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30/04/18

Manifesta 2018 a Palermo



 Tutti i cantieri sono all'opera per la prossima edizione di Manifesta che quest'anno si svolge a Palermo, Capitale italiana delle cultura 2018. 

Un grande evento che sta trasformando questa stupenda città siciliana con un progetto a sfondo urbanistico di "Palermo Atlas" che ha come spirito l'antico Orto Botanico della città, inaugurato nel 1795 da cui si sono ramificati diversi progetti sia a sfondo ambientale che culturale, un "giardino planetario" per far innestare le diverse forme creative umane. 


Tanti i luoghi che stanno sbocciando; Palazzo Butera che ospiterà la collezione di Massimo e Francesca Valsecchi o il Teatro Garibaldi dove è già in corso la rassegna "Aspettando Manifesta".

La rassegna degli eventi è stato ideato in due sezioni : Eventi Collaterali di Manifesta 12 (62 proposte) e il programma 5x5x5 (scambio multidisciplinare tra comunità territoriali e ospiti).

#Manifesta12Palermo #manifestabiennial #manifestadotorg  #Manifesta12Palermo

29/04/18

Fo.To




Quest'anno le realtà artistiche, ma non solo, della città di Torino dedicheranno i loro eventi alla fotografia, tutte raccolto sotto il logo "Fo.To." 

E'  una iniziativa ideata dal Museo Ettore Fico, diretto da Andrea Busto, e coordinata da Lorena Tadorni.


La rassegna durerà per tre mese con l'avvio il prossimo 3 Maggio dell'inaugurazione di tutte le sedi partecipanti, dalle ore 18 alle 21, e durerà fino al 29 Luglio.


Tutti i dettagli del ricco calendario di mostre, eventi, incontri e conferenze che si svolgeranno durante questo arco di tempo lo trovate al link https://www.fotografi-a-torino.it


Linee di confine, Sol LeWitt a Milano



Presso l’elegante Fondazione Carriero è in corso una bella mostra con i lavori di Sol LeWitt “Between the Lines” curata da Francesco Stocchi e Rem Koolhaas, con la collaborazione dell’Estate of Sol LeWitt.




Un bel progetto, ottimamente proposto, che guarda in modo fresco alla pratica dell’artista in una chiave fra storia e confini nelle prassi in architettura, superando il concetto di site- specific.



Le opere interagiscono con naturalezza in questi spazi, creando una alterazione delle dimensioni e dei movimenti che pone l’osservatore in equilibrio fra la stabilità e la trasformazione.



Ottimamente allestite, con personale cortese e un pratico libricino guida.


 

 








28/04/18

Premio Montblanc Cultura a Jürgen Wesseler




Dal 1992, la Montblanc Cultural Foundation presenta il Premio “Montblanc de la Culture Arts Patronage”. Un premio conferito a celebrità del mondo artistico e culturale il cui impegno personale viene svolto lontano dai riflettori e dal grande pubblico: Promotori di arte e cultura. 

Quest'anno è stato premiato Jürgen Wesseler ideatore del “Kabinett für aktuelle Kunst” a Bremerhavener, dove vengono proposti artisti innovativi.

La cerimonia è stata realizzata presso il Neuschwanstein, dove visse Ludwing II, a cui la Montblanc ha dedicato una serie di strumenti di scrittura in edizione limitata.








Torna Opera Viva in Barriera




Mercoledì 2 maggio inaugura Opera Viva in Barriera con l’opera di Lucia Veronesi La zona sicura; Veronesi è la prima dei sei artisti la cui opera verrà affissa sul manifesto pubblicitario di 6 metri per 3 metri in Piazza Bottesini, quartiere Barriera di Milano a Torino; ideato da Alessandro Bulgini e curata da Cristian Caliandro il progetto artistico urbano sostenuto da Flashback - di cui scandisce le tappe di avvicinamento sino alla fiera 2018 (1-4 novembre) è divenuto ormai un momento di incontro atteso da addetti ai lavori ma anche dalla comunità del quartiere Barriera. 

Quest’anno Opera Viva offre anche la possibilità a tre artisti di candidarsi e di vedere la propria opera affissa sul manifesto. Ma bisogna affrettarsi perché le iscrizioni alla call chiudono l’11 maggio ( http://www.flashback.to.it/it/news/)

Il fil rouge di Opera Viva Barriera di Milano è, come per la fiera, la “diversità”: diversità culturale, diversità identitaria, diversità interpretativa prendendo spunto dal libro di Chad Oliver Le rive di un altro mare. Diversità come ricchezza dunque e non come ostacolo, come ampiezza di sguardo e non come barriera, come allargamento dell’orizzonte e non come sua chiusura.

L’immagine realizzata da Lucia Veronesi rappresenta l’interno di una casa, illuminato da una luce fuori campo, una barricata fatta di oggetti domestici (finti: sono sagome, immagini di oggetti) sbarra fisicamente e visivamente il passaggio, un collage tridimensionale, un teatrino costruito con carta e cartone, carta da parati e ritagli.

L’accumulazione come pratica quotidiana crea un territorio privato nel senso più radicale del termine, sottratto al flusso del tempo e alla sua azione. Una capsula temporale che in uno strano modo riesce a ottenere e a contenere gli scarti, le cose che nessuno vuole più, ciò che è stato espulso con cura dalla nostra società. E d’altra parte, su che cosa hanno lavorato in definitiva le grandi accumulazioni artistiche del XX secolo, dal Merzbau di Kurt Schwitters alle Time Capsules di Andy Warhol?


La safe zone, la “zona sicura” del titolo, non è dunque quella rassicurante, consolatoria, che conferma le nostre abitudini, ma quella che sa costruire di volta in volta un ambiente familiare a partire dal cambiamento, dalla trasformazione.
Come afferma l’artista: - Ho pensato all’incontro con il “diverso” e all'istinto di difesa da ciò che non conosciamo. Qui l'immagine è ambigua: qual è la zona sicura? Chi ha alzato quella barricata? Siamo noi o chi sta dall'altra parte a impedire il passaggio? - 

L’evento si inserisce all’interno della prima edizione di Fo.To, Fotografi a Torino.

Vandalismi (con Giovanni Morbin, Luca Vitone, Gaia Carboni)



Il termine ‘vandalizzare’, con i suoi derivati, come ‘vandalismo’, e soprattutto quello da cui proviene, Vandalo/i, hanno da sempre un’accezione esclusivamente negativa, significando danneggiamento e distruzione apparentemente immotivati. Sembrerebbe, tuttavia, che il ‘vandalo’ si accanisca, usando violenza, verso ciò che percepisce come superiore (in bellezza e autorevolezza). Ma si potrebbe anche supporre che la qualità necessaria a scatenare la sua furia distruttiva sia la diversità percepita in qualcosa o qualcuno, rispetto a se stesso e alla sua cultura. Altresì, si potrebbe supporre che una tale energia impiegata per distruggere non si attivi in mancanza di un forte rispetto per ciò che si vorrà quindi distruggere: l’indifferenza, ovvero l’assenza di rispetto e/o di timore reverenziale, generalmente scongiura l’evenienza di un’azione offensiva o distruttiva. In questo caso, potrebbe cadere l’accusa, gravissima, di distruggere senza motivo, ciò che soprattutto atterrisce chiunque, venendo a mancare la possibilità di prevedere, e prevenire, la violenza, con i comportamenti adeguati. Per inciso, questo è anche il caso degli agenti naturali (terremoti, alluvioni, incendi) che colpiscono senza preavviso e spietatamente, senza che vi siano molte possibilità di opporvisi: al massimo, si possono limitare i danni. Invece, il caso di una violenza motivata, portata nei confronti di un nemico che si rispetta e anche si teme, conferisce all’atto vandalico una sorta di legittimazione, attribuendogli qualità creative, ovvero costruttive, attraverso la distruzione. Forse, soltanto attraverso la distruzione (anche, talvolta, quella operata da fenomeni naturali) si possono creare le condizioni giuste per la creazione. Pure, l’atto vandalico è affermativo e vitale, perché permette all’autore, il vandalo, di affermare la sua stessa presenza e la sua potenza nei confronti del nemico, di ciò che, o di chi, ha individuato come tale. E il gesto vandalico in sé determina una discontinuità, una frattura dell’ordine costituito, che viene sovvertito, liberando spazio ed energie per il nuovo.
Tre artisti, tutti italiani, presenteranno a blank, nel corso di tre successivi incontri durante il mese di maggio 2018, un’opera di particolare significato all’interno della propria ricerca. In un caso, l’opera è stata realizzata molti anni fa e merita di essere riproposta per la sua particolarità e la sua forza. Negli altri due casi, si tratta di opere molto recenti, realizzate fra il 2016 e il 2017, e una delle due verrà presentata in pubblico per la prima volta.
Giovanni Morbin nell’estate del 2016, nelle ore centrali di due giorni consecutivi, ha percorso in salita e in discesa un sentiero alpino nel tentativo di contrastare l’azione inesorabile della forza di gravità che, con la complicità di un torrente, incessantemente spinge verso valle tutto ciò che ha peso, in particolare le pietre. Morbin, mediante la ripetizione ostinata del suo gesto oppositivo, ha tentato di invertire una tendenza di fatto incontrovertibile, rifiutando di adattarvisi. Una volta riempito lo zaino di pietre raccolte a valle, le riportava indietro, verso l’alto, più o meno dove erano collocate un giorno, prima che il torrente le spingesse giù. E poi ancora daccapo, più e più volte finché le forze lo sostenevano.
Il video Rock and Roll, che documenta l’intervento, faticoso, disperato e nobile di Giovanni Morbin, verrà proiettato, alla presenza dell’artista, giovedì 10 maggio a blank.

Dopo avervi lavorato per circa tre anni, nell’estate del 1998 Luca Vitone pubblicò “Rock Suite in Y”, un cd, della durata di circa 20', contenente un collage di centinaia di frammenti estratti da altrettante registrazioni di musica rock. Ogni volta – ognuno di questi frammenti – viene lanciata e udita una brevissima parola, anche ripetuta, una parola affermativa, vitale, potenzialmente in grado di sedurre, eccitare, sobillare, aizzare l'ascoltatore. Un gesto – non visto ma percepito e immaginato attraverso l’udito – che intende creare attraverso un’oggettiva distruzione e disintegrazione. Vitone ha lentamente smontato, disintegrandole, costruzioni musicali complesse, utilizzando quindi ogni volta parti ben precise dell’originaria struttura per costruirne una nuova, dalla forma libera ma densa e solida.

Mercoledì 16 maggio, a blank, Luca Vitone rievocherà la genesi e la realizzazione del suo lavoro di 20 anni fa, e proporrà l’ascolto del cd, commentandolo. Nella stessa sala, verrà esposta l’opera Greatest Hits, del 1995-98, che contiene, in modo apparentemente disordinato, tutti gli appunti che gli servirono per creare “Rock Suite in Y”.

Giovedì 31 maggio, sempre a blank, Gaia Carboni narrerà il percorso creativo, costellato da incidenti violenti che hanno lasciato tracce indelebili sulla sua superficie, di un’opera in ceramica alla quale ha lavorato intensamente nell’estate dello scorso anno (a Crissolo, nell’ambito del progetto Mun Ange), prima modellandola, poi cuocendola, infine ammendando le sue varie parti distrutte dall’azione del fuoco, elemento che agisce sempre sul liminare fra distruzione e creazione. Nel corso dell’incontro l’opera verrà infine mostrata, per la prima volta in assoluto, integra e viva, rinata, dopo l’accurata e amorevole ricostruzione della stessa autrice.

Tutti gli incontri avranno inizio alle 18.30 a blank.
date: 
 10 5 18 - 31 5 18
luogo: 
 blank, via Reggio 27, Torino
realizzazione curata da: 
 Carlo Fossati per e/static
inaugurazione: 
 giovedì 10 maggio 2018, ore 18.30
giorni e orari di apertura: 
 dal giovedì al sabato, dalle 15 alle 19.30; soltanto su appuntamento
info: 
 
011235140 estatic.it

The God-Trick




Venerdì 4 Maggio alle ore 18:30, il PAV Parco Arte Vivente presenta The God-Trick, mostra collettiva, curata da Marco Scotini, con la quale il Centro intende celebrare i dieci anni d'apertura. La mostra verrà inaugurata in occasione di un importante convegno internazionale. Attraverso i lavori di artisti che già in passato sono intervenuti nel contesto del PAV, ovvero Lara Almarcegui, Michel Blazy, Critical Art Ensemble, Piero Gilardi, Bonnie Ora Sherk e Nomeda e Gediminas Urbonas, l'obiettivo della mostra quanto del convegno, è quello di affrontare (e ancor più problematizzare) uno dei dibattiti che, negli ultimi anni, si è maggiormente imposto sulla scena internazionale dell'arte contemporanea, ovvero la questione relativa all'Antropocene. Un dibattito pervasivo e corale, che attraversa trasversalmente ogni ambito della conoscenza. Dalla scienza ai cultural studies, dalla filosofia alle pratiche sonore, dalla politica fino alle arti visive, una moltitudine di voci ha creato un complesso reticolato di opinioni, teorie e proposte pragmatiche a partire dall'urgenza imposta dal cambiamento climatico e dalle modifiche ambientali di matrice antropogenica. 

Il titolo della mostra prende le mosse da una figura centrale al dibattito come Donna Haraway. Nota ai più come madre del pensiero Cyber femminista, Haraway in più occasioni ha cercato di disarticolare ogni attitudine convenzionale alla lettura dell'Antropocene, arrivando a formulare alternative praticabili e metafore cariche di potere narrativo e generativo. “Non vogliamo teorizzare il mondo, ed ancor meno agire nel mondo, in termini di Sistemi Globali” scrive Haraway. Al contrario, si tratterebbe di sottoporre qualsivoglia pretesa di “oggettivazione” del piano del reale ad un attento e puntuale esercizio di scetticismo, di analisi destrutturante, di dubbio. Un esercizio atto a svelare quello che Haraway definisce provocatoriamente il “Trucco di Dio”: un trucco che si fonda sull'illusione di eliminare il corpo dalla conoscenza. Per Haraway la conoscenza è sempre situated knowledge, innestata all'interno e dall'interno di un corpo la cui capacità di fare esperienza è sempre determinata da un preciso carico di memoria, da un preciso carico di storia. Un tema trattato, a sua volta, da Jason W. Moore, in rapporto all'opposizione uomo / natura.

Dall'invito alla situated knowledge di Haraway, si dipana il percorso della mostra The God-Trick; il percorso è inaugurato dalle sperimentazioni sull'energia alternativa di Nomeda e Gediminas Urbonas, attraverso la documentazione di Folk Stone Power Plant, progetto originariamente concepito per la Triennale di Folkestone (UK) in cui un'installazione attiva un network internazionale di scienziati. A questo si aggiunge l'analisi relazionale e collettiva delle acque con la quale il Critical Art Ensemble si interroga sull'organizzazione delle nostre scelte in termini ecologici, proponendo un processo laboratoriale, atto ad inaugurare una necessaria conversazione su questo importante problema. Lara Almarcegui presenterà una formalizzazione inedita dell'opera Scavo, realizzata al PAV nel 2009, nella quale portare alla luce i differenti strati del suolo significava anzitutto analizzare il passato dell’area indagata, un trascorso in cui si sono intrecciate natura e storia, sociale e industriale. Si arriva poi alla pedagogia della Living Library di Bonnie Ora Sherk, un'inedita cornice sistemica, una strategia ed una metodologia per pianificare, progettare, implementare e mantenere nel tempo operazioni di 'ecologizzazione' e rinverdimento di luoghi specifici in differenti scuole e comunità. Concludono la mostra i grandi interventi in esterno di Michel Blazy e Piero Gilardi. Se Blazy, con l'installazione Forêt de balais ci svela le inaspettate meraviglie di cui è capace la natura nel suo riappropriarsi degli spazi che l'uomo le ha sottratto, Gilardi ci propone un percorso labirintico, atto a supportarci nell'altrettanto labirintica percezione della crisi ambientale e del cambiamento climatico, resa ancora più nebulosa dalle retoriche manipolatorie dei media mainstream. 

Ognuno di questi lavori ha il compito di ricordarci che i processi di accumulazione capitalista non hanno nulla di naturale, nulla di oggettivo, nulla di inevitabile, incoraggiandoci così ad uscire da quella gabbia del pensiero che ci impedisce di vedere un'alternativa al sistema.

Accanto allo spazio espositivo della mostra, le tematiche affrontate saranno al centro di un secondo tipo di spazio, uno spazio discorsivo articolato in due giorni di simposio che si apriranno parallelamente all'opening di The God-Trick. L'obietto è, nuovamente, quello di affrontare frontalmente questioni cruciali: quanto tempo ci rimane ancora prima che la crisi ecosistemica diventi irreversibile? Con quali prassi sociali, politiche e culturali possiamo avviare la profonda trasformazione necessaria a creare una società equa e biocentrica in armonico rapporto con l’ecosistema del pianeta terra?

Il dibattito si aprirà venerdì 4 Maggio alle 15.30 e vedrà gli interventi di Serenella Iovino, Serge Latouche, Stefano Mancuso e Luca Mercalli, moderati da Vincenzo Santarcangelo.

Sabato 5 Maggio alle ore 10, la seconda giornata del simposio analizzerà le potenzialità dell’arte nella trasformazione sociale biocentrica, grazie al contributo dei relatori Gaia Bindi, Nathalie Blanc, Valerie Da Costa, Marco Scotini, Sue Spaid, moderati da Franco Torriani. Nel pomeriggio di sabato, ore 15-18, la sessione plenaria sarà introdotta da Piero Gilardi e Roberto Marchesini e vedrà la partecipazione degli artisti in mostra. A conclusione del convegno si terrà uno speech di Bonnie Ora Sherk.



Domenica 6 maggio, dalle ore 12 alle 16, Steve Kurtz – Critical Art Ensemble condurrà il workshop Environmental Dilemmas: Necropolitics and Public, nell’ambito delle Attività Educative e Formative del PAV.

La mostra e il convegno sono realizzati con il sostegno della Compagnia di San Paolo, della Fondazione CRT, della Regione Piemonte e della Città di Torino.




The God-Trick
Lara Almarcegui, Michel Blazy, Critical Art Ensemble, Piero Gilardi
Bonnie Ora Sherk, Nomeda e Gediminas Urbonas

a cura di Marco Scotini

5 maggio – 21 ottobre 2018

Frutta a Glasgow






Dopo aver aperto la sua prima galleria “Frutta” a Roma nel 2012 ora il gallerista James Gardner, di origini scozzese, ha aperto  a Glasgow, con una mostra dedicata a Santo Tolone, che durerà fino al 26 Maggio, una succursale.

Quasi un ritorno alla sua città natale, che il mercante d’arte manifesta anche come luoghi periferici dove si può lavorare fuori dagli schemi più usuali, ma è anche vero che Glasgow è una città particolarmente dinamica, proprio in questi giorni è in corso il famoso festival di arte Scozia Glasgow International.



27/04/18

Twelve hours torinesi





Con la serie di recenti scatti fotografici di Rawsht Twana ha aperto lo spazio Quasi Quadro in via  Feletto n.38 nel multiculturale quartiere di Barriera.

Uno spazio che gioca con il quadrato, quattro stanze belle fresche di candido colore per le quattro attività principale dell'iniziativa: mostre,  residenza, laboratorio e incontro.



La mostra presenta un diario visivo dell’artista curdo iracheno proposto in una simmetria mediorientale. Quotidiani scatto che nei piccoli dettagli rivelano il presente umano.

La mostra presso gli spazi di Quasi Quadro durerà fino al 19 Maggio. 





Mind the Gap





La settimana scorsa ha preso avvio a Torino la nona edizione del progetto “Mirror Project”, presso l’Associazione Barriera, dove è stato invitato il curatore Emanuele Riccomi che ha cooperato con gli artisti  Antonio Della Guardia, Corinna Gosmaro e Domenico Antonio Manicini per la realizzazione di un lavoro sulla percezione esterna di questo storico quartiere torinese.




I tre artisti hanno elaborato sguardi freschi e variegati, Domenico Antonio Mancini incontra la storia politica delle lotte operaie, Antonio Della Guardia la dimensione più intima del vivere oltre il lavoro e Corinna Gosmaro una ispirazione che supera la dimensione locale per abbracciare la stratificazione sociale.




Tre bei progetti che sanno entrare nell'intimità di un quartiere in grande trasformazione. 

La mostra durerà a Barriera fino al 21 Maggio.




26/04/18

Prossimamente Unlimited



  Francis Alÿs, Tornado, 2000-2010  Courtesy of the artist and the gallery David Zwirner 


La prossima edizione di Art Basel, che si svolgerà dal 14 al 17 Giugno, conferma il successo della sezione Unlimited con la presentazione di ben 71 opere prime di grande dimensione.

Anche l'edizione di quest'anno è curato Gianni Jetzer, al suo settimo mandato.

Fra i nomi più noti primeggiano: Matthew Barney, Yto Barrada, Daniel Buren, Horia Damian, Camille Henrot, Jenny Holzer, Mark Leckey, Lee Ufan, Inge Mahn, Lygia Pape, Jon Rafman, Michael Rakowitz, Nedko Solakov, Martine Syms, Barthélémy Toguo e Yu Hong.



Walking with Art - Stonefly Art Prize






 
Da diversi anni la Stonefly, l’azienda italiana leader nella produzione di calzature ad alto contenuto di innovazione, opera con la Fondazione Bevilacqua La Masa, punto di osservazione privilegiato delle esperienze artistiche più interessanti del Triveneto, per la promozione della ottava edizione del Premio “Walking with Art - Stonefly Art Prize”.

Stonefly fa del sostegno a progetti e manifestazioni che ruotano attorno alla cultura la propria cifra distintiva, anche per il valore che restituiscono al territorio. La creatività è ciò che oggi fa la differenza e l’arte, con le sue contaminazioni, ne rappresenta il livello massimo. Sostenerla è sempre un buon investimento soprattutto quando aiuta a creare opportunità concrete per far conoscere i giovani e il loro talento.
 
Il tema individuato per questa edizione è legato alla parola tenerezza: un sentimento che “abbraccia” sensibilità, capacità affettiva e dimensione relazionale. Amare con tenerezza significa rispettare l’altro, prendersene cura, trovare il giusto equilibrio razionale ed emotivo tra il nostro io e l’umanità che ci circonda; la testa alleggerisce il corpo, i passi rallentano; la leggerezza riempie l’animo che si apre nell’incontro, in una attitudine naturale e spontanea ad essere avvolti e ad avvolgere. Love me tender significa sii tenero, morbido, per scambiare energia e calore.
 
Gli artisti che hanno studiato negli Atelier della Fondazione Bevilacqua La Masa dal 2010 fino al 2017 sono stati chiamati a interpretare tali suggestioni in forma di parola, testo, scrittura, presentando i loro progetti. 
Walking with Art, è ormai un accreditato Premio Acquisto per l’opera vincitrice, che entrerà a far parte della collezione dell’azienda di Montebelluna. Negli ultimi anni, inoltre, è diventato anche Premio Produzione.

 
È stata Annamaria Testa a decretare i progetti vincitori, dopo aver visionato le proposte presentate. La scelta di Annamaria Testa come Presidente della Giuria si fonda sulla sua profonda conoscenza del mondo della comunicazione e della creatività. Alla professione di consulente per le imprese affianca infatti una intensa attività di scrittura come blogger e saggista e oltre vent’anni di docenza universitaria.
 
La sua preferenza è andata a Jaspal Birdi che si aggiudica il Premio Acquisto Walking with Art, grazie al progetto di una installazione dal titolo Let's Play House! 
Jaspal Birdi è nata nel 1988 a Toronto. Si forma in Disegno e Pittura all’OCAD University di Toronto; successivamente frequenta un Master in Management dell’Arte all’Istituto Europeo di Design (IED) e consegue una specializzazione in Curatela Contemporanea presso la Venice School of Curatorial Studies.
Il suo lavoro è stato pubblicato su Artribune, Zoomers Magazine Canada, Corriere Della Sera, IO Donna e BOOOOOM.

 
L’opera proposta prevede un’installazione costituita da una tenda, fatta di coperte, illuminata da luci soffuse, all’interno della quale si possa rivivere un’esperienza associata alla memoria della propria casa d’infanzia, un luogo dove poter ricordare attimi di armonia e tenerezza. La sensazione di sicurezza e calore che ne deriva caratterizza le relazioni con persone care. L'installazione partecipativa, grazie anche al ricamo delle parole Space Like Home, diventa così un’occasione per ripensare alla tenerezza passata, rinnovandone l’esperienza.

LA MOTIVAZIONE della scelta: «Per la capacità di cogliere pienamente le implicazioni e le sfumature di un tema, “tenerezza”, non facile da trattare in modo non zuccheroso, sfuocato o stereotipato. Per la delicata poesia e il senso di intimità ben espressi dall’opera, e per la possibilità di coinvolgere il pubblico proiettandolo in una dimensione esperienziale calda, accogliente e affettuosa. Infine, per l’apertura su un problema, quello del “sentirsi a casa", e del dove e come potersi sentire a casa, che in questi tempi spaesati, nomadi e migranti appare centrale nella consapevolezza e nel dibattito collettivo».

 
Oltre all’assegnazione del Premio Acquisto a Birdi, sono state segnalate le proposte di altri tre artisti:
Giacomo Gerboni con l’opera T
Davide Sgambaro con l’opera Monumenti a prime volte 
Pamela Breda con l’opera The wonder doctor

 
Tutte le opere sono allestite dal 3 al 6 maggio 2018, nello spazio di Viafarini allaFabbrica del Vapore, in via Procaccini 4, edificio messina, primo piano.

La mostra sarà aperta dalle 11.00 alle 18.00. L’allestimento è a cura di Stefano Coletto.

L’edizione di quest’anno di Walking with Art ha previsto anche un ulteriore concorso, rivolto sempre agli stessi artisti, per realizzare una immagine da utilizzare per la comunicazione del progetto nel suo complesso. La proposta grafica selezionata da Annamaria Testa è quella di Pamela Breda.

Walking with Art - Stonefly Art Prize
Edizione 2017 - Love me tender
 
Viafarini DOCVA, Fabbrica del Vapore, via Procaccini 4
3 - 6 maggio 2018, 11.00-18.00

Turner Prize 2018




Eccoci ad un'altra edizione del Turner Prize che quest'anno vede fra i quattro selezionati per l'assegnazione del £ 40.000 anche un gruppo di architetti Forensic Architecture, che hanno sede presso il Goldsmiths dell' University of London, composto da 15 persone che si attivano per progetti a carattere sociale 

Gli altri candidati sono Naeem Mohaiemen, che opera soprattutto con i film a carattere politico, Charlotte Prodger, selezionata per i suoi particolari video, Luke Willis Thompson,  che opera con frame a sulle complesse dinamiche razziali.



Come sempre in autunno si svolgerà la mostra, dal 25 Settembre presso la Tate Britain,  e i primi di Dicembre del 2018 sarà nominato il vincitore.




Francesco Casorati - Opera incisa




Nell'ambito   delle   attività   del   Museo   dell'Istituto   centrale   per   la   grafica,   tese   a  valorizzare   il patrimonio   grafico   delle   collezioni   con   mostre   temporanee,   si  presenta   una   selezione   di   una sessantina   di   fogli   realizzati   da   Francesco  Casorati   (1934   -   2013)   con   tecniche   di   incisione calcografica dal 1952 al 1995. La retrospettiva, organizzata in occasione della donazione da parte dell'Archivio   Casorati   di  15   opere   grafiche   dell'artista   torinese,   testimonia   il   nostro   compito istituzionale di promuovere e sostenere la grafica del Novecento, esponendo nel museo dell'Istituto opere che possono essere mostrate solo temporaneamente per motivi conservativi.

Per   Francesco   Casorati   la   grafica   rappresentò   un   ambito   parallelo   e   mai  subalterno   rispetto   alla pittura. Uno dei più acuti interpreti della sua opera, Luigi Carluccio, notava anzi che le “ esperienze dell'incisore a volte hanno sopravanzato o preceduto il lavoro di pittore ”.   In   piena   libertà   e   in dialogo con un contesto internazionale, Casorati esplorò tutte le potenzialità della grafica incisa, dedicandosi a molteplici sperimentazioni sui materiali, sulle modalità di morsura, sul segno e sul colore. Esemplari, in tal senso, le varianti, in sede di stampa, di “Battaglia” (1954) o le due versioni di   “Battaglia   dei   tre   cavalieri”   (1957).   Con   la   medesima   libertà   l'artista  attraversò   il   periodo informale, rappresentato in mostra con fogli esposti nella sala personale alla Biennale di Venezia del 1962, e poi la fase vicina alla figurazione impegnata (“La casetta affumicata”, “L'albero e il treno”, entrambe del 1967), nella quale permane il carattere ludico e narrativo che sempre accompagnò il lavoro di Francesco Casorati. Negli anni Settanta si affaccia il tema, radicato nella specularità insita nella grafica a stampa, della gemellarità e della rifrazione dell'immagine, che prendono corpo in favolosi   bestiari   e   vertiginosi   labirinti   grafici.   Sarà   la   purezza   assoluta   del   segno,   la   “scrittura” acquafortistica, a dominare l'ultima fase, in cui la sintesi non esclude raffinate e allusive, a tratti inquietanti, soluzioni espressive. 

In   mostra,   precisa   il   curatore   Franco   Fanelli,   sono   sintetizzati  « quarant'anni di lavoro in cui l'artista spaziò con estrema libertà su più opzioni. Per le acqueforti e le puntesecche con cui, l'artista esordì tra gli anni Cinquanta e Sessanta, si è non a torto citato il riferimento a Klee. Di certo la compresenza tra poesia e “ragione”, invocata e ricercata da Francesco Casorati, spiega il successivo percorso che si evolve negli anni Settanta verso un'affabulazione non naturalistica, nella quale emerge il magistrale impiego delle partiture “a piatto” e l'uso del segno come vettore scritturale» . La mostra comprende due gipsografie, alcune matrici calcografiche e rarissime prove uniche: un materiale che consente finalmente al visitatore di penetrare nell'affascinante e complesso modus operandi dell'artista.

La dirigente dell'Istituto centrale per la grafica Maria Antonella Fusco afferma che «  il  Museo è in grado di gestire un ritmo di cinque – sei proposte per anno, tutte differenti e qualitativamente  importanti. Il metodo seguito mi sembra quello dei cerchi nell’acqua: un allargamento all’infinito della conoscenza sulla grafica, in senso tecnico, cronologico, geografico».


In catalogo testi di Maria Antonella Fusco e di Franco Fanelli. Completano il volume gli apparati bio-bibliografici e una ricca antologia critica a cura di Cristina Valota.​


BIOGRAFIA
Francesco Casorati (Torino, 1934-2013), figlio di Felice Casorati e Daphne Maugham, anch'essa pittrice, esordisce nei primi anni Cinquanta tra i fondatori della rivista “Orsa minore”, mensile che accolse le sue prime linoleumgrafie. Del 1954 è la prima mostra personale, presso la Galleria del Sole a Milano. Nel 1956 partecipa per la prima volta alla Biennale di Venezia (vi tornerà nel 1962 con incisioni e litografie, presentato da Guido Ballo). Nel 1959 allestisce la sua prima personale a Torino, nella storica Galleria La Bussola. Negli anni Sessanta partecipa alle Biennali dell'incisione di Venezia, Varsavia, Budapest ed Alessandria d'Egitto: qui, nel 1961, ottiene il secondo premio. La sua opera è esposta e sostenuta, tra le altre gallerie, dalla Gian Ferrari di Milano, che nel 1967 cura l'edizione della prima monografia sull'opera grafica; nel '73 pubblica, nelle edizioni Gian Alvise Salamon, il catalogo completo della sua opera grafica. Tra le numerose personali e antologiche, si ricordano quelle del 1974 al Salon Olivetti di Parigi, del 1982 a Palazzo Robellini di Acqui terme, del 1985 a Palazzo dei Diamanti a Ferrara, del 1991 al Battistero di San Pietro ad Asti, del 2000 alla Sala Bolaffi di Torino e del 2003 al Palazzo dei Sette a Orvieto. Dal 1998 una sua installazione luminosa fa parte del progetto “Luci d'Artista a Torino”.

All'attività artistica Francesco Casorati affiancò con passione, dal 1960, quella didattica, prima al Liceo Artistico e, dal 1976, alla cattedra di Decorazione all'Accademia Albertina di Torino.

FRANCESCO CASORATI
OPERA INCISA
1952 – 1995
Istituto centrale per la grafica, Roma,
Museo dell'Istituto, via della Stamperia, 6
9 maggio - 1 luglio 2018
Inaugurazione
martedì 8 maggio 2018 ore 17.00

A Torino arriva le meraviglie dell'oriente





Si inizia con un enfatica figura femminile dell’Anatolia che qualcuno settemila anni fa ha creato per proseguire per meraviglie di ogni tipo provenienti dal magico oriente antico, uno stupendo viaggio archeologico e temporale proposto al MAO di Torino fino al 26 Agosto.



Per la prima volta escono dal Museo delle Civiltà di Roma 180 pregiati pezzi per giungere in questa piacevole mostra, un affascinante percorso di opere provenienti dalle lontane culture orientali, dalle vette del Nepal alle isole del Giappone.




Un’articolata esposizione di manufatti del vivere quotidiano, dalle più particolari forme e valore. Dalla cintura d’oro iraniana a fragili stampe cinesi, passando per una testa che pare di Modigliani ma arriva dallo Yemen dove è stata realizzata in alabastro duemila anni fa.

Un progetto sulla fragile presenza umana, sulle tracce della nostra esile esistenza in questo affascinante globo terrestre.

Nelle eleganti stanze di Palazzo Mazzonis sono passati tantissimi eventi, sempre di ottima qualità e valore culturale, e con questa bella mostra si festeggiano i dieci anni del MAO, un progetto che ha portato un fresco sguardo sull’oriente con opere stupende.



25/04/18

Passeggiando per Soho



Una bella iniziativa che unisce la mia passione per camminare e i tanti spazi no-profit di Soho, il tutto in una bella e pratica guida nella giornata di Sabato 28 Aprile.

CS

SoHo Arts Network (SAN) is pleased present Downtown Culture Walk, a self-guided walking tour highlighting the nonprofit art spaces in the SoHo and downtown neighborhoods. SAN seeks to further ignite the growth of the arts in the neighborhood through public programs exploring SoHo's rich cultural history. On April 28, members of SAN will open their doors for Downtown Culture Walk, inviting participants to discover the non-profit art spaces in the neighborhood. Walkthroughs, talks, open hours, and other programming will be offered that day for free or reduced admission.

Downtown Culture Walk - Saturday, April 28 11:00am – 6:00pm  

Participating SAN members are apexart, Artists Space: Books and Talks, AIA New York I Center for Architecture, Dia Art Foundation, The Drawing Center, The Renee & Chaim Gross Foundation, Emily Harvey Foundation, Grey Art Gallery - New York University, ICP Museum, Judd Foundation, Leslie-Lohman Museum of Gay and Lesbian Art, Museum of Chinese in America, New Museum, SoHo Photo Gallery, Storefront for Art and Architecture, and The Sylvia Wald & Po Kim Art Gallery.

More information, including a map of all participating organizations and programming schedule, is available here and on our website.

Art in America is the media partner for SoHo Arts Network’s Downtown Culture Walk.


About the SoHo Arts Network

The SoHo Arts Network (SAN) fosters collaboration between nonprofit arts institutions and artistic leaders within the area of New York City’s SoHo neighborhood. Founded in 2014 by nonprofit arts organizations, the network celebrates the rich history of SoHo’s unique creative community and advances the neighborhood’s continued cultural contributions to the lives of both residents and visitors. Further, it provides an important platform to increase awareness of the neighborhood’s continued importance as an arts district.

Burning Man allo Smithsonian





E’ stato costituito un progetto di valorizzazione culturale della suggestiva iniziativa del Burning Man che dal 1986 si svolge nell’area salata del Black Rock del Nevada.

Alcune delle tante installazioni temporanee saranno riproposte fino al prossimo Gennaio 2019 presso lo Smithsonian American Art Museum dalla curatrice Nora Atkinson della Renwick Gallery, col supporto del Burning Man Project.

Smithsonian American Art Museum
Renwick Gallery
Open Daily: 10:00 a.m.–5:30 p.m.
americanart.si.edu



CS


Each year in Nevada’s Black Rock Desert, a city of more than 75,000 people rises out of the dust for a single week. During that time, enormous experimental art installations are erected and many are ritually burned to the ground. The thriving temporary metropolis known as Burning Man is a hotbed of artistic ingenuity, driving innovation through its principles of radical self-expression, decommodification, communal participation, and reverence for the handmade. Both a cultural movement and an annual event, Burning Man remains one of the most influential phenomenons in contemporary American art and culture.

No Spectators: The Art of Burning Man brings the large-scale, participatory work from this desert gathering to the nation’s capital for the first time. The exhibition takes over the entire Renwick Gallery building and surrounding neighborhood, bringing alive the maker culture and creative spirit of this cultural movement.




Immersive room-sized installations, costumes, jewelry, and ephemera transport visitors to the gathering’s famed “Playa,” while selected photographs and archival materials from the Nevada Museum of Art's show City of Dust: The Evolution of Burning Man trace Burning Man’s growth and its bohemian roots.

Nora Atkinson, the museum’s Lloyd Herman Curator of Craft, organized the exhibition in collaboration with Burning Man Project, the nonprofit organization responsible for producing the annual Burning Man event in Black Rock City. The Burning Man community was instrumental in suggesting artworks for inclusion in the exhibition.

“‘No Spectators’ is a long-standing saying on Playa. You are encouraged to fully participate. It’s all about being there, being fully present, and not just observing. Two of the ten principles of Burning Man are radical participation and radical inclusivity, meaning that there are no outsiders. Everyone is part of the experience.”

– Nora Atkinson, Lloyd Herman Curator of Craft