Val Senales


La Talking Waters Society sta sostendo un nuovo progetto che l'artista danese Olafur Eliasson realizzerà in Val Senales a 3.000 metri di quota.  

Sul tema dello scioglimento dei ghiacciai sarà realizzata presso il ghiacciaio del Giogo Alto, a oltre 3.200 metri sul livello del mare, e forse presentata a fine Giugno di quest'anno.

Sarà una struttura architettonica che potrà essere vista come un "Duomo del sole"

20/02/20

Olafur Eliasson arriva a Milano con la Fondazione Trussardi



Parallelamente al miart la Fondazione Nicola Trussardi proporrà, da martedì 14 aprile a venerdì 8 maggio 2020, "The collectivity project" (2005), un’installazione partecipativa dell’artista danese-islandese Olafur Eliasson (Copenaghen, 1967). L’installazione site-specific – che darà vita a un paesaggio urbano immaginario, ideato e costruito dal pubblico – verrà realizzata in occasione dell’Art Week milanese, coordinata dal Comune di Milano, e della Design Week, in un luogo pubblico simbolo della città: l’Ottagono di Galleria Vittorio Emanuele. La Fondazione Nicola Trussardi torna così nel luogo dove ha avuto inizio la sua attività di museo nomade nel 2003, con la Presidenza di Beatrice Trussardi e la Direzione Artistica di Massimiliano Gioni. 

Dopo A Friend, l’imponente intervento su scala urbanistica concepito per i due caselli daziari di Porta Venezia dall’artista ghanese Ibrahim Mahama nel 2019, e Sacrilege, la gigantesca installazione gonfiabile del celebre artista britannico Jeremy Deller – che nel 2018 ricostruiva in scala 1:1 nel parco delle sculture di CityLife il sito archeologico di Stonehenge – la Fondazione Nicola Trussardi ha invitato Olafur Eliasson a realizzare per la settimana dell’arte uno dei suoi progetti partecipativi più noti. 

Con The collectivity project l’artista invita il pubblico a progettare, costruire e ricostruire un immenso paesaggio immaginario, una città in costante formazione ed evoluzione realizzata utilizzando oltre una tonnellata di mattoncini LEGO® bianchi messi a disposizione di tutti i passanti su cinque grandi tavoli appositamente allestiti nello spazio pubblico. 

La ricerca artistica di Olafur Eliasson spazia tra scultura, pittura, fotografia, film e installazioni, ma non si limita ai confini del museo o della galleria, coinvolgendo anche la più ampia sfera pubblica attraverso progetti di architettura, interventi nello spazio civico, educazione artistica e un costante approfondimento delle urgenze del nostro presente, come la sostenibilità e il cambiamento climatico. Eliasson opera infatti nel terreno di incontro tra arte e scienza: mosso dall’interesse verso i temi della percezione e del movimento, e dalla volontà di instaurare un dialogo tra le persone e l’ambiente che le circonda, con il suo lavoro trasforma la realtà in una dimensione evocativa ed emozionante, in grado di offrire esperienze con cui si possono confrontare spettatori di tutte le età.

Posizionato al centro dell’Ottagono, The collectivity project invita visitatori e passanti a ripensare in modo creativo al modo in cui vivono e immaginano il loro ambiente. La stessa configurazione dell'installazione – con i suoi cinque grandi tavoli disposti intorno al centro della Galleria – prende ispirazione dalla topografia del centro storico di Milano: attraverso l’interazione e la collaborazione tra le persone del pubblico, l'opera diventa specchio di una città futura in costante trasformazione. Punto nevralgico di ogni scambio, porta d’ingresso e crocevia per ogni direzione, passaggio obbligato per il turista e per il milanese, l’Ottagono della Galleria Vittorio Emanuele è il centro ideale della città, il nucleo pulsante del suo dinamismo.

Costruita nel 1861, la Galleria Vittorio Emanuele è un trionfo di vetro e acciaio, simbolo delle aspirazioni di molte città europee nel tardo Ottocento. Come i passages di Parigi, studiati e raccontati da Walter Benjamin, la Galleria ha inaugurato un secolo di nuovi desideri e consumi che avrebbe radicalmente trasformato l'esperienza della vita nella città moderna. Ammirata e dipinta dai Futuristi, che la vedevano come un ganglio centrale nel sistema nervoso della metropoli, la Galleria è sempre stata uno snodo cruciale nella vita culturale di Milano: dai compositori e cantanti del vicino Teatro alla Scala – tempio dell’Opera lirica – che hanno animato i suoi caffè e ristoranti all'inizio del ventesimo secolo, fino agli sciami di turisti che oggi camminano verso il Duomo, la Galleria è una maestosa piazza coperta che oggi convoglia più di 100.000 visitatori al giorno, un microcosmo che rispecchia da sempre l’energia e le contraddizioni della città. The collectivity project racconta una città e un mondo in movimento: un mondo che ritrova in Milano e nella Galleria il suo centro.

The collectivity project è stato realizzato per la prima volta a Tirana nel 2005 e poi installato a Oslo nel 2006, a Copenaghen nel 2008 e a New York nel 2015.  L'installazione è commissionata dalla Fondazione Nicola Trussardi nell'ambito della Milano Art Week 2020, un programma di eventi, inaugurazioni e aperture straordinarie nei musei e nelle istituzioni pubbliche e private, che raccoglie i principali operatori milanesi nella settimana di miart, la fiera d’arte moderna e contemporanea di Milano, con la regia del Comune di Milano. 

The collectivity project di Olafur Eliasson fa parte di una serie di incursioni realizzate dal 2013 dalla Fondazione Nicola Trussardi in occasione di miart: una serie di progetti speciali, mostre temporanee, performance e interventi pop-up che hanno portato a Milano artisti internazionali tra cui Ibrahim Mahama, Jeremy Deller, Sarah Lucas, Gelitin, Darren Bader e Stan VanDerBeek. 

La Fondazione Nicola Trussardi è un’istituzione no profit privata, un museo nomade per la produzione e la diffusione dell’arte contemporanea in contesti molteplici e attraverso i canali più diversi, che nasce a Milano nel 1996. Le sue attività sono rese possibili grazie alla generosità delle socie fondatrici e di un gruppo di sostenitori che ne supporta i progetti.
Con The collectivity project continua così il percorso intrapreso dalla Fondazione nel 2003, portando l’arte contemporanea nel cuore della città di Milano, riscoprendo e valorizzando luoghi dimenticati o insoliti. Dopo importanti mostre personali tra cui quelle di Allora & Calzadilla, Pawel Althamer, Maurizio Cattelan, Tacita Dean, Michael Elmgreen & Ingar Dragset, Urs Fischer, Peter Fischli e David Weiss, Paul McCarthy, Paola Pivi, Pipilotti Rist, Anri Sala e Tino Sehgal e le due grandi mostre a tema La Grande Madre (2015) e La Terra Inquieta (2017), Beatrice Trussardi e Massimiliano Gioni sono ora orgogliosi di presentare questa grande installazione di Olafur Eliasson, nel diciottesimo anno di attività nomade della Fondazione Nicola Trussardi.  


Olafur Eliasson

Nato nel 1967, Olafur Eliasson vive e lavora a Copenhagen e a Berlino.
Cresciuto in Islanda e Danimarca, ha studiato alla Royal Danish Academy of Fine Arts dal 1989 al 1995. Nel 1995 si è trasferito a Berlino, dove ha fondato lo Studio Olafur Eliasson, che oggi comprende artigiani, architetti, archivisti, ricercatori, amministratori, cuochi, programmatori, storici dell'arte e tecnici specializzati.

Dalla metà degli anni Novanta Eliasson è stato protagonista di numerose mostre e importanti progetti in tutto il mondo, in musei e istituzioni tra cui MoMA – Museum of Modern Art (New York), SFMOMA (San Francisco), Tate Modern (Londra), Martin-Gropius-Bau (Berlino), Pinacoteca do Estado de São Paulo (San Paolo), Louisiana Museum (Copenaghen), Fondation Louis Vuitton (Parigi), Moderna Museet (Stoccolma), Long Museum (Shanghai), Samsung Museum of Art (Seoul). Nel 2003 ha rappresentato la Danimarca alla 50. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia. Più tardi nello stesso anno, ha installato The weather project alla Turbine Hall della Tate Modern, a Londra, una delle mostre più visitate nella storia del museo britannico.

Eliasson ha anche prodotto numerosi progetti in spazi pubblici. Green river è stato realizzato in varie città tra il 1998 e il 2001. Insieme all'architetto Kjetil Thorsen ha progettato il Serpentine Pavilion 2007 per i Kensington Gardens di Londra. Nel 2008 il Public Art Fund gli ha commissionato The New York City Waterfalls, delle cascate artificiali installate lungo le rive di New York. Nel 2011 ha inaugurato Your Rainbow Panorama, una passerella circolare in vetro colorato in cima al Kunstmuseum ARoS (Aarhus, Danimarca). Nel 2011, a Reykjavik, in Islanda, ha creato le facciate dell’Harpa Concert Hall and Conference Centre, in collaborazione con Henning Larsen Architects, progetto per il quale ha vinto il premio Mies van der Rohe nel 2013. Con Ice Watch ha trasportato iceberg in via di scioglimento dalla Groenlandia a Copenaghen nel 2014 e a Parigi in occasione della COP21 Conferenza sul clima nel 2015. Nel giugno del 2018 ha completato a Vejle, in Danimarca, Fjordenhus, il primo edificio progettato interamente da lui e dal team di architetti dello Studio Olafur Eliasson.

Come professore alla Berlin University of the Arts, Eliasson ha guidato l'Institut für Raumexperimente (Institute for Spatial Experiments; 2009-2014): un programma sperimentale di cinque anni di educazione alle arti ubicato nello stesso edificio del suo studio (raumexperimente.net).

Nel 2012 Eliasson e l'ingegnere Frederik Ottesen hanno fondato Little Sun, un progetto globale per fornire energia pulita ed economica alle comunità senza accesso all'elettricità, un social business che incoraggia lo sviluppo sostenibile attraverso la vendita di lampade e caricabatterie ad energia solare Little Sun e che aumenta la consapevolezza globale della necessità di un accesso equo all'energia e alla luce (littlesun.com).

Nel 2014 Olafur Eliasson e l'architetto Sebastian Behmann hanno fondato lo Studio Other Spaces, un ufficio internazionale per l'arte e l'architettura con sede a Berlino. Come controparte legata all’architettura dello Studio Olafur Eliasson, Studio Other Spaces si concentra su progetti di costruzione interdisciplinari e sperimentali e lavora nello spazio pubblico (studiootherspaces.net).


Dal 14 aprile all'8 maggio 2020

#thecollectivityproject
#FondazioneNicolaTrussardi
#miart2020
#milanoartweek

16/01/20

Symbiotic seeing con Olafur Eliasson al Kunsthaus Zürich



Dal 17 gennaio al 22 marzo 2020 il Kunsthaus Zürich presenta una grande mostra personale di Olafur Eliasson. Al centro dell’esposizione vi è una nuova installazione nello spazio che affronta un argomento cruciale dei nostri tempi, ovvero il rapporto e l’interazione sulla Terra fra attori umani e non. La mostra è visitabile in esclusiva al Kunsthaus Zürich.



Olafur Eliasson (*1967) è uno dei principali artisti contemporanei. In una nuova installazione, densa e suggestiva, da lui appositamente sviluppata per la mostra al Kunsthaus Zürich che si estende su oltre 1000 mq, l’artista danese-islandese avvolge i sensi degli osservatori in modo immediato. Accanto all’installazione centrale fanno parte dell’esposizione anche nuove sculture e installazioni luminose.




LA SIMBIOSI COME NUOVA FORMA DI CONVIVENZA
La mostra «Symbiotic seeing», sviluppata da Eliasson a stretto contatto con la curatrice Mirjam Varadinis, affronta temi quali la coesistenza e la simbiosi e mira ad un diametrale ribaltamento di prospettiva. Eliasson ci invita non solo a riflettere sul cambiamento climatico quale risultato dell’attività umana, ma anche a comprendere la posizione dell’uomo come parte di un sistema più grande. Il rapporto di gerarchia fra l’uomo e le altre specie presenti sulla Terra dovrebbe essere messo in discussione in modo da creare i presupposti per altre forme di convivenza. L’artista riesce a tradurre tali complesse riflessioni teoriche in allestimenti spaziali che parlano non solo alla ragione dei visitatori, ma che li toccano e li stimolano anche sul piano fisico ed emotivo.

UNA NUOVA INSTALLAZIONE
Nell’opera centrale «Symbiotic seeing», sopra le teste dei visitatori si formano minuscoli vortici, correnti e mulinelli man mano che la nebbia reagisce al calore dei corpi e ai movimenti delle persone sottostanti. Nell’ambiente espositivo è diffusa una traccia sonora composta da Hildur Gudnadottir appositamente per quest’opera: eseguita dal vivo su un violoncello da un braccio robotico, è un richiamo all’intelligenza artificiale e alla creazione di sostituti inorganici dell’uomo, che contribuiranno a plasmare il nostro futuro in qualità di attori. «Symbiotic seeing» propone uno spazio di riflessione e di condivisione: #symbioticseeing


UN ARTISTA DEL DIALOGO
Quale artista impegnato nel sociale e per l’ecologia, Olafur Eliasson dialoga attivamente con politici e ONG. A settembre 2019 è stato designato ambasciatore ONU per la tutela del clima. Eliasson è convinto che l’arte sia un linguaggio potenzialmente in grado di smuovere le persone. Il suo tratto distintivo è dato da installazioni nello spazio che portano l’osservatore a riflettere su se stesso e sul mondo. Dalla metà degli anni Novanta Eliasson lavora nel suo studio berlinese insieme ad una nutrita squadra di disparati specialisti provenienti da settori quali il design, l’architettura, la ricerca e il multimediale. Oltre a diversi gruppi di lavoro e seminari, lo studio ospita anche una cucina vissuta come luogo di condivisione.

PUBBLICAZIONI
Catalogo della mostra
La pubblicazione «Olafur Eliasson: Symbiotic Seeing» (Snoeck-Verlag, 160 pagine, CHF 39.–) accompagna il processo di nascita della mostra e raccoglie i testi che ne hanno ispirato la concezione e le nuove opere. I contributi sono a cura della storica dell’arte Caroline A. Jones, della femminista e storica della scienza Donna J. Haraway, della biologa e teorica dell’evoluzione Lynn Margulis nonché del filosofo Timothy Morton. La curatrice Mirjam Varadinis e Olafur Eliasson si scambiano le proprie idee in un dialogo. La pubblicazione, disponibile presso lo shop del Kunsthaus in versione tedesca e inglese, sarà integrata a metà febbraio da una documentazione fotografica della mostra di prossima realizzazione.

Digitorial
Cosa vi è dietro l’arte di Olafur Eliasson? Come lavora l’artista e qual è l’impatto della sua opera sullo spettatore? Sul sito eliasson.kunsthaus.ch è consultabile un digitorial dedicato alla mostra, con informazioni e retroscena su Eliasson e sulla sua opera – un’ideale forma di preparazione per i curiosi desiderosi di visitare l’esposizione.


EVENTI
«Black-out»: il 23 gennaio e il 6 febbraio fino alle 23:00
Da qualche anno Olafur Eliasson ha lanciato il progetto «Little Sun», un’iniziativa che si propone di portare la luce in zone del mondo che tutt’oggi vivono con elettricità a fasi alterne o senza luce artificiale: a tale scopo vengono impiegate piccole lampade ad energia solare a forma di fiore. Due eventi a latere della mostra, dal titolo «black-out», consentono di farsi un’idea di cosa significhi vivere al buio: verrà spenta l’illuminazione elettrica del museo e i partecipanti potranno visitare una parte della collezione del Kunsthaus al buio, solo con l’ausilio delle lampade «Little Sun». Una parte dell’incasso di questa iniziativa va a sostegno del progetto «Little Sun».

Visite guidate per tutti. Laboratori per le scuole
Le visite guidate in lingua tedesca sono previste il mercoledì alle ore 18:00 e la domenica alle ore 11:00. Per i visitatori di lingua inglese è in programma un’apposita visita guidata sabato 8 febbraio alle ore 16:00. Non è necessario registrarsi. Sono disponibili su richiesta appuntamenti per visite guidate private (anche in altre lingue) e per laboratori dedicati alle scuole.

Con il sostegno di Swiss Re – Partner per l’arte contemporanea, nonché dell’Art Mentor Foundation Lucerne. 

22/11/19

Olafur Eliasson alla Kunsthaus di Zurigo


Dal 17 gennaio al 22 marzo 2020 il Kunsthaus Zürich presenta una grande mostra personale di Olafur Eliasson. Al centro dell’esposizione vi è una nuova installazione nello spazio che affronta un argomento cruciale dei nostri tempi, ovvero il rapporto e l’interazione sulla Terra fra attori umani e non. La mostra è visitabile in esclusiva al Kunsthaus Zürich.

Olafur Eliasson (*1967), uno dei principali artisti contemporanei, dà vita ad opere che coinvolgono completamente gli spettatori. In una nuova installazione immersiva, appositamente sviluppata per la mostra al Kunsthaus Zürich che si estende su oltre 1000 mq, l’artista danese-islandese affronta tematiche quali la coesistenza e la simbiosi: l’opera dalla suggestiva intensità avvolge i sensi degli osservatori in modo immediato. Accanto all’installazione centrale fanno parte dell’esposizione anche nuove sculture e installazioni luminose.

LA SIMBIOSI COME NUOVA FORMA DI CONVIVENZA
La mostra «Symbiotic seeing», sviluppata da Eliasson a stretto contatto con la curatrice Mirjam Varadinis, mira ad un diametrale ribaltamento di prospettiva. Eliasson ci invita non solo a riflettere sul cambiamento climatico quale risultato dell’attività umana, ma anche a comprendere la posizione dell’uomo come parte di un sistema più grande. Il rapporto di gerarchia fra l’uomo e le altre specie presenti sulla Terra dovrebbe essere messo in discussione in modo da creare i presupposti per altre forme di convivenza. L’artista riesce a tradurre tali complesse riflessioni teoriche in allestimenti spaziali che parlano non solo alla ragione dei visitatori, ma che li toccano e li stimolano anche sul piano fisico ed emotivo.

UN ARTISTA DEL DIALOGO
Quale artista impegnato nel sociale e per l’ecologia, Olafur Eliasson dialoga attivamente con politici e ONG. A settembre 2019 è stato designato ambasciatore ONU per la tutela del clima. Eliasson è convinto che l’arte sia un linguaggio potenzialmente in grado di smuovere le persone. Il suo tratto distintivo è dato da installazioni nello spazio che portano l’osservatore a riflettere su se stesso e sul mondo. Dalla metà degli anni Novanta Eliasson lavora nel suo studio berlinese insieme ad una nutrita squadra di disparati specialisti, composta tra l’altro da artigiani, architetti, esperti dei media e cuochi.
 
PUBBLICAZIONI

Catalogo
La pubblicazione di accompagnamento svela il processo di nascita della mostra e raccoglie i testi che hanno ispirato le nuove opere e il concetto mentale di «Symbiotic seeing». Il libro, pubblicato da Snoeck-Verlag, contiene contributi a cura della storica dell’arte Caroline A. Jones, della femminista e storica della scienza Donna J. Haraway, della biologa e teorica dell’evoluzione Lynn Margulis, del filosofo Timothy Morton e di altri ancora.

Digitorial
Cosa vi è dietro l’arte di Olafur Eliasson? Come lavora l’artista e qual è l’impatto della sua opera sullo spettatore? Un primo digitorial illustra i retroscena della mostra in modo informativo e divertente. Consultabile online sul sito www.kunsthaus.ch fin dal giorno di apertura della mostra, il digitorial è un’ideale forma di preparazione per i curiosi intenzionati a visitarla.


EVENTI

 «Black-out»: aperto fino alle 23:00.
Da qualche anno Olafur Eliasson ha lanciato il progetto «Little Sun», un’iniziativa che si propone di portare la luce in zone del mondo che tutt’oggi vivono senza elettricità: a tale scopo vengono impiegate piccole lampade ad energia solare a forma di fiore. Due eventi a latere della mostra, dal titolo «black-out», consentono di farsi un’idea di cosa significhi vivere al buio: verrà spenta l’illuminazione elettrica del museo e i partecipanti potranno visitare una parte della collezione del Kunsthaus al buio, solo con l’ausilio delle lampade «Little Sun». Una parte dell’incasso di questa iniziativa va a sostegno del progetto «Little Sun». In programma giovedì 23 gennaio e giovedì 6 febbraio (aperto fino alle 23:00).

Visite guidate per tutti. Workshop per le scuole
Le visite guidate in lingua tedesca sono previste il mercoledì alle ore 18:00 e la domenica alle ore 11:00. Per i visitatori di lingua inglese è in programma un’apposita visita guidata sabato 8 febbraio alle ore 16:00. Non è necessario registrarsi. Appuntamenti per visite guidate private (anche in altre lingue) e per workshop dedicati alle scuole sono disponibili su richiesta.

Con il sostegno di Swiss Re – Partner per l’arte contemporanea, nonché dell’Art Mentor Foundation Lucerne.

29/08/19

L'Arc de Triomphe di Olafur Eliasson






Per il 2020 il Fonds pour Paris, progetto dell’amministrazione parigina a sostengo dell’urbanistica e dell’arte contemporanea, ha attivato uno stanziamento di 3 milioni di euro per rinnovare l’illuminazione dell’Arc de Triomphe commissionandola all’artista Olafur Eliasson, progetto di sostegno alle prossime olimpiadi che si svolgeranno a Parigi nel 2024.

Sempre il noto edificio sugli Champs-Élysées sarà poi lo spazio d’intervento dell’artista Christo per il prossimo Settembre del 2020 mentre da poche settimana sono state inaugurate una serie di fontane ideate dagli artisti francesi Ronan ed Erwan Bouroullec.



11/07/19

Olafur Eliasson torna alla Tate Modern


 A visitor jumps and throws shapes with the installation Your Uncertain Shadow. 
Photograph: Imageplotter/REX/Shutterstock





Dopo il grande successo del 2003 con l'intervento alla Turbine Hall (il famoso "sole" del The weather project) torna con una bella mostra Olafur Eliasson e propone un progetto molto accattivante, realizzato appositamente per l'evento.

Un sistema di illuminazione che scompone l'immagine della propria ombra nei colori primari, sicuramente sarà un successo per tantissimi appassionati di selfie.

 

La mostra in forma di antologica sarà visitabile fino al 5 Gennaio del 2020 e presenta tantissimi progetti che l'artista ha realizzato sul tema della luce e dell'ambiente, fra cui alcuni anche per attivare il ruolo degli spettatori come parte del rinnovamento e attenzione al nostro globo.

E' previsto anche uno speciale menù per il punto ristoro della Terrace Bar con prodotti biologici, e una grande installazione fatta con i mattoncini Lego con cui gli spettatori potranno interagire.






17/02/19

Olafur Eliasson: In real life




Torna alla Tate Modern Olafur Eliasson, dopo oltre dieci anni dal grande successo dell’intervento nella Turbine Hall che lo rese famoso in tutto il mondo. Un lavoro ambientale che non verrà ripetuto, giustamente, ma che sarà proposto in documentazione.

La mostra infatti sarà un’antologica presso il Blavatnik Building, ideato degli architetti Herzog & de Meuron, e si svolgerà dal 11 Luglio al 5 Gennaio 2020.




Fra i tanti lavori ci sarà anche il particolare “tunnel luminoso” Your Blind Passenger ideato nel 2010 che sarà proposto in questa occasione.

Nel complesso l’artista danese è passato da un’attività artistica a un vero e proprio lavoro di studio progettuale che si articola in tantissime forme, continuando la forma artistica ma affiancandola anche da declinazioni design. Senza dimenticare anche altri percorsi come quello funzionale e sociale.




L’attività artistica si infiltrerà anche negli spazi della Tate, dove il Terrace Bar offrirà un menu ispirato alle famigerate colazioni di lavoro di Eliasson, portando nel museo piatti biologici e sostenibili.


01/02/19

Olafur Eliasson al MIT

Olafur Eliasson, Northwest Passage, 2018 - Stainless steel, LED lights, diffusers. 
An MIT Percent-for-Art Commission for MIT.nano   Photo: Anton Grassl

Il MIT List Visual Arts Center, a Cambridge USA, ha inaugurato  nei giorni scorsi il Northwest Passage, una nuova opera di di Olafur Eliasson commissionata da Percent-for-Art per MIT.nano (Building 12).

Northwest Passage (2018),  è un passaggio pedonale composto da 30 pannelli in acciaio lucido inossidabile, ognuno di una dimensione e una forma astratte differenti, installati sul soffitto, che galleggia sopra i visitatori del MIT.nano. 

Queste forme speculari basano la loro silhouette e la loro configurazione sul modello del ghiaccio fluttuante, prodotto dalla diradamento dei ghiacciai, che si trovano nel passaggio a nord-ovest tra il Nord America e il Circolo polare artico. Sette anelli semicircolari, ciascuno rivestito con una luce e un diffusore a LED, si riflettono nei pannelli dello specchio, creando l'apparenza di cerchi di luce completi. Questa illusione ottica suscita ulteriori fascinazione da parte dello spettatore.

Questo progetto trae ispirazione dal drammatico sciogliemento della copertura di ghiaccio nel Canale di Parry del Passaggio a Nord-Ovest, una rotta congelata storicamente invalicabile attraverso l'Oceano Artico che collega il Pacifico all'Atlantico. A partire dall'estate del 2007, gli effetti del cambiamento climatico hanno permesso alle navi di navigare il passaggio senza richiedere un rompighiaccio, un evento che gli scienziati prevedono diventerà sempre più comune con gli effetti continui del riscaldamento globale.


Olafur Eliasson, Northwest Passage, 2018 - Stainless steel, LED lights, diffusers. 
An MIT Percent-for-Art Commission for MIT.nano   Photo: Anton Grassl

Olafur Eliasson è stato selezionato per la commissione dai membri del comitato Percent-for-Art, tra cui: Arne Abramson, Director, Capital Projects, MIT; Jesús del Alamo, direttore dei laboratori Microsystems Technology, professore Donner e professore di ingegneria elettrica e informatica, MIT: Richard Amster, direttore del MIT Campus Construction; Vladimir Bulović, MIT.nano Faculty Lead, Associate Dean of Innovation, Professor of Engineering, Fariborz Maseeh (1990) Chair in Emerging Technology, MIT; Pam Delpeinich, direttore del MIT Office of Campus Planning; Thayer Donham, Senior Project Manager, MIT Office of Campus Planning; Paul C. Ha, direttore del Centro di arti visive del MIT List; Samir Srouji, direttore, Wilson Architects Inc .; e Travis Wanat, Senior Project Manager, Capital Projects, MIT.

Northwest Passage è stato commissionato con MIT Percent-for-Art Funds e generosi supporto da Robert Sanders ('64) e Sara-Ann Sanders, Fotene Demoulas e Tom Coté, David Bermant Foundation, Donors al Gala del McDermott Award 2014 e Consiglio per le arti al MIT.


Olafur Eliasson, Northwest Passage, 2018 - Stainless steel, LED lights, diffusers. 
An MIT Percent-for-Art Commission for MIT.nano   Photo: Anton Grassl


A proposito di Public Art al MIT
Il MIT sostiene uno dei programmi Percent-for-Art più attivi nel paese. Il programma stanzia fondi per commissionare o acquistare opere d'arte per ogni nuovo importante progetto di ristrutturazione o costruzione nel campus. Formalmente istituiti nel 1968, i programmi Percent-for-Art continuano ad espandere la collezione d'arte pubblica del MIT attraverso nuove commissioni di artisti contemporanei importanti e acclamati dalla critica, tra cui Cai Guo Qiang, Anish Kapoor, Sol Le Witt, Nick Mauss, Matthew Ritchie, Sarah Sze e Leo Villa

24/02/18

Olafur Eliasson a Ginevra




Fino al 28 Aprile lo Spazio Muraille a Ginevra presenterà le recenti opere di Olafur Eliasson.



CS
L’exposition Olafur Eliasson: Objets définis par l'activité présentée à Espace Muraille rassemble une sélection de 16 oeuvres qui témoignent des recherches de l’artiste sur le temps, la perception, l’espace,le mouvement et la relativité du réel.

Eliasson est un artiste qui envisage notre époque, non seulement d’un point de vue scientifique et artistique, mais aussi avec le sens d’une urgence écologique globale, comme le montrent ses projets Little Sun, Ice Watch et Green Light -An Artistic workshop. Les oeuvres de cette exposition sont des exemples de ce que l’artiste appelle ses « installations expérimentales » -elles désorientent les perceptions du spectateur, l’encourageant à se déplacer et à examiner l’oeuvre sous différents angles. Un processus qui renvoie à l’idée d’Eliasson selon laquelle le spectateur est un coproducteur de l’oeuvre.

Dans la première salle, une série de petites sculptures est l’occasion d’explorer le vocabulaire géométrique d’Eliasson en même temps que ses expérimentations autour de la réflexion, de la réfraction et de la peinture de lumière. Cette série comprend une oeuvre réalisée à partir de vitres en verre soufflé teinté représentant deux assemblages d’ellipses superposées ; une nouvelle peinture de la série des expérimentations autour de la couleur qui confronte le spectateur au contraste d’un noir intense et des couleurs de l’arc-en-ciel ; ainsi qu’une oeuvre qui modifie notre perception des échelles grâce aux propriétés grossissantes d’un miroir concave.




La salle suivante présente une série d’aquarelles à travers lesquelles l’artiste explore les effets de la superposition de lavis de couleur ou bien résultant de la fonte d’un morceau de glace glaciaire au-dessus d’un lavis de pigment d’aquarelle. Devant la grâce de ces oeuvres, le temps semble s’être suspendu, permettant ainsi aux spectateurs de s’interroger sur l’impact de l’homme sur la nature.

A l’étage inférieur, les visiteurs sont accueillis par Black glass sun, une oeuvre réalisée à partir d’un verre circulaire convexe noir entouré d’un halo de lumière monofréquente, ainsi que par The gaze of Versailles, deux yeux dorés qui semblent fixer le spectateur. Pour admirer la dernière oeuvre de l’exposition, Object defined by activity (now/soon/then), les visiteurs doivent passer derrière un rideau et entrer dans une salle plongée dans le noir. Les trois sculptures d’eau sont révélées par l’irruption de flashs de lumière stroboscopique. Suspendues en apparence par des raies de lumière, ces installations aquatiques semblent immobiles, pourtant le bruit de l’eau qui gicle dans le noir laisse deviner aux spectateurs un processus en mouvement.




Exposition du mercredi 24 janvier au samedi 28 avril 2018
Commissariat: Laurence Dreyfus

07/06/16

Meraviglie quasi barocche - Le nature artificiali di O.Eliasson a Versailles




Col giungere dell’estate arriva il grande evento contemporanea al Castello di Versailles, quest’anno ci saranno le grande installazione di Olafur Eliasson che trasformeranno i rigorosi spazi del magnifico complesso reale francese in particolari spazi “naturali”.





L’artista danese presenterà un’antologica rivisitata appositamente per questo meraviglioso complesso reale, con alcuni interventi dal forte impatto visivo come la grande cascata presentata nella vasca centrale del parco o i delicati interventi nelle stanze del palazzo.

29/02/16

Olafur Eliasson a Versailles



Quest'anno sarà l'artista danese-islandese Olafur Eliasson a proporre le sue opere al Palazzo Reale di Versailles.

Qui sono già stati Jeff Koons nel 2008, Xavier Veilhan nel 2009, Takashi Murakami nel 2010, Bernar Venet nel 2011, Joana Vasconcelos nel 2012, Giuseppe Penone nel 2013, Lee Ufan nel 2014, e Anish Kapoor nel 2015.

Eliasson realizzerà una mostra con alcune delle sue opere più note e con qualche nuovo lavoro creato appositamente per questo magnifico spazio. 

07/12/15

Un pianeta da riconsiderare



In questi giorni di summit mondiale sull'ambiente, molti artisti hanno realizzato a Parigi dei progetti di attenzione all'equilibrio sempre più precario del nostro spazio vitale, fra i tanti segnaliamo i due più grandi progetti, quello di Tomás Saraceno realizzato presso il Grand Palais, dal titolo "Aerocene" in cui due sfere si muovono a seconda del calore e dell'inquinamento.


E "icewatchpars" di Olafur Eliasson che ha Parigi, in Place du Panthéon a portato diversi blocchi di ghiaccio, antico di migliaia di anni, che lentamente si scioglierà, monito al continuo sfaldamento dell'ambiente che per millenni si è costruito e che ora rapidamente si sta deteriorando. 




15/06/15

Progettare suggestioni - Le opere della Collezione Boros alla Fondazione Langen



Le suggestioni della luce e delle percezioni sono uno dei punti fissi del lavoro di Olafur Eliasson. Particolarmente interessante poterli vedere raggruppati nella Collezione Boros che la Fondazione Langen presente fino al 18 Ottobre nei suoi spazi progettati dall'architettura Tadao Ando.


Oltre quaranta opere prodotte fra il 1994 e il 2015 sono state selezionate per questa importante panoramica, si passa così dalle installazioni alle fotografie, fino a particolari manufatti.
Olafur Eliasson è noto per le sue famose installazioni molto spesso sperimentali e irripetibili. Utilizzando particolari situazioni o manufatti, quali vetri colorati, nuovi materiali tecnologici, ma anche generando artificialmente fenomeni naturali come il vento, l'acqua, luce o nebbia, che affascina i suoi spettatori, attirandoli attivamente in opere che richiamano le dinamiche della fisica.


All'inizio della sua carriera artistica, Eliasson ha spiegato in un'intervista: "Mi piace pensare che l'elemento centrale del mio lavoro consiste nell'esperienza di se stessi ". Così nei suoi lavori si va dalla forma del suo Guckkasten (1994), risalente a quando era studente, fino alle fotografie dei ghiacciai islandesi (La serie ghiacciaio, 1999), o dei suoi esperimenti a colori di grande formato (a partire dal 2009), Eliasson sfidando ripetutamente le modalità di percezione e coinvolgendo lo spettatore.


La mostra alla Fondazione Langen, che frutta la bellezza dell'edificio minimalista, segue diverse prospettive e rivela i suoi principi fondamentali, dimostrando sia la semplicità e la precisione tecnica del suo processo/lavoro, qualità che erano già manifestate nelle prime opere, e che continuano a essere alla base dei suoi progetti.