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24/09/19

Abstract Sex ... con Artissima

 Athena Papadopoulos, Bunny Angel, 2019, wheels, pine wood, wood stain, various weights, wool, stuffing, pine dowels, leather, thread, fabric image transfer, hair dye, spray paint, PVC corsets, PVC fabric, felt, sofa samples, stuffing, polaroids, tulle, synthetic, hair, glue, copper wire, brides maids dresses, 245 x 173 x 54 cm Photo: Plastiques, London.  Courtesy of the artist and Emalin, London  


Ha già sollevato molto curiosità l'evento parallelo ad Artissima 2019, la chiacchieratissima mostra che si svolgerà presso la storica boutique torinese Jana, col titolo "Abstract Sex - We don't have any clothes, only equipment".  Eccovi allora tutte le news che ci sono arrivate: 



ABSTRACT SEX: WE DON’T HAVE ANY CLOTHES, ONLY EQUIPMENT 
Jana, via Maria Vittoria 45/A
30 ottobre 2019, Preview (su invito), ore 22.30–24.00
1-2 novembre, ore 10.00–21.00 (ingresso gratuito)
3 novembre, ore 10.00–18.00 (ingresso gratuito)

Dopo la seconda guerra mondiale, un industriale decise di convertire i macchinari fino a quel momento utilizzati per la fusione delle bombe in apparati per la produzione di caschi asciugacapelli per i saloni di bellezza. Le sofisticate tecnologie della guerra si trasformarono così in dispositivi per il perfezionamento del “corpo” come concetto socialmente e culturalmente determinato. Nello stesso momento storico l’arena politica iniziava a parlare di genere, di un’identità sessuale non più naturale, ma piuttosto artificialmente costruibile – e, di conseguenza, mercificabile.

Nel 1971 un gruppo di lesbiche armate di salami attaccarono il Professor Jérôme Lejeune mentre teneva una conferenza contro l’aborto. L’evento segnò la nascita del “Commando Saucisson” (commando salame), attorno al quale si sarebbe riunito poco più tardi il Front Homosexuel d’Action Révolutionnaire. Nella protesta, i salami diventavano una parodia degli strumenti tradizionali della politica: i manganelli della polizia e i falli del patriarcato.

Qualche anno fa, un artista ha prodotto “Asstral Traveller”, un butt plug in coprolite: guano fossilizzato di dinosauro risalente a 140 milioni di anni fa. L’uso di questo oggetto, una tecnologia pensata per la produzione di piacere tramite la stimolazione anale, consente l’apertura di un varco spazio-temporale. L’ano che ospita il plug diventa un organo post-identitario, trascendendo non solo la distinzione tra identità sessuali, ma anche la divisione tra umano e non umano, organico e inorganico, presente e futuro.

Thomas Hämén, Asstral traveler, 2016, Coprolite, 12 x 5 x 5 cm. Courtesy the artist
Abstract Sex: We don’t have any clothes, only equipment è il nuovo progetto espositivo di Artissima che porta la fiera in città negli spazi di Jana, boutique di moda di Via Maria Vittoria e storico punto di riferimento per artisti, scrittori e protagonisti della cultura. La mostra – nata da un’idea di Ilaria Bonacossa e curata da Lucrezia Calabrò Visconti e Guido Costa – è incentrata sul tema del desiderio, in linea con il fil rouge di questa edizione della fiera. Sospeso tra azione pirata e mostra, il progetto include fotografie, video, sculture, opere su tela o carta e oggetti in prestito dalle gallerie che partecipano ad Artissima.

La mostra Abstract Sex: We don’t have any clothes, only equipment disarma le rappresentazioni tradizionali del desiderio suggerendo alleanze inattese tra corpi, batteri, oggetti, macchinari e tecnologie. Attraverso un intreccio di narrazioni minori, storiche e contemporanee, propone una prospettiva trasversale tra virtualità e materialità, secondo la quale tutto ciò che ci circonda può venire ripensato come equipaggiamento, arma al servizio della definizione di nuove mitologie.

Athena Papadopoulos, Bunny Angel, 2019, wheels, pine wood, wood stain, various weights, wool, stuffing, pine dowels, leather, thread, fabric image transfer, hair dye, spray paint, PVC corsets, PVC fabric, felt, sofa samples, stuffing, polaroids, tulle, synthetic, hair, glue, copper wire, brides maids dresses, 245 x 173 x 54 cm
Photo: Plastiques, London.
Courtesy of the artist and Emalin, London
L’esplorazione dei territori del desiderio comporta la possibilità di inciampare in oggetti inaspettati, dispositivi ibridi e tecnologie stravaganti. Questo tipo di oggetti è disseminato nel percorso della mostra Abstract Sex: We don’t have any clothes, only equipment, incarnando il complesso insieme di ruoli che il desiderio ha interpretato nella storia recente, a partire dall’esempio dei tre aneddoti che introducono il progetto. Alcune opere in mostra evocano la stretta relazione tra forme contemporanee di piacere e forme globalizzate di consumo, confrontandosi con le ambivalenti conseguenze della virtualità. Altri lavori esplorano tecniche di appropriazione e travestitismo come momenti emancipatori di produzione di soggettività che sfuggono le categorie culturali dominanti. Infine, la mostra si focalizza sul corpo, come involucro poroso per l’incontro di organismi e interessi diversi, macchinario somatico e politico i cui orifizi possono diventare canali per la sperimentazione collettiva di nuove mitologie.


Thomas Hämén, Asstral traveler, 2016, Coprolite, 12 x 5 x 5 cm. Courtesy the artist


Nelle parole dei curatori: “Se le esperienze radicali degli anni Settanta invocavano le strategie emancipatorie e rivoluzionarie del desiderio come possibilità di fuga dagli apparati di controllo capitalistici, la ‘società libidinale’ contemporanea sembra aver addomesticato il desiderio, indirizzandolo verso oggetti di consumo e stili di vita normalizzati, suggeriti online da strutture algoritimiche. Termini come piacere, sesso e amore sembrano essere stati così completamente integrati in quello che è stato definito da Paul B. Preciado un ‘regime farmacopornografico’. Che tipo di strategie e alleati esistono oggi per riappropriarsi del desiderio, emancipandolo dalle dicotomie e dai valori imposti dal tecno-patriarcato?”.

Mutuando il titolo dell’omonimo saggio di Luciana Parisi, la mostra Abstract Sex opera in un contesto in cui la nostra soggettività è solo una delle forze che attraversano il corpo, il quale è diventato una piattaforma di scambio di informazioni, dove le micro-politiche di batteri e virus si scontrano con le macro-politiche del sistema socio-culturali ed economico che ci circonda.
In un'epoca storica in cui la definizione stessa di “essere umano” è sempre più negoziabile, Abstract Sex suggerisce temi come la disidentificazione, la post-pornografia, l’opacità e l’ibridazione come possibili ambiti di produzione di autonomia.

Iván Argote, Altruism, 2011, HD video, 01’ 20’', Courtesy the artist
Gli artisti e le gallerie invitati a prendere parte alla mostra sono:
Iván Argote, VERMEHLO San Paolo
Josefin Arnell, LILY ROBERT Parigi
Marcel Bascoulard, CHRISTOPHE GAILLARD Parigi
Benni Bosetto, ADA Roma
Simon Fujiwara, DVIR Tel Aviv, Bruxelles
Thomas Hämen, ISSUES Stoccolma
Barbara Hammer, KOW Berlino Madrid
Corrado Levi, RIBOT Milano
Sidsel Meineche Hansen, RODEO Londra, Pireo
Jacopo Miliani, ROSA SANTOS Valencia
Athena Papadopoulos, EMALIN Londra
Joanna Piotrowska, MADRAGOA Lisbona
Agnieszka Polska, GEORG KARGL Vienna
Karol Radiszewski, BWA WARSZAWA Varsavia
Steve Reinke, ISABELLA BORTOLOZZI Berlino
Tom of Finland, ESPACIO MINIMO Madrid
Wu Tsang ISABELLA BORTOLOZZI Berlino
Anna Uddenberg, KRAUPA-TUSKANY ZEIDLER Berlino
Andra Ursuta, MASSIMO DE CARLO Milano, Londra, Hong Kong


Biografie

Lucrezia Calabrò Visconti
Curatrice Abstract Sex: We don’t have any clothes, only equipment
Lucrezia Calabrò Visconti è una curatrice indipendente che vive in Italia. Nella sua pratica sviluppa mostre e public programme in cui la ricerca assume un ruolo preponderante, dedicandosi spesso a progetti collaborativi con una forma ibrida e interdisciplinare. Tra i suoi progetti recenti: Get Rid of Yourself (Ancora Ancora Ancora), Fondazione Baruchello, Roma; Abracadabra, 6th International Biennale for Young Art, Mosca; Why Is Everybody Being So Nice?, De Appel e Stedelijk Museum, Amsterdam; Dear Betty: Run Fast, Bite Hard!, GAMeC, Bergamo. Nel 2017 ha fondato La Scuola della Fine del Tempo con Ambra Pittoni e Paul-Flavien Enriquez-Sarano. I suoi testi sono comparsi in riviste e cataloghi di arte contemporanea, e ha curato pubblicazioni tra cui recentemente The New Work Times per Maurizio Cattelan. Dal 2018 è responsabile del Young Curators Residency Programme della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino. Si è formata a De Appel, Amsterdam; Campo12, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino; IUAV, Venezia, Artists Space, New York.


Guido Costa
Curatore Abstract Sex: We don’t have any clothes, only equipment

Guido Costa vive a Torino dove nel 1999 ha aperto la galleria Guido Costa Projects, collaborando con artisti italiani, tra cui Gianluca e Massimiliano De Serio, Manuele Cerutti, Cuoghi Corsello, e moltissimi artisti internazionali curandone in molti casi la prima mostra in Italia o in Europa, tra cui Nan Goldin, William Eggleston, John Baldessari, Richard Prince, Damien Hirst. Nel 1995 ha fondato con Gigi Giannuzzi la casa editrice, specializzata in fotografia, West Zone (poi Trolley), con sede a Londra. Tra il 2005 e il 2015 ha lavorato come consulente scientifico per la Fondazione Spinola Banna di Poirino, da lui fondata. Ha scritto numerosi saggi di arte contemporanea e di fotografia e ha curato svariati volumi per editori italiani e internazionali, in particolare con l’artista Nan Goldin, con la quale ha realizzato tutti i suoi ultimi libri e monografie dal 1996 ad oggi.

La mostra è vietata ai minori di 18 anni.

Special Project Partner
Kristina Ti, special partner del progetto, ha concepito per l’occasione una T-shirt con la grafica della mostra in collaborazione con lo studio FIONDA di Torino; la Limited Edition KTI x Artissima sarà in vendita presso il KTI STORE TORINO in Via Maria Vittoria 18 per tutta la durata della fiera e accompagnerà “VM18”, la nuova Capsule Collection di lingerie by Kristina Ti, una espressione di femminilità dedicata alla donna Kristina Ti.