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04/09/19

Marisa Merz - Geometrie sconnesse palpiti geometrici alla Collezione Giancarlo e Danna Olgiati di Lugano



Marisa Merz  Senza titolo  1976  Argilla cruda, pittura oro, cera, su treppiede metallico  139 x 45 x 46,5 cm  
© Roberto Pellegrini  Collezione Giancarlo e Danna Olgiati


Dal 22 settembre 2019 al 12 gennaio 2020 la Collezione Giancarlo e Danna Olgiati presenta  l’esposizione Marisa Merz. Geometrie sconnesse palpiti geometrici, dedicata a Marisa Merz  (Torino, 1926 – 2019), unica esponente femminile del gruppo dell’Arte Povera e tra le più  significative protagoniste della scena artistica italiana dagli anni Sessanta. Una selezione  delle sue opere più iconiche mette in rilievo una tematica ricorrente nel lavoro dell’artista,  ovvero la sua ricerca sul volto o meglio sulla figura.

Il progetto espositivo, curato da Beatrice Merz e sviluppato con la collaborazione della Fondazione  Merz, si colloca nell’ambito di una serie d’iniziative dedicate ad artisti presenti nella Collezione  Giancarlo e Danna Olgiati e si avvale di prestiti provenienti da importanti collezioni pubbliche e  private – in gran parte svizzere – oltre che dalla collezione personale dell’artista.

La mostra riunisce un corpus di quarantacinque opere che ripercorrono l’intero orizzonte creativo di Marisa Merz: dal disegno su diversi supporti alla scultura in argilla cruda, dalle tessiture di filo di  rame e di nylon agli oggetti trasformati in cera, nel tentativo di restituire tutte le modalità espressive  proprie dell’artista.

L’esposizione, che copre più di cinquant’anni di ricerca, si apre con alcuni capisaldi della produzione di Marisa Merz. Opere iconiche come Senza titolo del 1975 documentano gli esiti più  alti dell’indagine sul filo di rame, mezzo espressivo che le permette di esplorare i confini tra disegno   e scultura. A partire dagli anni Settanta i suoi interventi acquistano un carattere compiutamente ambientale, come testimonia la grande installazione in fili di rame lavorati a maglia, realizzata nel 1979 e da allora mai più esposta.

La mostra prosegue con un’ampia selezione di lavori, alcuni inediti, che comprendono disegni e  tecniche miste su differenti supporti unitamente ad un raffinato gruppo delle sue celebri testine in  creta. Tutte opere che dagli anni Ottanta tracciano il percorso più recente di Marisa Merz, mettendo  in luce una tematica ricorrente nella sua produzione, l’indagine sul volto o sulla figura, individuata come punto di riferimento nel percorso espositivo. Afferma nell’introduzione in catalogo Beatrice  Merz: “Il percorso della mostra è disegnato per permettere alle singole opere di intrattenere un  dialogo serrato tra loro creando, così, un campo di forza scandito da una successione di volti  sconosciuti e trasfigurati, ma profondamente reali”; volti o figure che “sono eseguiti attraverso la  sovrapposizione di segni e materie, in un ritmo quasi ossessivo”.

Il titolo stesso della mostra Geometrie sconnesse palpiti geometrici – frase autografa dell’artista,  appuntata su una parete della sua casa-studio – si pone come sibillina guida al personalissimo  universo segreto di Marisa Merz, di cui la mostra di Lugano desidera restituire la complessità lirica  e rigorosa al tempo stesso.