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31/01/23

Gilt al Met di New York

 

Fra i tanti progetti del Met in corso in questo periodo vi segnalo "Gilt" si tratta del terzo intervento di una serie di commissioni per la facciata storica del Met. Prendendo in prestito il formato dei trofei, emblemi della competizione e della vittoria, l'artista Hew Locke ha creato quattro sculture che riflettono sull'esercizio e la rappresentazione del potere. 



Queste opere presentano dettagli ispirati agli oggetti della collezione The Met, molti resi non familiari attraverso l'appropriazione, la frammentazione e la ricombinazione. Basandosi su un'estetica dell'eccesso e dell'artificio, Gilt sfrutta la relazione tra colpa e oro attraverso 3000 anni di storia dell'arte, esplorando i percorsi che gli oggetti percorrono nel tempo così come i valori materiali e simbolici che si accumulano quando cambiano di mano.



Hew Locke è nato a Edimburgo, in Scozia, nel 1959 ed è cresciuto in Guyana, una nazione multirazziale e multiculturale del Sud America che si è formata nel crogiuolo dell'indigeneità, del colonialismo europeo, della tratta degli schiavi africani e del contratto indiano. Lui e la sua famiglia arrivarono in Guyana nel 1966, proprio mentre il paese stava stabilendo la sua indipendenza dal dominio britannico. Locke è tornato nel Regno Unito nel 1980, viaggiando insieme a un'ondata di immigrati dalle attuali ed ex colonie britanniche nei Caraibi. Ha conseguito una laurea in Belle Arti presso la Falmouth School of Art nel 1988 e un Master in Scultura presso il Royal College of Art nel 1994. Dal 1989 risiede a tempo pieno a Londra.  

30/01/23

The Ward alla Fitzrovia Chapel di Londra





A Londra, presso la Cappella Fitzrovia è in corso la mostra The Ward, con gli scatti di Gideon Mendel. Nel 1993 Gideon ha trascorso diverse settimane a fotografare i reparti di Broderip e Charles Bell al Middlesex Hospital. Il Broderip è stato il primo reparto dedicato all'AIDS a Londra ed è stato aperto nel 1987 dalla principessa Diana. Dodici di queste toccanti immagini in bianco e nero sono state esposte come  The Ward  presso la cappella nel 2017, la posizione della Cappella Fitzrovia assumendo una risonanza speciale poiché la cappella è oggi l'unico edificio rimasto del Middlesex. 

 La mostra comprende un'installazione video su grande schermo di molte altre immagini inedite con una colonna sonora appositamente composta, nonché un nuovo cortometraggio con interviste a persone che appaiono nelle fotografie originali. Questa nuova mostra si collega anche al 40° anniversario di Terence Higgins Trust, le fotografie per  The Ward  sono state originariamente commissionate come parte del loro 10° anniversario nel 1993.




A trent'anni da quando le fotografie sono state scattate, questo nuovo film di Gideon Mendel è una rappresentazione viscerale degli effetti dell'HIV/AIDS sulla vita delle persone ritratte nelle fotografie, nonché una più ampia messa in discussione dell'essenza della fotografia e il suo rapporto con la memoria. Gideon descrive: “Tutti i pazienti che ho incontrato, molti dei quali erano giovani uomini gay, stavano affrontando la terrificante prospettiva di una morte prematura e dolorosa. Ho concentrato il mio lavoro su John, Andre, Steven e Ian, che sono tutti morti nei mesi successivi allo scatto delle foto.




 Erano alcuni degli sfortunati, che si ammalarono poco prima che diventassero disponibili trattamenti antiretrovirali salvavita. Considerando i livelli estremi di stigma e paura che esistevano allora, la loro decisione di farsi fotografare, insieme ai loro amanti, familiari e amici, fu un atto di notevole coraggio. Le fotografie che ho realizzato in questo breve periodo hanno avuto il loro viaggio nei trent'anni da quando le ho scattate ed è diventato chiaro che nonostante il passare di così tanto tempo parlano ancora profondamente a molte persone. Mentre il periodo che documentano retrocede nella storia, l'interesse per loro sembra continuare a crescere.

29/01/23

Brafa 2023




 Oggi ritorna BRAFA la nota grande fiera d'arte europea a Bruxelles.  La 68a edizione della fiera si svolgerà oggi fino al 5 febbraio presso l'Expo di Bruxelles all'Heysel nei padiglioni 3 e 4, dove saranno presenti 130 espositori.


CS

Walking around BRAFA is like diving into a world where beauty and elegance impart a form of appeasement. Collectors and art lovers will soon be able to rediscover this special atmosphere, since the 68th edition of the Fair will be taking place in exactly two months. From Sunday, January 29th to Sunday, February 5 th , 2023, BRAFA will be taking up residence at Brussels Expo.

Over the course of 8 days, more than 10,000 works spanning all different styles and periods will be presented by 130 internationally-renowned galleries from 15 countries. For two days prior to the opening of the Fair, the paintings, furniture, art objects, jewellery and sculptures will be analysed by more than 80 experts from around the world, studied by a scientific laboratory and monitored by the Art Loss Register.



Over time, BRAFA has built up a reputation that is now well established thanks to its pursuit of excellence and the eclecticism of the objects on display, allowing collectors to broaden their tastes and purchase with complete confidence. “It is not by chance that from the outset, BRAFA has resolutely opted for excellence and eclecticism! Diversity and high standards are essential impulses that drive any healthy and dynamic society, simultaneously living up to its core values and projecting itself into the future in a visionary way. BRAFA is a microcosm that reflects this approach in a world where technology transcends matter, thereby accessing a sphere that showcases the richness of an artistic heritage with a thousand nuances. This is why BRAFA is a reliable and credible guide which, from year to year, takes you on a journey through the mysterious, sometimes ill-defined but always fascinating forest which we call the world of art.” Christian Vrouyr, Secretary-General of BRAFA.

From the Old Masters to contemporary art, by way of jewellery, sculptures, silverware, design and tribal art, here is an overview of a few key pieces which will be featured at BRAFA 2023.


28/01/23

Anatomia e arte...




 Presso Palazzo Loredan, a Venezia, da oggi fino al 27 Aprile 2023, è in corso la mostra la straordinaria e straniante mostra tra volti deformati, esagerazioni anatomiche, indagini fisiognomiche, figure caricaturali e gallerie di “caratteri umani” ideata dalla Fondazione Giancarlo Ligabue. Esposti anche 18 disegni autografi di Leonardo compresi per la prima volta in Italia alcuni fogli della Collezione del Duca di Devonshire.

“De’ visi mostruosi non parlo, perché senza fatica si tengono a mente”, così si legge tra le annotazioni di Leonardo da Vinci nel Codice Atlantico e nel Trattato della Pittura; e sicuramente rimarranno impresse nelle menti dei visitatori le tante “teste caricate” o “grottesche”, i volti deformi, le figure esagerate o caricaturali realizzate dai grandi artisti attivi in Italia settentrionale tra il XVI e il XVIII secolo, esposte nella straordinaria mostra promossa a Venezia dalla Fondazione Giancarlo Ligabue.

Il nuovo ambizioso progetto dell’istituzione guidata da Inti Ligabue - in programma nella città lagunare a Palazzo Loredan - Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti dal 28 gennaio al 27 aprile 2023 – ci proietta in un mondo straniante quanto intrigante, collaterale rispetto al bello, al sublime o all’ideale oggetto privilegiato dalla pittura.

L’obiettivo dichiarato della mostra curata da Pietro C. Marani, tra i più autorevoli studiosi di Leonardo - affiancato da un comitato scientifico di assoluto prestigio con Alessia Alberti, Luca Massimo Barbero, Paola Cordera, Inti Ligabue, Enrico Lucchese, Alice Martin, Alberto Rocca, Calvin Winner - non è tanto indagare come e perché si sviluppi il singolare e affascinante genere della caricatura, o meglio della deformazione e trasformazione dei tratti fisiognomici (dalla crisi dell’Umanesimo alla crisi della Serenissima), quanto rendere evidente l’esistenza di una linea di continuità “settentrionale” in quest’ambito; che, partendo appunto dai “visi mostruosi” di Leonardo e dalle “pitture ridicole” dei lombardi, assunte le esperienze del naturalismo carraccesco, fiorirà in laguna nella prima metà del Settecento.

Oltre 75 le opere in mostra da musei e collezioni private internazionali - dal Musée du Louvre di Parigi alle Civiche Raccolte d’Arte del Castello Sforzesco, dalle Gallerie degli Uffizi alla Staatliche Kunstsammlungen di Dresda, dal Designmuseum Danmark alle Gallerie dell’Accademia di Venezia fino al Sainsbury Centre for Visual Arts della University of East Anglia di Norwich, per citarne alcuni - con un incredibile nucleo di 17 disegni autografi leonardeschi, tra cui la nota “Testa di Vecchia” in Collezione Ligabue, prestati eccezionalmente dalla Veneranda Biblioteca Ambrosiana, dalla Pinacoteca di Brera e – per la prima volta in Italia - dalla Devonshire Collections di Chatsworth.

Prestiti che danno vita a un percorso di altissimo livello, tra confronti e rimandi, che partendo dal sommo da Vinci giunge alla Venezia di Anton Maria Zanetti e dei Tiepolo, passando per Francesco Melzi, Paolo Lomazzo, Aurelio Luini, Donato Creti, Arcimboldo, ma anche Carracci e Parmigianino, tra i tanti autori esposti.

Un tema coinvolgente e dai molteplici risvolti quello dell’alterazione o deformazione della fisionomia, che inevitabilmente assume nel Novecento nuovi significati potentemente evocati nel capolavoro di Francis Bacon -”Tre studi per un ritratto di Isabel Rawsthorne” - in chiusura.
All’inizio fu Leonardo. Per giungere alla caricatura, che esplode nel Settecento in laguna intrecciandosi in maniera assai peculiare con la grande tradizione musicale e teatrale veneziana, la mostra a Palazzo Loredan non poteva che partire dal grande da Vinci.

Se pure non possano definirsi caricaturali i disegni di Leonardo, ovvero diretti allo scherno, all’ironia o al sorriso, certamente le sue “teste caricate”, l’esasperazione dei tratti somatici, gli studi fisiognomici dei caratteri umani e dei “moti mentali”, la strenua analisi della deformazione a rimarcare una volontà di realismo, ma pure doti morali o virtù particolari al di là dei difetti fisici o dei segni del tempo - non possono non aver influenzato e ispirato questi esiti settecenteschi.

Pensiamo all’immediata fortuna dei suoi studi, ai tanti imitatori e seguaci attivi in laguna come Giovanni Agostino da Lodi o Giovan Paolo Lomazzo, alle riproduzioni nei secoli successivi (tra tutte le stampe seicentesche dell’incisore boemo Wenceslaus Hollar che propone in formato 1:1 i disegni appartenenti alla collezione del XXI conte di Arundel) e soprattutto alla ripresa leonardesca cui si assiste a Venezia, nei primi decenni del XVIII secolo, presso i maggiori artisti e collezionisti come Anton Maria Zanetti, “capostipite” della caricatura veneziana, e il nobile Zaccaria Sagredo.

La nota su Zanetti che appare nelle pagine manoscritte anteposte all’Album Cini - di cui sono in mostra alcuni importanti fogli - segna per il curatore Pietro Marani la pista da seguire per proporre innovativamente una linea tosco-lombarda e propriamente leonardesca nell’ispirazione dell’artista, accanto alla nota formazione emiliana pure ricordata in mostra attraverso i disegni e le grottesche di Creti, di Carracci (dalla Collezione del Duca di Devonshire anche l’unico disegno di Annibale Carracci proveniente dall’eredità Burlington) e della cerchia di Parmigianino.

“Portava seco il suo matitatojo, e come Leonardo da Vinci, o altri pittori o al teatro, o altrove disegnava quell’oggetto che colpiva la sua fervida fantasia, e poi con li stessi posti in caricatura si prendea spasso. Vi si osserva franchezza di disegno non comune e fervida immaginazione capricciosa, gaja sorprendente”.

Sappiamo - come ci ricorda Marani - della presenza di Leonardo a Venezia nel 1500, breve ma significativa se pare abbia influito sulla pittura di Giorgione e sui lavori di Dürer; sappiamo pure dell’arrivo acclamato e fragoroso in laguna, nel 1726 nella collezione di Zaccaria Sagredo, di cartoni originali di Leonardo provenienti dai Casnedi di Milano: un’acquisizione esaltante che lo stesso Zanetti riferisce nella sua corrispondenza; sappiamo infine che a Venezia Paolo Lomazzo, allievo ed erede dei manoscritti di Leonardo e guida goliardica degli artisti riuniti nell’Accademia della Val di Blenio, deve essere stato diverse volte.

Ma sono soprattutto le amicizie, le frequentazioni parigine e milanesi, la ricca biblioteca dell’artista veneziano a motivare la conoscenza dei disegni di Leonardo, diretta e indiretta, e l’influenza del Maestro su Anton Maria e sugli artisti della Serenissima.

A parte il legame di Zanetti con i Trivulzio e la frequentazione del “clan Zanetti-Carriera” con l’ambiente milanese e con i patrocinatori dei Clerici, committenti di Gian Battista Tiepolo, determinante dovette essere la presenza a Venezia di Pierre Crozat nel 1716 e di Pierre Mariette nel 1718-1719, con i quali Zanetti entrò presto in confidenza.

Furono loro a indurre il veneziano a fare un viaggio a Parigi nel 1720 insieme a Rosalba Carriera e ad Antonio Pellegrini, proseguito poi a Londra e nelle Fiandre; fu Crozat a possedere per alcuni decenni celeberrimi disegni a pennello su tela di lino di Leonardo, indicati precedentemente come lavori di Dürer ma riconosciuti dallo stesso Mariette come autografi del Maestro; fu Pierre Mariette ad acquistare un famoso Album con copie delle caricature di Leonardo, al tempo ritenute originali, molte delle quali, per altro, tratte dai disegni autografi di da Vinci conservati ora nella Collezione del Duca di Devonshire a Chatsworth, di cui questa mostra espone ben dodici esemplari.

Possibile che di tutto questo non abbiano discorso i due francesi con Zanetti? La domanda aleggia nell’esposizione e nel catalogo edito da Marsilio: possibile che egli non abbia visto e “annotato” tali opere?

Se a questo - sempre seguendo il ragionamento del curatore - aggiungiamo che nell’inventario della biblioteca di Zanetti compare proprio una copia dell’Album Mariette, inciso nel 1730 dal Conte di Caylus, così come il Trattato della pittura di Leonardo nell’editio princeps, ovvero quella stampata a Parigi da Raphael du Fresne nel 1651, ma anche l’Idea del Tempio della Pittura del Lomazzo pubblicata nel 1590 a Milano, in cui egli ricorda i “visi mostruosi” del da Vinci, e il suo Trattato dell’arte della Pittura – tutti volumi ed edizioni esposti in questa occasione – allora gli indizi possono diventare prove.

I visitatori si potranno divertire nel notare come il gesto sintetico e immediato di certe caricature di Giambattista Tiepolo, ma anche quelle stesse dello Zanetti, richiamino quella che può considerarsi l’unica vera caricatura di Leonardo esistente - quella di un “Chierico” in cui furbizia, arguzia e derisione si sposano perfettamente in pochi tratti - anch’essa eccezionalmente in mostra grazie alla generosità della Veneranda Biblioteca Ambrosiana; e come nasi esagerati, menti sporgenti, seni prorompenti, teste con parrucche siano di matrice leonardesca o comunque rivelino prototipi poi ripresi e variati dagli autori leonardeschi come Melzi, Battista Franco, Lomazzo, Figino: fra tutti la “caricatura di uomo con cappello conico” che ritroviamo nell’ “Homo ridiculo” di ambito del Lomazzo prestato dall’Accademia Carrara di Bergamo, che trova un’eco nei lavori di Brambilla, Figino e Arcimboldo esposti in mostra.

Da segnalare, tra rarità e nuclei importanti, l’intrigante olio su tela con Testa grottesca di donna (1560), attribuito a Giovan Paolo Lomazzo già dal Longhi, e la straordinaria galleria di circa venti caricature tiepolesche: gobbi, prelati e macchiette di nobili signori di diverse datazioni, alcune già in Collezione Valmarana e poi Wallraf, altre provenienti dal “Terzo tomo de caricature”. Identikit queste ultime - secondo Enrico Lucchese in catalogo - di “maschere in carne e ossa”, tipi e caratteri universali della fauna umana, opere d’arte prima che lavori umoristici per la qualità dell’esecuzione, espressione del potere della pittura che può esaltare come demolire, evocare “angeli e nanerottoli”, provocare commozione o riso.

Il dipinto di Lomazzo invece, “animalesco e ottuso”, derivante da un fortunatissimo disegno di Leonardo copiato e riprodotto più e più volte, mostra il seguito, anche in pittura, della strada avviata dal Maestro, laddove gli effetti della deformazione fisiognomica qui appaiono ancora con più evidenza e sembrano avvalorare l’interpretazione delle teste grottesche di Leonardo data da Gombrich (1954), in cui affiorerebbe il tema dell’inconscio e della raffigurazione autobiografica.

Ambiti che prefigurano i temi psicanalitici e visionari della pittura di Francis Bacon nei suoi ritratti. La mostra si chiude con uno scatto in avanti, un superlativo trittico dell’artista datato 1965: Tre studi per un ritratto di Isabel Rawsthorne prestati dal Sainsbury Centre-University of East Anglia di Norwich. Un invito a riflettere su come nel Novecento questa via dell’arte, di antica provenienza, prosegua assumendo nuovi significati, conducendo lo studio della natura umana alle destrutturazione, alla deformazione e alla manipolazione della forma, per manifestare l’interiorità e l’inconscio.

Ma questa è un’altra storia...

27/01/23

Art City



A Bologna dal 27 gennaio al 5 febbraio 2023 torna, per l’undicesima edizione, ART CITY, il ricco programma di mostre, eventi e iniziative promosso dal Comune di Bologna in collaborazione con BolognaFiere in occasione di Arte Fiera, con la direzione artistica di Lorenzo Balbi.

Il MAIN PROGRAM, un progetto speciale e una decina di interventi curatoriali coordinati dalla direzione artistica di ART CITY Bologna, sarà affiancato da significative iniziative artistiche proposte spontaneamente da soggetti istituzionali, gallerie ASCOM, gallerie e altri spazi indipendenti selezionate dal comitato scientifico per il loro interesse culturale ed artistico.  

Questi i tanti progetti che popoleranno questi giorni di arte e cultura.

Nell’edizione 2023 il main program sarà articolato in uno special project e in 12 main projects che, come di consueto, andranno a comporre una proposta ampiamente rappresentativa delle pratiche artistiche contemporanee:
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YURI ANCARANI
MAMbo - Museo d’Arte Moderna di Bologna, Sala delle Ciminiere
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KATERINA ANDREOU
Nuovo Parcheggio Stazione - Roof, 5° piano
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BETTINA BUCK
Sala Convegni Banca di Bologna, Palazzo De’ Toschi
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NATHALIE DJURBERG
Cassero LGBTI+ Center
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ROBERTO FASSONE + AI LAI + LZ
Alchemilla
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EVA MARISALDI
LabOratorio degli Angeli
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JONAS MEKAS
Padiglione de l’Esprit Nouveau
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GEROLD MILLER
Kappa-nöun
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LUCY + JORGE ORTA
Oratorio di San Filippo Neri
🟡
PATRICK PROCKTOR
Palazzo Bentivoglio
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AGNES SCHERER
Teatri di Vita
🟡
DOMINIQUE WHITE
Conserva di Valverde

26/01/23

Giorgio Morandi alla Estorick Collection



Estorick Collection festeggia il suo 25° anniversario, con una grande mostra di opere di Giorgio Morandi. Per la prima volta, l'intera collezione di 50 dipinti e opere su carta dell'artista appartenenti alla Fondazione Magnani-Rocca italiana sono esposti nel Regno Unito. 




To mark its 25th anniversary, the Estorick Collection is proud to present a major exhibition of works by Giorgio Morandi. For the first time, the entire collection of 50 paintings and works on paper by the artist belonging to Italy’s Magnani-Rocca Foundation will be on show in the UK.

Best known for his enigmatic still lifes, Morandi is today widely recognised as one of the most significant figures of modern Italian art – and certainly one of the most beloved. Often considered to have been something of a recluse, he was in fact at the centre of contemporary artistic debate and actively engaged with many of the most important national trends and movements of his day, from Futurism to Metaphysical Art. His distinctive mature style is renowned for its masterful treatment of light, exquisite tonal subtleties and exploration of the boundary between abstract and figurative imagery.

Luigi Magnani (1906-1984) was one of Morandi’s most prominent patrons and a close personal friend. Having first seen his work in 1939, he was introduced to the artist the following year by the critic Cesare Brandi. The first pieces acquired by Magnani were three etchings given to him by the artist shortly after their first meeting. Over the following 20 years he went on to acquire works spanning Morandi’s entire career.

This unique and highly personal collection features a number of extremely rare works, including a self portrait, a Metaphysical composition and the only painting Morandi was ever commissioned to create. Several drawings and watercolours – masterpieces of concision – will also be on display, in addition to a large number of the artist’s etchings.






25/01/23

Prix Marcel Duchamp 2023


Claude Bonnin, il presidente dell'ADIAF ha svelato, lo scorso giovedì 12 gennaio, i nomi dei quattro artisti candidati alla 23a edizione del Prix Marcel Duchamp:

► Bertille Bak, per la sua produzione di opera fra il documentario pittoresco e la finzione poetica, elaborato dal  patrimonio minerario del nord della Francia e da diverse culture popolari;

► Bouchra Khalili, che agisce con installazioni video e fotografie, sui temi alternativi allo sviluppo e alla comunità sociale. 

► Tarik Kiswanson, sviluppatore di opere in scultura, scritture, performance e video, sui temi del cambiamenti paradigmatici della nostra società;

► Massinissa Selmani, che interagisce con le azioni politiche e cultuali riscrivendole in forme artistiche.

24/01/23

Festival internazionale di fotografia a Torino

 


Fra le novità di quest'anno c'è il futuro “Festival internazionale di fotografia” che si svolgerà in primavera a Torino

Per l'evento è stato siglato un accordo, triennale, fra  l'Assessorato alla Cultura, Turismo e Commercio della Regione Piemonte, l' Assessorato alla Cultura della Città di Torino, la Camera di Commercio di Torino, l'ufficio Cultura della Fondazione Compagnia di San Paolo, la Fondazione CRT e le Gallerie d’Italia.




CS

Festival internazionale di fotografia a Torino

Per la realizzazione dell’evento, la cui prima edizione è prevista nella primavera 2023, si firma oggi l’intesa tra i promotori: Regione Piemonte, Città di Torino, Camera di commercio di Torino, Compagnia di San Paolo, Fondazione CRT, Intesa Sanpaolo.

Torino, 16 novembre 2022 *** Siglato oggi a Palazzo Birago, sede della Camera di commercio di Torino, il Protocollo di Intesa per l’organizzazione a Torino della manifestazione “Festival internazionale di fotografia”: tra i firmatari, Vittoria Poggio, Assessore a Cultura, Turismo e Commercio della Regione Piemonte, Rosanna Purchia, Assessora alla Cultura della Città di Torino, Dario Gallina, Presidente della Camera di commercio di Torino, Matteo Bagnasco, responsabile dell'Obiettivo Cultura della Fondazione Compagnia di San Paolo, Annapaola Venezia, Vice Segretario Generale Fondazione CRT e Michele Coppola, Executive Director Arte, Cultura e Beni Storici Intesa Sanpaolo e Direttore delle Gallerie d’Italia.

L’appuntamento sarà internazionale e a cadenza annuale, a partire dalla primavera del 2023, con una prospettiva almeno triennale, portando a Torino e in Piemonte un grande evento articolato in una serie di momenti in più location, tra cui mostre temporanee specifiche, una fiera specializzata, attività didattiche, incontri partecipati, committenze artistiche, eventi off, declinati ogni anno su un tema differente.

Il tutto tenendo conto della profonda tradizione culturale e artistica del territorio (proprio a Torino nel 1839 è stata scattata la prima fotografia in Italia) e riconoscendo le iniziative incentrate su creatività e innovazione tra i principali motori di sviluppo e fattori di crescita non solo turistica della città.

Come affermato da Vittoria Poggio, Assessore a Cultura, Turismo e Commercio della Regione Piemonte “Siamo lieti che da questo territorio, già molto ricco dal punto di vista culturale e artistico, nasca l’idea di un nuovo appuntamento internazionale da realizzarsi con il contributo di più enti e realtà già molto attive nella promozione di eventi e manifestazioni di richiamo. La fotografia, che già raccoglie un ampio pubblico di appassionati ed esperti, può essere un nuovo motivo per venire a Torino e da qui scoprire una regione che ha molto da offrire in termini di paesaggi, accoglienza e qualità della vita”.

“La fotografia è una di quelle espressioni artistiche che oggi stanno ritrovando la giusta collocazione tra gli interessi degli appassionati, dei curiosi, delle gallerie, dei musei, dei professionisti e soprattutto delle giovani generazioni – spiega Rosanna Purchia, Assessora alla Cultura della Città di Torino. - La fotografia cattura un istante in un luogo e nello spazio che ci permette di analizzare il nostro essere e il nostro futuro in modo diretto e immediato.

Forse è questo che attrae sempre più un pubblico eterogeneo ad avvicinarsi a questa straordinaria forma artistica che, come già detto, sta riscuotendo sempre più interesse, anche in termini di fruizione culturale. Torino, quindi, sarà ancora una volta all’avanguardia e sempre di più città d’arte contemporanea”.

Come affermato da Dario Gallina, Presidente della Camera di commercio di Torino “La firma di oggi nasce da un ampio lavoro di squadra all’insegna dei grandi eventi, ma rappresenta solo un punto di partenza per un impegno più ampio che coinvolgerà il mondo della fotografia italiano: il Festival sarà, infatti, lo spunto per posizionare Torino a livello internazionale su temi come nuove tecnologie, digitale, creatività, design, con il coinvolgimento di tutti i soggetti culturali e scientifici presenti in città e in regione, a partire dagli atenei. Una primavera ricca di mostre, eventi, esposizioni, fiere, appuntamenti off sparsi in numerose location renderanno la fotografia il nuovo motivo imperdibile per scegliere di venire a Torino”.

“Siamo lieti di poter dare il nostro contributo alla definizione e alla futura realizzazione del Festival internazionale di Fotografia a Torino - dichiara Matteo Bagnasco, responsabile dell'Obiettivo Cultura della Fondazione Compagnia di San Paolo -. Valorizzare le vocazioni culturali già riconosciute del nostro territorio, in un percorso di posizionamento che accresca l’infrastruttura culturale e favorisca una relazione integrata fra il mondo della cultura e il turismo, è uno dei pilastri del nostro Obiettivo Cultura perseguito nell’ambito della missione Creare Attrattività. Inoltre questo progetto consentirà di lavorare con i player culturali di riferimento del territorio, valorizzando reti e network e operando in un’ottica di filiera e sostenibilità per lo sviluppo culturale, economico e sociale dei territori e delle comunità: sono certo che sarà una buona opportunità per il nostro territorio”.

“La firma di oggi, frutto della sinergia tra vari player della città, lancia una nuova sfida: fare di Torino una capitale della fotografia a livello internazionale - afferma il Segretario Generale della Fondazione CRT Massimo Lapucci -. Il festival ‘scatta’ l’immagine del futuro: offre una nuova opportunità per portare il mondo in città e la città nel mondo, e per rafforzare la commistione tra arte e tecnologia nel segno dell’ArTechnology, un 'mega trend' sul quale certamente puntiamo per lo sviluppo del territorio”.

Secondo Michele Coppola, Executive Director Arte, Cultura e Beni Storici Intesa Sanpaolo e Direttore Gallerie d'Italia: “Le Gallerie d’Italia mettono a fattor comune il proprio impegno nella valorizzazione della fotografia contemporanea per dare vita a un’importante iniziativa condivisa con le principali realtà torinesi pubbliche e private. Il nuovo Festival potrà aggiungere nuovi contenuti alla già ricca offerta culturale della città e consolidare il ruolo identitario della fotografia per la città di Torino".

Come previsto dal Protocollo, i firmatari affideranno l’organizzazione del Festival alla Fondazione per la Cultura Torino, che opererà coinvolgendo, nelle attività di sviluppo e produzione, i soggetti del territorio dotati di riconosciute competenze scientifiche e divulgative nel settore e inseriti in articolate reti di relazioni nazionali e internazionali, al fine di garantire un’unica comunicazione con la massima inclusione e diffusione dell’iniziativa.

Tra i primi obiettivi del gruppo di lavoro, l’assegnazione dell’incarico di Direzione Artistica aperto a primari esperti curatori nazionali e internazionali (persone fisiche, collettivi o enti). Tra i compiti del Direttore artistico quello di mappare e coordinare le istituzioni, i musei, le fiere, le iniziative e gli spazi d’arte torinesi che già lavorano nel mondo della fotografia, in modo da giungere alla condivisione di un nuovo brand e di un unico palinsesto, a partire dal tema individuato di anno in anno, e parallelamente coinvolgere altri partner locali, nazionali e internazionali, anche non necessariamente connessi al mondo della fotografia, per favorire la interdisciplinarietà e l’allargamento del pubblico di riferimento.   

23/01/23

Arte danese al Met di New York


Beyond the Light: Identity and Place in Nineteenth-Century Danish Art esplora il periodo precedentemente noto come l'età dell'oro danese, un nome che smentisce le difficoltà economiche e politiche vissute dal regno danese in declino nel diciannovesimo secolo. 

La Danimarca soffrì durante le guerre napoleoniche, che includevano il devastante bombardamento di Copenaghen, il fallimento e il crescente antagonismo con la Germania. 

Tuttavia, questo tumulto sociopolitico ed economico ha anche dato origine a un vivace ambiente culturale e filosofico per gli artisti danesi del diciannovesimo secolo. 

La mostra che si inaugura il 26 gennaio al Metropolitan Museum of Art, Beyond the Light presenta disegni, schizzi a olio e i dipinti creati da questi artisti presenti in questo periodo, quello che ha visto la trasformazione di un regno danese un tempo potente in un piccolo paese un po' emarginato ai confini dell'Europa. 

Gli artisti danesi hanno forgiato una comunità unita durante questo periodo e le opere d'arte che hanno creato esplorano nozioni di luogo, identità e appartenenza ed esperienze di viaggio e ritorno a casa.

La mostra presenta circa 100 opere della collezione The Met, SMK - The National Gallery of Denmark e diverse collezioni private e pubbliche americane. Mette in risalto artisti come Christoffer Wilhelm Eckersberg, Christen Købke, Constantin Hansen, Martinus Rørbye e Vilhelm Hammershøi, nonché personaggi meno noti come Anton Melbye, Johan Thomas Lundbye, Peter Christian Skovgaard e Heinrich Gustav Ferdinand Holm, tra gli altri.

La mostra è resa possibile da Gilbert e Ildiko Butler.

Ulteriore supporto è fornito dalla Schiff Foundation.

La mostra è organizzata dal Metropolitan Museum of Art e dal J. Paul Getty Museum, in collaborazione con SMK – The National Gallery of Denmark.

Riconoscimenti e contenuti correlati

Beyond the Light: Identity and Place in Nineteenth-Century Danish Art è organizzato dalla curatrice ospite Freyda Spira (ex curatrice associata presso il Department of Drawings and Prints presso The Met e attuale Robert L. Solley Curator of Prints and Drawings presso la Yale University Art Gallery ), in collaborazione con Stephanie Schrader (curatore dei disegni, J. Paul Getty Museum) e Thomas Lederball (capo curatore, ricercatore senior, SMK – The National Gallery of Denmark).

Un catalogo completamente illustrato accompagnerà la mostra. Pubblicato da The Metropolitan Museum of Art e distribuito da Yale University Press, sarà disponibile per l'acquisto da The Met Store.
Il catalogo è reso possibile dalla New Carlsberg Foundation.

Un ulteriore sostegno è fornito dal Fondo Drue E. Heinz e dalla Fondazione Tavolozza.

Le informazioni sulla relativa programmazione della mostra saranno disponibili sul sito Web di The Met.

La mostra sarà pubblicata sul sito Web di The Met, nonché su Facebook, Instagram e Twitter utilizzando l'hashtag #BeyondTheLight.

BeyondTheLight: identità e luogo nell'arte danese del XIX secolo
Date della mostra: 26 gennaio-16 aprile 2023
Ubicazione: The Met Fifth Avenue, Gallerie 691–693, The Charles Z. Offin Gallery, Karen B. Cohen Gallery e Harriette and Noel Levine Gallery

22/01/23

Prossimamente TEFAF New York


Fra i tanti importante eventi del mondo dell'arte il  TEFAF  di New York è fra i più interessanti per il mix che propone fra arte moderna e contemporanea,  con gioielli, opere di antiquariato e ricercati pezzi di design selezionati dalle oltre 90 gallerie provenienti da tutto il mondo. 

L'ottava edizione di TEFAF New York si terrà dal 12 al 16 maggio 2023, come di consueto al Park Avenue Armory, uno degli edifici storici più belli ed eleganti di Manhattan, dove i più importanti mercanti d'arte del mondo esporranno capolavori di varie epoche. 

La fiera newyorchese è ampiamente apprezzata per aver introdotto nuovi modi di guardare, pensare e vivere l'arte. TEFAF New York offrirà un’interessante programma culturale con presenze di spicco del mondo dell'arte e, nello stesso periodo, anche un'edizione di TEFAF Online con una selezione dei capolavori esposti all'Armory.


TEFAF New York

TEFAF New York è stata fondata all'inizio del 2016, originariamente come due fiere d'arte annuali a New York entrambe allestite presso il Park Avenue Armory ovvero: TEFAF New York Fall e TEFAF New York Spring. Oggi, TEFAF New York è un'unica fiera annuale che presenta arte moderna e contemporanea, gioielli, antiquariato e design, con circa 90 espositori di spicco provenienti da tutto il mondo. Tom Postma Design, studio famoso per soluzioni innovative ideate per importanti musei, gallerie e fiere d'arte, ha sviluppato un allestimento che interagisce con gli spazi spettacolari dell’edificio storico dando loro un aspetto più leggero e contemporaneo. Gli stand degli espositori si estenderanno su tutto l'edificio simbolo dell'Armory, comprendendo la Wade Thompson Drill Hall, il primo e secondo piano con le sale d'epoca dell'Armory, dando vita ad una fiera elegante nei dettagli e di impatto senza precedenti a New York.

  

 

TEFAF


TEFAF è una fondazione no profit che sostiene l’esperienza e la varietà della comunità globale dell’arte, come dimostrano gli espositori selezionati per le sue due Fiere annuali di Maastricht e New York. TEFAF si pone come guida esperta per i collezionisti privati e istituzionali del mercato globale dell’arte, ispirando appassionati e collezionisti di tutto il mondo

 

 

TEFAF Maastricht si terrà al MECC Maastricht dall'11 al 19 marzo 2023. Il 9 e 10 marzo solo su invito.

21/01/23

William Kentridge sulle piste di Gstaad





Fra le rinomate piste di Gstaad, Hauser & Wirth, porta nell'elegante Gstaad Palace due grandi sculture di William Kentridge, intitolate "Her" (2022) e "Cape Silver" (2018), che dialogano tra loro nei giardini, segnando la prima volta che l'artista ha esposto sculture all'aperto in Svizzera. Si tratta di due versioni più grandi della serie Glyph, proposte nella vicina galleria Tarmak22.




20/01/23

Pietre dure e pittura a Roma



Particolare successo sta avendo la speciale mostra "Meraviglia senza tempo" in corso fino al 29 Gennaio alla Galleria Borghese di Roma. 

Pare che Sebastiano del Piombo, forse già prima del Sacco di Roma del 1527, elaborò la tecnica della pittura a olio su pietra, conscio di stare resuscitando una pratica antica, citata da Plinio. Le terribili devastazioni dovute al saccheggio della città decretarono il successo della sua invenzione: pittore e committenti si illusero infatti che la pietra, al contrario delle fragili tele e tavole, avrebbe conferito immortalità alla pittura. Al pittore veneto dunque, e a questo terribile frangente, si fa risalire l’invenzione della pittura su pietra, che ha ispirato la mostra in corso in questa magnifica villa. 

La mostra, pensata per attirare l’attenzione del pubblico su questa produzione di oggetti singolari, si inserisce in un percorso di ricerca iniziato nel 2021 con l’approfondimento del tema della Natura e del Paesaggio all’interno della collezione della Galleria.

È la collezione stessa, raccolta da Scipione Borghese nei primi tre decenni del Seicento, a presentare esempi di pittura su pietra di notevole interesse, mentre il contesto, la diversità di materiali impiegati nelle opere e la loro sintonia con le collezioni storiche non più esistenti di piante, animali e altre curiosità naturali, contribuisce a definire quel senso di meraviglia e di stupore che la accompagna da secoli.


Con oltre 60 opere provenienti da musei italiani e stranieri e da importanti collezioni private, Meraviglia senza tempo. Pittura su pietra a Roma tra Cinquecento e Seicento racconta, oltre all’ambizione all’eternità delle opere d’arte, del dibattito critico di un’epoca sensibile alla gara tra pittura e scultura, e anche di materiali primordiali, estratti dalle miniere, del loro percorso avventuroso fino alle botteghe degli artisti e fino al loro posto nelle collezioni, che diventano nuovi luoghi di questi dibattiti, in palazzi e ville sempre più ricchi di arredi, calamite per la produzione di beni di lusso.
 
Il percorso, articolato in otto sezioni, inizia con LA PIETRA DIPINTA E IL SUO INVENTORE, una necessaria premessa cinquecentesca che dimostra quanto l’uso di metalli e marmi come supporto alla pittura, la rendesse non solo capace di vincere il tempo, come la scultura, ma anche di rendere durevole la memoria di un personaggio: ce lo rivelano opere come il Ritratto di Filippo Strozzi (1550 c.) di Francesco Salviati, su marmo africano; quello di Cosimo de Medici (1560 c.) attribuito al Bronzino, su porfido rosso; o ancora il Ritratto di Papa Clemente VII con la barba (1531 c.) di Sebastiano del Piombo.

 
A partire dai primi decenni del Seicento, a seconda dei contesti geografici, la scelta dei materiali oscilla tra l’esigenza di garantire la conservazione delle opere e l’interesse per la capacità di questi materiali di evocare il soggetto stesso, di confrontarsi con l’Antico e con le altre arti, partecipando alla costruzione del significato dell’immagine.
 

Arricchiscono il percorso le statue con inserti policromi della Galleria, che generano un necessario confronto con i marmi colorati antichi, argomento che di certo non era estraneo alla concezione delle arti e dell’allestimento della collezione del cardinale e della sua corte, e che la mostra Meraviglia senza tempo mira a far comprendere nella sua unità. Una unità visiva ricca di variazioni e di sfumature.
 
La mostra, a cura di Francesca Cappelletti e Patrizia Cavazzini, è accompagnata da un catalogo edito da Officina libraria, con introduzione di Francesca Cappelletti e testi, tra gli altri, di Patrizia Cavazzini, Piers Baker-Bates, Elena Calvillo, Laura Valterio, Judy Mann e Francesco Freddolini. Arricchisce il senso della mostra la pubblicazione Alla ricerca dell’eternità. Dipingere sulla pietra e con la pietra a Roma. Itinerari, a cura di Francesca Cappelletti e Patrizia Cavazzini, edito da Officina libraria, che ripercorre luoghi significativi di Roma, spesso poco noti, specialmente chiese ma anche palazzi aristocratici, dove si conservano pale dipinte su pietra e in cui la ricchezza di marmi policromi e di mosaici crea virtuosi effetti coloristici. Dipingere sulla pietra e dipingere con la pietra, dunque. Un itinerario che conferma quanto queste pratiche fossero diffuse a Roma in quegli anni e che traferisce al lettore il significato e le ricerche della mostra, oltre la sua chiusura e oltre le mura della Galleria.