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Dal 2000, appunti sull'arte di Domenico Olivero.
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19/03/24
L'Inverno di Vija Celmins
18/03/24
Mujer, mujer, mujer
Regina José Galindo è un'artista visiva e performer guatemalteca. Il suo lavoro denuncia le ingiustizie sociali legate alle questioni razziali e di genere e si concentra anche sull'abuso di potere da parte delle istituzioni nella nostra società. Attraverso un'arte deliberatamente disturbante e scioccante, cerca di scuotere il pubblico guatemalteco, intorpidito dagli anni di oppressione e violenza. Nello spazio parigino, Galindo presenta un panorama delle sue performance storiche dal 1999 al 2021, tra cui "Piel" (2001) e "Punto Ciego" (2010), attraverso fotografie, video e un'installazione. Nel giorno dell'apertura, l'artista eseguirà anche la lettura di una delle sue poesie.
Come suggerisce il titolo, l'esposizione "Mujer, mujer, mujer" si concentra sulla donna, interrogando il suo ruolo nella società di oggi, mentre denuncia l'oggettificazione e la violenza a cui è ancora oggi soggetta.
17/03/24
Uffizi contemporary
È Land In Land Out, mostra accolta nel museo vasariano dal 13 febbraio al 17 marzo e curata dall’associazione culturale MODO asbl, con sede a Bruxelles, insieme a Francesca Sborgi per le Gallerie degli Uffizi (e con il catalogo di Silvana Editoriale). La scelta del formato sedici noni quale ‘filo conduttore’ della mostra, rappresenta il tentativo dell’arte di far riscoprire il senso più intimo e profondo del guardare rappresentato nell’epoca contemporanea dal formato del cellulare ma, soprattutto, misura della psico-visione umana, con l’intenzione di mettere in risalto la relazione che intercorre tra l’opera d’arte e l’osservatore e quale sia il metro percettivo che usiamo per definire ciò che divide noi e la dimensione immaginata dell’opera.
Attraverso le loro opere, gli artisti protagonisti di Land In Land Out affrontano le forzature e gli stereotipi di questo genere: sono Lucia Bru, Hans Demeulenaere, Edith Dekyndt, Stef Driesen, Hans Op de Beeck, Nathalie Du Pasquier, Serena Fineschi, Tina Gillen, Marco Neri, Luca Pancrazzi, Alessandro Scarabello, Serse, Pieter Vermeersch, Laura Viale, Luca Vitone, Sophie Whettnall.
16/03/24
Jonathan Meese a Roma da Tim Van Laere
Questo approccio utopico corre come un leitmotiv in tutte le sue opere e unisce le singole parti dell'opera. per formare il Jonathan Meese Gesamtkunstwerk. Non punta all’anarchia, ma piuttosto alla regola della necessità metabolica: “L’arte è gioco totale”.
15/03/24
Dislocazioni
Fra le tante mostre in corso in questi giorni al Palais de Tokyo a Parigi vi segnalo l'esposizione “Dislocations” che riunisce quindici artisti, di diverse generazioni e origini (Afghanistan, Francia, Iraq, Iran, Libano, Libia, Myanmar, Palestina, Siria, Ucraina) il cui lavoro è segnato o informato dall'esperienza dell'esilio, della strappo tra qui e altrove, tra passato e presente.
Le loro pratiche combinano know-how ancestrale e tecnologie contemporanee, gesti umili e materiali poveri. Si tratta di rendere omaggio alla necessità vitale e all’intensità della creazione artistica attraverso storie frammentate che attraversano lo sfollamento, la prigionia, la guerra, ma anche la resilienza e la riparazione.
14/03/24
Giulio Malinverni e Maurizio Pellegrin da Marignana Arte
13/03/24
Capsule apre a Venezia
L'ideatore è il gallerista Enrico Polato che dopo aver aperto lo spazio a Shanghai nel 2016, sviluppa con una mostra collettiva dal titolo ‘When We Become Us’“, una mostra in un nuovo spazio presso la Fondazione Giorgio e Armanda Marchesani, nel sestiero di Dorsoduro.
Con la mostra "When We Become Us²" la galleria Capsule apre a venezia, un’estensione dell’impegno duraturo e costante di Capsule a Shanghai in Cina.
Per la sua mostra inaugurale ospitano nei locali della Fondazione Marchesani a Dorsoduro, uan collettiva, sviluppando una versione ampliata di When We Become Us, la mostra che ha segnato l'apertura di Capsule nel 2016 a Shanghai. In questa occasione lo spettacolo prende il nome di When We Become Us².
Questa mostra collettiva occupa diversi strati semantici. Da un lato offre uno spaccato della poetica che definisce il lavoro dei ventinove artisti partecipanti, fornendo una panoramica del programma della galleria (oltre ad alcune nuove collaborazioni), una panoramica delle sinergie inesplorate tra artisti che non hanno mai esposto tutti insieme Prima. D'altra parte la mostra è un'espressione sincera della metodologia abbracciata dalla galleria durante il suo percorso durato sette anni. When We Become Us² è una riflessione su cosa significhi gestire uno spazio che, pur funzionando come un organismo commerciale, è costantemente impegnato in un processo di nutrimento reciproco, crescita e dialogo continuo con gli artisti che danno vita alla galleria. È il manifesto ideale di Capsule Venice che vuole diventare un hub che unisce una profonda conoscenza dell'ecologia dell'arte contemporanea con un tocco umanistico e “artigianale”.
Capsule Venice presenterà quattro mostre, accompagnate da un programma di eventi, progetti site-specific e attività culturali curati dalla curatrice indipendente Manuela Lietti che coinvolgeranno i versatili spazi interni ed esterni della sede per tutto il 2024.
Capsule Venice Sestiere Dorsoduro 2525, 30123 Venezia, Italia
12/03/24
Vivian Suter a Milano
11/03/24
Meg Webster al Dia Beacon
10/03/24
Le nature morte di Max Weber
La galleria newyorchese Schoelkopf dedica una bella mostra alle opere di Max Weber, con una selezione di 26 dipinti e opere su carta, provenienti dalla Fondazione Max Weber che abbracciano l'intero ambito della pratica della natura morta dell'artista, lunga tutta la sua carriera dal 1907 al 1955.
Informato da Paul Cézanne e Pablo Picasso , le nature morte di Weber occupano una posizione centrale tra l'avanguardia europea e il modernismo americano. La mostra, che comprende una varietà di materiali tra cui olio, collage di foglie d’oro, pastello, guazzo e acquerello, indaga gli importanti contributi e le reazioni di Weber a una serie di movimenti del ventesimo secolo come cubismo, fauvismo e surrealismo.
Nel 1914, Weber affermò che "arte e vita non sono separate", posizionandosi all'interno di una tradizione modernista di dipingere la vita quotidiana, dalle vivaci scene impressioniste dei caffè alle rappresentazioni pop hard-edge di oggetti prodotti in serie. Weber si distinse per la sua profonda convinzione che gli oggetti esistono come simboli di cultura e civiltà e dovrebbero essere misurati in base alla loro utilità, spiritualità e intelletto.