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Visualizzazione post con etichetta Biennale. Mostra tutti i post
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16/07/25

Venezia Biennale Danza 2025 con Myth Makers


Domani prende avvio a Venezia il 19. Festival Internazionale di Danza Contemporanea, che durerà fino al 2 agosto, che si ispira agli artisti in quanto creatori di miti del loro tempo: MYTH MAKERS.

Il Direttore Artistico del Settore Danza, Sir Wayne McGregor, presenta così questa edizione del Festival: “Anche oggi gli artisti sono creatori di miti. In una società segnata da rapidi avanzamenti tecnologici e sfide globali come il cambiamento climatico e le diseguaglianze sociali, emerge un urgente bisogno di miti capaci di entrare in risonanza con l’attuale esperienza umana. Queste nuove narrazioni possono favorire un senso di connessione, appartenenza e scopo, guidando gli individui e le comunità in tempi difficili”.

IL PROGRAMMA presenta due coreografie radicalmente innovative dell’artista statunitense Twyla Tharp, Leone d’Oro alla carriera di questa edizione, e il secondo capitolo di una provocatoria trilogia della drammaturga e interprete brasiliana Carolina Bianchi, Leone d’Argento; inoltre, gli spettacoli delle compagnie nazionali e internazionali di Tao Ye e Duan Ni (TAO Dance Theater), William Forsythe, Virginie Brunelle, Marcos Morau (La Veronal), Nuovo Balletto di Toscana, Bullyache, Chunky Move, KOR’SIA, Yoann Bourgeois Art Company, Akash Odedra Company, Tânia Carvahlo, oltre alla nuova installazione coreografica post-cinematografica di Wayne McGregor, On the Other Earth.

Indigo Lewin è stata fotografa in residenza della Biennale Danza dal 2021 al 2024, catturando i momenti intimi, prosaici e trasformativi del Festival. Al suo lavoro è stato dedicato un volume fotografico pubblicato da Edizioni La Biennale di Venezia. Per celebrare il suo archivio e salutarla, viene presentata – in collaborazione con l’Archivio Storico delle Arti Contemporanee (ASAC) – una selezione delle sue splendide fotografie in una mostra allestita sulle pareti della futura sede dell’Archivio lungo la calle che costeggia le Corderie all’Arsenale.

Il Presidente della Biennale di Venezia Pietrangelo Buttafuoco ha dichiarato: “In quanto universale, il mito è psiche e azione nella forma essenziale, conflitto tra Apollineo e Dionisiaco, dunque umanità pura. E si innesta nella danza così come in tutti gli antichissimi rituali propiziatori, agli albori di ogni arte. Ecco perché affermare che gli artisti sono – anche inconsapevolmente – creatori di miti non solo è filologicamente corretto, ma è l’attitudine necessaria per divinare il futuro”.   

On the Other Earth è una nuova installazione coreografica post-cinematografica ispirata all’ultima creazione scenica dal vivo di Wayne McGregor, DEEPSTARIA, che rifrange, evolve e reinventa il DNA concettuale dell’opera in una nuova forma d’esperienza di straordinaria originalità. Sfruttando i paradigmi di interazione sviluppati dal pioniere della new media art Jeffrey Shaw, On the Other Earth si svolge all’interno del suo spazio installativo radicalmente immersivo nVis: il primo schermo cinematografico a LED stereoscopico a 360 gradi al mondo, di cui il pubblico può vivere le immagini panoramiche 3D da ventisei milioni di pixel all’interno di un’avvolgente architettura cilindrica di otto metri di larghezza e quattro metri di altezza.

In On the Other Earth, McGregor combina danza (di Company Wayne McGregor e Hong Kong Ballet), coreografia, visualizzazione digitale, sensori multimodali, intelligenza artificiale, interattività con il pubblico e suono spazializzato, ridefinendo, ancora una volta, il nostro modo di pensare al movimento, al corpo e alla performance.

Gruppi di venti persone sono invitati a esplorare le incredibili capacità di visualizzazione e comportamento interattivo di On the Other Earth come parte di un’interazione intima e di un incontro trascendente e suggestivo: ogni giorno dal 25 luglio al 2 agosto (tranne 28 luglio), alle ore 12 - 14 - 16 - 18, all’Arsenale - Sala d’Armi E.

 


23/10/24

Biennale di Berlino 2025 news


Anche questa edizione della Biennale di Berlino per l'arte contemporanea si svolgerà in diverse sedi di Berlino. Fin dalla sua prima edizione nel 1998, la Biennale di Berlino si è impegnata a creare uno spazio di libertà con programmi di mostre ed eventi sperimentali per curatori rinomati, presentando posizioni artistiche e politiche audaci che vanno oltre gli interessi del mercato dell'arte. La Biennale di Berlino esplora gli sviluppi artistici internazionali del presente che rendono tangibile l'invisibile e l'insolito Ogni edizione riunisce artisti, teorici e pubblico interessato da diverse aree della società, aprendo un dialogo con gli abitanti della città .

La 13a Biennale di Berlino per l'arte contemporanea si svolgerà dal 14 giugno al 14 settembre 2025 ed è curata da Zasha Colah con Valentina Viviani come curatrice assistente.

Premesse

La grande presenza di volpi nel centro di Berlino è un punto di partenza per riflettere sulla 13a Biennale di Arte Contemporanea di Berlino come un'indagine sulla fugacità . L'incontro con le volpi urbane è stato descritto dai poeti come presenza, un girare sul posto, ritardare la presenza della volpe per un po' di tempo. La mente incontra l'alterità, ma non passa a catene di pensiero associative, o pregiudizi. Questo incontro ha meno a che fare con l'identificazione umana con la volpe , ma con l' ingresso in una nuova sfera di uguaglianza con essa.

Questa proposta per la 13a edizione della Biennale di Berlino per l'arte contemporanea è un concetto operativo di fugitivity intesa come la capacità culturale di un'opera d' arte di stabilire le proprie leggi, di fronte alla violenza legale Questa illegalità , questo imbroglio , questo attraversamento di leggi ingiuste, a volte accade nell'immaginario in cui si apre una barzelletta, o si intravede nel tremolio delle opere d' arte .

In quanto fondamento curatoriale, questo funziona a due livelli all'interno della biennale in divenire.

In primo luogo, giungendo lentamente all'idea di eliminare del tutto la nozione di minoranza . Diffidare delle etichette identitarie che disegnano cerchi attorno alle minoranze, definendo gli artisti come indigeni , nomadi , Dalit , che alla fine mettono una minoranza contro l'altra, ma non le lasciano mai essere alla pari del falso mito di una maggioranza omogenea. Questa biennale cerca, invece, un incontro radicato nel ripristino di linee e canali di dignità . Se questo sembra ovvio, si può solo ricordare fino a che punto quell'uguaglianza di voce per parlare secondo i propri termini, dalla sua vita unica di esperienze è stata soffocata in vari contesti artistici, a livello globale.

Il secondo è resistere a qualsiasi decisione a priori su cosa sia un'opera d'arte, dove possa aver luogo e in quali condizioni, ma affidarsi alle sue opacità, alla sua illeggibilità e prendere il nostro analfabetismo come punto di partenza, anche per opere d'arte che nascono da immaginari familiari .

Zasha Colah, curatrice della
13a Biennale di Berlino per l'arte contemporanea