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30/09/19

Prossimamente Artissima Telephone alle Ogr di Torino


Un nuovo interessante e originale progetto arriverà alla fine del mese, alle OGR – Officine Grandi Riparazioni , si tratta di Artissima Telephone, ideato appositamente per questi spazi e che offre una ricognizione sul telefono come mezzo espressivo artistico.


Torna così la collaborazione con Artissima e le OGR – Officine Grandi Riparazioni per proporre una mostra in continuità con l’indagine sul suono iniziata lo scorso anno con Sound.

Ideata da Ilaria Bonacossa e curata da Vittoria Martini, la mostra offre una ricognizione sul telefono come mezzo espressivo artistico attraverso una selezione di progetti realizzati da alcuni artisti presentati dalle gallerie partecipanti alla fiera. 

Artissima Telephone nasce in risposta al rapporto simbiotico e oramai ossessivo che ognuno di noi ha con i propri device, oggetti che ci rendono sempre più connessi alla rete e che fungono da tramite essenziale nelle relazioni sociali. Nello spazio del Duomo alle OGR verrà proposta una selezione eterogenea di opere che utilizzano il telefono come medium oggettuale o concettuale portando lo spettatore a fare l’esperienza oggi paradossale di doversi recare in un luogo preciso e alzare un ricevitore per poter ascoltare uno specifico lavoro, pur avendo in tasca il proprio smartphone connesso ventiquattro ore su ventiquattro. 

Artissima Telephone gioca, attraverso l’arte, sul passaggio dalla telefonia fissa all’era dello smartphone, esplorando il modo in cui le dinamiche sociali sono cambiate con l’introduzione delle componenti di mobilità (spazio) e simultaneità (tempo). L’utilizzo dello smartphone, considerato qualcosa di più che un semplice dispositivo vocale, ha fatto sì che si perdesse il legame con un luogo designato per le telefonate, rendendo in qualche modo pubblica la vita di ognuno. La consapevolezza di una totale mobilità trasforma i cellulari in tecnologie sociali capaci di unire spazi digitali confermando la virtuale onnipresenza dell'utente. 

Relazionandosi con il tema di Artissima 2019, il binomio desiderio-censura, Artissima Telephone offre un’ulteriore riflessione sullo sviluppo delle tecnologie e su come esse abbiano ridefinito le nozioni di pubblico e privato, di spazio fisico e digitale, di intimità e condivisione. Questa mobilità ibrida della comunicazione privata è però soggetta a costante controllo, diventando vero e proprio strumento per monitorizzare posizione e scelte di ciascuno. Artissima Telephone propone opere che ragionano su queste tematiche e/o che generano forme di “resistenza attiva” suggerendo un “ascolto” più profondo. Indagando il carattere aurale della contemporaneità, la mostra attiva un’esperienza uditiva in grado di arricchire e amplificare quella visiva.


Gli artisti e le gallerie selezionati per Artissima Telephone sono:

Aaajiao, HOUSE OF EGORN Berlino
Apparatus 22, GALLLERIAPIÙ Bologna 
Matthew Attard, MICHELA RIZZO Venezia
Axel M.
Xiaoyi Chen, MATÈRIA Roma
Larisa Crunțeanu, ANCA POTERASU Bucharest
Roberto Fassone, FANTA-MLN Milano
Shadi Habib Allah, RODEO Londra, Pireo
Nona Inescu, SPAZIOA Pistoia
Antal Lakner, GLASSYARD Budapest
Glenda León, SENDA Barcellona
Camille Llobet, FLORENCE LOEWY Parigi
Anna Maria Maiolino, RAFFAELLA CORTESE Milano
Josep Maynou, BOMBON Barcellona
Marzia Migliora, LIA RUMMA Milano, Napoli, Progetto speciale Telefono Rosa, Torino
Francesco Pedraglio, NORMA MANGIONE Torino
Michelangelo Pistoletto, GIORGIO PERSANO Torino
Selma Selman, NOVEMBAR Belgrado
Michele Spanghero, ALBERTA PANE Parigi, Venezia + 
MAZZOLI Berlino, Modena, Dusseldorf
Myles Starr, VIN VIN Vienna
Alberto Tadiello, Vicenza
Emilio Vavarella, GALLLERIAPIÙ Bologna 
Cesare Viel, PINKSUMMER Genova



Biografia

Vittoria Martini è una storica dell’arte. Dal 2013 insegna Storia delle mostre e delle pratiche curatoriali a Campo (Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino).
Tra le sue pubblicazioni più recenti, “1948|1968 The Venice Biennale at its turning”, in Making Art History in Europe after 1945, Routledge/Ashgate (with S. Collicelli Cagol) [forthcoming 2020]; How La Biennale as a brand was born. Venice as the archetype of a biennial city, in “Journal of On Biennials and Other Exhibitions”, [forthcoming Fall 2019]; Il canone espositivo e il caso Ambiente/Arte, in AAVV “Ricerche di S/Confine”, Gennaio 2018; “Utalia. Retrospettive prospettive e corsivi sull’arte italiana più prossima”, in, in AA.VV., That’s IT! Sull'ultima generazione di artisti in Italia e a un metro e ottanta dal confine (con G. Bertolino), Corraini 2018; The Importance of the re-contextualization of an art fair, in “The Exhibitionist”, December 2017. Attualmente sta lavorando al libro Thomas Hirschhorn’s The Bijlmer Spinoza-Festival. The Ambassador’s Diary (2009-2019), (Nero Editions, 2020).


ARTISSIMA TELEPHONE @OGR
Corso Castelfidardo 22, Torino
31 ottobre 2019 | Apertura al pubblico, ore 19.00–21.00 
1-2-3 novembre 2019 | Apertura al pubblico, ore 10.00–20.00 
Ingresso gratuito

London art week, Frieze sculpture 2019


Da oggi inizia la ricca settimana di arte londinese che intorno a Frieze realizza una vasta proposta d'arte contemporanea ma non solo, iniziamo allora dal progetto che Frieze realizza da diversi anni nel parco di Regent Park con le tante sculture presentato sul verde prato inglese eccovi il video 




L'edizione di quest'anno di Frieze Sculpture è curata da Clare Lilley con opere di : Iván Argote, Ghazaleh Avarzamani, Huma Bhabha, Peter Buggenhout, Jodie Carey, Ma Desheng, Tracey Emin, Lars Fisk, Barry Flanagan, Charlie Godet Thomas, Leiko Ikemura, Robert Indiana, Vik Muniz, Zak Ové, Jaume Plensa, Bettina Pousttchi, Tom Sachs, Lucy Skaer, LR Vandy, Joanna Rajkowska, TaiJung Um, Bill Woodrow and Emily Young.



Foto 

 Barry Flanagan, Composition, 2008, Waddington Custot, Frieze Sculpture 2019 - Photo by Stephen White. Courtesy of Stephen White/Frieze.


 Emily Young, Solar Disc III, 2018, Bowman Sculpture, Frieze Sculpture 2019 - Photo by Stephen White. Courtesy of Stephen White/Frieze.


 Lars Fisk, Tudor Ball, 2019, Marlborough, Frieze Sculpture 2019 Photo by Stephen White. Courtesy of Stephen White/Frieze.


Robert Indiana, ONE through ZERO, 1980-2002, Waddington Custot , Frieze Sculpture 2019 - copyright: Morgan Art Foundation Ltd. / Artists Rights Society (ARS), New York, DACS, London 2019. Photo by Stephen White. Courtesy of Stephen White/Frieze.

29/09/19

Frieze e Frieze Masters






Con l'autunno arriva la messe di Frieze e Frieze Master che come sempre sono il centro di queste giornate londinesi sull'arte contemporane. Due occasioni di grande qualità e proposte. Le diverse sezioni che paiono più interessanti c'è Woven curata da Cosmin Costinas, Live con la selezione di Diana Campbell Betancourt e Focus con le proposte di diverse gallerie come Karon Davis e Gary Lang da Wilding Cran, Rolf Nowotny da Christian Andersen o Joy Labinjo da Tiwani Contemporary.

Segnaliamo anche la terza edizione del BMW Open Work con l'artista Camille Blatrix, curata da Attilia Fattori Franchini.

All’interno della fiera sono già molte le gallerie che hanno annunciato speciali progetti espositivi, come quello delle gallerie Marilia Razuk e Vermelho col Latitude Platform o la Richard Saltoun Gallery con una proposta tutta concentrate su Jagoda Buić e un progetto sull’arte minimalista condiviso con la galleria Thomas Dane Gallery.




Frieze Master va a colpo sicuro con storiche gallerie e proposte di altissimo profilo storico, per cui fare delle scelte è molto difficile, io vi propongo di non perdervi gli stand di XXXX.



28/09/19

Prossimamente Kunsthaus di Zurigo


La programmazione della Kunsthaus di Zurigo per il prossimo anno è bella intensa di eventi artistici, che vedono figura di spicco internazionale come Olafur Eliasson con interessanti proposte come la mostra su Ottilie Wilhelmine Roederstein.

Vediamo allora il ricco calendario .


17.1. – 22.3.20 
OLAFUR ELIASSON 
Olafur Eliasson (*1967), annoverato tra i più importanti artisti contemporanei, ha progettato una nuova installazione, concepita appositamente per un’area espositiva di circa 1000 m2 all’interno del Kunsthaus Zürich. L’opera affronta il rapporto di noi uomini con gli altri esseri viventi e con le altre specie presenti sulla terra. In luogo della lotta per la sopraffazione, Eliasson invita alla simbiosi e trasforma lo spazio museale in un’installazione immersiva totale, che stimola tutti i nostri sensi. L’artista riesce a tradurre questo tipo di questioni cruciali e di sfide sociali in un’estetica che si rivolge non solo alla nostra ragione, ma che ci avvolge anche sul piano fisico ed emotivo. 
Con il sostegno di Swiss Re – Partner per l’arte contemporanea 

31.1. – 26.4.20 
LA POESIA DELLA LINEA. DISEGNI DI GRANDI MAESTRI ITALIANI 
Il Kunsthaus Zürich presenta una selezione della sua piccola ma assai pregiata collezione di disegni italiani dal rinascimento al barocco. Accanto al celebre studio di Raffaello per un affresco nel palazzo del Vaticano, saranno esposti disegni finora sconosciuti di grandi nomi italiani della storia dell’arte, quali Correggio, Guercino e Carlo Maratti. Guardando le linee tracciate con virtuosismo sulla carta sembra di assistere in diretta alla nascita di un’opera d’arte.   
Mostra in collaborazione con l’Istituto di storia dell’arte dell’Università di Zurigo.
 

7.2. – 3.5.20 
OTTILIA GIACOMETTI – UN RITRATTO. OPERE DI GIOVANNI E ALBERTO GIACOMETTI 
La mostra è dedicata a Ottilia, figlia di Giovanni e Annetta Giacometti, nonché sorella di Alberto, Diego e Bruno. L’esposizione è incentrata sulla figura meno nota della celebre famiglia di artisti: Ottilia muore nel 1937, a soli 33 anni, all’atto di mettere al mondo suo figlio Silvio. Una sessantina di quadri, disegni e sculture di Giovanni e Alberto Giacometti la ritraggono da bambina, fanciulla e quale giovane donna. Parte della mostra è dedicata ai ritratti di suo figlio Silvio: nel nipote, cui Alberto era molto affezionato, continuava a vivere il ricordo di Ottilia. Alcune fotografie e documenti inediti mettono in luce i forti legami familiari dei Giacometti. 
Con il sostegno della Fondazione Hulda e Gustav Zumsteg 

24.4. – 19.7.20 
GLORIA EFFIMERA – I RUGGENTI ANNI VENTI. 
DA JOSEPHINE BAKER A THOMAS RUFF 
Gli anni venti del Novecento furono un decennio di passi in avanti e di ricadute. In nessun altro momento del XX secolo vi fu un tale desiderio di novità: si affermarono nuove visioni urbanistiche, le città conobbero una crescita smisurata, i ruoli tradizionali vennero messi in discussione e superati, le minoranze oppresse fecero sentire la propria voce a livello politico e culturale, la vita quotidiana dei lavoratori divenne più sostenibile, mentre si affermava una fiorente industria del tempo libero. L’alto grado di innovazione ebbe un diretto riflesso sul desiderio di sperimentazione in tutte le arti. 
Per la prima volta vengono considerati insieme, in un’unica mostra, movimenti quali il Bauhaus, il Dada, la Nuova oggettività, nonché icone del modernismo architettonico e del design. Il Kunsthaus evidenzia l’eterogeneità di stili in pittura, scultura, disegno, fotografia, cinema e collage di quegli anni di grandi cambiamenti. Un collegamento ai giorni nostri è tracciato da artisti contemporanei che si interessano in maniera precipua al linguaggio formale e ai contenuti degli anni venti. 
In coproduzione con i Festspiele Zürich 
Con il sostegno della Zürcherische Seidenindustrie Gesellschaft


29.5. – 13.9.19 
KADER ATTIA 
Kader Attia nasce nel 1970 da genitori algerini in una periferia a nord di Parigi. L’esperienza di una vita a metà strada fra due culture è il punto di partenza per la sua attività artistica: nelle sue opere, Attia affronta il tema del passato coloniale dell’Europa e del mondo occidentale con le relative conseguenze. 
Un alto valore etico ed estetico contraddistingue le sue sculture, le sue installazioni, le sue foto e i suoi video, dedicati alle crisi e alle principali questioni sociopolitiche dei nostri giorni. Al centro della mostra vi è un’opera monumentale realizzata dall’artista appositamente per il Kunsthaus. 
Con il sostegno di Swiss Re – Partner per l’arte contemporanea 

4.7. – 8.11.20 
PAESAGGI – LUOGHI DELLA PITTURA 
La mostra offre un panorama della pittura paesaggistica con oltre 50 straordinari quadri provenienti dalle collezioni del Kunsthaus e nati nelle Fiandre, in Olanda, in Italia e in Francia fra il Cinquecento e l’Ottocento. Tra gli artisti vi sono Joachim Patenier, Hendrick Avercamp, Jan van Goyen, Jacob van Ruisdael, Claude Lorrain, Domenichino e Bernardo Bellotto. 
È innovativa la presentazione in parallelo di paesaggi degli inizi della modernità, realizzati da van Gogh, Segantini e Monet: rispetto agli incisivi dipinti dei grandi maestri del passato, tali pittori offrirono una diversa chiave di lettura dei vasti spazi. Questa nuova dimensione è comunicata allo spettatore anche attraverso il posizionamento orizzontale delle loro opere. 
Con il sostegno di Albers & Co AG


4.9. – 6.12.20 
WILD AT HEART: IL ROMANTICISMO SVIZZERO DA FÜSSLI A BÖCKLIN 
Scenari alto-alpini di natura indomita, drammatici episodi chiave della storia svizzera, strazianti naufragi: la mostra sul romanticismo svizzero trasforma il Kunsthaus Zürich in una carrellata di forti emozioni. Con oltre 150 opere, da Johann Heinrich Füssli al giovane Arnold Böcklin, passando per Alexandre Calame, la mostra mette in evidenza il prominente contributo degli artisti svizzeri all’evoluzione della pittura paesaggistica europea e fa rivivere il fascino dei ghiacciai, delle nevi perenni e delle sublimi montagne. Il romanticismo, inoltre, esplora ambiti al di là del pensiero razionale: la passione, l’ebbrezza dei sensi, il fascino dell’inspiegabile sono elementi centrali dell’arte dell’epoca, che riflettono un sentimento esistenziale oggi tornato in auge come alternativa rispetto ad una vita quotidiana improntata all’iper-razionalità. 
Un contributo del Credit Suisse a la cultura – Partner Kunsthaus Zürich 

4.12.20 – 5.4.21 
OTTILIE W. ROEDERSTEIN 
Ottilie Wilhelmine Roederstein (1859 – 1937) fu in vita una pittrice indipendente e di successo, molto apprezzata per i suoi ritratti e per le sue nature morte. A partire dal 1883 espose i propri dipinti a Parigi con 
buoni risultati. Nel 1912 rappresentò la Svizzera come unica artista donna nella celebre esposizione d’arte internazionale del Sonderbund a Colonia – accanto a colleghi del calibro di Giovanni Giacometti, Ferdinand Hodler e Cuno Amiet. A dispetto della sua fama internazionale di un tempo, Roederstein è caduta nell’oblio. A 83 anni dalla sua morte, il Kunsthaus Zürich organizza la prima mostra monografica a lei dedicata in Svizzera: una sessantina di opere consentono di riscoprire dopo un lungo periodo la grande ricchezza di stili che la contraddistinguono. 
La mostra è organizzata in collaborazione con lo Städel Museum di Francoforte sul Meno. 

LA COLLEZIONE MERITA SEMPRE UNA VISITA 
Nella sua duplice veste di museo e di centro espositivo, il Kunsthaus presenta non solo mostre temporanee ma anche la propria considerevole collezione. Tra i quadri, le sculture e le installazioni spaziali di arte occidentale dal Duecento ad oggi, vi sono anche la più estesa collezione di opere di Alberto Giacometti nonché il più ampio insieme di quadri di Edvard Munch al di fuori della Norvegia.

Turner Prize 2019


Quest'anno sono gli spazi della Turner Contemporary a Margate ad ospitare la nuova edizione del Turner Prize che vede selezionati gli artisti Lawrence Abu Hamdan, Helen Cammock, Oscar Murillo e Tai Shani.

Nel complesso opere molto poco artistiche e tanto documentative, istanze molto condivisibili e nobili, ma che poi sfociano in video, installazioni alquanto brutte, forse per questo la pittura è tornata in auge nel sistema dell'arte. 

Come sempre il vincitore del premio sarà annunciato in diretta sulla Bbc il prossimo Dicembre. 

Gagosian Viewing Room


Da oggi è possibile fruire della Online Viewing Room che la galleria Gagosian ha attivato sul web.

Si tratta di un nuovo progetto che durerà in forma temporanea nei giorni di Frieze London 2019, dopo il buon successo nei giorni di Art Basel Hong Kong. 

In questa occasione sono presentate sette opere di Sterling Ruby, in dialogo con altri artisti. 

Parallelamente proposto negli spazi di Londra, alla fiera Frieze e in Britannia Street, ci saranno altri lavori realizzati recentemente dell'artista.


 

L’Università di Verona accoglie l’arte contemporanea di Giorgio Fasol




Molto interessante il progetto di collaborazione che è stato realizzato fra l’Università di Verona è il collezionista Giorgio Fasol.

Per cinque anni una selezione di opere, un’ottantina in tutto, sono state date in comodato all’Università per un progetto espositivo permanente intitolato Contemporanee / Contemporanei, curato da Desin Isaia del Mart di Rovereto.

Negli Usa è già una prassi assodato per le università, avere una propria galleria espositiva, quasi sempre dedicata alle forme più sperimentali ma anche a raccolta di donazione di ex-universitari.

Questo è il primo caso in Italia e speriamo che sia una nuova strategia di altri centri culturali.



cs
Il nuovo progetto di sensibilizzazione e di formazione all’arte contemporanea è nato grazie a un accordo di collaborazione tra l’università di Verona e Agi Verona, di Giorgio Fasol, noto collezionista di opere di giovani emergenti. Obiettivo della convenzione è rendere l’università un luogo di confronto con l’arte, intesa come una chiave interpretativa della realtà, attraverso il coinvolgimento attivo di studenti e studentesse.

Cuore dell’esposizione sarà il complesso di Santa Marta, ex Provianda delle truppe asburgiche, oggi un nuovo spazio che accoglie conoscenza, innovazione e sperimentazione, aperto alla comunità universitaria, alla città e al territorio.  Curatore della mostra è Denis Isaia, del museo MART di Rovereto.

L’obiettivo è di coinvolgere le giovani generazioni che potranno fruire liberamente di video, installazioni, sculture e dipinti nel quotidiano ambiente di lavoro e di studio dando così vita a un processo colloquiale con le opere al fine di valorizzarne il potere comunicativo e di creare sinergie e interessi culturali diversi.

Con queste premesse Agi Verona si impegna a consegnare in comodato un centinaio di opere della propria collezione, mentre l’Università si impegna a conservarle e valorizzarle nei propri spazi. L’esposizione che inaugura pubblicamente il progetto va intesa come un primo passo verso altrettanto ambiziosi progetti di valorizzazione che, come da premesse, dovranno essere intesi al coinvolgimento attivo degli studenti e dei dipartimenti.

L’auspicio è che, anche attraverso questo progetto, gli studenti possano essere protagonisti – ossia contemporanei – del proprio tempo.

A partire da questi presupposti il progetto espositivo cerca un dialogo non con lo spazio, ma con i flussi degli studenti che li attraversano e li vivono. La mostra si presenta come un compendio della babele linguistica dei nostri giorni in cui convivono i linguaggi tradizionali come il disegno o la pittura figurativa, gli interventi più concettuali, l’installazione e la videoarte. In linea con l’identità della collezione AGI Verona, l’attenzione è stata rivolta verso opere prodotte nel corso degli anni 2000 da artisti oggi per lo più trentenni o quarantenni. L’obiettivo è la condivisone di un panorama linguistico e culturale che accomuna una generazione indipendentemente che si tratti di artisti o studenti.

A beneficiare di questa sinergia saranno, oltre agli studenti, ai docenti e al personale dell'università, anche i cittadini e gli appassionati, del territorio e non solo, che potranno riscoprire l’università come laboratorio aperto per l’arte contemporanea, in linea con la terza missione dell’ateneo che si impegna in molteplici attività per offrire il proprio contributo a sostegno dell’innovazione tecnologica, economica e sociale della città di Verona, del territorio e del Paese.

Un progetto innovativo per coinvolgere gli studenti nell’arte contemporanea.

“Contemporanee / contemporanei” è stato presentato nella sala Barbieri del palazzo Giuliari lunedì 17 giugno da Nicola Sartor, rettore dell’università, Giorgio Fasol, presidente di Agi Verona, Fabrizio Magani, soprintendente ad Archeologia, belle arti e paesaggio di Verona, Denis Isaia, curatore dell’opera e Francesca Rossi, direttrice dei Musei civici di Verona.

Abstract: The Art of Design seconda serie


Dopo il successo del primo anno torna su Netflix la serie Abstract: The Art of Design e inizia subito con un grande nome dell'arte Olafur Eliasson, che proprio in questo periodo ha una mostra alla Tate Modern di Londra.

Seguono tanti altri interessanti episodi che vedo anche partecipi Cas Holman, Neri Oxman, Ruth E Carter, Jonathan Hoefler e Ian Spalter, in sei nuove puntate sul complesso tema della creazione nei diversi settori culturali. 

Ogni episodio vede un grande personaggio che parla delle proprie competenze e del suo approccio alla produzione di nuove idee e opere.

Nella prima serie erano presenti Nike Tinker Hatfield, Christoph Niemann, Ralph Gilles, Ilse Crawford, Es Devlin, Paula Scher, Bjarke Ingels e Platon.

27/09/19

A Parigi torna la Nuit Blanche



Quest'anno sarà il 5 Ottobre la Nuit Blanche di Parigi, come sempre un ricco calendario di eventi e di manifestazioni per vivere la magica notte di questa stupenda città.

Da sempre uno delle manifestazioni più affascinanti e ben strutturate, imitata ma mai eguagliata in tutto il mondo. 

CS

UN ÉVÉNEMENT INCONTOURNABLE
Manifestation artistique annuelle dédiée à la création contemporaine, Nuit Blanche est organisée, depuis 2002, par la Ville de Paris, chaque premier samedi du mois d’octobre. Le temps d’une nuit, la création contemporaine sous toutes ses formes est mise à l’honneur dans la ville, sur l’espace public, dans des établissements culturels, des monuments prestigieux, méconnus ou inaccessibles habituellement. La capitale devient, de 19h à 7h du matin, le lieu de tous les possibles, où chacun peut vivre une expérience artistique hors du commun. L’événement est gratuit et ouvert à tous.

UN ÉVÉNEMENT FÉDÉRATEUR
Nuit Blanche encourage le lien social et la mixité en rassemblant plus d’un million de participants chaque année. Sa mise en place valorise un tissu d’acteurs économiques et de savoir-faire aussi différents que complémentaires. Un important dispositif de médiation est déployé en vue de faciliter la compréhension et l’appropriation par tous des œuvres : plus de 80 médiateurs formés sont présents sur les sites pour accompagner les visiteurs dans leur découverte de la manifestation.

UN ÉVÉNEMENT MÉTROPOLITAIN
Pour la première fois, Nuit Blanche revêtira une dimension métropolitaine affirmée en la faisant rayonner au-delà du territoire parisien. Avec l’appui de la Métropole du Grand Paris, Nuit Blanche investira ainsi largement d’autres communes par différentes manifestations artistiques mettant en valeurleurs talents.

UN ÉVÉNEMENT INTERNATIONAL
Nuit Blanche contribue au rayonnement culturel de Paris dans le monde entier. Le succès rencontré à Paris par Nuit Blanche, depuis sa création, a conduit les plus grandes villes et capitales à travers le monde à organiser leur propre Nuit Blanche. De Bruxelles (Belgique) à Kyoto (Japon), de Melbourne (Australie) à Taipei (Taïwan), 35 villes réalisent désormais cette performance nocturne inédite, dont pour la première fois, Los Angeles (États-Unis), Mexico (Mexique) et Prizren (Kosovo) 

26/09/19

Books and Others


Oggi all' ICA Milano – Istituto Contemporaneo per le Arti  è stato presentato il nuovo appuntamento annuale dedicato al libro d’arte e di cultura visivaBooks and Others, progetto inedito che include la mostra Work–Book–Work, a cura di Gregorio Magnani. Da venerdì 27 a domenica 29 settembre 2019Books and Others offrirà al visitatore una ricognizione sull’editoria d’arte italiana.

La prima edizione di Books and Others è curata da un team composto da Chiara Costa, editor e storica dell’arte contemporanea, Dallas, studio di progettazione grafica e creativa fondato da Francesco Valtolina e Kevin Pedron, Giovanna Silva, fotografa e fondatrice della casa editrice Humboldt Books, e Alberto Salvadori, direttore Fondazione ICA Milano.
Nell’ambito di Books and Others, inoltre, una giuria di cinque esperti assegnerà un premio al migliore libro d’arte e cultura visiva pubblicato in Italia. La giuria è composta da: Cecilia Canziani, Anna Franceschini, Samuel Gross, Saul Marcadent, Lorenzo Paini.
I curatori hanno invitato circa trenta editori italiani attivi nell’ambito del contemporaneo a presentare per Books and Others un numero massimo di tre titoli ciascuno, scelti tra cataloghi di mostre, biografie di artisti, saggi e libri d’artista pubblicati nel 2018. I titoli proposti saranno esposti e consultabili dal pubblico al pianterreno della Fondazione, e successivamente, grazie alla donazione degli editori, entreranno a far parte della biblioteca di ICA che dall’autunno 2019 sarà a disposizione per la consultazione, lo studio e la ricerca.
Gli editori che partecipano sono: A+M Bookstore, Bruno, Centro Di, Corraini, Cura, Damiani Editore, Electa, Fondazione Carriero, Fondazione Prada, Gamec, Hangar Bicocca, Humboldt Books, Johan & Levi, MADRE, MAN_Museo della Provincia di Nuoro, MART, Mousse, Museion, Nero, Palazzo Grassi e Punta della Dogana, Postmedia, Quodlibet, Silvana Editoriale, Skinnerboox, Skira, Viaindustriae.

Durante la manifestazione sarà anche possibile acquistare riviste e progetti editoriali indipendenti proposti da Reading Room, nuovo spazio milanese dedicato all’editoria indipendente, e da Bruno, casa editrice e libreria di Venezia, collaboratori speciali del progetto.

Il programma culturale di Books and Others include il workshop September Book, laboratorio curato da Dallas e condotto da Lorenzo Rindori e Marco Tomassoli che intende esplorare il medium libro come supporto per la rappresentazione e la produzione artistica. Per l’occasione gli artisti italiani Alessandro Agudio, Riccardo Benassi, Francesco Bertocco, Alessandro Di Pietro & Enrico Boccioletti, Viola Leddi, Margherita Raso, Andrea Romano e Riccardo Sala lavoreranno in stretto dialogo con i partecipanti alla realizzazione di un elaborato editoriale attinente all’opera dell’artista, di cui saranno messe in evidenza le peculiarità. I diversi elaborati saranno uniformati secondo dimensioni prestabilite e nell’uso della carta e dei caratteri tipografici messi a disposizione. In questo modo le produzioni editoriali potranno esistere sia come entità autonome sia come elementi di una serie. I progetti saranno stampati durante la giornata di sabato 28 settembre e allestiti in una mostra visitabile domenica 29 settembre.

Nell’ambito di Books and Others ICA presenta la mostra Work–Book–Work, a cura di Gregorio Magnani, che fino a domenica 6 ottobre 2019 pone in dialogo una serie di opere appositamente concepite da cinque artisti internazionali che hanno scelto il libro d’artista, inteso come opera d’arte autonoma, quale elemento centrale della loro ricerca: Céline Condorelli (1974, Francia), Michael Dean (1977, Regno Unito), Karl Holmqvist (1964, Svezia), Sara MacKillop (1973, Regno Unito) ed Erik Steinbrecher (1963, Svizzera). Nella giornata di venerdì 27 settembre inoltre, in forma di sorpresa e in orari non comunicati, verranno realizzate da alcuni degli artisti in mostra due performance.

Work–Book–Work propone un’originale visione del libro d’artista, inteso come attivatore dello spazio circostante. I saggi, le sculture e le pubblicazioni di Céline Condorelli investigano le connotazioni storiche, affettive e politiche delle nostre nozioni di display e i modi in cui queste modulano la relazione corrente fra opera e pubblico. Michael Dean combina scultura, pubblicazioni, scritti e performance in una ricerca comune sui modi in cui il linguaggio occupa lo spazio, estendendolo oltre i limiti del libro e della significazione. Karl Holmqvist opera esclusivamente attraverso il linguaggio trovato. Frammenti di discorsi esistenti – alti e bassi, nuovi e vecchi – vengono presentati in formati che spaziano dal libro alla scultura, a scritte sui muri o su tela o su mobili trovati, arrivando a coinvolgere anche la performance. Le installazioni di Sara MacKillop sono spesso display per i libri che lei stessa crea e pubblica. Questi hanno in comune una relazione mimetica ma sottilmente sovversiva con strumenti quotidiani di organizzazione leggermente obsoleti e display quali la cancelleria da ufficio, le schede di prestito delle biblioteche, i cataloghi Ikea e i rotoli che dispensano carta da parati. Erik Steinbrecher espande le sue esplorazioni gioiosamente anarchiche dalle possibilità dei metodi di stampa e di disegno grafico agli oggetti trovati e modificati che compongono le sue installazioni.

Per ciascuno i libri d’artista operano allo stesso tempo con e contro il feticismo e la commodificazione inerentemente impliciti nell’oggetto-libro o nel libro-opera d’arte e l’altrettanto inerente percezione del libro inteso come materiale di supporto secondario per l’opera. Ciascuno considera le proprie pubblicazioni come possibili elementi per altre opere che le possono incorporare in vari modi. Work–Book–Work esplora le particolari relazioni che questi artisti innescano tra le proprie opere e il desiderio che esse rimangano strumenti per un lavoro futuro.
Didascalia immagine, dall'alto:
- Michael Dean, Analogue Series (Not Yet Titled), 2018. Ink stained publications, cable ties, 20 x 56 x 30 cm / 7.8 x 22 x 11.8 in. Courtesy the artist and Herald St, London. Photographer: Alessandro Wang

Canova e Thorvaldsen quando nasce la scultura moderna




Un grande progetto dedicato alla nascita della scultura moderna prende corpo alle  Gallerie d’Italia – Piazza Scala, sede museale di Intesa Sanpaolo a Milano, con la  la mostra Canova | Thorvaldsen. La nascita della scultura moderna, a cura di Stefano Grandesso e Fernando Mazzocca.

La mostra che durerà fino a Marzo viene realizzata in collaborazione con il Museo Thorvaldsen di Copenaghen, il Museo Statale Ermitage di San Pietroburgo, con l’apporto di prestiti fondamentali concessi da musei e collezioni private italiani e stranieri, solo per citarne alcuni: la Biblioteca Apostolica Vaticana, le Gallerie degli Uffizi di Firenze, il J. Paul Getty Museum di Los Angeles, il Museo Nacional del Prado di Madrid, la Pinacoteca di Brera e la Pinacoteca della Veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano, il Metropolitan Museum di New York, le Gallerie Nazionali di Arte Antica di Roma, le Gallerie dell'Accademia di Venezia. Un consistente nucleo di opere proviene inoltre dal Museo e Gypsotheca Antonio Canova di Possagno che ha in programma importanti iniziative per le celebrazioni dei 200 anni dalla morte del maestro.




L’evento propone, con più di 150 opere, il confronto, mai tentato prima, tra i due grandi protagonisti della scultura moderna in età neoclassica e romantica: l’italiano Antonio Canova (1757-1822) e il danese Bertel Thorvaldsen (1770-1844), i due “classici moderni” in grado di trasformare l’idea stessa della scultura e la sua tecnica, creando opere immortali, diventate popolari e riprodotte in tutto il mondo.

Il terreno su cui si affrontarono originariamente i due illustri maestri è stato il suolo romano, dove svolsero entrambi una buona parte della loro carriera: Canova giunse a Roma nel 1781 e vi morì nel 1822, mentre Thorvaldsen vi si insediò a partire dal 1797 per i successivi quarant’anni.

Qui, i due artisti ingaggiarono una delle più note e produttive sfide su identici temi e soggetti che regaleranno all’arte alcuni capolavori: le figure della mitologia classica, come Amore e Psiche, Venere, Paride, Ebe, le Grazie, rappresentavano nell’immaginario comune l’incarnazione




Informazioni
numero verde 800.167619
info@gallerieditalia.com
www.gallerieditalia.com


La nuova location di The Others 2019




Continua il viaggio negli spazi alternativi di The Others Fair, la fiera giovanile ideata da Roberto Casiraghi, che giunge quest’anno alla nova edizione e troverà spazio nell’ex Ospedale Militare Alessandro Riberi, giusto fra le fiere Artissima e Flash Back.

Sulla carta si prospetta uno spazio più agevole del difficile Ospedale Maria Adelaide, che era molto ibridato.

Gli spazi saranno fruibili  dal 31 ottobre e durerà fino al 3 Novembre, curerà questa edizione Lorenzo Bruni.


CS

Dopo le ultime edizioni tutte in crescita di critica e di pubblico e fedele all’idea che ha sempre caratterizzato la rassegna di utilizzare edifici in disuso, anticonvenzionali e affascinanti, The Others si sposta nuovamente di sede lasciando l’ex ospedale Maria Adelaide e disegnando il nuovo baricentro dei percorsi della Contemporary Art Week di novembre a Torino.

Nuova prestigiosissima sede di The Others 2019 è l’ex Ospedale Militare Alessandro Riberi in Corso IV Novembre, di fronte a Piazza d’Armi; grazie alla disponibilità dell’Esercito Italiano, del suo Generale Salvatore Cuoci, Comandante per la Formazione e Scuola di Applicazione dell’Esercito da cui dipende la nuova sede. Gli espositori ed il pubblico avranno a disposizione un luogo inedito e sfidante, per la prima volta nella sua storia aperto al pubblico, che ben si inserisce nella filosofia di The Others di far scoprire e apprezzare luoghi inediti del patrimonio storico del nostro territorio.

La struttura è dedicata a Alessandro Riberi (nato nel 1794 a Stroppo in provincia di Cuneo e morto nel 1861 a Torino) professore, accademico delle Scienze, chirurgo della Real persona e famiglia con Carlo Alberto, grande innovatore della medicina e riformatore nei campi della sanità militare e civile. Presidente del Consiglio superiore militare di sanità, fondò nel 1851 il Giornale di medicina militare, con lo scopo di migliorare l’istruzione del corpo sanitario in forza all’esercito, favorì la diffusione di gabinetti di lettura per la formazione del personale medico in divisa, istituì il laboratorio chimico-farmaceutico militare, si spese affinché i servizi veterinari e farmaceutici dell’armata fossero messi alle strette dipendenze dello stesso Consiglio.

Ospedale militare in stile liberty, realizzato tra il 1904 ed il 1914 a spese dello Stato, su terreno acquistato e ceduto all’Esercito dal Comune di Torino, è ora sede del Campus “A. Riberi” e del Poliambulatorio militare. A segnare un altro aspetto di vicinanza culturale con The Others si ricorda che, a suo tempo, l’Ospedale Militare ha traslocato nell’attuale sede da quella precedente alloggiata nell’Accademia Albertina.

The Others 2019 segna il centro ideale del percorso tra GAM, OGR, Fondazione Merz e Sandretto Re Rebaudengo, Flashback e Oval Lingotto: un nuovo asse del contemporaneo di Torino.

foto  Ex Ospedale Militare Riberi visto da corso IV novembre. Fotografia di Silvia Bertelli  


31 Ottobre – 3 Novembre, 2019
theothersfair.com



theothers@theothersfair.com  info@mariagraziabalbiano.com  press@theothersfair.com








25/09/19

who knows one



L'artista Haim Steinbach si espone come curatore presso Vistamare col progetto "who knows one" una varia collettiva con gli artisti :Darren Bader, Kenji Fujita, Liam Gillick, Rachel Harrison, Alfredo Jaar, Zerek Kempf, Peter Kogler, Joseph Kosuth, Agnieszka Kurant, Miltos Manetas, Helen Marten, Moshe Ninio, Susan Philipsz, Magali Reus, Mika Rottenberg, Nancy Shaver, Eran Schaerf, Gwen Smith, Ettore Spalletti, Steel Stillman, Slavs and Tatars, Noncommittal, Joe Winter.

L'evento si inaugurerà il prossimo 28 Settembre e durerà fino alla fine si Febbraio 2020, presso gli spazi di Vistamare a Pescara

L’artista ha invitato ventitré artisti, diversi per provenienza e percorso, scegliendo di porre una domanda who knows one, che permettesse loro di interrogarsi sul significato stesso dell’opera d’arte, domanda che coinvolge anche il fruitore finale dell’opera, lasciando tutti impegnati nella ricerca di una risposta.

Il quesito iniziale who knows one (letteralmente ‘chi sa che cosa è il numero 1’) è una filastrocca, uno scioglilingua per i bambini tratto da un testo ebraico dell’Haggadah (circa 1500 a.c.) – un compendio di omelie rabbiniche e racconti che incorporano il folclore, gli aneddoti storici e i consigli pratici – che mette in campo dubbi riferibili non solo al mondo dell’arte ma a sistemi di pensiero filosofico e religioso più ampi, che costringono l’individuo a interrogarsi sul senso stesso dell’esistenza.

Ciascun artista ha risposto utilizzando strumenti a lui congeniali e il percorso espositivo si snoda attraverso una serie di lavori, di natura differente e spesso enigmatici, in cui la parola ha un ruolo prominente.


La domanda “who knows one” è tratta dall’omonima poesia allegorica, parte del testo ebraico dell’“Haggadah”, e che viene letto attorno al tavolo della cena in occasione della Pasqua ebraica. Il contenuto della poesia è storico e insieme etico nel suo riferimento all’Esodo e ai Dieci Comandamenti (“who knows ten”) ed evidenzia le complessità e le contraddizioni della ricerca volta a scoprire: che cosa ci faccio qui? chi sono? dove sto andando?

Nel 1948 Barnett Newman dipinse il quadro “Onement I” e, secondo il Museum of Modern Art, era “la prima volta in cui l’artista usava una striscia verticale per definire la struttura spaziale del suo lavoro.”

Che cosa significa “primo”, come si fa a catturare un istante nel tempo? Così come per Newman, anche l’ultima poesia di Samuel Beckett, “What is the Word”, indica un tentativo essenziale di catturare un’idea. Un’opera finita è tanto una definizione quanto una domanda.

L’allegoria di “who knows one” solleva anche l’interrogativo su dove sia Dio. E al tempo stesso afferma che Dio è uno. Suscita una domanda sull’essere.

In questo caso la domanda posta dal titolo agli artisti invitati a partecipare a questa mostra è stata capovolta, come se fosse rimbalzata agli artisti. Mette in questione la premessa dell’appello, come per dire: “Tu che cosa sai?” “Io che cosa so?” E in ogni caso: “A che serve tutto questo?”
—Haim Steinbach



Haim Steinbach (Rehovot, Israel, 1944) ha partecipato nel 1997 alla Biennale di Venezia all’interno della mostra internazionale curata da Germano Celant. I suoi lavori sono nella collezione permanente di molti musei internazionali: il Museum of Modern Art, New York; Museum of Contemporary Art, Los Angeles; Centre Georges Pompidou, Parigi; Menil Collection, Houston; Städel Museum, Francoforte; Tate Modern, Londra; Guggenheim Museum, New York; Stedelijk Museum, Amsterdam; Israel Museum, Gerusalemme; Museum Moderner Kunst di Vienna e il Museum of Contemporary Art di Chicago.

Il design delle Alpi


Autocaravan Laverda, Serie Blu, Studio Nizzoli Sistemi, 1974; Foto storica

Dal prossimo 11 Ottobre 2019 al 12 Gennaio 2020, Merano Arte ospiterà la prima esaustiva rassegna sulla produzione e sulla cultura del design moderno, così come si è sviluppata nell’area trentino-tirolese, collocata geograficamente al centro di quel formidabile incrocio di traiettorie che unisce Monaco a Venezia, Vienna a Milano.

La mostraDesign from the Alps, promossa e organizzata da KUNST MERAN MERANO ARTE in collaborazione con NABA, Nuova Accademia di Belle Arti di Milano e la Libera Università di Bolzano / Freie Universität Bozen,  con Barth partner di progetto, è il racconto dell’affascinante avventura del design in questa area alpina, che nell’ultimo secolo si è dimostrata vero laboratorio di ricerca ed elaborazione tecnico-formale.

La rassegna, curata da Claudio Larcher, Massimo Martignoni, Ursula Schnitzer, presenta oltre 100 pezzi di design che coprono un ampio arco di creatività, dai componenti d’arredo alle macchine fotografiche, dal packaging e dai prodotti alimentari agli esperimenti nel campo aeronautico e auto-motociclistico, ai giocattoli, all’attrezzatura sportiva.

Un itinerario scandito dai nomi più importanti di questa disciplina, da Fortunato Depero a Luciano Baldessari, da Gino Pollini ai due Ettore Sottsass, da Carlo Abarth a Martino Gamper, fino allo scrittore americano Ezra Pound.

L’esposizione analizza inizialmente il periodo compreso tra il 1919 e il 1945 quando, all’affievolirsi degli ultimi echi secessionisti, si sovrappone presto una nuova e sperimentale attitudine alla ricerca, in parte, stimolata dalla cornice programmatica del secondo Futurismo - con la pioneristica figura di Fortunato Depero, qui presente con il famoso “Libro imbullonato”, ed elementi di arredo esposti per la prima volta – in parte, dagli agganci con le nuove tendenze moderne promosse dal Bauhaus e dal Razionalismo italiano.
Si sviluppa in questo arco di tempo una generazione di grandi architetti, quali Luciano Baldessari, Adalberto Libera, Gino Pollini – che espone nel 1929 a Bolzano un pionieristico “appartamento elettrico”, oltre a Lois Welzenbacher e Clemens Holzmeister. A questi si affiancano i due Ettore Sottsass, senior e junior, che costituiscono nel loro vincolo familiare un unicum davvero inconsueto, con il secondo, Ettore Sottsass junior, nato a Innsbruck, cresciuto a Trento, attivo a Milano, che rappresenta per certi versi l’emblema di tutti i progettisti nati in queste terre.

Dopo la seconda guerra mondiale è lo sforzo di stare al passo con il progresso tecnologico corrente a mettere in luce efficaci e diversificate strategie operative, secondo gli schemi propri della stagione del miracolo economico, che investe soprattutto i settori specialistici della produzione alimentare, meccanica e dei trasporti. Spiccano in questo segmento, i nomi di Carlo Abarth, geniale inventore meccanico e di Gianni Caproni, ingegnere aeronautico, imprenditore e pioniere dell'aviazione, ma che si è dedicato anche produzione di moto e di motobici.

Dagli anni sessanta e settanta in avanti, infine, è l’idea dello scambio e del confronto ad ampio raggio a porsi quale prospettiva privilegiata, con diversi autori sintonizzati sulle novità e gli stimoli provenienti dai maggiori centri europei, quali Dario Montagni, Othmar Barth, Gianni Pettena, Matteo Thun, Marco Zanini, Benno Simma, Baldessari e Baldessari, Kuno Prey, Dante Donegani fino alle ultime e importanti voci del design contemporaneo come Harry Thaler, nativo di Merano ma molto impegnato anche all’estero.

L’allestimento, appositamente progettato per Merano Arte da Claudio Larcher con la collaborazione di Manal Abu Monassar e Gaia Dognini (NABA, Nuova Accademia di Belle Arti di Milano), segue i tre livelli dell’edificio storico in un percorso che riprende metaforicamente una salita dalla pianura all’alta montagna.

Accompagna la mostra un ampio catalogo trilingue edito da Scheidegger & Spiess (Zurigo), con progetto grafico di Antonino Benincasa con la collaborazione di Claudia Gelati e Malthe Wöhler e fotografie di Anna Maconi (Libera Università di Bolzano / Freie Universität Bozen). Oltre a schede specifiche relative agli oggetti esposti, il volume comprende approfondimenti tematici realizzati da numerosi esperti quali Christoph Hölz (Universität Innsbruck), Nicoletta Boschiero (responsabile della Casa d’Arte Futurista Depero di Rovereto), Kuno Prey (Libera Università di Bolzano / Freie Universität Bozen), lo storico e archivista Hans Heiss, l’etnologo e scrittore Siegfried de Rachewiltz, nipote di Ezra Pound, e l’artista Gianni Pettena. Inoltre le ricerche storiche e documentarie per quanto concerne l’area tirolese sono state svolte da Ivona Jelcic, autrice indipendente e giornalista culturale di Innsbruck.

DESIGN FROM THE ALPS. Südtirol/Alto Adige Tirol Trentino 1919-2019
Merano Arte - Edificio Cassa di Risparmio (Portici, 163)
11 ottobre 2019 – 12 gennaio 2020