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31/01/24

Anna Boghiguian presso Franco Noero a Torino

 


La Galleria Franco Noero propone fino al 10 Febbraio la mostra "A Clown Jumped into the Arena"  la prima personale di Anna Boghiguian, che si articola sia all'interno degli spazi della galleria, che al suo esterno, nel giardino situato in un ex spazio industriale a pochi passi dalla galleria.



Artista poliedrica e inveterata viaggiatrice, Boghiguian è conosciuta per i suoi disegni, dipinti, collage e complesse installazioni ambientali. Le sue opere, che da un lato cercano di confluire in un tentativo di mappare il mondo che ci circonda, combinano il più delle volte figurazione e scrittura mediante un tratto spontaneo, quasi immediato, e caratterizzate da colori saturi e vividi. Le strutture narrative concepite e messe in mostra da Boghiguian sono dense di pensieri personali, riferimenti storici e politici, di poesia e critica, descrivendo un mondo in perenne movimento e portando alla luce un’interpretazione profonda e autentica della condizione umana moderna e contemporanea.



La mostra raccoglie una selezione di opere che pongono l’accento su alcuni dei temi più cari all'artista in un intenso dialogo tra lavori recenti e altri realizzati appositamente per l'occasione. Mediante l’utilizzo di un'ampia eterogeneità di materiali come la ghisa, il bronzo, il vetro, la resina, il tessuto e la cartapesta, il nuovo corpus di lavori trova la propria espressione nell’impiego di differenti tecniche che diventano cifra distintiva della pratica dell’artista e, completandola, manifestano la visione più intima di Boghiguian rispetto al mondo e alle sue continue trasformazioni.



Ad accompagnare la mostra un testo appositamente scritto dall’artista, diventando la più appropriata introduzione alla sua poetica.



30/01/24

Pàthos

Da oggi è possibile vedere la mostra virtuale «Pàthos. Valori, passioni, virtù»,  sul sito http://www.pathos-raccolte.it/ ideata con le collezioni d’arte delle Fondazioni di origine bancaria protagoniste che operano col progetto R’Accolte.

La mostra virtuale indaga l’iconografia femminile nell’antichità e nel Vecchio Testamento attraverso una  selezione di 80 opere provenienti dalle tante fondazioni bancarie che partecipano all'iniziativa R’Accolte promossa dalla Commissione per i Beni e le Attività Culturali dell’Acri .

29/01/24

Pier Paolo Calzolari al NMNM

 


Pier Paolo Calzolari è noto per l'originalità formale di una pratica multidisciplinare (pittura, scultura, ma anche performance intese come “atti di passione”) che ricorre spesso all'utilizzo di materiali organici come foglie di tabacco, fuoco o gelo per creare “installazioni”. opere” che mettono in discussione i limiti dell’arte contemporanea.

La mostra al Nuovo Museo Nazionale di Monaco riunisce opere realizzate tra la fine degli anni Sessanta e il 2014. Intitolata “Casa ideale” da un “testo-manifesto” del 1968 e presentata sui tre piani di Villa Paloma , la mostra gioca sui codici degli interni, vale a dire sui codici dell'intimo che riecheggiano la dimensione esistenziale del lavoro dell'artista. I visitatori potranno scoprire la panca smerigliata intitolata Lasciare il posto (1970), diverse opere storiche al neon, ma anche la celebre installazione Tolomeo (1989), un tavolo smerigliato che rimanda alla cultura filosofica dell'antica Grecia. Attraverso opere come Luna (1979) o nature morte realizzate a metà degli anni 2000 che uniscono pittura monocroma ed elementi di scultura, la mostra mostra che l'artista italiano si confronta nel 1972 con le grandi questioni sollevate dall'esercizio della pittura contemporanea. Ha saputo dar vita a una forma di astrazione figurativa e metafisica come dimostra l'installazione Tiara con cera e chiodi (2006). La singolare vibrazione che la materia sperimenta nella sua opera è da mettere in relazione ai principi di trasmutazione propri dell'alchimia medievale e può riferirsi anche all'ermetismo degli scritti esoterici di Ermete Trismegisto. L'opera di Calzolari sfida con la sua natura infinitamente poetica e sorprende per la capacità che ha dimostrato nei decenni di rigenerarsi producendo costantemente nuove immagini adatte alle esigenze della contemporaneità.




Una mostra retrospettiva, “Casa ideale”, è una rara occasione per scoprire il mondo di un artista che ha lasciato il segno nella storia dell'arte attraverso un approccio, spesso non convenzionale, alle diverse pratiche delle arti visive.

La mostra è accompagnata da un catalogo co-pubblicato da NMNM e Humboldt Books che comprende viste della mostra, un saggio di Andrea Viliani, un'intervista dell'artista a Guillaume de Sardes e contributi di Valérie Da Costa, Didier Semin e Stéphane Vacquier.




Nato a Bologna nel 1943, Pier Paolo Calzolari oggi vive e lavora a Lisbona. È stato introdotto alle tecniche pittoriche tradizionali da suo nonno fin dall'infanzia. Successivamente frequentò le Accademie di Belle Arti di Bologna e di Roma senza però completare gli studi. Ha iniziato la sua attività artistica come pittore influenzato dalla pittura germinale americana per poi dedicarsi molto rapidamente ad altre forme di espressione artistica più libere come l'installazione, la scultura e la performance.

Il suo lavoro ottiene la prima visibilità in Italia nel 1967 con la realizzazione dell'installazione performativa Il Filtro e Benvenuto all'Angelo che realizza nel suo studio di Bologna (Studio Bentivoglio). Ben presto viene associato al movimento dell'Arte Povera, movimento artistico italiano degli anni '60 e '70 che si caratterizza per l'uso di materiali poveri e per l'enfasi posta sulla dimensione effimera e processuale dell'arte. Si fa conoscere a livello internazionale grazie alle mostre che tiene a New York e Parigi con la Galleria Sonnabend. Nel 1972 rompe gli argini di una stagione artistica che considera ormai conclusa per proporre una riflessione sulla pittura con l'opera composita intitolata Lasciare il posto che unisce pittura monocroma, scultura smerigliata, elementi di natura morta e atti performativi attraverso la presenza fisica e sonora dell'esecutore.




Esposto regolarmente in tutto il mondo, presente in importanti collezioni private, fondazioni e musei come il Centre Pompidou di Parigi o il Guggenheim Museum di New York, Pier Paolo Calzolari è oggi considerato uno degli artisti e innovatori più importanti del dopoguerra . Importante rappresentante dell'Arte Povera, Calzolari seppe abbracciare le svolte del tempo. Oggi, a quasi 80 anni, continua a creare opere di sconcertante freschezza e ironia. È giustamente considerato una figura influente nell'arte contemporanea italiana e internazionale.



28/01/24

Murano illumina Venezia



 Fino al 29 Febbraio le Procuratie  Vecchie di Venezia sono illuminate da un progetto promosso da The Venice Glass Week e Comune di Venezia ,  Murano Illumina il Mondo  che – per la prima volta – porta un progetto espositivo in Piazza San Marco, accendendo i riflettori sul significato e sul futuro del vetro di Murano.




Tutte le sere residenti e visitatori di Venezia potranno ammirare l'illuminazione di dodici lampadari , frutto della collaborazione tra dodici artisti di fama internazionale e nove tra le più prestigiose fornaci di vetro di Murano. Questi capolavori originali, realizzati appositamente per il progetto espositivo, trasformano Piazza San Marco – uno dei luoghi più belli e famosi al mondo – nella cornice di un intervento di arte pubblica davvero unico.




Murano illumina il Mondo è stata resa possibile grazie alla generosità degli artisti e delle fornaci partecipanti e alla collaborazione e al contributo di numerosi sponsor, tra cui: Pentagram Stiftung, Chahan Interior Design, Generali – The Human Safety Net, Bassetto Impianti e Select Aperitivo . Un ringraziamento speciale va anche al Servizio Produzioni Culturali del Comune di Venezia e Vela.


27/01/24

miart 2024 | no time no space

 


Prossimamente arriva la ventottesima edizione della fiera internazionale d’arte moderna e contemporanea di Milano mira a confermare il suo ruolo centrale tra gli appuntamenti del mercato dell’arte e ad allargare i propri confini temporali e spaziali, come sottolineato anche dal titolo e della nuova campagna visiva di miart 2024.
 
 
Dal 12 al 14 aprile 2024 a Milano (Allianz MiCo) torna miart - fiera internazionale d'arte moderna e contemporanea organizzata da Fiera Milano, e lo fa prendendo in prestito le parole di un celebre brano di Franco Battiato, maestro di febbrile immaginazione e curiosità infinita. no time no space sarà infatti il titolo della ventottesima edizione della fiera, a sottolineare l’intenzione di estendere ancora di più i propri confini sia a livello temporale – allargando ulteriormente l’offerta di opere d'arte dal punto di vista cronologico – sia geografico – aumentando il numero di incursioni nel tessuto urbano attraverso inedite collaborazioni con le principali istituzioni cittadine.
 
Questa ideale espansione è contestuale alla costante crescita registrata da miart, che nelle ultime edizioni, sotto la guida di Nicola Ricciardi, ha visto aumentare non solo la qualità e il numero delle gallerie partecipanti — di cui 40% straniere — ma anche la presenza di artisti e collezionisti internazionali, curatori e direttori di fondazioni private e musei pubblici. Nel 2024 la traiettoria ascendente è destinata a proseguire oltre anche grazie alla collocazione temporale della fiera, che anticiperà di pochi giorni la 60. Esposizione Internazionale d'Arte – La Biennale di Venezia.
 
no time no space è inoltre il tema della campagna visiva 2024, affidata per il terzo anno consecutivo a Cabinet Milano – studio multidisciplinare fondato da Rossana Passalacqua e Francesco Valtolina – che ha scelto di collaborare con il fotografo statunitense Charlie Engman per costruire un viaggio surreale e svelare un mondo dove arte, natura e realtà si fondono.
 
La campagna esplora il tema del portale come metafora di un passaggio interstiziale tra realtà diverse. Come in un sogno vivido, Engman — riconosciuto per il suo lavoro a cavallo tra fotografia e intelligenza artificiale e che sfida i limiti dell'immagine tradizionale — sfuma i confini tra reale e immaginario: delfini ballano vecchi valzer viennesi evocando, come in un testo di André Breton, un senso di sospensione temporale e spaziale, un universo parallelo in cui il mondo animale sembra aver preso il posto di quello umano. L'interazione tra elementi fotografici reali e artificiali rende difficile discernere realtà e finzione, sfidando la percezione dello spettatore invitato ed entrare in questi mondi onirici per riflettere sulla natura fluida di realtà e arte. 

26/01/24

Francesco Hayez alla Gam di Torino

  


Una mostra di fascino e meraviglia quella che la Gam di Torino ci propone con le pregiate opere di Francesco Hayez fino ad Aprile.

Un progetto molto ben curato e con un'offerta di opere di ottima qualità, corredato da un bel supporto informativo e da una ottima organizzazione gestionale. 





Spazi molto bel allestiti, un ampio e articolato materiale informativo sia a parete che prossimo alle opere, e uscendo si può prendere il bel catalogo che si può acquistare nel pratico bookshop, ricco di tanto materiale. 





La mostra costruita su un percoso a temi si sviluppa guardando al processo creativo dell'artista dalle prime esperienze alle ultime opere. Con un particolare focus sul periodo veneziano, arricchito da un dialogo fra i disegni preparatori e le opere realizzate. 





L'artista ha una prodigiosa tecnica che si fa anche narrazione di una rappresenta molto particolare della storia patria, caretterizzato da una visione ancora romantica ma che già sente i sussulti della modernità, soprattutto nelle posture e nella scelta diretta della ritrattistica. 




25/01/24

Prometeo Luigi Nono centanni omaggio della Biennale di Venezia




 Per celebrare il centenario della nascita del grande compositore veneziano Luigi Nono (29 gennaio 1924), La Biennale di Venezia presenta un Progetto Speciale dell'Archivio Storico delle Arti Contemporanee (ASAC) per il riallestimento dell'opera Prometeo. Tragedia dell'ascolto di Luigi Nono, che andrà in scena dal 26 al 29 gennaio 2024 nella Chiesa di San Lorenzo, dove si tenne la prima memorabile esecuzione prodotta dalla Biennale Musica nel 1984. L'opera ha avuto nel tempo diverse riedizioni, ma mai nel luogo per cui era stata concepita: la Chiesa di San Lorenzo. Dopo quarant'anni Prometeo torna in scena con un nuovo allestimento prodotto e realizzato dalla Biennale di Venezia in collaborazione con la Fondazione Archivio Luigi Nono e con TBA21-Academy.

“Tragedia composta di suoni, con la complicità di uno spazio”: Luigi Nono ritenne fondamentale cercare di liberare l'opera dalla servitù dell'immagine e della narrazione, sottolineando l'importanza della relazione tra suono e spazio, penalizzata dalle consuetudini di riproduzione delle sale da concerto e dei teatri tradizionali.

Sottotitolato “tragedia dell’ascolto”, Prometeo è, nelle parole di Nono, “tragedia composta di suoni, con la complicità di uno spazio”. Un’opera intesa unicamente come ascolto rivoluzionando lo spazio, concepita dal venezianissimo compositore quasi in intimità con la sua città e destinata a restare nella storia della musica, non solo come punto di arrivo di una ricerca durata una vita, ma anche come vera e propria impresa che ha coinvolto, oltre allo stesso Nono, grandi artisti, progettisti, filosofi, musicisti, impiegando il più imponente e avanzato complesso tecnologico del tempo.



Prometeo torna a quarant’anni di distanza nella sua sede originaria. “Questi legni, queste pietre-spazi di San Lorenzo, infiniti respiri”, scriveva Luigi Nono. La secentesca chiesa sconsacrata di San Lorenzo, dalla singolarissima pianta divisa longitudinalmente dall’altar maggiore in due emicicli, ospiterà la struttura-ambiente re-immaginata, aderendo al pensiero del compositore, da Antonello Pocetti e Antonino Viola con le luci di Tommaso Zappon. Un impianto essenziale e aperto che abbraccia il pubblico con una serie di praticabili in collegamento fra loro posti a tre diverse altezze, che come moderne “cantorie” ospitano in punti diversi dello spazio solisti, complessi vocali e strumentali. Al centro Marco Angius, il maestro italiano che più ha diretto e inciso Luigi Nono, che attraverso un sistema di monitor può raggiungere e condurre, coadiuvato da Filippo Perocco, quattro gruppi orchestrali, due ensemble di solisti strumentale e vocale, coro e voci recitanti – 79 elementi in tutto - distribuiti come in un “multispazio” per quell’ascolto pluridirezionale auspicato dal compositore veneziano.

Accanto all’Orchestra di Padova e del Veneto ci saranno i fuoriclasse del flauto e della tuba Roberto Fabbriciani e Giancarlo Schiaffini, che con il mago del suono Alvise Vidolin per la parte elettronica e Massimo Cacciari, curatore di un vertiginoso intreccio di testi e di lingue, erano stati complici della prima leggendaria edizione. Con loro, importanti solisti: Carlo Lazari alla viola, Michele Marco Rossi al violoncello, Roberta Gottardi al clarinetto, Emiliano Amadori al contrabbasso; le voci dei cantanti Livia Rado, Rosaria Angotti, Chiara Osella, Katarzyna Otczyk, Marco Rencinai, le voci recitanti Sofia Pozdniakova e Jacopo Giacomoni, oltre al Coro del Friuli Venezia Giulia con il Maestro Cristiano Dell’Oste.

Imprescindibile l’apporto di Nicola Bernardini e Luca Richelli al live electronics accanto al regista del suono Alvise Vidolin, testimone diretto del passaggio dalla tecnologia analogica del passato a quella tutta digitale del presente, dalle imponenti macchine create in seno allo Studio di Friburgo e all’Ircam nel 1984 alle dimensioni infinitamente ridotte dei potentissimi pc di oggi, che ha comportato l’immane lavoro di trascrizione dei dati dell’opera e della simulazione delle apparecchiature analogiche al Centro di Sonologia Computazionale dell’Università di Padova.



INIZIATIVE

Prometeo viene riallestito dalla Biennale di Venezia in occasione del centenario della nascita del grande compositore veneziano Luigi Nono (29 gennaio 1924), come Progetto speciale dell’Archivio Storico delle Arti Contemporanee (ASAC) in collaborazione con la Fondazione Archivio Luigi Nono, e con TBA21–Academy, il centro di ricerca della Fundación TBA21 che si è occupata del restauro dell’Ocean Space Chiesa di San Lorenzo.  

La Fondazione Archivio Luigi Nono, inoltre, ha concluso un accordo con La Biennale di Venezia per trasferire i propri materiali nel Centro Internazionale della Ricerca sulle Arti Contemporanee della Biennale, in corso di realizzazione all’Arsenale. Prometeo. Tragedia dell’ascolto fa parte del percorso di valorizzazione del trasferimento del Fondo Luigi Nono, insieme a una giornata di studi dedicata.

24/01/24

Tommaso Calabro r-apre con Tiger Tateishi


Tiger Tateishi -  Mao's Ecstasy, 1970

Domani a Milano apre la nuova sede della galleria Tommaso Calabro che si è spostata negli ampi spazi in Corso Italia 47,  si inizia con una mostra su "Tiger Tateishi".

Pittore, mangaka, illustratore e ceramista, l'artista giapponese Tiger Tateishi (1941-1998) si distinse per il suo eclettismo nella scena artistica della seconda metà del secolo scorso, tra Tokyo e Milano. Artista poliedrico e immaginifico, Tateishi rielaborò in un universo sincretico i simboli della cultura asiatica con ispirazioni dai movimenti artistici occidentali che più lo affascinavano, come la Pop Art, l’Anti-Arte, il Cubismo, il Surrealismo e la Metafisica.

Questa mostra rende omaggio a Tiger Tateishi con una selezione di dipinti e opere su carta realizzati tra la fine degli anni sessanta e gli anni settanta: dai disegni firmati 'Tiger Pinxit' e le prime, rare litografie, ai celebri dipinti "a vignette", caleidoscopi di immagini e icone della contemporaneità, in cui convergono le grandi passioni dell’artista: il surrealismo, la fantascienza e i fumetti.

Inaugurazione Giovedì 25 gennaio 2024 / Ore 12:00 - 20:00 

26 gennaio - 23 marzo 2024 

Corso Italia 47, 20122 Milano 


23/01/24

Il corpo politico di Antony Gormley

 


Presso gli spazi di White Cube Bermondsey a Londra Antony Gormley indaga, in cinque distinti lavoro, il "Body Politic"; il rapporto della nostra specie con il suo habitat creato industrialmente. Per Gormley, ciò avviene in un momento urgente in cui il nostro bisogno di rifugio è in tensione dinamica con il nostro bisogno di vagabondare: la nostra fondamentale natura migratoria.




Costituendo la spina dorsale della mostra, otto sculture in cemento tracciano un percorso lineare dal cortile attraverso il corridoio della galleria. Concepito da Gormley come "bunker intimi per uno", ogni iterazione di Retreat (2022-23) è realizzata in cemento armato spesso 55 mm, in scala del corpo dell'artista. Collettivamente, le sculture consolidano, strutturano e incarnano uno spettro di posture corporee – variamente equilibrate, compresse e tese. Piccoli orifizi quadrati nella posizione della bocca offrono accesso visivo a un vuoto interno delle dimensioni del corpo. Come ha detto Gormley, "L'unico posto dove possiamo trovare la vera libertà è nell'infinita oscurità del corpo a nostra disposizione una volta che il corpo è fermo". Queste opere evocano e incarnano lo spazio in cui tutti entriamo nel momento in cui chiudiamo gli occhi. Considero questo lo spazio più pertinente e potente della libertà personale e queste opere lo celebrano.'




Presentando un "terreno", radicato come Retreat , Gormley's Resting Place (2023) si sviluppa attraverso la distesa della South Gallery II, evocando un denso paesaggio urbano. Questo campo di blocchi di argilla cotta materializza 244 forme corporee come un terreno labirintico. Siamo invitati a superare questo labirinto di corpi a riposo: proni, divaricati, fetali, distanziati con lo spazio appena sufficiente per il nostro passaggio. Evocano una serie di situazioni, dall’abbandono dei corpi sulla spiaggia alla difficile situazione di coloro che sono stati sfollati con la forza a causa di crisi di conflitto, cambiamento climatico o scarsità di risorse. In un saggio sulla mostra di prossima pubblicazione, Teresa Kittler ha scritto che Resting Place “parla anche di una più ampia accettazione culturale del diritto del denaro, dei beni, delle idee e dei turisti a viaggiare – un fenomeno accelerato dalle nuove tecnologie – allo stesso tempo della crescita nazionale. i governi controllano o negano questo diritto ai migranti”.

Nella Galleria Nord una serie di sei 'Weave Works' mappa il volume del corpo umano. Realizzate con barre di ghisa ortogonali e reticolate ed esposte agli elementi, queste sculture arrugginite consentono allo spazio e alla luce di attraversarle, creando l'illusione di uno spostamento della densità e di unire lo spazio scultoreo e architettonico. In contrasto con le norme indipendenti della scultura, tre delle opere di Test (2021–23) sono appoggiate alle pareti della galleria e le altre tre le toccano, coinvolgendo la stanza come parte dell'opera e rendendo i visitatori consapevoli della loro posizione al suo interno, così come il loro movimento al suo interno.



All'interno della Galleria Sud I, tre spessi nastri di acciaio laminato nero si estendono dal pavimento, dal soffitto e dalle pareti, convergendo al centro della stanza per creare una zona corporea di linee ortogonali aggrovigliate. Come nel caso di Test, Bind (2023) si attiva e viene attivato dall'architettura a cui è legato. Lo spettatore è invitato ad abbassarsi e tuffarsi attorno a questo potente disegno tridimensionale.




L'opera finale, Stand (2023), posizionata nella galleria 9x9x9, è costituita da una pila di travi in ​​acciaio Corten tipo Jenga e raggiunge un'altezza di quasi 5 metri. Questa scultura riconosce l'entropia della sua stessa costruzione e la vulnerabilità intrinseca di tutte le creazioni create dall'uomo, celebrando la capacità della scultura di essere un punto focale sia di speranza che di paura.

Tra santuario e controllo, libertà e disciplina, 'Body Politic' fa appello alle qualità intrinseche della scultura – silenzio, immobilità e materialità – per consentire ai visitatori di diventare più consapevoli delle proprie libertà di movimento e di mente.

Per celebrare l'occasione della mostra, il prossimo catalogo della mostra Body Politic sarà pubblicato nel dicembre 2023, con un testo di Teresa Kittler. 

22/01/24

ART CITY Bologna



 Arriva la dodicesima edizione di ART CITY Bologna che avrà luogo dall’1 al 4 febbraio 2024 catalizzando, ancora una volta, l’attenzione del pubblico appassionato dell’universo artistico. Promossa dal Comune di Bologna e BolognaFiere e diretta per il settimo anno da Lorenzo Balbi, direttore di MAMbo - Museo d’Arte Moderna di Bologna, l’art week accompagnerà, come da tradizione, lo svolgimento di Arte Fiera che quest’anno giunge alla sua cinquantesima edizione.

Ed è proprio per celebrare questo storico traguardo della fiera di settore più longeva d’Italia, che ART CITY Bologna ha scelto di omaggiare l’artista moderno più importante nato e vissuto nella città felsinea, Giorgio Morandi (1890 - 1964), nel 60° anniversario della morteproponendo un programma a lui ispirato.


Cinque special project esploreranno e reinterpreteranno il lavoro del Maestro attraverso differenti linguaggi del contemporaneo: quello della performance verrà affidato a Virgilio Sieni, che porterà in scena nella platea del Teatro Comunale di Bologna la nuova produzione Elegia Luminosa e condurrà Atelier Morandi - Palestra Auratica, un ciclo di lezioni sul gesto; quello della fotografia sarà rappresentato dagli scatti di Joel Meyerowitz esposti all’interno delle Collezioni Comunali d’Arte, a Palazzo d’Accursio, in Morandi’s objects - le fotografie di Joel Meyerowitz, e dalle opere di Mary Ellen Bartley nella mostra Mary Ellen Bartley: MORANDI’S BOOKS al Museo Morandi; quello del video sarà espresso dall’artista Tacita Dean con STILL LIFE. The studio of Giorgio Morandi, all’interno del nuovo spazio PIETRO; infine quello del suono avrà come protagonista l’installazione sonora e live Saturnine Orbit di Mark Vernon, pensata da Xing per la Casa Museo Giorgio Morandi e per i Fienili del Campiaro a Grizzana Morandi, in provincia di Bologna.

Ad affiancare i cinque special project, il focus espositivo Morandi metafisico. Tre disegni, Una storia che a Casa Morandi presenterà tre disegni.

Come di consueto nei giorni di ART CITY Bologna, sarà l'intera città a farsi palcoscenico per la cultura contemporanea grazie alla partecipazione di numerose realtà istituzionali pubbliche e privategallerie d'arte e spazi indipendenti che animeranno una programmazione diffusa e variegata in grado di coinvolgere pubblici eterogenei. Tutti i dettagli sulle realtà coinvolte e sulle attività proposte verranno annunciati nel mese di gennaio 2024.

Si conferma, inoltre, l’appuntamento con ARTALK CITY, conversazioni tra artisti, curatori e docenti, curato dall’Accademia di Belle Arti di Bologna, presso l'Aula Magna, per approfondire le poetiche di alcuni dei protagonisti dell’edizione 2024 di ART CITY Bologna.

● I cinque special project

Virgilio Sieni
Elegia Luminosa
A cura di Lorenzo Balbi
Teatro Comunale di Bologna | Largo Respighi 1, Bologna
1 - 4 febbraio 2024
Giovedì 1 febbraio ore 18.00 / 19.30
Venerdì 2 febbraio ore 18.00 / 19.30 / 21.00
Sabato 3 febbraio ore 16.30 / 18.00 / 19.30 / 21.00
Domenica 4 febbraio ore 14.00 / 15.30 / 17.00
Ingresso gratuito

Elegia Luminosa è una nuova produzione di Virgilio Sieni, danzatore e coreografo italiano, attivo in ambito internazionale per le massime istituzioni teatrali, musicali, fondazioni d’arte e musei. Incentrato sull'opera di Giorgio Morandi, in occasione del 60° anno dalla scomparsa, il progetto indaga la relazione tra l’artista e i suoi oggetti e sulla possibilità di leggere la fase di composizione come un processo coreografico e performativo: un cammino della materia vivente verso il gesto. Una materia che si muove verso di noi, un incontro tra attanti, tra ciò che indica l’origine dell’azione, sia umano che non-umano. Le opere di Morandi, così come gli oggetti da lui usati per comporre le sue opere, ci narrano una relazione vitale ed entusiasmante che si può ricondurre all’idea di corpo luce, quello che Jacques Derrida indica come l’intimità tra essere e seguire: essere sempre pronti a rispondere a una chiamata da qualcosa. Quello che si intende seguire, osservando le nature morte e le vedute di Morandi, è uno sguardo politico sulla postura emozionale che nasce dal dialogo con le cose intese come soggetti che ci determinano, aprendo domande sulla natura, sulla geografia e sull’archeologia dell’azione. La riflessione è su una politica dell’agire umano e della forza rivoluzionaria e indipendente delle cose. Nella performance sono le cose di Morandi, gli oggetti che sono serviti per comporre le sue opere, che determineranno le declinazioni del gesto con le forme della lentezza, dell’incrinatura, dello sguardo sull’altro, del passaggio di luce: atlante di pratiche rivolto al mondo presente. Un adagissimo che accoglie la visione di corpi tenuamente vicini alle cose e agli oggetti appartenuti a Morandi; come nella serie delle Bagnanti in Cézanne, sia nella trasfigurazione di luce che forma i corpi che come inno di gesti forgiati da incrinature e attese che sempre si generano in un tempo inappropriabile.

Il progetto comprende anche Atelier Morandi - Palestra Auratica, un ciclo di lezioni sul gesto condotte da Virgilio Sieni, che si svolgeranno a Bologna dal 22 al 24 gennaio 2024 e saranno rivolte a cittadine e cittadini di tutte le età e a studentesse e studenti dell'Accademia di Belle Arti di Bologna. Alcune opere di Morandi serviranno da guida per riflettere e praticare le origini del gesto che si forma e si evolve dal dire delle cose.

Joel Meyerowitz
Morandi’s objects - le fotografie di Joel Meyerowitz
A cura di Giusi Vecchi
Collezioni Comunali d'Arte | Palazzo d’Accursio, Piazza Maggiore 6, Bologna
30 gennaio - 25 febbraio 2024
Giovedì 1 febbraio ore 14.00 - 19.00
Venerdì 2 febbraio ore 10.00 - 19.00
Sabato 3 febbraio ore 10.00 - 22.00
Domenica 4 febbraio ore 10.00 - 18.30
Ingresso gratuito nei giorni di ART CITY Bologna

Nato nel 1938 a New York, Joel Meyerowitz è considerato, insieme a William Eggleston e Stephen Shore, uno dei più rappresentativi esponenti della New Color Photography degli anni ‘60 e ‘70 del secolo scorso. Nel 2015 Meyerowitz ha avuto accesso alla stanza di Casa Morandi in cui sono raccolti e conservati gli oggetti che il pittore bolognese disponeva sui suoi tavoli e contemplava a lungo prima di riprodurli nelle sue nature morte. Attraverso più di settecento scatti, utilizzando esclusivamente la luce naturale, il fotografo americano ha compiuto un’indagine per immagini al contempo artistica e filologica. Oltre 260 oggetti fra vasi, ciotole, bottiglie, pigmenti colorati, brocche, fiori secchi, conchiglie, tutte le umili cose divenute i “modelli” di Morandi, sfilano negli scatti di Meyerowitz nella loro dimensione fisica e poetica. Veri e propri ritratti, queste fotografie, confluite in un prezioso volume pubblicato da Damiani editore, esplicitano la potenza espressiva di ogni singolo oggetto, svelandone le sottili caratteristiche, l’assoluta singolarità e il magnetismo che Morandi per primo aveva sperimentato nel riprodurli. Nel 2015 Meyerowitz aveva già voluto omaggiare il Museo Morandi donando un’opera di questo ciclo (Morandi's Objects, trittico, Flag) a cui ora ha generosamente aggiunto altre ventidue fotografie della stessa serie. In Morandi’s Objects - Le fotografie di Joel Meyerowitz viene presentata una selezione della donazione.

Mary Ellen Bartley
Mary Ellen Bartley: MORANDI’S BOOKS
A cura di Alessia Masi
Museo Morandi | Via Don Minzoni 14, Bologna
30 gennaio - 7 luglio 2024
Giovedì 1 e venerdì 2 febbraio ore 10.00 - 20.00
Sabato 3 febbraio ore 10.00 - 23.00
Domenica 4 febbraio ore 10.00 - 20.00
Ingresso gratuito nei giorni di ART CITY Bologna

La mostra della fotografa americana Mary Ellen Bartley si inserisce nel solco di una pratica collaudata dal Museo Morandi ormai da anni: creare relazioni tra l'opera degli artisti contemporanei e quella di Giorgio Morandi, al fine di gettare nuova luce sulla reale portata culturale del suo lavoro e riaffermare il suo ruolo di primo piano nell’immaginario culturale globale, nonché la sua influenza sulla cultura visiva internazionale. Dopo aver visitato lo studio e la casa di Morandi nel 2020, Bartley ha realizzato un lavoro poetico basato su fotografie di sue personali composizioni composte con i libri appartenuti a Morandi e oggi esposti nella dimora di via Fondazza. I libri su Corot, Ingres, Piero della Francesca, Rembrandt, Cézanne, ossia i Maestri del Maestro bolognese, sono diventati i muti interlocutori delle “nature morte” della fotografa, convivendo, talvolta, al fianco di oggetti e scatole di latta sottratti alla polvere dello studio di Morandi e pronti a riprendere vita e a ritrovare uno spazio, quello della foto, che restituisce loro una misurata dignità estetica oltre che una valenza formale. Nel suo approccio metodologico, Bartley ha cercato di rispettare tutti quegli aspetti come la luce, i colori e la geometria, tanto cari a Morandi, arrivando a trasmettere quei valori di semplicità, silenzio, pace, ordine, meditazione e riflessione a cui la nostra società dovrebbe prestare maggiore attenzione. Giorgio Morandi e Mary Ellen Bartley, due artisti distanti nel tempo e nell’utilizzo del mezzo espressivo, ma uniti dalla ricerca dell’essenza e dall’attenzione per le semplici cose.

Tacita Dean
STILL LIFE. The studio of Giorgio Morandi
Progetto promosso da Museo Morandi in collaborazione con Marian Goodman Gallery
A cura di Lorenzo Balbi e Alessia Masi, in collaborazione con spazio PIETRO di Simone Gheduzzi, Palazzo Tanari | Via Galliera 20, Bologna
1 - 4 febbraio 2024
Giovedì 1 febbraio ore 16.00 - 20.00
Venerdì 2 febbraio ore 10.00 - 20.00
Sabato 3 febbraio ore 10.00 - 22.00
Domenica 4 febbraio ore 10.00 - 20.00
Ingresso gratuito

Tacita Dean, artista presente con le sue mostre personali nelle maggiori istituzioni museali internazionali, tra cui Tate Modern e Tate Britain (Londra), New Museum (New York), Schaulager (Basilea) e Solomon R. Guggenheim Museum (New York), nel 2009 realizza due film su pellicola 16mm all'interno dell'appartamento di Bologna in cui Morandi visse e lavorò per gran parte della propria vita, oggi Casa Morandi, in particolare negli ambienti dello studio. Uno di questi, Still Life verrà proiettato all’interno dello spazio PIETRO a Palazzo Tanari. Il video è caratterizzato da uno sguardo minuziosamente attento al dettaglio, una speciale qualità della luce e un tempo lento, fatto di lunghe pause, che rivelano di ogni oggetto, di ogni linea, un'essenza che né la pittura né la fotografia riuscirebbero a catturare allo stesso modo. L'artista britannica ci introduce all'interno di universi densi di tempo e spazio che trattengono la verità del momento, simili a nature morte, seppure in movimento.

Mark Vernon
Saturnine Orbit
Un progetto a cura di Xing in collaborazione con MAMbo - Museo d’Arte Moderna di Bologna
Casa Museo Giorgio Morandi e Fienili del Campiaro, Grizzana Morandi (Bologna)
3 - 4 febbraio 2024
Sabato 3 e domenica 4 febbraio ore 11.00 - 18.00 (installazione sonora)
Domenica 4 febbraio ore 16.00 (live)
Ingresso gratuito

Il progetto Saturnine Orbit si compone di un’installazione sonora e un live, appositamente commissionati a Mark Vernon nella Casa Museo Giorgio Morandi e negli spazi dei Fienili del Campiaro, luoghi privilegiati del pittore bolognese durante i periodi di villeggiatura nell’appennino bolognese a Grizzana Morandi. L’artista crea un collage lineare istantaneo di suoni con una propria narrativa. Il nastro funge da diario sonoro cronologico e sarà annotato verbalmente con il luogo, l'ora del giorno e le condizioni meteorologiche, coordinate che potrebbero essere state importanti anche per Giorgio Morandi in quanto pittore.

Accanto ai field recordings raccolti in loco durante la residenza produttiva, Vernon impiegherà gli oggetti morandiani come strumenti sonori, utilizzando lo spazio interno di bottiglie, brocche e vasi nello studio di Casa Morandi come piccole camere di risonanza, mentre le registrazioni ambientali della campagna circostante verranno riprodotte dall'interno di questi oggetti con minuscoli altoparlanti e microfoni. Attraverso questo processo l’esterno diventa l’interno: il mondo in una bottiglia. Oltre alle registrazioni digitali, Vernon utilizzerà un registratore portatile a bobina, una tecnologia databile all’epoca in cui Morandi viveva. Saranno inclusi anche estratti dall’unica registrazione esistente della voce dell’artista bolognese. Tutto il materiale così raccolto e ricomposto sarà presentato in un’installazione sonora dal tono compositivo più astratto, e in una esecuzione live che conterrà elementi più visivo/performativi focalizzandosi sulla manipolazione di oggetti e le interazioni tra microfoni, altoparlanti, registratori e loop su nastro.

Durante ART CITY Bologna, su NEU Radio verrà trasmessa una serie quotidiana di estratti sonori della creazione in corso d’opera; la sound performance dal vivo nei Fienili andrà in onda anche in diretta.

● Morandi metafisico. Tre disegni. Una storia
A cura di Lorenza Selleri
Casa Morandi | Via Fondazza 36, Bologna
1 febbraio - 5 maggio 2024
Giovedì 1 e venerdì 2 febbraio ore 10.00 - 20.00
Sabato 3 febbraio ore 10.00 - 22.00
Domenica 4 febbraio ore 10.00 - 20.00
Ingresso gratuito

Anche Giorgio Morandi è stato un pittore "metafisico". Le opere in cui si può percepire una vicinanza stilistica con quelle dei maggiori esponenti di questo movimento sono poco più di una decina (comprendendo anche quelle oscillanti tra Metafisica e Valori Plastici) e sono prevalentemente dipinti ad olio. Queste tele si conservano nei principali musei italiani (quella appartenuta a Roberto Longhi venne purtroppo rubata e ad oggi non è stata ancora ritrovata) con la sola eccezione della Natura morta, 1918 (V.37) che si trova al Museo dell'Ermitage di San Pietroburgo. Il Museo Morandi possiede tre disegni che, pur essendo cronologicamente successivi al biennio (1917-19) in cui Morandi si avvicina alla Metafisica, possono a pieno titolo appartenere a quel gusto, in quanto schizzi a matita riproducenti rispettivamente due celebri nature morte metafisiche, ora esposte a Brera, e un vaso di fiori che invece può considerarsi emblematico della stagione dei "Valori Plastici". Nella casa di Morandi, nel ripostiglio adiacente al suo studio, si conservano ancora i modelli che a lui servirono per le sue opere metafisiche e questo focus nasce con l'intenzione di documentare questa breve parentesi del percorso artistico morandiano accostando disegni, oggetti e un apparato documentario di lettere, testi e fotografie.

● L’identità visiva ART CITY Bologna 2024
Il logo e l'identità visiva per l’edizione 2024 di ART CITY Bologna 2024 sono stati ideati per la prima volta dallo studio creativo Leftloft.
Il nuovo logo, che si fa portavoce del legame che l’iniziativa ha con Arte Fiera, diventa quest’anno atemporale ed accompagnerà la manifestazione anche nelle sue future edizioni.
L’identità visiva celebra l'universo simbolico di Giorgio Morandi traendo ispirazione dalla serie di oggetti tanto amati e rappresentati dall'artista: brocche, bottiglie e vasi si trasformano in sagome, piatte, colorate e sovrapposte, e rafforzano la loro iconicità manifestando la poetica morandiana.

● ART CITY White Night sabato 3 febbraio 2024
Nel programma ART CITY Bologna si conferma la sempre tanto attesa notte bianca dell’arte, quest’anno in programma il 3 febbraio. Il pubblico potrà fruire della proposta artistica diffusa in città anche nelle ore serali, grazie alla collaborazione di operatori culturali e commerciali che estenderanno il loro orario di apertura fino alle 24.00.

● Il pubblico. Modalità di fruizione
Nell'ottica di favorire l’accessibilità e la più ampia fruizione possibile da parte del pubblico, anche in quest’edizione di ART CITY Bologna resta confermato l’ingresso gratuito o agevolato agli eventi. Tutte le informazioni aggiornate (location, orari e modalità di ingresso alle sedi espositive) saranno consultabili sul sito artcity.bologna.it che, dotato delle schede dedicate a ogni progetto e di una mappa funzionale a una rapida ricerca degli eventi da parte dell’utenza, rappresenterà lo strumento informativo. Gli special project saranno inoltre approfonditi in un tabloid distribuito nelle sedi espositive.

Il programma completo di ART CITY Bologna 2024 sarà pubblicato in prossimità della rassegna sul sito artcity.bologna.it.

21/01/24

Zoe Leonard Al Rio di Cortese

 


CS

Per la prima volta in Italia, la Galleria Raffaella Cortese presenta una selezione curata di brani tratti da Al río / To the River di Zoe Leonard. Questo lavoro emblematico è composto da centinaia di fotografie scattate tra il 2016 e il 2022, lungo il Rio Grande/Río Bravo, dove per 2.000 km il fiume serve a delimitare il confine tra Stati Uniti e Messico. Leonard dice: “La natura mutevole di un fiume – che periodicamente straripa, cambia corso e scava nuovi canali – è in contrasto con il compito politico che è chiamato a svolgere”.

Queste fotografie potenti e ricche di sfumature descrivono la bellezza naturale della regione, attirando allo stesso tempo l'attenzione sulle dimensioni politiche e umane della vita nelle terre di confine. Attraverso lo sguardo di Zoe Leonard, il fiume è visto come un luogo complesso dove la vita quotidiana si svolge insieme a controllo, conflitto e sorveglianza. In questo viaggio lungo il fiume l'artista raffigura la natura e gli ambienti costruiti; spostamenti di animali e persone; e strutture che connettono e dividono. Insieme, questi elementi diventano capitoli di una narrazione evocativa e continua.




Al río / To the River è strutturato attraverso “passaggi”, sequenze di fotografie che si dipanano in cronologia, continuità e movimento. Leonard crea composizioni visivamente ricche e piene di significato, dove si possono trovare riferimenti a storie pre e postcoloniali e dove viene prestata particolare attenzione ai sistemi di potere evidenti non solo sotto forma di muri e recinzioni, posti di blocco e centri di detenzione, ma anche nel flusso costante di persone e merci commerciali attraverso il fiume in entrambe le direzioni. Questo ampio lavoro riflette sul significato civico e simbolico dei confini, che risuona soprattutto in questo momento di migrazione umana globale senza precedenti.

Come afferma l'artista: “Quest'opera considera non solo una posizione geografica ma anche un paesaggio sociale e politico”.

Per la mostra Excerpts from Al río / To the River, Zoe Leonard ha selezionato una serie di passaggi – inclusi alcuni inediti – dal suo ampio lavoro fotografico, intervallando immagini dure di infrastrutture di controllo delle frontiere e paesaggi urbani desolati insieme a immagini di pacifiche comunità rurali. , animali al pascolo e l'acqua al centro di tutto come fonte di vita.

Inoltre, il lavoro fotografico di Zoe Leonard promuove un’esplorazione metatestuale come mezzo e materiale. Mettendo in discussione i modi in cui la fotofafia è stata utilizzata per inquadrare il mondo, sia letteralmente che metaforicamente, Leonard esamina il modo in cui le fotografie trasmettono e costruiscono punti di vista sociali e politici attraverso le loro prospettive visive e formali. Attraverso il suo impegno di lunga data con il mezzo fotografico e le tecniche di stampa, l'artista ci chiede di riflettere sulla soggettività del fotografo e, per estensione, sulla complessa natura della rappresentazione stessa.


foto di  Andrea Rossetti /  Hector Chico

La grandezza dell'artista riconosciuta a livello internazionale è trasmessa non solo dalla qualità poetica delle immagini che crea ma anche dal suo spirito critico e autocritico verso l'atto stesso di fare arte e produrre immagini. Zoe Leonard ci chiede di riflettere su come un resoconto basato su immagini del Rio Grande/Río Bravo possa modellare la nostra percezione del confine e dei confini e, più in generale, come vediamo e formiamo la nostra visione del mondo.

20/01/24

The Circle alle Gallerie d'Italia di Torino


 The Circle è un importante progetto fotografico che, le Gallerie d'Italia presentano negli spazi di Torino, supera la dimensione artistica per essere azione attiva di riflessione e cambiamento. 

L’Economia Circolare è definita dall’Unione Europea come “un modello di produzione e consumo che implica condivisione, prestito, riutilizzo, riparazione, ricondizionamento e riciclo dei materiali e prodotti esistenti il più a lungo possibile”. A cinquant’anni dalla sua teorizzazione, la Circolarità è ad oggi una delle più promettenti, ed ambiziose, strategie alla base della creazione di un futuro sostenibile da un punto di vista sia ambientale, che produttivo ed industriale. Parole come ricircolo, riuso, riciclo hanno iniziato a popolare sempre di più valutazioni e analisi sulle politiche di lungo termine e sul nostro potenziale di ricchezza, andando nel tempo ad individuare i punti chiave del problema: come gestire la fine delle risorse primarie, l’illusione di una crescita esponenziale o la gestione degli scarti.

Questa iniziativa fotografica racconta la rivoluzione delle soluzioni possibili. Risultato di un progetto di ricerca di lunghissimo respiro, Luca Locatelli ha documentato le buone pratiche, sperimentazioni, ambizioni e percorsi di questa nuova utopia. Il suo impegno decennale nel tema si condensa nelle storie commissionate dalle Gallerie d’Italia di Intesa Sanpaolo, presentate per la prima volta in un contesto espositivo unitario in questa mostra.



Il percorso espositivo offre un viaggio attraverso l’Europa della sperimentazione e dell’avanzamento industriale sostenibile, toccando temi come la geotermia, il riciclo tessile, la riconversione di aree industriali dismesse, l’alimentazione. Le storie raccontano esperienze reali di Nature Based Solutions, azioni intraprese per proteggere, sostenere e ripristinare gli ecosistemi naturali, che quando applicate ai modelli industriali e produttivi hanno la potenzialità di innescare quella Trasformazione Culturale (Cultural Transformation) necessaria per cambiare il corso delle cose. Le immagini, accompagnate da infografiche create per questa occasione dalla visual and information designer Federica Fragapane, raccontano di esperienze e realtà in cui altissima ingegneria, artigianato e sapienza ancestrale vanno di pari passo per creare uno spazio in cui la Natura torni al centro, in cui la conoscenza e la sapienza umana si pongono al servizio delle forze ambientali per poter beneficiare della loro potenza, senza cercare di addomesticarle e imprigionarle: quelle Nature Based Solutions che più di tutte le altre ci offrono le maggiori possibilità di riuscita. Ci mostrano come la tecnologia più avveniristica e l’intuizione dell’autoproduzione possano entrambe contribuire allo stesso scopo - la chiusura del cerchio, la possibilità di un sistema perpetuo. La possibilità di una riuscita.



La mostra, a cura di Elisa Medde, realizzata col supporto specialistico della Ellen MacArthur Foundation - la maggiore fondazione al mondo impegnata a sostenere la Circular Economy e di cui Intesa Sanpaolo è dal 2015 l'unica istituzione finanziaria con il ruolo di Strategic partner – e con la collaborazione della Fondazione Compagnia di San Paolo e della Fondazione Cariplo, è accompagnata da un catalogo edito da Gallerie d’Italia / Skira.



In occasione della mostra viene presentato un ricco palinsesto, per il tradizionale public program #INSIDE del mercoledì, con talk e incontri legati al tema dell’Economia Circolare

 Sono anche proposti alcune iniziative speciali, come la diffusione fuori dagli spazi museali delle Gallerie d’Italia – Torino degli scatti di Locatelli che si propongono in città, con una serie di immagini di mostra diffuse attraverso tram, poster e cartoline culturali negli spazi pubblici torinesi. Un’iniziativa che ha il duplice obiettivo di avvicinare il pubblico al messaggio chiave del progetto, che vede nella circolarità una soluzione economico-ambientale a lungo termine, nonché offrire accessibilità digitale ad alcuni contenuti della mostra (attraverso la scansione di QR code dal proprio smartphone).



L’operazione contribuisce alla condivisione di immagini iconiche che spaziano dal riciclo aeronautico col progetto PAMELA per lo smantellamento e riciclaggio di aerei dismessi, all’allevamento di mitili della Galizia, come esempio di produzione alimentare integrata, per finire con la riqualificazione di un’ex miniera di carbone in Germania, trasformata oggi in un museo a cielo aperto.

Inoltre, con l’obiettivo di stimolare nei giovani il valore del rispetto dell’ambiente, della sostenibilità e della condivisione, la Fondazione offrirà agli insegnanti delle scuole secondarie di secondo grado una formazione online gratuita dedicata ai temi della mostra, facilitando così il loro coinvolgimento e quello degli studenti e delle studentesse.

La mostra è inoltre inserita nel programma de La cultura dietro l’angolo che propone attività ed eventi diffusi nelle circoscrizioni della città con lo scopo di portare la cultura a poca distanza da casa, ovunque si abiti, creando nuove occasioni di relazione, condivisione, aggregazione e partecipazione.


AWorld

Inoltre, nell’ambito della Missione Proteggere l’Ambiente dell’Obiettivo Pianeta, Fondazione Compagnia di San Paolo attiverà una challenge digitale di citizen engagement con AWorld, la piattaforma ufficiale della campagna ActNow delle Nazioni Unite contro il climate change e a sostegno di tutti i 17 SDGs dell’Agenda 2030.



Il tema “economia circolare”, focus della mostra fotografica, sarà anche il fulcro dell’attività educativa e di coinvolgimento proposta dall’App Aworld che, infatti, pubblicherà, tra settembre 2023 e febbraio 2024, 5 nuovi percorsi, con relativi episodi, che indagano e affrontano il tema dell’economia circolare e di come questa possa essere applicata nella vita quotidiana a salvaguardia del benessere del Pianeta. 

La sfida attraverso l’App ha quindi l’obiettivo di coinvolgere, educare e stimolare competitività positiva per generare iniziative misurabili e tracciare le attività compiute dagli utenti che aderiranno all’iniziativa, portando la mostra anche fuori dai confini museali.