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E’ l’ora del revival o detta anche l’era dei magazzini da svuotare.

Esaurite anche le vene più concettual-impegnate il sistema dell’arte contemporanea punta ora su due filoni, uno il ritorno alla pittura, che garantisce il prodotto più flessibile e riconoscibile, con un ottimo rapporto fra costi di produzione/vendita e gestione del bene, l’altro il nuovo filone delle riscoperte.

Questo degli artisti dimenticati (che se sono stati scordati forse un motivo ci sarà pure) è molto in voga. 

Fra le prime fiere è stata Artissima con un progetto apposito Back to the Futuro. Ma se effettivamente all’inizio era stimolante ora comincia a dare segni di stanchezza. 

Anche perché sicuramente qualcuno è stato immeritatamente perso, ma non mi pare possibile che siano così tanti e così stranamente validi, se poi nessuno per decenni li ha filati.

Anche qui viene il sospetto che ci siano magazzini da svuotare e visto che questo gioco di ricordi pare funzionare in questa fase di stagnazione, via con le riscoperte, tanto più se donne.

Oggi la linea femminile è quella più trend, da mettere in mostra come brave artiste, quasi sempre femministe e quasi sempre banali come i tanti maschilisti osannati per decenni. 

Proprio sul filone femminista già pare essere giunti al capolinea con tutte queste, già molti storici manifestava alcuni dubbi sul limite di fare riferimento al genere sessuale, figuriamoci oggi che siamo nell’era del LGBTQ… che senso abbia. 

Penso come sempre che quello che conta sia sempre la qualità; che sia di ieri, di oggi o femmina o maschio o altro, conta poco.