Nell’opera di Helen Cammock si intrecciano la narrativa femminile incentrata sulla perdita e sulla resilienza con la musica barocca composta da musiciste del Seicento, ispirazioni e racconti attraverso cui l’artista ha esplorato il concetto del lamento nella vita delle donne attraverso storie e geografie. Oltre al libro d’artista recentemente realizzato, la mostra include un film, una serie di incisioni su vinile, un fregio serigrafato e una stanza di ricerca in cui sono esposti libri e oggetti raccolti da Cammock e a lei donati durante il suo periodo in Italia.
La mostra è infatti il risultato di una residenza italiana di sei mesi nel 2018, organizzata da Max Mara, Whitechapel Gallery e Collezione Maramotti, e ideata a misura dell’artista. Nel suo percorso, che l’ha portata a fare tappa a Bologna, Firenze, Venezia, Roma, Palermo e Reggio Emilia, Cammock ha deciso di esplorare l’espressione del lamento e riscoprire voci femminili nascoste. Nel corso della residenza musiciste, storiche, artiste e cantanti hanno aperto i loro archivi e condiviso narrazioni e ricerche.
Il video in tre parti che è al cuore della mostra consiste in interviste con alcune delle donne che Cammock ha incontrato nel suo viaggio, tra cui attiviste nel sociale, migranti, rifugiate, una suora e donne che hanno combattuto la dittatura. L’opera rievoca il potere delle voci femminili dall’epoca del Barocco all’Italia di oggi. Le loro testimonianze sono intercalate con brani musicali e filmati girati in Italia in un complesso collage visivo e orale. Cinque stampe dai colori saturi rappresentano musica e voce mediante disegni al tratto e un lungo fregio a parete contiene immagini e parole legate alle donne che Cammock ha incontrato in Italia.
Che si può fare riprende il titolo di un lamento preoperistico del 1664 della compositrice italiana Barbara Strozzi (1619-1677). Cammock ha preso lezioni di canto lirico per imparare quest’aria, sulla quale si è esercitata nel corso di tutta la sua residenza. La musica è un elemento ricorrente nella nuova opera video e nella performance dal vivo che avrà luogo durante l’inaugurazione della mostra: Cammock eseguirà la musica di Strozzi accompagnata da una trombettista jazz, facendo così rivivere l’eredità della compositrice attraverso la sua voce. La musica della coeva musicista italiana Francesca Caccini (1587-1641) viene incorporata nella performance come colonna sonora ad accompagnare la parte di movimento. Strozzi e Caccini erano famose presso i loro contemporanei, ma ben presto i loro nomi sono caduti nell’oblio e soltanto ora le loro composizioni vengono riprese ed eseguite ancora una volta.
Poetessa visiva i cui disegni, stampe, fotografie e filmati si affiancano a parole e immagini, Cammock porta avanti una pratica artistica multimediale in cui abbraccia testo, fotografia, video, canzone, performance e incisione, ed è determinata dal suo impegno a mettere in discussione le narrative storiche tradizionali sull’identità dei neri, delle donne, sulla ricchezza, sul potere, la povertà e la vulnerabilità. L’artista attinge dalla sua esperienza personale, insieme a riferimenti a storie di oppressione e resistenza, incorporando influenze provenienti da jazz, blues, poesia e danza, oltre alle parole di scrittori come James Baldwin, Maya Angelou e Audre Lorde. Cammock scava e riporta in superficie voci perdute, inascoltate o sepolte. Per l’artista, la musica – da Nina Simone e Alice Coltrane alla seicentesca musica preoperistica italiana – consente di perseguire questa ricerca che esplora la complessità del concetto di storia.
Che si può fare
Collezione Maramotti
Via Fratelli Cervi 66, Reggio Emilia, Italia
13 ottobre 2019 – 16 febbraio 2020
Inaugurazione su invito: 12 ottobre 2019, ore 18.00
#MaxMaraArtPrize #HelenCammock
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