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31/08/18

RETROAZIONE immersiva alla Fondazione Merz di Torino




Superbudda, con la curatela di Olga Gambari, sostenuto da Compagnia di San Paolo nell'ambito del bando ‘Ora!’, presenta RETROAZIONE, un progetto multimediale, una installazione immersiva dove immagine e suono dialogano con il pubblico in maniera visionaria e coinvolgente.


La caratteristica cruciale dell’opera è l’animazione in tempo reale, data dai materiali audiovisivi che i fruitori dell’installazione potranno condividere in diretta. Tramite i propri smartphone, il pubblico si servirà di un portale dedicato per caricare i filmati, che verranno trasmessi filtrati da un effetto di morphing visivo, secondo un algoritmo basato sulle leggi dei fluidi, e da una partitura musicale in grado di gestire e guidare i processi di manipolazione sonora.

***CALL FOR VIDEOS*** 📹
#Retroazione è nata ma abbiamo bisogno del tuo contributo per farla vivere e crescere.

Carica il tuo video direttamente dal tuo telefono  qui  https://goo.gl/z8xgCJ
Assicurati che contenga anche una parte audio 
Specifiche: video verticale, max 30 secondi, Max 120 MB.

La sera dell’11 settembre la performance trasformerà la piazza della Fondazione Merz in una grande installazione, nella messa in scena di un’opera corale dove compositori, pubblico e artisti dialogheranno condividendo la responsabilità del prodotto artistico finale, in un flusso biunivoco di eventi tra gesto/causa e feedback/effetto, in un’esecuzione dal vivo di un vero live a più voci, frutto degli interventi musicali dei tanti artisti coinvolti.

RETROAZIONE resterà in esposizione presso la Fondazione Merz fino al 16 settembre, mantenendo parte del suo animo performativo, data la continua evoluzione generata dai video condivisi dagli spettatori, che renderanno ciascuna esperienza di fruizione unica e irripetibile.

Martedì 11 settembre 2018 ore 19:00

Performance live a cura di: Davide Tomat, Gabriele Ottino, Gup Alcaro, Ivan Bert, Marco Benz Gentile, Mario Conte, MASBEDO, Daniele Puppi e Alessandro Sciaraffa.

Fondazione Merz - Via Limone, 24, 10141 Torino TO

30/08/18

"Voyage" di Victor Burgin da Richard Saltoun





La galleria Richard Saltoun  di Londra presenta "Voyage" un lavoro di Victor Burgin ispirato da una fotografia del 1864. 




CS

Richard Saltoun is proud to present Victor Burgin’s Voyage to Italy, the first time this significant work has been exhibited in the UK in its entirety.

In 2006 Burgin was commissioned to make a work in response to a photograph from the archives of the Canadian Centre for Architecture, Montreal (CCA). He chose Basilica, a photograph made in 1864 by the Neapolitanphotographer Carlo Fratacci. The image shows an anonymous woman standing amongst the ruins of the Basilica in Pompeii. Burgin supposes she was included in the frame to offer a sense of scale to the surrounding architecture; nevertheless, he writes: “I am haunted by another explanation: the woman is a ‘mid-day ghost’, she is not named because she is not seen.”

Reflecting on this image, Burgin travelled to Pompeii and made two 360-degree photographic panoramas of theBasilica: one from the position of the woman in Fratacci’s picture, the other from the point-of-view of the photographer. He also photographed each of the columns that delineate the rectangular space in which the woman stands. From these he produced the suite of three works that comprise Voyage to Italy: a single screen video piece, with voice-over, and two photo-text works. Whilst in Pompeii, Burgin writes:  I found that the absent couple formed by Fratacci and his model became associated with another couple photographed at Pompeii – the warring protagonists in Roberto Rossellini’s film of 1953 Journey to Italy. While the textual components of the photographic works are suggested by Fratacci’s photograph, the soundtrack of the video is based on my descriptions of the first and last sequences of Rossellini’s film, but in a looping narrative that drifts from the verbal conflict of the film into scenes of physical violence and devastation.


Victor BURGIN (b. 1941, Sheffield, UK) lives and works in Paris and Gascony. One of the most influential artists and writers working today, Burgin first came to prominence in the late 1960s as a founding figure of Conceptual Art. Initially working in photography, he turned to digital video in the early 1990s and since 2010 has worked exclusively with virtual cameras in CGI space. In parallel with his artworks, Burgin has produced a series of ground-breaking theoretical essays that draw on semiotics, psychoanalysis and feminism in order to think through the role of camera images in the formation of memory, history, subjectivity and space. In 1986 he was nominated for the Turner Prize, and his works are in the collections of The Tate Gallery, MoMA, The Walker Art Center, the Centre Georges Pompidou and other major museums worldwide. His most recent book, The Camera: Essence and Apparatus, was published by MACK earlier this year. Burgin is Professor Emeritus of History of Consciousness, University of California, Santa Cruz; Emeritus Millard Professor of Fine Art, Goldsmiths College, University of London; and Professor of Visual Culture, Winchester School of Art, University of Southampton.

29/08/18

Alla Pirelli HangarBicocca arrivano gli igloos di Mario Merz


Mario Merz  -Senza titolo, 1985  Veduta dell’installazione, Kunsthaus Zürich, Zurigo, 1985
Courtesy Fondazione Merz, Torino - Foto: Paolo Mussat Sartor


Per la stagione autunnale il Pirelli HangarBicocca presenta “Igloos”, una mostra dedicata a Mario Merz (Milano 1925-2003), tra gli artisti più rilevanti del secondo dopoguerra, realizzata riunendo il corpus delle sue opere più iconiche, gli Igloo, datati tra il 1968 e l’anno della sua scomparsa.

Il progetto espositivo, curato da Vicente Todolí e realizzato in collaborazione con la Fondazione Merz, si espande nei 5.500 metri quadrati delle Navate e del Cubo di Pirelli HangarBicocca e pone il visitatore al centro di una costellazione di oltre trenta opere di grandi dimensioni a forma di igloo, un paesaggio inedito dal forte impatto visivo.

A cinquant’anni dalla creazione del primo igloo, la mostra offre l’occasione per osservare lavori di Mario Merz di importanza storica e dalla portata innovativa, provenienti da numerose collezioni private e museali internazionali – tra cui il Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía di Madrid, la Tate Modern di Londra, l’Hamburger Bahnhof di Berlino e il Van Abbemuseum di Eindhoven –, raccolti ed esposti insieme per la prima volta in Italia.

La mostra “Igloos” assume come punto di partenza l’esposizione personale di Mario Merz curata da Harald Szeemann nel 1985 alla Kunsthaus di Zurigo dove vennero presentate tutte le tipologie di igloo realizzate fino a quel momento “al fine di formare un villaggio, un paese, una ‘Città irreale’ nello spazio espositivo”, come afferma Szeemann. (Vicente Todolí)

Il progetto di Milano prosegue l’intento di Szeemann e Merz, mettendo in luce come l’artista abbia continuato a sviluppare con coerenza e visionarietà l’immaginario dell’igloo. L’esposizione include infatti anche opere concepite nei decenni successivi, in occasione di importanti antologiche e retrospettive nei grandi musei europei e stranieri.

Mario Merz - veduta della mostra, Kunsthaus Zürich, 1985. 
Courtesy Getty Research Institute, Los Angeles (2011.M.30) - Foto: Balthasar Burkhardt


Vicente Todolí è Direttore Artistico di Pirelli HangarBicocca e curatore della mostra. Precedentemente è stato Direttore della Tate Modern di Londra dal 2003 al 2010; dal 1996 al 2003 ha diretto il Museu Serralves di Porto e dal 1989 al 1996 è stato Direttore Artistico dell’IVAM (Instituto Valenciano de Arte Moderno).

Pirelli HangarBicocca è un’istituzione no profit dedicata alla promozione e alla produzione dell’arte contemporanea che riflette la cultura d’impresa di Pirelli e il suo impegno per la ricerca, l’innovazione e la diffusione dei linguaggi contemporanei. Con una ricca e intensa programmazione, Pirelli HangarBicocca presenta mostre personali dei più importanti artisti internazionali che si distinguono per il loro carattere di ricerca e sperimentazione, oltre che un calendario di eventi culturali e approfondimenti, garantendo al pubblico l’accesso gratuito allo spazio.

28/08/18

Al MAO viaggiare nomadicamente con gli scatti di Carla Parato Milone e Giorgio Milone,



Il MAO di Torino propone dall'8 Settembre al 14 Ottobre un viaggio lungo migliaia di chilometri nei Paesi dell’Asia Centrale e Settentrionale con quasi 100 scatti di Carla Parato Milone e Giorgio Milone, magiche fotografie dedicate alla vita quotidiana delle popolazioni che ancora praticano il nomadismo.

Aiutano a contestualizzare le vivide immagini - ponendole in un contesto più ricco e preciso - gli antichi tessuti da collezione risalenti alla seconda metà del XIX secolo prestati dalla Galleria Battilossi di Torino. Tra i manufatti esposti un qasqay iraniano, un kilim tagiko, una sacca shasavan curda, una guida da meditazione e un coprisella tibetani.

Il percorso espositivo presenta nella prima parte gli scatti dedicati ai nomadi delle regioni dei Monti Zagros in Iran e si sviluppa seguendo le rotte dell’Asia centrale, in Kirghizistan, in India, nelle regioni himalayane, lungo le praterie mongole, sino ad arrivare alla Cina e alla Siberia. Oltre ai grandi spostamenti che coinvolgono intere comunità decise a dominare spazi ostili, le immagini raccontano storie di famiglie e di tribù, di sforzi collettivi e singole esperienze, feste, momenti di lavoro e di riposo, donne che tessono e cucinano, pascolano le mandrie e cullano i bambini, uomini che cacciano con l’aquila, che si scambiano segni di amicizia, o si occupano con tutta la famiglia degli animali e dei lavori più pesanti.

Accanto alle grandi storie ci sono le piccole storie, c’è il tempo per ornare la propria dimora, per decorarla con ricami e ghirlande, per vestire abiti sontuosi, indossare gioielli, curare il proprio aspetto, giocare, scherzare con i più piccoli, creare meraviglie in lana e pelli.

Verremo trasportati in un lungo itinerario dalle fotografie, tanto descrittive quanto evocative, dagli scatti che raccontano un’organizzazione sociale ed economica creata dall’uomo fin dai tempi più antichi allo scopo di sopravvivere e crescere in condizioni ambientali difficili o addirittura estreme. Una forma di vita, però, che sta lentamente scomparendo in quasi tutte le regioni del pianeta per ragioni culturali, politiche e climatiche, a favore della sedentarizzazione e dell’inurbamento.

I nomadi dell’Asia si spostano a piedi e a cavallo, a dorso di dromedario e in slitta, talvolta in barca, portando con sé tende, yurte e tutto ciò che serve a ricomporre la vita per la famiglia e la comunità. Da tempo immemorabile perpetuano le tradizioni dell’allevamento: giorno dopo giorno, il tempo ruota intorno ai loro animali che stabiliscono il ritmo di vita e lo scandire delle stagioni. Si fermano sull’erba, sulla neve, ai piedi delle montagne, sulle rive di laghi e di mari, seguendo tracciati non indicati su una mappa o da alcuna bussola o sestante, tramandati nei secoli solo dalle parole.


Grandi migrazioni di animali e di uomini, orizzonti infiniti, nell’abbacinante luce della taiga del Grande Nord o nei deserti e tra gli altopiani infiammati dell’Iran o dell’Asia Centrale. Il nomadismo è l’opposto della solitudine: non c’è alcuna forma di ospitalità più calorosa di quella ricevuta da una famiglia nenet o kirghiza, nulla di più festoso e scatenato del ritrovarsi dei popoli delle tende in occasione di feste, cerimonie religiose, corse di cavalli, gare di lotta o di tiro con l’arco. Questo viaggio per immagini incontra il nostro desiderio di purezza, di semplicità, di assoluto: concentrandoci, ascolteremo i richiami agli animali, le risate squillanti dei bambini, i sussurri delle donne, il soffio del vento, percepiremo gli odori forti e pungenti come quelli più delicati e domestici.


Carla Milone Carla Parato Milone e Giorgio Milone sono una coppia di viaggiatori e fotografi di Torino che hanno da sempre affiancato alle rispettive professioni la passione per la conoscenza e la scoperta del mondo. Innumerevoli viaggi hanno pausato la loro vita, fornendo una sorgente continua di rigenerazione e crescita. Insieme hanno scoperto non solo luoghi insoliti oltre le tracce più battute dal turismo, ma anche vissuto momenti eccezionali di condivisione con la gente incontrata, partecipando in ogni parte del mondo a eventi, feste, celebrazioni, momenti di spiritualità, assistendo allo svolgersi della vita quotidiana, al lavoro nei campi o nei più diversi laboratori artigianali, allo studio, al gioco…

I testi in mostra sono a cura di Cristina Bava.



INFO : MAO Museo d’Arte Orientale - Via San Domenico 11, Torino

Il Museo Un viaggio in Oriente. Oltre 2200 opere provenienti da diversi Paesi dell’Asia, dal IV millennio a.C. fino al XX d.C., raccontano cinque diversi percorsi per cinque diverse aree culturali: Asia meridionale, Cina, Giappone, Regione Himalayana, Paesi Islamici dell’Asia. Culture millenarie distanti e poco conosciute si avvicinano al pubblico. Il MAO, invita ad un viaggio affascinante di scambio, scoperta e conoscenza.

Orario mar-ven h 10 -18; sab-dom h 11 – 19; chiuso lunedì. La biglietteria chiude un'ora prima.  Tariffe Intero € 10, ridotto € 8, gratuito fino ai 18 anni e abbonati Musei Torino Piemonte

27/08/18

Storia sindonica a Palazzo Madama

 Ostensione del 1842 in occasione del matrimonio di Vittorio Emanuele II, incisione a colori. Torino, Museo della Sindone


Dopo anni di lavoro si è completato il restauro della Cappella della Sindone, opera di Guarino Guarini,  e per celebrare questo grande operato Palazzo Madama propone dal 28 settembre 2018 al 21 gennaio 2019 la mostra La Sindone e la sua immagine, curata da Clelia Arnaldi di Balme con la consulenza scientifica di Gian Maria Zaccone, direttore del Centro Internazionale di Sindonologia di Torino. L’allestimento, ideato dall’architetto Loredana Iacopino, è ambientato nella Corte Medievale di Palazzo Madama, suggestivo ambiente fatto edificare da Cristina di Francia nel 1636, dove sulla parete di fondo è ben visibile un affresco raffigurante l’Ostensione della Sindone organizzata nel 1642 per celebrare la fine delle ostilità tra la stessa Madama Reale, reggente per il figlio Carlo Emanuele II, e i suoi cognati, il Principe Tommaso e il Cardinale Maurizio. Il percorso espositivo ripercorre la storia della Sindone e le diverse funzioni delle immagini che l’hanno riprodotta nel corso di cinque secoli, da quando il Sacro Lino fu trasferito da Chambéry a Torino nel 1578, per volere di Emanuele Filiberto di Savoia, fino ad oggi.


Sindone sorretta da tre angioletti entro ghirlanda di fiori, scuola piemontese del XVIII, olio su tela, cm 59x76, Castello di Racconigi


Organizzata in collaborazione col Polo Museale del Piemonte, diretto da Ilaria Ivaldi, la rassegna presenta al pubblico un’ottantina di pezzi provenienti in particolare dal Castello di Racconigi e dalla Fondazione Umberto II e Maria José di Savoia, che ha sede a Ginevra, e inoltre dal Museo della Sindone di Torino e dalle stesse collezioni di Palazzo Madama. Le opere avute in prestito da Racconigi e da Ginevra fanno parte della celebre collezione raccolta dal Re Umberto II. Molti di questi quadri erano già stati esposti nel 1931 a Palazzo Madama in occasione del matrimonio di Umberto di Savoia con la principessa Maria del Belgio.



Antonio Tempesta, Ostensione della Sindone nella piazza del Castello di Torino, 1613, incisione all’acquaforte. Torino, Palazzo Madama, Museo Civico d’Arte Antica 


Sono raffigurazioni della Sindone realizzate dal momento del suo arrivo in Piemonte nel XVI secolo fino al principio del 1900 con svariate finalità: immagini celebrative dinastiche in ricordo di Ostensioni avvenute in particolari festività ed eventi politici, oppure legate a avvenimenti storici; lavori di alto livello esecutivo accanto ad altri più popolari dagli evidenti scopi devozionali. Opere prodotte con tecniche diverse - incisioni, disegni e dipinti su carta, su seta o su pergamena, ricami e insegne processionali – dove la Sindone è presentata secondo rigidi modelli iconografici che lasciano, però, spazio alla fantasia dell’artista per l’ambientazione e la decorazione. All’interno delle scene dipinte si alternano svariati personaggi storici, sia ecclesiastici sia della famiglia reale, le forme dei baldacchini, le immagini di carattere devozionale in cui il lenzuolo è sorretto dalla Madonna e dai Santi, le architetture effimere predisposte per la sua presentazione ai pellegrini in Piazza Castello, i simboli della Passione, le ghirlande fiorite e gli oggetti destinati alla devozione privata e al mercato dei souvenir. In apertura troviamo il grande dipinto a olio su tela di Pieter Bolckmann del 1686, raffigurante Piazza Castello affollata in occasione dell’Ostensione del 1684 per il matrimonio di Vittorio Amedeo II con Anna d’Orléans. Dal Museo della Sindone provengono oggetti significativi come la cassetta che servì a trasportare la reliquia a Torino nel 1578 e la macchina fotografica da campo utilizzata da Secondo Pia, il primo a documentare fotograficamente la Sindone nel 1898.

Camera Pop


Andy Warhol. Marylin Monroe, 1967. Porfolio di 10 - serigrafia, edizioni da 250. 
Collezione Lanfranchi, Celerina (CH).  © The Andy Warhol Foundation for the Visual Arts Inc. by SIAE 2018.




Riparte la stagione espositiva di CAMERA -Centro Italiano per la Fotografia con una bella mostra dedicata agli anni della pop art


CS
La mostra “CAMERA POP. La fotografia nella Pop Art di Warhol, Schifano and Co” ripercorre la storia della trasformazione del documento, fotografico nello specifico, in opera d’arte, giunta al culmine negli anni ’60. Dal 21 settembre al 13 gennaio a CAMERA - Centro Italiano per la Fotografia saranno esposte oltre 120 opere tra quadri, fotografie, collages, grafiche, che illustrano la varietà e la straordinaria vivacità di questa grande vicenda.

La mostra, curata da Walter Guadagnini - direttore di CAMERA e grande esperto di Pop Art - si inserisce, afferma il Presidente Emanuele Chieli “nella linea di grandi mostre che caratterizza l’attività di CAMERA, filone che vanta precedenti di successo, come le rassegne ‘L’Italia di Magnum’ (2016) e ‘Arrivano i Paparazzi!’ (2017). Mostre che intendono indagare un momento storico attraverso un movimento o uno stile fotografico, illuminando contemporaneamente l’aspetto artistico e quello sociale”.

L’attività di CAMERA è realizzata grazie a Intesa Sanpaolo, Eni, Reda, Lavazza; la programmazione espositiva e culturale è, inoltre, sostenuta dalla Compagnia di San Paolo.

La Pop Art è stata un fenomeno mondiale, esploso negli anni Sessanta negli Stati Uniti e in Europa, e diffusosi rapidamente anche nel resto del mondo “che ha rivoluzionato - è l’opinione di Walter Guadagnini, che è forse il maggior studioso italiano della Pop - il rapporto tra creazione artistica e società, registrando l’attualità in modo neutro, fotografico, adottando gli stessi modelli della comunicazione di massa per la realizzazione di opere d’arte. In questo senso, la fotografia è stata, per gli artisti Pop, non solo una fonte di ispirazione, ma un vero e proprio strumento di lavoro, una parte essenziale della loro ricerca”.

È sufficiente pensare al più celebre e celebrato rappresentante di questa tendenza, Andy Warhol, le cui opere derivano, per la grande maggioranza dei casi, da fotografie (la celeberrima “Marilyn”, la serie delle “Sedie elettriche”, tutti i ritratti alle celebrità del tempo), e che ha scattato migliaia di fotografie, conferendo alla riproduzione meccanica della realtà un ruolo centrale nella definizione della sua poetica.

Ma si può anche ricordare come l’opera di Richard Hamilton “Just what is it that makes today’s homes so different, so appealing” del 1956, che sarà in mostra, unanimemente considerata come la prima opera compiutamente Pop della storia, sia un collage fotografico. Così come in Italia il più celebre rappresentante di questa tendenza, Mario Schifano, ha sempre operato attraverso e con la macchina fotografica.


Claudio Cintoli (1935-1978). Mezza bocca per G.D., 1965. Olio su tela, 100 x 80,5 cm. 
Courtesy collezione privata. Fotografia di Pietro Notarianni © Eleonora Manzolini Cintoli

Allo stesso tempo, l’affermazione della cultura Pop ha liberato energie sorprendenti anche all’interno del mondo dei fotografi, che si sono misurati direttamente non solo con il panorama visivo contemporaneo, ma anche con le logiche della trasformazione del documento in opera d’arte.

Tra i protagonisti presenti in mostra, oltre a quelli già ricordati, si possono citare gli americani Robert Rauschenberg, Jim Dine, Ed Ruscha, Joe Goode, Ray Johnson, Rosalyn Drexler; gli inglesi Peter Blake, Allen Jones, Joe Tilson, David Hockney, Gerald Laing, Derek Boshier; i tedeschi Sigmar Polke, Wolf Vostell; gli italiani Mimmo Rotella, Michelangelo Pistoletto, Franco Angeli, Umberto Bignardi, Gianni Bertini, Claudio Cintoli, Sebastiano Vassalli e tanti altri.

Tra i fotografi, si sottolinea la presenza di Ugo Mulas - cui viene dedicata un’intera sala, dove verranno esposte le serie realizzate negli Stati Uniti e quella della Biennale di Venezia del 1964 - e di Tony Evans, fotografo dei protagonisti della Swinging London dei primissimi anni Sessanta.

La mostra si avvale di prestiti provenienti da istituzioni italiane e straniere, da collezioni e fondazioni private, in un impegno che sarà il maggiore in termini organizzativi affrontato da CAMERA dalla sua nascita ad oggi.



CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia
Via delle Rosine 18, 10123 - Torino www.camera.to |camera@camera.to



26/08/18

Elmgreen & Dragset a Londra presso la Whitechapel Gallery




Dal 27 Settembre al 13 Gennaio 2019 presso la Whitechapel Gallery a Londra si svolgerà un'ampia mostra sugli artisti Elmgreen & Dragset. Come sempre sarà un progetto unico, realizzato pensato appositamente per questo stupendo spazio espositivo. 

CS

The first major overview of artist duo Elmgreen & Dragset in the UK combines a large-scale site-specific installation to be unveiled in September 2018 with six new sculptures and 29 works created over 20 years of the artists’ collaboration.

Michael Elmgreen (b. 1961, Copenhagen, Denmark) and Ingar Dragset (b. 1969, Trondheim, Norway) have worked together since 1995 and are now based in Berlin. Their beguiling spatial scenarios explore social and sexual politics and unveil the power structures embedded in the everyday. Through displacement and alteration they challenge the architecture of their exhibition venues allowing visitors to re-experience domestic and institutional settings.

Commissioned especially for the Whitechapel Gallery, Elmgreen & Dragset’s immersive new installation relates to the gentrification of London’s East End and points to a loss of faith in public space in an era of austerity. Transforming the ground-floor Gallery, this remarkable environment will transport the visitor to an alternative civic space permeated by abandonment.

Elmgreen & Dragset said: “This is How We Bite Our Tongue is an exhibition about emotions held inside, not said out loud. It is about withdrawal and resignation, about absence and impermanence, the feeling of loss, of losing agency as well as community. But it is also about reconciliation and resilience”. The artists draw inspiration from the 19th-century Danish painter Vilhelm Hammershøi (1864 – 1916), who subtly turned his depictions of domestic spaces into psychological dramas of bourgeois repression.

One gallery is dedicated to Self Portraits – monumental labels carved in marble or painted on canvas – that pay tribute to works of art that have inspired the artists and shaped their identity. Their tributes to artists ranging from Louise Bourgeois (1911-2010) to Mark Morrisroe (1959-1989) are accompanied by a desk complete with a diary and a bottle of whiskey. The Bottle and the Book (2015) invites visitors to break common gallery rules by sitting on the artwork and taking a drink.

This Is How We Bite Our Tongue culminates with a display of figurative sculptures presented in a chapel-like atmosphere, much like relics or icons. According to the artists, they ‘speak of misguided reverence and of judgement, lust and fear’.

Some sculptures question traditional perceptions of masculinity: in One Day (2015) a young boy gazes at a rifle in a display case; while Invisible (2017) depicts a boy hiding inside a mantelpiece. The housemaid is a recurring figure in the artists’ oeuvre; here Pregnant White Maid (2017) might serve as a symbol of abuse or bear hope of the future. In Elmgreen & Dragset’s uncanny universe, we will never know for sure.

Iwona Blazwick, Director, Whitechapel Gallery, said “Having sited a monumental boy on a rocking horse among the admirals of Trafalgar Square, revealed a failed modernist architect’s flat inside the V&A and perched a vulture in the trees of Regent's Park, Elmgreen & Dragset will make visible the disappearance of civic space while also offering an overview of two decades of their uncanny sculpture”.

Dina Amin, Phillips’ Head of 20th Century & Contemporary Art Department, Europe, said: "This Is How We Bite Our Tongue is the first major overview for artist duo Elmgreen & Dragset and Phillips is thrilled to support Whitechapel Gallery for this widely anticipated exhibition. At Phillips, we continue to champion and support the work of artists whose transformative works challenge and excite the imagination. Our goal is to foster a new dialogue about artists like Elmgreen & Dragset and we look forward to welcoming both new and longstanding admirers of theirs to this exhibition."
Image Credit: Elmgreen & Dragset, One Day, 2015, Image Courtesy María José Jove Fundación, Photography by  Holger Honck
27 September 2018 – 13 January 2019
Whitechapel Gallery Galleries 1, 8 and 9
Supported by Phillips

25/08/18

Hopscotch (Rayuela) per Art Basel Cities Week a Buenos Aires




Mancano pochi giorni all’avvio del nuovo progetto del gruppo Art Basel, l’iniziativa l'Art Basel Cities Week a Buenos Aires.

Con la preziosa curatela di Cecilia Alemani la capitale argentina attraverserà una ricca settimana di eventi artistici, con diverse nuove mostre d'arte, installazioni ideate appositamente e spettacoli in diversi spazi proposti da alcuni dai più noti artisti internazionali.

L’evento, con il sostegno del governo della città di Buenos Aires, si svolgerà dal 6 al 12 settembre 2018.

Performance Eduardo Navarro

Sotto il titolo 'Hopscotch (Rayuela)', ispirato al testo di Julio Cortázar, la curatrice raccoglie 18 artisti per ideare una serie di esperienza che collegano in modo inaspettato le arti visive, gli spazi urbani e le storie della città. 

'Hopscotch' sarà affiancato a un programma culturale organizzato con oltre 20 delle principali istituzioni artistiche della città e un programma di conferenze con oltre 30 artisti. 

Saranno coinvolte anche più di 40 gallerie con la prima Galleria Weekend Buenos Aires.

24/08/18

Neuer Norden Zürich





Le vie del quartiere Nord di Zurigo sono animate dal progetto Neuer Norden Zürich. Una iniziativa curata da Christoph Doswald, che ha selezionato quasi 40 opere di artisti internazionali da posizionare negli spazi pubblici in questa area della città.

 


Così le vie dei quartieri Schwamendingen, Oerlikon e Seebach sono animate da installazioni, sculture, manifesti ed eventi pubblici in modo articolato e non convenzionale, suscitando nei passanti incontri sorprendenti con l'arte contemporanea.




Gli artisti coinvolti sono Jean-Marie Appriou, Frank e Patrik Riklin (Atelier für Sonderaufgaben), Baltensperger + Siepert, Miquel Barceló, Benedikte Bjerre, Katinka Bock, Tina Braegger, Stefan Burger, Los Carpinteros, Isabelle Cornaro, Paul Czerlitzki, Olafur Eliasson, Ruth Erdt, Fischli / Weiss, Annemie Fontana, HR Giger, John Giorno, Manaf Halbouni, Stella Hamberg, Raphael Hefti, Nic Hess, Gregor Hildebrandt, Irene e Christine Hohenbüchler, Alfredo Jaar, Daniel Knorr, Peter Kogler, Renée Levi, Rémy Markowitsch, Achim Mohné, Olivier Mosset, Matt Mullican, Yves Netzhammer, Impero Peles, Annaïk Lou Pitteloud, Alex Sadkowsky, Lin May Saeed, Veronika Spierenburg, Jules Spinatsch, Bernhard Vogelsanger e Lawrence Weiner.




23/08/18

The Sculpture Park al Madhavendra Palace a Jaipur


 

Dopo il positivo riscontro della prima edizione The Sculpture Park al Madhavendra Palace, che sta per concludersi a fine Ottobre,  già è in programma la prossima edizione, a breve saranno rese note le opere selezionate per l’allestimento che si avvierà dal 9 Dicembre e sarà curata da Peter Nagy con la direzione di Noelle Kadar.


La Saat Saath Arts Foundation, promotrice dell’evento, supporta lo scambio internazionale tra l'India e il resto del mondo attraverso le sue arti visive e le sue iniziative educative. Fondata nel 2010 dal regista Aparajita Jain, è una realtà senza scopo di lucro, con sede a Nuova Delhi, che lavora con musei e gallerie a livello internazionale per la diffusione dell’arte contemporanea.
  









Unico e ripetibile, arte e industria nelle collezioni di Massimo De Carlo



Fronzoni Corsi di formazione per insegnanti, 1980 100,3 x 68,8 cm


La  Triennale  di  Milano  presenta dal  12  settembre  al  7  ottobre  2018 la  mostra UNICO  E  RIPETIBILE.  Arte  e  industria  nelle  collezioni  di  Massimo  De  Carlo, un’indagine  sul  rapporto  che  intercorre  tra  manufatto  seriale  e  opera  d’arte.L’esposizione  presenta  oltre  100  oggetti  e  opere  raccolti  con  passione  e  dedizione  da  De  Carlo  in  tutto  il  mondo;  i  tre  nuclei  proposti  identificano  un  percorso  unico  nella  storia  della  cultura  del  Novecento  e  contribuiscono  a  individuare  nuove  relazioni  tra  le  discipline e  i  sistemi  di  produzione  di  artisti  e  designer.  

Le  ceramiche  prodotte  a  Weimar  negli  anni  precedenti  alla  Seconda  Guerra  Mondiale,  i  ricami  di  lettere  di  Alighiero  Boetti,  i  manifesti  (dagli  anni  ’60  agli  anni  ’90)  del  grafico,  designer  e  educatore  italiano  AG  Fronzoni  raccontano  i  recenti  movimenti  dell’arte  e  del  gusto  nei  confronti  dell’industria  e  viceversa,  invitando  lo  spettatore,  così  come  il  loro  collezionista,  a  interrogarsi  sul  significato  di  unicità  e  sul  concetto  stesso  di  collezione.

Le  ceramiche  di  Weimar,  che  Massimo  De  Carlo  colleziona  da  oltre  20  anni,  sono  un’espressione  straordinaria  del  prodotto  in  serie,  nate  con  il  movimento  Bauhaus  sottola  prima  Repubblica  di  Weimar.  Decorati  utilizzando  stencil  e  pittura  a  spruzzo,  questi  oggetti  sono  il  risultato  dell’incontro  tra  Art  Déco  e  applicazione  meccanica  e  hanno  costituito  un  primo  esempio  storico  di  prodotto  con  decorazioni  geometriche  e  astratte  per  la  distribuzione  di  massa.I  celebri ricami  di  Alighiero  Boetti uniscono  le  antiche  tecniche  artigianali  della  lavorazione  della  stoffa  a  una  riflessione  sull’autorialità.  Queste  opere  furono  infatti  realizzate  delegando  la  produzione  ad  artigiani  afgani  e  sono  diventate  un  simbolo  della  riflessione  di  Boetti  sulla  vita  e  sull’arte.  

Le  opere  presenti  in  mostra  sono  una  selezione  della  ben  più  ampia  collezione  del  gallerista,  iniziata  30  anni  fa. I manifesti  di  AG  Fronzoni–realizzati  per  promuovere  esposizioni,  incontri  culturali,  appuntamenti  politici  –sono  caratterizzati  dal  rapporto  di tensione  dinamica  tra  pieno  e  vuoto  e  da  un  uso  unico  del  carattere  tipografico  e  del  colore.  Le  grafiche  impeccabili  e  affilate  di  Fronzoni  rispecchiano  la  sua  affascinante  filosofia,  secondo  la  quale  il  superfluo,  l'eccedente,  il  ridondante  è  uno  spreco in  senso  estetico,  morale  ed  etico.Questi  tre  corpi  di  opere  e  oggetti  sono  allestiti  negli  spazi  della  Triennale  in  comunicazione  tra  loro  grazie  all’allestimento  dell’architetto  Matilde  Cassani  che  esalta  il  carattere  narrativo  e  affettivo  di  questi  oggetti,  ognuno  dei  quali  è  il  segnale  di  una  passione  capace  di  superare  confini  geografici,  professionali  e  culturali.


UNICO  E  RIPETIBILE Arte  e  industria  nelle  collezioni  di  Massimo  De  Carlo
Direzione  artistica:  Edoardo  Bonaspetti
Progetto  di  allestimento:Matilde  Cassani
12  settembre  – 7  ottobre  2018

Inaugurazione:  martedì  11  settembre  2018,  ore  19.00
Ingresso  libero Orari  di  apertura:  martedì  –domenica,  ore  10.30  –20.30
Triennale  di  Milano  Viale  Alemagna  6  20121  Milano  T.  +39  02  724341  www.triennale.org

22/08/18

Atti vandalici alla Biennale di Liverpool



L'opera prima di essere danneggiata 

Purtroppo recentemente per ben due volte è stata danneggiata l’installazione The List dell’artista turco Banu Cennetoğlu, proposta in una via cittadina nell’ambito della Biennale diLiverpool.

Si tratta di una serie di manifesti che riportano i nomi dei 34.361 persone morte mentre tentavano di raggiungere l’Europa.

Ora l’opera sarà lasciata danneggiata, il mese scorso era stata restaurata, per mettere in rilievo il difficile lavoro che bisogna fare per sviluppare uno spirito di tolleranza.

Giornate Europee del Patrimonio





Segnatevi i prossimi 22 e 23 Settembre per visitare i tanti musei ad un euro per le Giornate Europee del Patrimonio (GEP).

Ecco l’elenco dei musei che vi partecipano   
 

  
CS

Il tema dell’edizione 2018 “L’Arte di condividere” (The Art of Sharing) riprende e sviluppa quello dei “Musei iperconnessi”, promosso da ICOM per la Giornata internazionale dei musei 2018 e adottato dal Ministero per i beni e le attività culturali in occasione della Festa dei Musei, nell’ottica di costruire legami più stretti e significativi fra i luoghi della cultura e i territori, le comunità, le genti che essi rappresentano.

Gli eventi in programma possono essere visibili anche sul portale degli EuropeanHeritage Days.

Per seguire l’iniziativa ci sono gli hashtag ufficiali: #GEP2018 #artedicondividere #EuropeForCulture



21/08/18

Museo del Novecento un autunno fra storia e arte




Autunno ricco di stimoli al Museo del Novecento con diverse iniziative, anticipiamone alcune  dal 3 al 7 Settembre si svolgerà il Campus EDU900 ideati da Ad Artem dedicato al fumetto. Quando è nato il  Fumetto?  Come  si  è  evoluto?  Da  dove  arrivano  gli  stili?  Tutte  queste  domande troveranno risposta nella nostra avventura, ma la parte più divertente è mettersi in gioco! Inventa la tua storia, crea i tuoi personaggi! 


Dal 21 Settembre al 24 Febbraio 2019 si svolgerà la mostra "Margherita Sarfatti" realizzata in collaborazione con il  Mart,  Museo  di  arte  moderna  e  contemporanea di Trento e Rovereto, in collaborazione con Electa, un’importante esposizione divisa nelle due sedi, dedicata alla figura di Margherita Sarfatti, nell’ambito di un programma di ampio respiro realizzato in sinergia e collaborazione.


Col titolo "Corrente. 1938" si ricorda la nascita della della rivista “Corrente di vita giovanile”, fondata da Ernesto Treccani a Milano nel 1938. Il Castello Sforzesco, il Museo del Novecento, la Casa museo Boschi Di Stefano e la Biblioteca Sormani propongono un progetto di mostra e un ciclo di conferenze che si svolgeranno dal 9 Novembre 2018 al 24 Febbraio 2019

Mentre con "Chi ha paura del disegno?" si presenta la prima mostra dedicata alla prestigiosa “Collezione Ramo. La raccolta ripercorre le tappe  della  storia  dell’arte  italiana  a  partire  dal  disegno,  come  espressione  primaria della ricerca artistica novecentesca. Dal primo ‘900, la collezione segue le tracce su carta dei maggiori protagonisti delle avanguardie storiche fino ai primi anni Novanta, prima che l’arte moderna diventi contemporanea. Dal 23 Novembre 2018 al 24 Febbraio 2019


Orario:  lunedì  dalle  14.30 alle 19.30, martedì, mercoledì, venerdì e domenica dalle 9.30 alle 19.30, giovedì e sabato dalle 9.30 alle 22.30.
Ultimo ingresso consentito un’ora prima della chiusura del museo.
Domenica 5 agosto e 2 settembre ingresso gratuito per l’iniziativa Domenica al Museo .

@museodel900