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30/06/21

Cipro, scoprire la culla della Civiltà

 


Oggi ha preso avvio la stupenda mostra "Cipro. Crocevia della civiltà" ospitata nelle Sale Chiablese dei Musei Reali di Torino fino al 9 gennaio 2022, realizzata in collaborazione con l’Università degli Studi di Torino, con il patrocinio della Città di Torino e della Regione Piemonte e il sostegno di Fondazione CRT, Reale Mutua, Giubileo e Ribes Solutions.
 
Un bella iniziativa curata da Luca Bombardieri, docente dell’Ateneo torinese, ed Elisa Panero, curatrice delle collezioni archeologiche dei Musei Reali, è un’occasione unica per lasciarsi conquistare da una delle isole mediterranee più misteriose, il cui incanto è a tutt’oggi immutato: mitica culla di Afrodite, che nasce dalla spuma del mare cipriota, è il centro del più importante mare dell’antichità, crocevia di scambi commerciali e approdo di culture differenti in cui si forma la moderna concezione del mondo mediterraneo.
 
La mostra si delinea intorno alla più importante collezione cipriota italiana, quella dei Musei Reali di Torino, ad oggi largamente inedita, ed è arricchita da prestiti unici per la prima volta in Italia provenienti da illustri istituzioni straniere, tra cui il British Museum di Londra, il Metropolitan Museum of Art di New York, il Fitzwilliam Museum di Cambridge, il Medelhavetmuseet di Stoccolma, il Kunsthistorisches Museum di Vienna e il Museo di Cipro a Nicosia.
 
Le collezioni cipriote dei Musei Reali di Torino costituiscono un nucleo pressoché unico nel panorama dei grandi musei europei. Il Museo di Antichità conta infatti più di 1.000 reperti, frutto di donazioni avvenute a partire dal 1847 sotto il console del Regno di Sardegna Marcello Cerruti prima e soprattutto grazie agli scavi condotti da Luigi Palma di Cesnola, console americano sull’isola ma nato a Rivarolo, in provincia di Torino. Tale raccolta è paragonabile per importanza scientifica e varietà alla grande collezione del Museo Egizio di Torino, di cui rappresenta un ideale contraltare mediterraneo. La raccolta torinese - la più antica fuori dall’isola e probabilmente anche la più completa in termini cronologici - costituisce nel contempo l’alter ego della collezione cipriota allestita al Metropolitan Museum of Art di New York dallo stesso Luigi Palma di Cesnola, in veste di primo direttore.   
                 
“Con Cipro. Crocevia delle civiltà i Musei Reali compiono un passo determinante nel campo della ricerca e intorno ad un segmento molto significativo delle collezioni di archeologia legate all’eredità dei Savoia - dichiara Enrica Pagella, Direttrice dei Musei Reali -. Nonostante i ritardi e le restrizioni dovute all’emergenza sanitaria causata dalla pandemia, la mostra viene ora proposta al pubblico in una configurazione fedele al progetto originario, grazie soprattutto alla disponibilità dei musei e degli enti prestatori, che hanno assicurato una preziosa continuità di collaborazione. A loro, e, insieme, all’Università di Torino, va il nostro più sincero ringraziamento per aver creduto in questo progetto e per averlo sostenuto anche nei lunghi mesi di incertezza che hanno accompagnato la sua gestazione”.
 

Il percorso espositivo
 
Soltanto negli ultimi decenni, i recenti studi archeologici hanno permesso di restituire all’isola la sua identità̀, il suo ruolo determinante nel commercio mediterraneo e il suo percorso di sviluppo millenario. Cipro fu, infatti, una tappa fondamentale per la navigazione antica: dall’età del Bronzo in avanti conferma il suo ruolo nodale nei contatti con il Vicino Oriente, prima con la presenza dei Fenici, poi con le dominazioni assira, egizia e persiana fino a quella romana. L’eredità cipriota appare come un insieme di modelli e influenze differenti, lingue e conoscenze, che si armonizzano in una cultura del tutto originale e fortemente distintiva.
 
La civiltà cipriota rivive attraverso le sculture lapidee e in terracotta, le ceramiche e gli alabastri, i vetri, i metalli, le lucerne e i gioielli, oltre a specchi, epigrafi, sigilli e monete in mostra negli spazi delle Sale Chiablese. Qui l’esposizione si modula su un percorso che parte dal collezionismo e dalla ricerca erudita ottocentesca a Torino e in Europa, delineando il contesto culturale che ha portato al formarsi dell’importante collezione del Museo di Antichità, e ritorna nella capitale sabauda con i più recenti aggiornamenti e linee di ricerca dell’archeologia scientifica attuale. Sette sezioni tematiche permetteranno di inquadrare i materiali nella storia e nel mito legato all’isola, non solo ripercorrendo cronologicamente le vicende che hanno portato dai primi stanziamenti preistorici alla formazione delle città-stato e al periodo dei grandi imperi, ma anche esplorando i culti, i simboli e le ritualità tipiche così come le contaminazioni tra lingue, scritture e potere. Un’attenzione particolare sarà dedicata al ruolo della donna in tutte le sue espressioni - madre, sacerdotessa, dea (in particolare Afrodite) - con statue, gioielli e dipinti provenienti dalla Galleria Sabauda, che dialogano con le raffigurazioni più antiche definendo nuovi significati. Installazioni multimediali interattive ed esperienze multisensoriali che coinvolgono olfatto e udito arricchiscono la visita, che si conclude con il ritorno a Torino, luogo di partenza e insieme di arrivo di un viaggio che nella sua parte finale si concentra su quanto scoperto e messo in luce dalle più recenti missioni italiane a Cipro. Un contributo che consente di riscontrare l’evoluzione della disciplina archeologica attraverso ricostruzioni 3D e strumentazioni informatiche, interagendo attraverso esperienze tattili che guidano alla comprensione dell’archeologia come concepita oggi.
 
Tra i pezzi più significativi esposti in questa affascinante mostra a cavallo tra mito e realtà si evidenziano alcuni reperti conservati presso il Museo di Antichità, tra cui una testa di divinità o sacerdotessa di piccole dimensioni, in terracotta, risalente al 625-550 a.C.; un unguentario a forma di dattero, in vetro, della prima età imperiale, contenente probabilmente una sostanza oleosa a base del frutto tropicale; e una statua della dea (Afrodite) assisa in trono, arrivata a Torino nel marzo del 1847, il cui corpo e testa risalgono a età diverse, montate insieme secondo un uso caratteristico del collezionismo antiquario dell’epoca. Arriva invece da Vienna la statua di dea assisa in trono del periodo cipro-arcaico, in prestito dal Kunsthistorisches Museum, mentre dal The Metropolitan Museum of Art di New York una statua votiva in abito assiro, in calcare, datata tra 550–525 a.C., per la prima volta esposta al pubblico.
           
Largo spazio, infine, sarà dedicato anche alle collaborazioni con le istituzioni italiane e piemontesi, in particolare: il Museo Egizio di Torino; l’Accademia delle Scienze di Torino; l’Archivio Storico, il Museo di Anatomia e il Museo di Antropologia ed Etnografia dell’Università di Torino; e il Museo Camillo Leone di Vercelli oltre al Museo Archeologico Nazionale di Cagliari.
 
“I Musei Reali si cimentano con una grande mostra internazionale di archeologia, tema che manca da oltre un decennio sullo scenario torinese, e lo fanno con un racconto trasversale e corale - spiegano i curatori Elisa Panero e Luca Bombardieri -. Nell’immaginario antico Cipro è indissolubilmente legata ad Afrodite. La nascita della Dea e il rapporto che instaura con la sua isola d’elezione hanno formato, attraverso i secoli e le diverse forme dell’espressione letteraria ed artistica, un’immagine di Cipro così forte da travalicare il mito ed influenzare la nostra moderna percezione della storia di quest’isola. Ma Cipro va oltre la sua Dea. La moderna ricerca archeologica ha permesso di restituirle la sua dimensione di cuore e crocevia del Mediterraneo e il suo ruolo di fulcro di un orizzonte che si allarga a tutto il Mediterraneo. Un ponte e un porto, ai quali auspichiamo possa approdare il pubblico torinese, italiano e internazionale con la curiosità di esplorare le origini della nostra identità europea”.
 

Podcast, concerti e visite guidate
 
Cipro. Crocevia delle civiltà non si esaurisce nel percorso espositivo: l’inaugurazione della mostra è stata preceduta dalla pubblicazione di un podcast realizzato dagli studenti della Scuola Holden con il coordinamento dell’autore e regista Alessandro Avataneo. Partendo da alcuni dei reperti presenti nell’allestimento e dal dialogo con gli archeologi, i giovani storyteller hanno raccontato in dieci puntate il rapporto tra Cipro e il Piemonte, tra i fratelli Palma di Cesnola e la contemporaneità, attraverso gli occhi e le parole di un inedito Mediterraneo.
 
Il pubblico avrà l’occasione di espandere l’esperienza di visita partecipando inoltre alle numerose attività collaterali che animeranno i prossimi mesi. Dal 16 luglio al 27 agosto, ogni venerdì alle ore 21 ad eccezione di sabato 14 agosto, la corte e i giardini dei Musei Reali ospiteranno un ciclo di concerti Torino. Crocevia di sonorità in collaborazione con il Conservatorio Statale di Musica Giuseppe Verdi di Torino. Fiati, percussioni, archi e chitarre accompagneranno gli ascoltatori in un viaggio musicale che porta Torino al centro di diverse sonorità del Mediterraneo e attraversando l’Oceano, come fece a metà Ottocento Luigi Palma di Cesnola, fino al jazz americano. Chi parteciperà ai concerti avrà la possibilità di fruire, in un pacchetto unico dedicato, della visita serale alla mostra, aperta in via straordinaria fino alle 23.30.
 
La mostra conta inoltre su una collaborazione eccezionale per la ricostruzione delle sonorità antiche: anche la band torinese Eugenio in Via di Gioia si è lasciata affascinare dal viaggio archeologico nella terra di Afrodite, collaborando con i curatori per ricostruire e interpretare le sonorità antiche che saranno apprezzabili all’interno dello spazio destinato al Sacro, alla dea e ai suoi miti.
 
Dal 17 luglio sarà inoltre possibile, camminando tra i viali ombrosi dei Giardini Reali, conoscere le essenze “navigando” verso Cipro. L’isola, massimo produttore nell’antichità di profumi dedicati alla dea Afrodite, sarà mostrata ai visitatori tramite esperienze multisensoriali e olfattive: piccoli gruppi verranno condotti alla scoperta delle fragranze antiche, in un viaggio nei secoli tra Oriente e Occidente.
 
Oltre alle visite guidate su prenotazione in italiano, inglese, francese, tedesco e spagnolo, per promuovere una fruizione dei Musei sempre più accessibile è previsto un ciclo di visite guidate in LIS – Lingua dei Segni Italiana, che offrirà l’opportunità ai non udenti e ipoudenti di avvicinarsi al percorso espositivo in forma inclusiva e partecipata.
 
Tutte le info al sito   Musei Reali Torino

FSRR, verso ... i giovani!

 


La Fondazione Sandretto Re Rebaudengo ha avviato una interessante iniziativa rivolta ai giovani chiamata "Verso", si tratta di un programma articolato in diversi formati: mostre, workshop, conferenze, eventi performativi e di aggregazione, contenuti digitali. Verso  vuole coinvolgere le generazioni fra i 15 e i 29 anni ed è insieme agente e destinatario del progetto.

Il progetto si pone delle domande sia nelle esigenze di chi ne è protagonista e nelle urgenze della contemporaneità. Queste domande hanno a che fare con l’autonomia e la realizzazione delle generazioni più giovani, la loro partecipazione alla vita sociale e politica, la problematizzazione delle nuove dipendenze.

In Verso la sfera curatoriale e artistica si uniscono e si articolano, costruendo uno spazio pedagogico aperto, dinamico e orizzontale, in cui si praticano il pensiero critico autonomo e lo sviluppo di una conoscenza transdisciplinare. In questo spazio – abitato da scuole, università, enti di orientamento e formazione professionale – l’educazione è non formale, la produzione di contenuti è collettiva.

Verso è una serie antologica che durerà 18 mesi: i momenti in cui si articola si chiamano Stagioni, gli eventi che propone sono gli Episodi. Gli episodi hanno durata variabile, e perciò non creano un susseguirsi di porzioni di tempo uguali tra loro, ma si sovrappongono, sconfinano, si accavallano per tutta la durata del progetto. Come ogni serie, una volta che sarà finita potrete guardarla da capo su questo sito, per scoprire dettagli nuovi o soffermarvi su quelli che più vi hanno colpito. 

Grandi o famosi?





La settimana scorsa nell'inserto La Lettura del Corriere della Sera è uscito il report sul mercato dell’arte che ogni anno la società Artmarket.com realizza.

Che dire, mi pare che sia molto evidente che molti di questi artisti proposti siano molto enfatici e che la qualità non so se reggerà i prossimi dieci anni. 


Soprattutto lasci perplessi il valore storico delle opere che questi artisti realizzano che sono oramai bruciate dalla rapidità di consumo e dalla massa di produzione. 

Condivido la visione di Vincenzo Trione che manifesta molti dubbi sulla produzione di questi ultimi vent'anni; come già avevo scritto in altri post, tanti "lavori" ma pochissime opere d'arte, i capolavori per ora paiono assenti.

Ma come sempre sarà il tempo a farci capire quali siano i veri riferimenti storici.  

29/06/21

Hauser & Wirth prossimamente a Los Angeles




 Sarà a Los Angeles, in una ex officina d'auto la diciassettesima galleria di Hauser & Wirth. Prosegue così la crescita di questo che oramai è il più importante promotore di arte contemporanea al mondo. 

Nell'elegante quartiere di West Hollywood, aprirà nell'autunno del 2022 sulla Santa Monica Boulevard in un nuovo spazio ampio e luminoso che sarà riprogettato dallo studio Selldorf Architects, con un'azione di conservazione e tutela dello storico edificio.


CS

Marc Payot announced today that the gallery will expand its Los Angeles presence with a second location opening Fall 2022 in West Hollywood, a cultural and geographic hub of America’s second largest city. The new venue will occupy the site of a vintage automobile sales showroom at 8980 Santa Monica Boulevard, where a white stucco façade and red tile roofing typify the distinctive 1930s Spanish Colonial Revival style of Hollywood’s Golden Age.

In creating a second LA space, the gallery seeks to extend its commitment to a city and cultural community that have been integral to the gallery’s vision and program since its founding almost three decades ago. Los Angeles artists represented by Hauser & Wirth include Larry Bell, Mark Bradford, Charles Gaines, Richard Jackson, Rachel Khedoori, Paul McCarthy, Christina Quarles, Gary Simmons, Henry Taylor, Diana Thater, and the late artists Luchita Hurtado, Allan Kaprow, Mike Kelley, and Jason Rhoades.


The new Westside location will serve as a counterpoint and complement our dynamic Downtown LA Arts District venue within the historic 116,000 square foot Globe Mills complex on East 3rd Street. Opened in March 2016, the Arts District gallery is today a thriving international arts destination. In West Hollywood, Hauser & Wirth will create 5,000 square feet of exhibition space, as well as a new restaurant – a combination of features conceived to welcome Angelenos at the crossroads of the Design District, ‘Historic Boys Town,’ and Beverly Hills. With vaulted wood truss ceilings and expansive windows onto the street, this new site will encourage a synergy between the gallery’s vigorous program and the bustling energy of the lively cafes, legendary music venues, and leading interior design and retail boutiques that make West Hollywood a famously vibrant and storied creative center.


Like the gallery’s Arts District complex, the new Santa Monica Boulevard space will be designed by Annabelle Selldorf, Principal of Selldorf Architects, who has worked closely with the gallery since its founding in 1992. Earlier collaborations between Selldorf and Hauser & Wirth have involved the adaptive reuse of such historically significant sites as the legendary Roxy roller rink and dance club on West 18th Street and a historic Upper East Side townhouse in New York City; a former brewery complex in Zurich; a landmarked bank building in London; and a listed 18th century farmstead in Somerset, Southwest England. Selldorf’s most recently completed project with Hauser & Wirth is the gallery first purpose-built, ground-up building, which opened to the public in 2020 at 542 West 22nd Street in the West Chelsea Arts District. Selldorf’s West Hollywood project for Hauser & Wirth will continue the gallery’s longstanding commitment to supporting the cultural and architectural heritage of the communities where it does business.

Art Up ecco i vincitori


La settimana scorsa, nella serata di giovedì 24 giugno 2021, presso la Corte del Terribilia dell'Accademia di Belle Arti di Bologna, sono stati proclamati i vincitori di Art Up |  premio della Critica e dei Collezionisti, il riconoscimento rivolto ai giovani talenti, ideato da Fondazione Zucchelli, con la collaborazione dell'Accademia e dell'Associazione delle Gallerie di  arte Moderna e Contemporanea di Bologna, per promuovere nuovi talenti facilitandone il rapporto con il mercato.

Giunto alla sua terza edizione, il  premio – realizzato con il sostegno economico di Banca di Bologna e di collezionisti privati – s'inserisce all'interno di Opentour 2021, la manifestazione organizzata dall'Accademia di Belle Arti di Bologna al termine di ogni anno accademico per offrire al pubblico i risultati del lavoro svolto da studenti e docenti: quest'anno Opentour Exhibition, visitabile fino al 30 giugno, raccoglie oltre un centinaio di opere, installazioni, progetti, e per la prima volta la sezione Inside Show, la cui curatela è stata affidata a Pier Luigi Tazzi, uno dei più importanti critici e curatori d'arte contemporanei. 


La giuria di Art Up, composta da Lorenzo Balbi, direttore artistico del MAMbo - Museo d'Arte Moderna di Bologna, presente fin dalla prima edizione, Gloria Bartoli, Vice Direttore Artistico di  arte Fiera, e dal collezionista Marco Ghigi, ha attentamente vagliato tutti i lavori degli studenti dell'Accademia di Belle Arti in concorso e assegnato due distinti premi, oltre a quattro menzioni d'onore. 

Il Premio della Critica, di importo pari a 1.500 euro, finanziato da Banca di Bologna, è stato assegnato a Francesco Ibba per l'opera Mishima e Morita (parte dell'Inside show curato da Pier Luigi Tazzi) che sarà acquisita dalla collezione di  arte contemporanea della stessa banca. Lo studente è stato ritenuto meritevole dalla giuria per "aver presentato un'opera che unisce stimoli visivi, tecniche e un uso dei materiali derivanti dalla tradizione della storia dell'arte del passato, stravolgendoli e rielaborandoli in maniera radicale e personale". 


Il Premio dei Collezionisti, di importo pari a 1.500 euro, quest'anno interamente sostenuto da Polfil, è stato assegnato a Luca Campestri per il trittico Errori. Ammissioni di colpa, selezionato dal docente Stefano Scheda, che sarà acquisito nella Collezione della stessa impresa. Secondo la giuria, lo studente "ha saputo condensare all'interno di un'opera dalla grande efficacia visiva una riflessione sulla pratica pittorica e sul ritmo della produzione, con le sue pause, i suoi errori e i suoi ripensamenti".

Menzioni d'onore sono state conferite a Francesco Bendini per l'opera Gorgos, Josephine Capozzi per Un ballo in maschera, Xu Zheng per l'opera Thread e Julija Tioli per 49 giorni.


Si ringrazia
Il Direttore di Accademia di Belle Arti di Bologna
La Giuria
Banca di Bologna
La Collezione Polfil

28/06/21

Appunti per un miracolo permanente, Edoardo Piermattei al Quartz di Torino

 


Oggi alle ore 18:00, Quartz Studio presenterà "Appunti per un miracolo permanente", la prima personale a Torino dell’artista Edoardo Piermattei (Ancona, 1992) con un testo critico di Cornelia Lauf. In mostra tre sculture, intitolate Asa Nisi Masa, realizzate dall’artista pensando allo spazio che le avrebbe accolte. Come dichiara Edoardo Piermattei:

Asa Nisi Masa sono tre sculture nate per abitare ambienti e indossare architetture. Se la mia pratica pittorica ha sempre avuto una dimensione architettonica, Asa Nisi Masa mi ha fatto spostare lo sguardo dalle architetture ai loro abitanti e ho quindi iniziato a realizzare delle sculture che potessero abitare il mio studio e indossare le mie architetture. Nella scelta dei materiali mi sono allontanato dai cementi pigmentati, per sperimentare la duttilità della cera e la fragilità della carta nel tentativo di tendere sulle sculture una pelle o, meglio, un ricordo della pelle in assenza dei corpi. Grazie all’uso di materiale organico e deperibile – cera, legno, carta e canapa – ho strappato le sculture alla loro dimensione atemporale e le ho collocate oltre che nello spazio nel tempo. Asa Nisi Masa è una filastrocca, un mantra, una preghiera: che gli occhi delle sculture possano prendere vita. In 8½ di Federico Fellini i bambini la ripetono nella speranza che, durante la notte, un dipinto possa animarsi e indicare loro con lo sguardo il posto in cui è sepolto un tesoro.

L’artista, con Asa Nisi Masa, si fa erede della grande tradizione scultorea della sua terra, le Marche, ma lo fa con la leggerezza materiale della cera di medardiana memoria e con la malinconia trasognata dei personaggi di Fellini. Un modo antico e nuovissimo di vivere la tradizione italiana in cui l’arte è sempre stata pensata come espressione di un ambiente al contempo geografico e mentale. Con Asa Nisi Masa di Piermattei Quartz Studio continua la propria riflessione sul concetto di scultura, forma espressiva paradigmatica dell’immaginario dell’occidente dai kouroi a oggi.

 Edoardo Piermattei (Ancona, Italia, 1992) vive e lavora a Torino, dove ha frequentato il corso di pittura dell’Accademia Albertina di Belle Arti. Nel 2015, con altri artisti, fonda l’artist-run space Spazio Buonasera. Sue mostre personali sono state organizzate presso Spazio Buonasera, Torino (2017); Art Basel Hong Kong (2017); galleria Thomas Brambilla, Bergamo (2017). 

I vini sono stati gentilmente offerti da Agricola Bellaria di Roccabascerana (AV). www.agricolabellaria.com

La mostra resterà aperta dal 28 giugno al 4 settembre 2021, su appuntamento. Quartz Studio è su Instagram


Monday June 28, 2021 Quartz Studio is pleased to present Appunti per un miracolo permanente, the first solo show in Turin by the artist Edoardo Piermattei (Ancona, Italy, 1992). The exhibition is accompanied by a critical text written by Cornelia Lauf. Piermattei has produced three new sculptures with the Quartz Studio space in mind. As explained by the artist, Asa Nisi Masa is a series of three sculptures erected to inhabit space and wear architecture. He states: 

With Asa Nisi Masa, my painting practice, which for a long time has been focused on the architectural dimension, has drawn attention to the inhabitants of architecture itself – that is why I started building statues capable of inhabiting my studio and wearing my architecture. I have set aside the pigmented concrete with which I was familiar to experience the ductility of wax and the fragility of paper, in an attempt to stretch a skin over the statues, or rather, a memory of the skin where there is no body. It is indeed through the use of perishable and organic materials – wax, wood, paper, and hemp – that I managed to tear the statues away from their atemporal dimension and situate them in both space and time. Asa Nisi Masa is a nursery rhyme, a mantra, a prayer for the statues’ eyes to come alive. In the movie 8½ by Federico Fellini some children keep repeating it: they are trying to animate a painting whose eyes might disclose to them where a treasure is buried.

With Asa Nisi Masa, the artist makes himself heir to a great sculptural tradition of his homeland, the Marche, doing so with the material lightness of wax that suggests Medardo Rosso and the dream-like melancholy of Fellini's characters. This is an age-old yet very new way of experiencing the Italian tradition in which art has always been an expression of an environment that is geographic and mental at once. With Piermattei's Asa Nisi Masa, Quartz Studio is continuing its exploration of the concept of sculpture, a paradigmatic form of expression in Western imagery from the kouroi to the present day.

 Edoardo Piermattei (Ancona, Italy, 1992) lives and works in Turin, where he studied painting at the Accademia Albertina di Belle Arti. In 2015, together with other artists, he founded the artist-run space Spazio Buonasera. His solo exhibitions have been held at Spazio Buonasera, Turin (2017); Art Basel, Hong Kong (2017); Thomas Brambilla Gallery, Bergamo (2017). 

Wines will kindly be offered by Agricola Bellaria di Roccabascerana (AV) www.agricolabellaria.com

The exhibition will be open from June 28 to September 4, 2021, by appointment. Quartz Studio is on Instagram

QUARTZ STUDIO / Via Giulia di Barolo, 18/D / 10124 Torino / t +39 338 4290085 / www.quartzstudio.net


image credit:
Edoardo Piermattei, Asa Nisi Masa, 2021
mixed media sculpture
courtesy of the artist
photo Jessica Quadrelli

27/06/21

Ricordando Christo e Jeanne-Claude

 Sarà sicuramente un evento particolare la realizzazione dell'impacchettamento dell'Arco di Trionfo di Parigi che Christo voleva realizzare. 

La data è stata confermata, sarà dal 18 Settembre al 3 Ottobre 2021, ma se già con la scomparsa di Jeanne-Claude, morta nel 2009, tutto sembrava più triste ora l'evento pare più una commemorazione che una festa, come erano questi incredibili momenti di arte temporanea. 

La macchina comunque si è messa in moto e vedremo che riscontro avrà la sua realizzazione.  


26/06/21

Online archivio Fondazione Arnaldo Pomodoro


Una bella notizia di giunge dalla Fondazione Arnaldo Pomodoro che da alcuni giorni ha reso fruibile online tutto il materiale dell'archivio dell'artista.


Biblioteca, audiovisivi e carteggi e, prossimamente, anche fotografie, carte di lavoro e materiali vari per approfondire la vita e l'opera del Maestro e scoprire parte della storia artistica e culturale del Novecento.


Milano, 9 giugno 2021. Dopo la preview del film sperimentale Arnaldo Pomodoro makes a sphere (1968), in occasione della Notte degli Archivi 2021, da oggi è online l'Archivio di #arnaldopomodoro: un portale web, gratuitamente accessibile, con cui la Fondazione Arnaldo Pomodoro mette a disposizione del più vasto pubblico – dal ricercatore al semplice appassionato – un importante nucleo di materiali conservati nell'archivio dell'artista, fonte di informazione e approfondimento sulla vita e sull'opera del Maestro, così come su un tratto della storia artistica e culturale del Novecento.


L'Archivio online è un progetto in progress: nato parallelamente all'avvio del riordino fisico dell'archivio, si amplierà e si completerà nel tempo, col procedere della catalogazione e della digitalizzazione dei materiali. Nella scelta dei materiali da catalogare e digitalizzare, e quindi da mettere online a disposizione di tutti, la Fondazione sta seguendo un doppio criterio: da un lato i materiali più rappresentativi e più interessanti dell'Archivio in sé (per esempio il filmato inedito makes a sphere), dall'altro quelli che permettono di arricchire e completare anche il lavoro del Catalogo Ragionato.


Fin dall'inizio del suo percorso artistico nei primi anni Cinquanta, Arnaldo Pomodoro comincia a raccogliere minuziosamente tutti i materiali utili a documentare la sua attività. Sono fotografie, cataloghi di mostre, riviste e ritagli stampa, ma anche lettere, film d'artista, manifesti... una documentazione molto varia, che testimonia, oltre alla sua produzione artistica, i rapporti di amicizia e di lavoro di Pomodoro con altri artisti, critici e istituzioni.


Nato come strumento di supporto e di lavoro dello Studio dell'artista, si trasforma oggi in patrimonio di memoria e strumento vivo di conoscenza: grazie a un costante lavoro di controllo e aggiornamento, affidato nel tempo allo staff dello studio dell'artista e poi della sua Fondazione, si arricchisce quotidianamente di nuovi materiali. La sua ricchezza, organizzazione e affidabilità ne hanno fatto un punto di riferimento a livello internazionale per fondazioni, dipartimenti universitari, studiosi, gallerie, collezionisti e case d'asta.


L'archivio, collocato tra via Vigevano e Vicolo Lavandai, ha uno sviluppo di circa una sessantina di metri lineari ed è suddiviso in sei sezioni distinte in base alla tipologia dei materiali:


Biblioteca: circa 5.000 tra libri, cataloghi, riviste, raccolte di ritagli stampa e pubblicazioni di vario genere legate all'artista e alla sua attività;


Audiovisivi: circa 100 pellicole cinematografiche e 500 tra VHS, DVD, audiocassette e altri supporti contenenti film d'artista, documentari, interviste e riprese di vario genere;


Carteggi: più di 1.000 tra lettere, telegrammi, cartoline e biglietti, selezionati dall'artista a partire dalla fitta corrispondenza con amici artisti, intellettuali e personalità del mondo della cultura;


Fotografie: quasi 200 tra cassetti e scatole contenenti stampe di vario formato, negativi e diapositive che documentano le opere, le mostre e la vita dell'artista, realizzate da alcuni dei più grandi fotografi d'arte, attivi a Milano e non solo, tra i quali Paolo Monti, Ugo Mulas, Antonia Mulas, Gianfranco Gorgoni e Carlo Orsi;


Carte di lavoro: più di 300 faldoni contenenti le pratiche di lavoro prodotte nel corso degli anni dall'artista e dal suo studio;


Materiali diversi: quasi 200 manifesti di mostre e spettacoli teatrali, più i numerosi premi ricevuti dall'artista e tutti quei materiali di varia natura non altrimenti categorizzabili (calendari, agende...).


Fin dalla sua nascita nel 1995, la Fondazione si è occupata dell'archivio, svolgendo un'azione di comunicazione e promozione verso l'esterno e di collegamento con il pubblico, garantendo l'accesso a professionisti e studiosi, che possono accedere alla consultazione in sede inviando una richiesta di appuntamento all'indirizzo: archivio@fondazionearnaldopomodoro.it.


La stessa Fondazione ha quotidianamente attinto all'archivio per costruire e arricchire la propria offerta culturale, dalle mostre alle pubblicazioni alle diverse attività didattiche e divulgative, fino alla pubblicazione del Catalogo ragionato della scultura (ed. Skira, 2007) e a quella del Catalogue Raisonné online (lanciato nel 2019, on-going).


 Una prima release delle sezioni Fotografie, Carte di lavoro e Materiali vari sarà caricata online entro la fine dell'anno.

25/06/21

La casa dell'arte a Morterone

 


Domani, Sabato 26 Giugno, l’Associazione Culturale Amici di Morterone inaugura alle ore 11 la Casa dell’Arte, uno spazio espositivo in cui vengono presentate opere di artisti internazionali appartenenti a diverse generazioni che hanno partecipato sin dalla metà degli anni ’80 a rigenerare ed animare la vita culturale di Morterone.


L’attività dell’Associazione Culturale Amici di Morterone ha avuto inizio nel 1986 e nasce dalla visione poetico-filosofica della Natura Naturans di Carlo Invernizzi, che pone al centro delle proprie riflessioni l’uomo e la sua capacità di percepire e sentire ciò che gli sta intorno non come un qualcosa di estraneo, ma come parte integrante del divenire vitale.


Il percorso espositivo della Casa dell’Arte si ricollega alle mostre presentate a Morterone nel corso dei decenni.


Nella prima sala al piano terra le opere di Rodolfo Aricò dialogano con quelle di Carlo Ciussi e Mario Nigro accanto alle “grafie dell’essere” di Dadamaino e alle “tracce” di Riccardo De Marchi. Il ritmo della pittura di Alan Charlton e Niele Toroni coinvolge l’ambiente circostante.
Nella sala adiacente vengono presentate, in un dialogo attivo, le ricerche visuali e percettive di Enrico Castellani, Gianni Colombo, François Morellet e Grazia Varisco, mentre nella sala successiva sono esposti i bianchi monocromi di Riccardo Guarneri, Angelo Savelli e Antonio Scaccabarozzi.


I segni archetipici di Gianni Asdrubali conducono al piano superiore, dove i molteplici elementi della disseminazione di Pino Pinelli rimarcano la manualità del suo ‘fare’ pittura.


Bruno Querci e Raffaella Toffolo, attraverso un uso sapiente della luce, svelano visioni inedite di partiture d’ombra. L’opera di Francesco Candeloro restituisce alla vista l’immagine di un ricordo di materia impalpabile.


Proseguendo il percorso espositivo incontriamo, nella prima sala, le superfici pittoriche di Bernard Frize, Günter Umberg ed Elisabeth Vary che focalizzano l’attenzione sulla genesi dell’evento pittorico. Nella sala accanto la pittura di Nelio Sonego è posta in dialogo con il disegno a pastello di David Tremlett, a cui si contrappone l’opera in MDF di Lesley Foxcroft.
L’ultimo piano è dedicato alle sculture di Rudi Wach e ai progetti di Riccardo De Marchi, Alan Charlton, Mauro Staccioli e Michel Verjux. Inoltre, sono esposti i bozzetti di interventi di Igino Legnaghi e David Tremlett già presenti nel Museo di Arte Contemporanea all’Aperto, oltre alle immagini fotografiche di Luigi Erba.


Le poesie di Carlo Invernizzi accompagnano il visitatore lungo l’intero percorso espositivo.

All’esterno della Casa dell’Arte sono state installate le opere di Nicola Carrino, François Morellet e Ulrich Rückriem, mentre le ceramiche di Gianni Asdrubali sono esposte in Località Pradello.

Alle ore 15 la Casa dell’Arte sarà anche sede di una conversazione degli artisti e dei curatori con i docenti e gli studenti del Corso di Laurea Magistrale in Teoria e Storia delle Arti e dell’Immagine della Facoltà di Filosofia dell’Università Vita-Salute San Raffaele, promosso dal Centro Europeo di Ricerca ICONE: un incontro aperto al pubblico, che sarà accessibile sia in presenza sia in streaming su Microsoft Teams e in diretta sulle pagine Facebook e Instagram del Museo d’Arte Contemporanea all’Aperto di Morterone.


L’incontro, in cui gli artisti e i curatori dialogheranno con Massimo Donà e Andrea Tagliapietra, propone una riflessione interdisciplinare sull’identità e le espressioni di questo straordinario unicum nel panorama internazionale dei musei all’aperto, in una conversazione trasversale che toccherà temi filosofici, poetici, artistici, ma anche offrirà la testimonianza diretta di alcuni dei protagonisti che da decenni hanno dato vita e animano questa importante realtà tra natura, arte, poesia.


La conversazione è pensata in sintonia con l’identità del Corso di Laurea Magistrale in Teoria e Storia delle Arti e dell’Immagine, che offre un percorso di formazione inedito nel panorama universitario nazionale, fondato sull’intreccio delle arti con le conoscenze e gli strumenti critici della filosofia, attraverso un approccio trasversale teso a valorizzare una visione di “pensiero concreto” sottesa alla vocazione dell’intera Facoltà, che ha sede in Palazzo Arese Borromeo a Cesano Maderno, capolavoro di epoca barocca.

L’attività proposta dall’Associazione Culturale Amici di Morterone è volta a mettere in risalto la possibilità e la volontà di una crescita armonica di uomo e ambiente: gli interventi ed i contributi realizzati da ciascun artista, in tempi e spazi diversi e secondo le proprie specificità, si pongono alla nostra attenzione come ipotesi e possibilità di un fare dell’uomo che non sia prevaricatore o estraneo rispetto alla natura, più o meno antropizzata, ma che in un dialogo con essa sia in grado di fornire inedite e significative direttrici interpretative all’uomo che la abita. È l’arte che ci aiuta a comprendere il nostro essere nel mondo e non è un caso che sia stata proprio questa realtà a generare una situazione di questo tipo: Morterone è in quest’ottica luogo privilegiato, della geografia e della mente, nel quale proprio le condizioni di assoluta incontaminatezza permettono il libero dispiegarsi di una creatività tesa all’affermazione di una fondamentale identità tra uomo e natura, tra fare antropico e divenire dell’universo vivente.  

Camera, le visioni parallele di Lisette Model e Horst P. Horst

 


Spazi aperti e solari, passeggiate, parchi e panchine, uscire è sicuramente la voglia che ci prende tutti in questi tempi e un’occasione di scoprire lo spazio esterno ci viene proposta da Camera con gli scatti di Lisette Model che ci racconta molto del vivere all’aperto. 


Questa ricercata fotografa viennese ha saputo cogliere negli spazi urbani attimi di intense espressioni emotive, rappresentazioni dell’essere immersi nel mondo cittadino, in cui tantissimi stimoli si confondono e sovrappongono in continuità. Lei ha posato il suo obiettivo su quelli che paiono più intensi e contemporanei all’attimo dello scatto.




L'allestimento è particolarmente interessante nel suo gioco di specchi opachi che ci rende partecipi di un presente allo scatto fotografico che diventa parte della nostra narrazione. 


Una narrazione che si concentra spesso sulle figure più marginali e fragili, sempre con una delicato sguardo avvolgente. 


Alla fine del percorso si intreccia una nuova visione che si sviluppa negli stessi anni ma con una prospettiva completamente opposta. E’ quella di Horst. P.Horst, immaginifica ed artificiale. Se negli scatti della Model la dinamica quotidianità è il centro dell’obiettivo qui la macchina fotografica raccoglie staticità ed estetizzazione. 


Gli scatti di questo grande fotografo si presentano come still life ricercati e attentamente controllati, in cui tutto è selezionato per essere pura bellezza, non si ammettono sbavature o distrazioni. 


La costruzione fotografica di Horst è sempre perfetta, tanto da diventare uno stile che viene accolta da Vogue come nuove icone della moda. 











Concludo segnalandovi che nella Project Room c’è il progetto di Nicola Lo Calzo “Binidittu” un bell’ intervento sul tema del colonialismo e l’identità culturale contemporanea ispirato al vissuto dell’eremita San Benedetto il Moro, vissuto nel Cinquecento nei dintorni di Messina.






24/06/21

Tiepido Damien Hirst alla galleria Borghese

A Venezia Damien Hirst aveva ideato un grande fantasioso progetto, nuovo e originale sui miti, sulle leggende della storia umana, "Treasures from the Wreck of the Unbelievable", ma qui alla Galleria Borghese di Roma, pare più un bric e brac di quello che c'è ancora da vendere ( la vicina galleria Gagosian ha comunque una mostra sull'artista con tutti i pezzi col cartellino...) mentre a Parigi presenterà i suoi recenti lavori alla Fondazione Cartier. 

Gli spazi ovviamente sono bellissimi, il confronto fra l'antico e il contemporaneo però risulta molto debole. 

Le opere del passato hanno un senso e un valore che quelle del noto artista inglese non riescono a reggere, sono sì ben fatte ma più vicine ai gadget di una fiera del fumetto che di opere d'arte, ma forse questi aspetti non sono così rilevanti per i suoi collezionisti e fans, beato lui!  

Eccovi alcune foto. 







23/06/21

American Art 1961-2001 a Palazzo Strozzi

Con oltre 80 opere dalle collezioni del Walker Art Center di Minneapolis Palazzo Strozzi ci racconta l'arte americana fra gli anni Sessanta e l'inizi del Duemila.

Fino al 29 agosto 2021 Palazzo Strozzi presenta la mostra "American Art 1961-2001", una grande rassegna che celebra l’arte moderna degli Stati Uniti d’America attraverso oltre 80 opere di artisti come Andy Warhol, Mark Rothko, Louise Nevelson, Roy Lichtenstein, Claes Oldenburg, Bruce Nauman, Barbara Kruger, Robert Mapplethorpe, Cindy Sherman, Matthew Barney, Kara Walker, esposte a Firenze, molte di esse per la prima volta in Italia, grazie alla collaborazione con il Walker Art Center di Minneapolis. L’esposizione propone uno straordinario percorso attraverso importanti e iconiche opere di personalità e movimenti che hanno segnato l’arte americana tra due momenti storici decisivi, l’inizio della Guerra del Vietnam e l’attacco dell’11 settembre 2001: dalla pop Art al Minimalismo, dalla Conceptual Art alla Pictures Generation, fino alle più recenti ricerche degli anni Novanta e Duemila.

A cura di Vincenzo Debellis (Curator and Associate Director of Programs, Visual Arts, Walker Art Center) e Arturo Galansino (Direttore Generale, Fondazione Palazzo Strozzi), la mostra testimonia la poliedrica produzione artistica americana tra pittura, fotografia, video, scultura e installazioni, proponendo una inedita rilettura di quarant’anni di storia e affrontando tematiche come lo sviluppo della società dei consumi, la contaminazione tra le arti, il femminismo, le lotte per i diritti civili. Nel 1961 John F. Kennedy diviene presidente e l’11 dicembre inizia ufficialmente la Guerra del Vietnam, quando i primi elicotteri americani arrivano a Saigon; nel 2001 è presidente George W. Bush quando l’11 settembre quasi tremila persone muoiono nel più drammatico attacco sul suolo americano dopo Pearl Harbor. Questi due anni diventano date spartiacque che definiscono l’affermazione degli Stati Uniti come superpotenza politica ma segnano anche un’epoca di sperimentazione senza precedenti per l’arte di cui l’America diviene punto di riferimento a livello globale.


In un percorso che propone le opere di 53 artisti, un’attenzione speciale è data ad alcune figure chiave di questi quarant’anni. Centrale è Andy Warhol, di cui sono presentate 12 opere tra cui la celebre Sixteen Jackies (1964), dedicata a Jackie Kennedy all’indomani della morte di JFK. Una sezione speciale della mostra è dedicata al padre della danza contemporanea, Merce Cunningham, la cui ricerca è presentata attraverso grandi installazioni nate dalla collaborazione con Robert Rauschenberg e Jasper Johns.

La grande stagione degli anni Sessanta è testimoniata da opere di maestri come Donald Judd, Robert Morris, Bruce Nauman, John Baldessari: figure che diventano punti di riferimento per le successive generazioni di artisti che ridefiniscono le nuove possibilità dell’arte. Tra queste emergono la riflessione sulla figura della donna di Cindy Sherman, le appropriazioni dal mondo della pubblicità di Richard Prince e Barbara Kruger, la denuncia dello stigma dell'AIDS di Felix Gonzalez-Torres o le inquietanti narrazioni posthuman di Matthew Barney, di cui è presentata in maniera inedita per l’Italia l’installazione di Cremaster 2 (1999), controversa opera dedicata a un assassino che richiese per sé stesso la pena di morte.

Focus speciale della mostra è infine quello dedicato alle più recenti ricerche degli anni Novanta e Duemila, tra cui spiccano figure di riferimento per la comunità afroamericana quali Kerry James Marshall e Glenn Ligon o artisti che investigano in modo totalmente originale l’identità americana come Paul McCarthy, Mike Kelley, Jimmie Durham e Kara Walker, della quale è proposta un’ampia selezione di opere video e  disegni che testimoniano la sua suggestiva ricerca tra storia e satira sociale intorno ai temi della discriminazione razziale.

Gli Stati Uniti d’America rappresentano un complesso meltin’ pot di culture, tradizioni e identità diverse: uno dei prototipi storici della democrazia contemporanea che ancora oggi più che mai racchiude in sé profonde contraddizioni sociali, razziali, di genere. – dichiara #vincenzodebellis – L’arte ci permette di poter raccontare le stratificazioni di una società tanto complessa. Ed è questo che si prefigge di fare la #mostra American Art 1961-2001, concepita come un racconto attraverso le molteplici espressioni artistiche degli USA. Questa narrazione si avvale delle straordinarie opere provenienti dal Walker Art Center di Minneapolis, che accoglie una delle più singolari e importanti collezioni museali degli Stati Uniti e del mondo. La ricchezza e la diversità delle sue opere provano che una sola storia dell’America e della sua arte non esiste; ci sono, piuttosto, innumerevoli storie e figure che schiudono ulteriori nuovi racconti e possibilità.

Dopo un anno difficile come il 2020, la mostra vuole dare un segnale di ripartenza per la vita sociale e culturale di Firenze e della Toscana, in primo luogo per il nostro pubblico locale ma anche come offerta per i visitatori nazionali e internazionali – dichiara Arturo Galansino – American Art 1961-2001 si pone come un grande evento culturale che celebra l’arte americana affrontando anche importanti temi come le lotte per i diritti civili e il ruolo della donna nell’arte: un progetto originale e suggestivo per una rinnovata riflessione sull’idea di “American Dream” grazie alle opere di artisti che ridefiniscono il ruolo e le possibilità dell’arte, anche come strumento per affrontare e mettere in luce questioni e contraddizioni che toccano la politica, la società e l’identità individuale, americane e non solo.



La mostra è promossa e organizzata da Fondazione Palazzo Strozzi, Firenze e Walker Art Center, Minneapolis. Sostenitori Fondazione Palazzo Strozzi: Comune di Firenze, Regione Toscana, Camera di Commercio di Firenze, Fondazione CR Firenze, Comitato dei Partner di Palazzo Strozzi, Intesa Sanpaolo. Premium sponsor: Gucci. Con il sostegno di Enel.


22/06/21

Le Corbusier al Lingotto


 La Pinacoteca Agnelli presenta, per la stagione estiva, una originale mostra sulla passione di collezionare del noto architetto svizzero Charles-Édouard Jeanneret-Gris più noto come Le Corbusier.

Il progetto, intitolato “Le Corbusier. Viaggi, oggetti e collezioni” nasce ispirato dallo storico dialogo che l'architetto ebbe col gruppo Fiat quando ideò una idea innovativa di macchina e si realizza attraverso i tanti oggetti, disegni e fotografie che raccoglieva come fonte di idee e ispirazioni.


Il percorso di visita, realizzato in un allestimento molto minimale, inizia con due iconici oggetti che l'architetto usava: le sue pipe e i particolari occhiali tondi, per proseguire poi in una raccolta di quadri e immagini. Uno spazio è dedicato alla grande passione per le auto e Torino che l'architetto aveva visitato.





Infatti Le Corbusier si recò a Torino diverse volte; nel 1902, all’età di sedici anni, in occasione dell’esposizione Universale alla Promotrice delle Belle Arti dove il futuro architetto aveva esposto un orologio; nel 1934, quando venne ritratto a bordo di una Balilla sulla pista del Lingotto e l’ultimo, nel 1961, quando fu invitato dall’ICOM a tenere un discorso sul tema del museo ideale in occasione della conferenza annuale dell’associazione durante le celebrazioni di Italia61.


Si prosegue poi in un'area in cui diverse teche presentano una selezione dei tanti oggetti collezionati che furono spunto di riflessioni e progettazioni per Le Corbusier, oggetti di ogni tipo, dalle copertine dei giornali alle forme particolari delle pietre, materiale che, come succede a tutti noi, ci attraggono e ispirano. Un esempio esposto in mostra è il carapace di granchio che ha dato origine all’idea del celebre tetto della Cattedrale di Ronchamp.


Questa esposizione è curata dall’artista Cristian Chironi ed è organizzata dalla Pinacoteca Agnelli in collaborazione con la Fondation le Corbusier di Parigi, che conserva gran parte dei documenti e degli oggetti appartenuti all’architetto, il gruppo FIAT è main partner del progetto.