Il Castello Gamba di Châtillon
presenta la mostra Larry Rivers dalla
Pinacoteca Agnelli.I tre volti di Primo Levi, un progetto della Pinacoteca
Giovanni e Marella Agnelli, curato dalla sua direttrice Marcella Pralormo.
Un’occasione unica per ammirare tre ritratti
di Primo Levi non visibili al pubblico, eseguiti dall’artista americano Larry
Rivers e oggi custoditi negli uffici della Pinacoteca Giovanni e Marella
Agnelli a Torino. Un percorso espositivo che permette di ricostruire la
passione per l’arte che ha sempre accompagnato la vita di Giovanni e Marella
Agnelli: una passione che li ha portati a collezionare opere importanti, scelte
sempre per il piacere estetico che suscitavano, indipendentemente dall’epoca o
dalla corrente artistica a cui appartenevano.
Nel 1987, in occasione di un viaggio a New
York subito dopo la tragica scomparsa di Primo Levi, Giovanni Agnelli - che
aveva studiato nello stesso liceo torinese dello scrittore e del quale era di
due anni più giovane - acquistò dalle MarlboroughGalleries di New York tre
ritratti di Primo Levi dipinti da Larry Rivers.
Larry Rivers, il cui vero nome è
YitzhokLoizaGrossberg (1923-2002), nacque in America da genitori russi ebrei.
Nel 1945, poco dopo aver cambiato nome, Rivers iniziò a dipingere, diventando
un protagonista della pop art americana.
A metà degli anni
Ottanta, Rivers aveva da poco iniziato a fare i conti con le sue origini
ebraiche, fino ad allora trascurate. Non aveva esperienze dirette della guerra
e dello sterminio e fu profondamente turbato dalla lettura di Se questo è un uomo, suggeritagli
dall’amico Furio Colombo, in quegli anni presidente di Fiat USA, che gli regalò
una copia del libro. Larry Rivers lesse tutte le opere di Primo Levi, si
appassionò alla sua storia e scelse di animare e teatralizzare i romanzi più
celebri in tre opere ancora oggi proprietà della famiglia Agnelli: Witness, Survivor e PeriodicTable.
A colpire
l’artista erano
state le diverse identità di Primo Levi: chimico torinese, deportato come
partigiano e identificato come ebreo,
sopravvissuto allo sterminio e diventato poi famoso come scrittore. Per esprimere al
meglio la sua visione della Memoria e della Morte l’artista utilizza la tecnica
della cancellazione con figure non pienamente presenti sulla scena. Una
perfetta metafora per la difficoltà di trasmettere la memoria dello sterminio
da parte dei sopravvissuti: le immagini del passato non si possono dimenticare,
eppure, allo stesso tempo, è impossibile riuscire a comunicare fino in fondo la
tragedia a chi non l’ha vissuta.
I tre
dipinti vennero portati in Italia ed esposti, per decisione dell’Avvocato, nella
sede de La Stampa, giornale per il quale Primo Levi aveva scritto a partire dal
1959, e in forma più continua dal 1968, saggi racconti ed elzeviri della Terza
Pagina. “Mio nonno – racconta Ginevra Elkann, presidente della Pinacoteca
Agnelli - decise di collocare i quadri di Rivers in una grande sala che si
trovava al piano terreno della sede de La Stampa in Via Marenco 32. Dopo la
collocazione dei quadri, la sala venne comunemente chiamata ‘Sala Primo Levi’.
Non era aperta al pubblico, ma era usata per le riunioni più importanti e per
accogliere i visitatori illustri per un primo saluto o un brindisi di
benvenuto”.
Dal 2002 le tele
si trovano negli uffici della Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli di Torino.
L’allestimento
della mostra è progettato da Marco Palmieri.
Durata 12 maggio - 23 settembre 2018
Castello Gamba
Località
Crêt-de-Breil | 11024 Châtillon | Valle d’Aosta
Tel.
+39 0166 563252 | info.castellogamba@regione.vda.it
Coordinate
GPS 45.747492,7.603397
Orario
di apertura: dal 1 aprile il Castello Gamba è aperto tutti i giorni dalle 13,00
alle 19,00
Biglietti
ingresso: intero € 5,00; ridotto € 3,00; ridotto 6-18 anni € 2,00.
Il
Castello Gamba, l’elegante dimora
dell’arte moderna valdostana. Arroccato su un promontorio roccioso e
incastonato in un parco di oltre 50.000 mq ricco di essenze vegetali rare e
preziose provenienti da tutto il mondo, questo palazzo aristocratico realizzato
agli inizi del Novecento ospita oggi le collezioni regionali di Arte moderna e
contemporanea. Tra 1903 e 1905 il barone torinese Carlo Maurizio Gamba decise
di costruire questa nuova dimora per l’amatissima sposa AngéliquePasserin
d’Entrèves in modo che potesse trascorrere lunghi periodi all’anno vicina agli
affetti della famiglia di origine che risiedeva nel castello di Châtillon.
L’ing. Carlo Saroldi, cui vennero affidati i lavori, progettò un palazzo
grandioso in stile neomedievale, dotato di tutti i confort possibili per
l’epoca, tra cui persino un ascensore, il primo installato nella regione. Dopo
la morte dei coniugi Gamba, senza eredi diretti, il castello pervenne ai
Passerin d'Entrèves, che nel 1982 lo vendettero alla Regione autonoma Valle
d'Aosta. A seguito di un accurato restauro il castello ospita oggi la ricca
collezione regionale di Arte moderna e contemporanea: un patrimonio che,
costituitosi a partire dal 1948, conta oggi più di 1.200 opere fra pittura,
scultura, grafica e fotografia, lungo un arco temporale che va dall'Ottocento
ai primi anni del nuovo millennio, incontrando le principali correnti del
Novecento.
Inaugurata
nel settembre 2002, la Pinacoteca
Agnelli è stata progettata da Renzo Piano sul tetto del Lingotto di Torino,
sede della prima grande fabbrica della Fiat,
per ospitare i capolavori donati da Giovanni e Marella Agnelli.
La
Pinacoteca rappresenta il momento finale dell’oltre ventennale processo di
trasformazione del Lingotto che ha mantenuto la grandiosità e la forza della
fabbrica automobilistica progettata da Giacomo Mattè Trucco. Lo “scrigno” –
come lo chiama Renzo Piano che l’ha progettato – accoglie 25 straordinari
capolavori (ventitre quadri e due sculture) che spaziano dal Settecento alla
metà del Novecento.
Tra
le opere in mostra si possono ammirare una raccolta unica in Italia di sette
tele di Matisse, un dipinto di Balla del 1913 sul tema della velocità
dell’automobile, capolavori di Severini, Modigliani e Tiepolo. La collezione
comprende anche preziose testimonianze dell’arte veneta: sei straordinarie
vedute di Venezia dipinte da Canaletto, e due vedute di Dresda di Bernardo
Bellotto, di tale precisione che servirono da modelli per la ricostruzione
della città dopo la seconda guerra mondiale. Non mancano opere di Picasso, una
del periodo blu l’altra del periodo cubista, e testimonianze impressioniste di
Renoir e di Manet. Infine, due statue in gesso di Antonio Canova, la Danzatrice
con dito al mento e la Danzatrice con mani sui fianchi. Al di sotto dello
scrigno, la Pinacoteca si sviluppa su altri cinque piani, in cui trovano posto
le esposizioni temporanee, un centro didattico per l’arte, gli uffici e un
bookshop.
Per info e visite:
www.pinacoteca-agnelli.it