Forse uno dei grandi meriti di Duchamp è aver dato avvio all’oggetto senza storia, privo d’identità, per cui capace di contenerle tutte.
All’inizio del novecento la nuova frontiera culturale americana, protesa al futuro, cercava la libertà, una nuova libertà che non avesse storia, memoria, priva di ogni limite.
Questa incredibile dimensione fu colta in pieno dall’ironia di Marcel Duchamp che, un giorno per uno scherzo o forse per una provocazione, scelse un oggetto privo di significato e di storia, come un orinatoio, esponendolo privo anche del suo reale uso, capovolgendolo.
Liberando così di ogni senso e valore l’idea di oggetto artistico.
Nacque l’opera d’arte perfetta per un sistema assoluto come quello americano.
Metafora di un universo che col tempo divenne esempio per l’annullamento di una civiltà che dismesso il suo ricordare si compulsiva nel vuoto gioco del consumo, infinito quanto inutile.
Privato della sensibilità, della bellezza, delle emozioni, si vive solo più di apparenze confezionate per essere dimenticate e reiterare il mito di Sisifo.