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30/11/22

Nick Cave al Guggenheim di New York

Installation view, Nick Cave: Forothermore, Solomon R. Guggenheim Museum, New York, November 18, 2022–April 10, 2023. 
© Solomon R. Guggenheim Foundation, New York. Photo: Midge Wattles

 Molto particolare e curiosa la mostra su Nick Cave che il Guggenheim di New York sta ospitando in questi giorni. 

L'artista è diventato famoso a livello internazionale per le sue elaborate sculture e installazioni di oggetti trovati, tra cui le sue iconiche Soundsuits , che fondono scultura, moda e performance sociale. 

In viaggio dal Museum of Contemporary Art di Chicago, Nick Cave: Forothermoreè una mostra d'indagine che copre l'intera ampiezza della sua carriera. Con sculture, installazioni, video e lavori giovanili raramente visti, lo spettacolo esamina la pratica creativa multivalente di Cave come artista, performer, stilista, educatore e attivista. Il sottotitolo, "Forothermore", è una nuova parola che riflette l'impegno permanente dell'artista a fornire spazio a coloro che si sentono emarginati dalla società e dalla cultura dominanti, in particolare le comunità della classe operaia e le persone queer di colore. La mostra evidenzia lo sviluppo della singolare pratica artistica di Cave, che combina in modo unico le arti visive e performative, e interroga le promesse, mantenute o non mantenute, che la fine del XX e l'inizio del XXI secolo hanno offerto all '"altro".

Installate nelle gallerie delle torri del museo, le sezioni tematiche del sondaggio sono intitolate "What It Was", "What It Is" e "What It Shall Be", ispirate a un vecchio saluto afroamericano. La mostra si sviluppa come una storia tripartita, con i tre capitoli che esaminano il passato, il presente e il futuro della pratica di Cave. "What It Was" esplora i primi lavori che onorano le basi creative e sociali dell'artista all'interno della sua famiglia e oltre. Vivendo e lavorando a Chicago, Cave è stato profondamente influenzato dagli spettacoli psichedelici del collettivo Parliament-Funkadelic del musicista George Clinton, che attinge al surrealismo, alla fantascienza e alla moda stravagante. Eppure è ugualmente ispirato dalla filosofia del design del movimento Bauhaus, dalla frugalità creativa della sua famiglia e dall'edonismo viscerale della scena musicale House di Chicago. "What It Is" include il lavoro di Cave che affronta l'oppressione, la perdita, il lutto e il ricordo, ma anche la gioia e la celebrazione collettiva. Infine, "What It Shall Be" raccoglie la recente incarnazione di CaveTute sonore e opere Tondo in scala monumentale , che esemplificano le sue strategie di sopravvivenza in mezzo all'ingiustizia.

Nick Cave: Forothermore indaga in modo approfondito aspetti della carriera di Cave che si fondano su impegni estetici ed etici chiave: l'artista lavora principalmente con oggetti trovati e materiali esistenti, creando "qualcosa dal nulla"; crea oggetti leggibili sia per gli esperti d'arte che per coloro che non hanno un'istruzione formale; collabora con gli altri incorporando un senso di comunità nei suoi progetti; e incorpora con sensibilità eventi storici che cambiano la vita in opere che celebrano le sue radici creative mentre affrontano l'ingiustizia in corso.

La mostra è accompagnata da un'importante pubblicazione accademica di 320 pagine strutturata attraverso le stesse sezioni tematiche della mostra del Guggenheim: "What It Is", "What It Was" e "What It Shall Be", ognuna delle quali ha un particolare orientamento verso il tempo e concetti chiave nell'opera di Cave. "What It Is"  esplora la pratica di Cave in dialogo con la sua esperienza vissuta come uomo di colore queer, mostrando come momenti politici e culturali critici come il pestaggio di Rodney King e le continue rivolte di Black Lives Matter modellano il suo lavoro. Il fulcro di "What It Was"  sono le influenze storiche di Cave - dalla musica e la moda dance afroamericana degli anni '70 alla scena musicale House di Chicago - che hanno ispirato l'estetica improvvisativa ed esuberante di Cave. Infine, "Cosa sarà" evidenzia la creazione di alternative utopiche da parte di Cave come strategia per la sopravvivenza di fronte all'oppressione. A cura di Naomi Beckwith, il catalogo presenta una gamma di voci, comprese quelle dell'artista e degli studiosi che si identificano come persone di colore. I suoi collaboratori sono Beckwith, Cave, Romi Crawford, Damita Jo Freeman, Malik Gaines, Nona Hendryx, Linda Johnson Rice, Meida Teresa McNeal, Antwaun Sargent e Krista Thompson. La monografia, con oltre 100 pagine di illustrazioni a colori, è pubblicata dal Museum of Contemporary Art Chicago e da DelMonico Books in collaborazione con Artbook | DAP ed è progettato da Bob Faust.




Nick Cave: Forothermore è organizzato dal Museum of Contemporary Art di Chicago. La mostra è curata da Naomi Beckwith, Deputy Director e Jennifer e David Stockman Chief Curator del Solomon R. Guggenheim Museum and Foundation, New York, ed ex Manilow Senior Curator del Museum of Contemporary Art Chicago, con Jack Schneider, Curatorial Assistant, Museo di Arte Contemporanea di Chicago. Questo è il debutto curatoriale di Beckwith al Guggenheim. X Zhu-Nowell, assistente curatore, sostiene la presentazione del Guggenheim.

Nick Cave, Garden Plot (aka Wall Relief), 2013. Steel, found textiles, and found ceramic, glass, and metal objects, with beads, four parts, 97 × 74 × 21 in. each. Courtesy the artist and Jack Shainman Gallery, New York. © Nick Cave. Photo: James Prinz


Finanziatori
La mostra è organizzata dal Museum of Contemporary Art di Chicago. Il tour della mostra MCA è reso possibile da Kenneth C. Griffin. Il supporto principale è fornito dalla Harris Family Foundation in memoria di Bette e Neison Harris, Zell Family Foundation, Cari e Michael Sacks, Nancy e Steven Crown, Joyce Yaung e Matt Bayer, Julie e Larry Bernstein, Marilyn e Larry Fields, Agnes Gund, Galleria Jack Shainman e Karyn e Bill Silverstein.

Il supporto principale per Nick Cave: Forothermore è fornito dalla Ford Foundation e Macallan.
Il comitato direttivo di questa mostra è grato per il suo sostegno, con un ringraziamento speciale a Edlis-Neeson Foundation, Julie e Larry Bernstein, Agnes Gund, Cari e Michael J. Sacks, Ann e Mel Schaffer, Jack Shainman Gallery, Denise e Gary Gardner , Marieluise Hessel, e Desiree Rogers e Victoria Rogers.

Il supporto è anche generosamente fornito da LLWW Foundation, Christie's e The Coby Foundation, Ltd.

Ulteriori finanziamenti sono forniti dall'International Director's Council del Solomon R. Guggenheim Museum.

I programmi espositivi sono generosamente supportati da MillerKnoll.

29/11/22

Le "sculture bidimensionali" di Pietro Consagra alla galleria Tommaso Calabro

Con piacere oggi la pagina di do@time ospita un articolo della divulgatrice d'arte Enrica Savigliano, eccovi il suo testo a seguito della vista alla galleria Tommaso Calabro di Milano effettuata la settimana scorsa. 



Nella galleria milanese Tommaso Calabro sono ospitate fino al 10 dicembre 2022 opere di Pietro Consagra (1920-2005), protagonista del rinnovamento dell’astrazione in scultura del secondo Novecento.

Il progetto espositivo Immagini vaganti, curato da Paola Nicolin con il supporto dell’Archivio Pietro Consagra e dell’Archivio Ugo Mulas vuole mostrare un percorso che schiarisce il processo di creazione del linguaggio visivo del maestro siciliano.

Come un’indicazione all’inizio di un cammino, troviamo ad accoglierci Spessori in prospettiva (1968), che contiene un gruppo di sculture dorate: un quadrato, una stella, un triangolo e un cerchio s’allungano nelle loro porzioni con uguale profondità.


Nella prima sala, una gigantografia della foto in bianco e nero di Ugo Mulas della personale milanese di Consagra alla Galleria dell’Ariete del 1967 riempie lo spazio lungo il muro laterale. All’interno della fotografia si vede Inventario n.1 (1966-67), che ritorna nelle sue sei sculture fatte di lastre in legno colorate appese alle pareti della galleria, creando così un segnaposto nella storia dei suoi allestimenti.

Nello spazio a venire si dispiegano una selezione di sculture dalle serie iniziate negli anni Sessanta Ferri, Controluce e Giardini, piastre sottili di acciaio create per la visione frontale o, persino bifrontale, come Piano sospeso bianco (1964), una scultura fatta di un piano di legno perforato e tagliato che scende giù appesa al centro della sala.

Successivamente, una dimensione più intima e domestica ospita una anche meno conosciuta serie: dei mobili di colori accesi pensati per la sua casa e il suo studio raccolgono il segno grafico del suo linguaggio, fatto di forme che si ripetono in, da o fuori se stesse. Grandezze opposte sono presentate in uno dei pezzi di design: un mobile rosa senza ante abbastanza grosso da contenere alcune delle lamine traforate della serie Sottilissime, realizzate dagli anni Settanta.


La sottigliezza è la caratteristica principale verso cui tendono le sue opere, motivo per cui Carla Lonzi le chiamerà “sculture bidimensionali”. Consagra si serviva infatti del disegno come strumento di ricerca per giocare sull’errore e il ripensamento, per la creazione di un immaginario che riversava nella produzione sia scultorea che pittorica. Nella tela Fondo nero (cinque immagini) (1981) diventa ben visibile la traccia lasciata dal colore di un gesto spontaneo che forma accorpamenti di segni di colori brillanti e a tratti contrastanti, di solchi che s’arricciano su se stessi o ritornano indietro.



Le indicazioni del suo linguaggio fermate su questa tela dal fondo scuro sono il risultato di un processo avvenuto con spensieratezza e gioco nella Minneapolis del 1967, quando a Consagra venne in mente di realizzare la serie di Lenzuoli per amici e parenti. Le stoffe dipinte con colori lavabili sono esposti come arazzi che pendono dal soffitto della sala fulcro della mostra, poiché con questa serie di opere inizia la ricerca della curatrice Nicolin, da cui poi nasce il progetto della mostra. Una serie di lavori nati per funzione e finalità diverse, più intime e private rispetto a quello per cui è noto il grande scultore Consagra, autore di Giallo Mori - Nembro Rosato (1977), le due grandi sculture bifrontali in marmo installate verso piazza Duomo a Milano.

Nell’ultima sala, Ferro trasparente rosa chiaro (1967) è installato su di un plinto verde acido, che distrae dai connotati raffinati della stanza del piano nobile in cui è immersa la sottile e traforata scultura.

Chiude così il percorso espositivo, con lo stesso verde che ci ha accolti all’inizio, quello della struttura su cui sono poggiate Spessori in prospettiva, quello di un allestimento che rimanda alla dimensione giocosa delle immagini vaganti di Pietro Consagra.


28/11/22

Miami Art Basel


Il sistema dell'arte conclude il suo ciclo con l'evento di ArtBasel a Miami che oramai è diventato un punto di riferimento per tutti i collezionisti delle americhe. 

Art Basel La fiera è caratterizzata da diversi eventi tra cui la sezione Meridians, curato per la terza volta  da Magalí Arriola, Direttore del Museo Tamayo, Città del Messico, che presenterà 20 progetti su larga scala di artisti affermati ed emergenti

La sezione Kabinett con 29 gallerie che presenteranno installazioni appositamente curate all'interno dei loro stand, e poi ci sono le classiche Galleries, Positions, Nova, Survey ed Edition, che proporranno tante interessanti novità artistiche. 

27/11/22

Nel Limite a Camera Torino

 


“Futures Annual Event” è l'interessante progetto che Camera Torino nella sua Project Room ospita in questi giorni fino all'8 Gennaio. Da diversi anni la piattaforma europea Futures Photography  seleziona giovani fotografi su temi di attualità quali ambiente, diritti sociali. 




"On the Verge (Nel limite)" è il titolo di questa edizione curata da Giangavino Pazzola, che vede la selezione dei lavori di Cian Burke (Irlanda, 1978), Mark Duffy (Irlanda, 1981), Pauline Hisbacq (Francia, 1980), Julia Klewaniec (Polonia, 1996), Alice Pallot (Francia, 1995), Daniel Szalai (Ungheria, 1991), Ugo Woatzi (Francia, 1991) .





26/11/22

I 25 anni della Fondation Beyeler

 

 A Basilea dopo le due strepitose mostre su Georgia O’Keeffe e  Piet Mondrian la Fondation Beyeler guarda alla sua storia e al suo rinnovamento per festeggiare i suoi 25 anni di attività. 

Negli spazi degli edifici, progettati da Renzo Piano e Peter Zumthor sono proposti, fino all'7 Gennaio, alcuni importanti capolavori della collezione. 



Si potrà così attraversare il Novecento con alcuni degli interpreti più importanti, che vanno da Henri Matisse, Alberto Giacometti, Pablo Picasso fino ad artisti attualissimi come  Wolfgang Tillmans, passando ovviamente per figure quali Francis Bacon, Mark Rothko, Andy Warhol, Louise Bourgeois.

L'allestimento, molto ben curato, è stato ideato coinvolgendo nei diversi spazi le statue iper-realiste di Duane Hanson che creano una suggestione a-temporale. 

Parallelamente è presente  la delicata ed emozionante opera Palimpsest dell'artista Doris Salcedo, sul tema della migrazione. 





25/11/22

Michael Wang al Prada Rong Zhai a Shanghai

 
Photo: JJYPHOTO Courtesy Prada Michael Wang Shanghai Swamp , 2022 Corrugated steel, water, soil, sod, wetland plants

Durerà fino all'8 Gennaio 2023 la stupenda mostra “Lake Tai” di Michael Wang in corso al Prada Rong Zhai a Shanghai. 

Nella sua pratica Michael Wang (1981, Stati Uniti) utilizza come linguaggi artistici fenomeni globali, quali il cambiamento climatico, la diffusione delle specie, la distribuzione delle risorse e gli scambi dell’economia mondiale. Per questo progetto l’artista crea una serie di lavori che esplorano l’eredità naturale e culturale della regione del Lago Tai e indagano la tradizione dell’arte paesaggistica cinese. “Lake Tai” affronta anche questioni urgenti legate all’ecologia, alla sostenibilità e al recupero ambientale, coinvolgendo la comunità universitaria di Shanghai.
La regione del Lago Tai ospita i giardini storici più famosi della Cina. È un centro spirituale per la tradizione paesaggistica che celebra il rapporto armonioso tra l’uomo e la natura. Negli ultimi decenni questa relazione è stata drammaticamente alterata da fenomeni globali come il cambiamento climatico, l’estinzione di massa e l’estrazione di risorse naturali in larga scala. L’area del Lago Tai è testimone di questa radicale trasformazione. Dalla fine degli anni Novanta la fioritura di un’alga ha colorato di verde le acque trasparenti del lago ma, negli ultimi anni, un ampio intervento di recupero ha ripulito le acque.


Photo: JJYPHOTO Courtesy Prada Michael Wang Vessel 1 , 2022 Yixing clay, steel, water, algae  

Il Lago Tai è collegato a Shanghai e al mare dal Suzhou Creek, un fiume che attraversa il centro della metropoli e rappresenta una delle vie fluviali più rilevanti per l’intero territorio cinese. La storia di questa importante via di commercio è intrecciata alla biografia dell’ex proprietario di Rong Zhai, l’imprenditore Mr. Rong Zongjing. Nato a Wuxi, sulle sponde del Lago Tai, ha costruito fabbriche e mulini lungo il fiume. Con il fratello Rong Desheng ha inoltre realizzato il giardino Mei Yuan a Wuxi affacciato sul lago e ancora oggi considerato uno dei luoghi più pittoreschi di questa area. Le decorazioni di Prada Rong Zhai, in particolare le figure rappresentate sulle finestre della Sun Room, hanno in parte ispirato Michael Wang nello sviluppo di questo progetto. Questi disegni conservano la memoria di un passato lontano in quanto rappresentano episodi leggendari della vita dell’imprenditore, tra cui alcune scene ambientate nei pressi del Lago Tai e del Suzhou Creek.


Photo: JJYPHOTO Courtesy Prada Michael Wang Pile 1/2/3/4, 2022 Recycled concrete, salvaged rebar, steel plate

Nella sua mostra Michael Wang presenta una serie di sculture e installazioni allestite al primo piano e nel giardino di Prada Rong Zhai. Le opere che reinventano le tradizioni cinesi della “roccia dell’erudito” e della composizione dei fiori derivano dagli imponenti interventi di bonifica che hanno trasformato il lago e il fiume negli ultimi anni. Il progetto vuole indagare il tema della ridefinizione del rapporto tra uomo e natura in un’epoca di profondo cambiamento ambientale e di vasti progetti di recupero.


Photo: JJYPHOTO Courtesy Prada Michael Wang Taihu (Stones) , 2022

24/11/22

4 ... Sandretto


 Lawrence Abu Hamdan, con Air Pressure (A diary of the sky), Diana Policarpo con "Liquid transfers" e Victor Man con "Elelids, towards evening" sono gli artisti presenti alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo che con la collettiva "Backwards Ahead" realizzata con le opere della collezione, si offrono all'attenzione del folto pubblico fino all'inizio prossimo anno. 



Come sempre gli spazi della fondazione offrono percorsi articolato e contemporanei che stimolano la nostra attenzione, fruendo dei tanti linguaggi ospitanti. Percorsi che possono essere estetici o concettuali ma che sempre ci fanno scoprire mondi nuovi, spostando le nostre consuetudini e conoscenze. 






23/11/22

Quotidiana



 Da alcuni giorni, nell’ambito di QUOTIDIANA al Museo di Roma a Palazzo Braschi, ha preso avvio il programma espositivo sull’arte italiana contemporanea promosso dalla Quadriennale di Roma e da Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, che durerà fino al 12 gennaio 2023 per la sezione PAESAGGIO aperta al pubblico con la mostra Appunti per un’archeologia del futuro di Alessandro Biggio (Cagliari, 1974) e Antonio Fiorentino (Barletta, 1987), mentre per la sezione PORTFOLIO, durerà fino all’11 dicembre 2022, e sarà esposta un’opera del giovane artista Giuseppe Di Liberto (Palermo, 1996).

QUOTIDIANA rientra nel Programma dei 95 anni della Quadriennale, per il quale la Quadriennale di Roma ha ricevuto un contributo da parte di Presidenza del Consiglio dei Ministri - Struttura di missione per la valorizzazione degli anniversari nazionali e della dimensione partecipativa delle nuove generazioni.
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Nella sezione PAESAGGIO, Appunti per un’archeologia del futuro trae origine da una riflessione della curatrice Alessandra Troncone su una tendenza particolare della scultura italiana del XXI secolo: alcune opere assumono forme assimilabili a quelle di reperti archeologici i cui connotati, invece che riferirsi ad un passato noto, sembrano proiettare verso un possibile futuro incerto. Il sentimento che lega diversi artisti ad una idea di “fine del futuro”, consapevolmente o inconsapevolmente espressa nei loro progetti, è qualcosa di profondamente radicato nella società attuale e nel suo profondo sentimento di precarietà.

La ricerca artistica di Alessandro Biggio e Antonio Fiorentino considerata dal saggio critico della curatrice, si concentra sui processi di trasformazione della materia e dei significati culturali attraverso il tempo.

Alessandro Biggio presenta Cámua (2021), una scultura originata dal calco dell’interno di un tronco marcito, attorno al quale è intrecciato un cordino lavato in un impasto di acqua e cenere, qui utilizzato come materiale simbolico legato allo sgretolarsi del corpo. L’opera diviene un luogo in cui la conoscenza dei tempi e dei ritmi della natura si incrocia con quella delle tradizioni culturali, come la tecnica di intreccio della cordula, utilizzata per realizzare la scultura.

Nell’opera Hermetica Hesperimenta (2019) di Antonio Fiorentino, qui esposta, una scaffalatura da deposito archeologico espone una serie di opere non finite dell’artista, quasi fossero anch’esse dei reperti, mentre i cumuli di detriti sul pavimento rimandano ad oggetti ormai distrutti e di cui si è ormai persa la memoria.

Alessandro Biggio (1974), vive e lavora tra Cagliari e Calasetta. Nella sua pratica, fortemente radicata nei luoghi/geografie in cui lavora, riveste un ruolo fondamentale la sperimentazione con diversi materiali sia naturali che artificiali, in particolare la cenere, l’argilla, il poliuretano. Le sculture, i disegni e le installazioni, sono l’esito di lunghi processi nei quali forma e disfacimento coesistono in un delicato equilibrio.

Antonio Fiorentino (Barletta, 1987) vive e lavora a Milano. Ha ricevuto premi per artisti emergenti, tra cui il New York Prize XVI. Le istituzioni nazionali e internazionali dove ha esposto sono: TRIENNALE Milano (2022); IIC New York (2018);  MUSAC, Leon, (2018); MUHNAC, Lisbona, (2017); HANGAR, Lisbona, (2017); ISCP, New York, (2017); Istituto Svizzero, Roma, (2017); La Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea, Roma, (2016); HIAP, Helsinki, (2016); Kunst Meran, Merano (2015); Centro di Arte Contemporanea Villa Arson, Nizza, (2014); American Academy, Roma, (2013); Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino, (2012). 



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Nella sezione PORTFOLIO, Giuseppe Di Liberto presenta Cortei (2022), un’opera scultorea in argilla che si trasforma lungo la durata della mostra. Due gruppi scultorei rappresentano dei cortei funebri, ognuno con un diverso destino: il primo viene bagnato regolarmente dal gocciolare dell’acqua, mentre il secondo viene lasciato a seccarsi. L’abbondanza del nutrimento, come la sua assenza, porta al dissolvimento e alla scomparsa della forma, come una metafora della fragilità dell’esistenza incarnata dal materiale scultoreo utilizzato.

L’opera di Giuseppe Di Liberto si connota come un’indagine artistica di carattere antropologico e rituale che pone al centro del suo obiettivo i processi di culto ed esorcismo della morte. Il suo interesse relativo a questi temi universali è volto alla ricerca di un antidoto al senso di vuoto e ai processi di dispersione accelerati dalla società contemporanea. La cultura popolare - nelle sue declinazioni tragicomiche - è un bacino da cui l’artista attinge in modo trasversale, con riferimenti che si stratificano nelle diverse linee di ossessione che abitano la sua pratica, attraverso una pluralità di linguaggi e tecniche.

Giuseppe Di Liberto nasce nel 1996 a Palermo, dove si diploma nel 2019 in Scultura presso l’Accademia di Belle Arti. Qui inizia a sperimentare il medium della scultura adottando un approccio sperimentale e multidisciplinare, adoperando anche altri medium per traslare la sua ricerca, che attualmente ruota attorno al tema della morte e del rito funebre in occidente. È attualmente iscritto al corso magistrale in Arti Visive allo IUAV di Venezia, dove nel 2020 co-fonda il collettivo FRICHE. Vive e lavora tra Venezia e Palermo.


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QUOTIDIANA è il programma espositivo che, a partire da settembre 2022, coinvolge le due sale al piano terra del Museo di Roma, aperte al pubblico con un palinsesto di mostre, ideate e prodotte dalla Quadriennale, con l’obiettivo di approfondire alcuni orientamenti significativi dell’arte italiana del XXI secolo. Nell’atrio d’ingresso che connette le due sale è allestito uno spazio di lettura dove sono messi a disposizione del pubblico i testi critici sviluppati dai curatori delle due rassegne.

Il programma si divide in due cicli espositivi. In Paesaggio, ogni due mesi, sei curatori italiani e stranieri riflettono su traiettorie artistiche attraverso un testo critico e una mostra con poche opere essenziali. In Portfolio, undici artisti under 35 sono presentati in mostra una volta al mese con una sola opera. A raccontarne la ricerca è un portfolio sviluppato da Gaia Bobò, curatrice in residenza alla Quadriennale.


22/11/22

Operare alla corte della Città Proibita di Pechino


foto di ©Shouqi Chen

Vi segnalo questa interessante mostra "Mirroring the Heart of Heaven and Earth: Ideals and Images in the Chinese Study" che è in corso presso il Palace Museum della Città Proibita di Pechino.

Si tratta di una bella mostra immersiva ideata in questo storico palazzo situato al centro del complesso di 72 ettari della Città Proibita, costruito nel XV secolo, il museo ospita una delle più grandi collezioni al mondo di antichi manufatti cinesi, calligrafia, dipinti e porcellane. Lavorando a stretto contatto con i curatori del The Palace Museum, OLI Architecture, studio di progettazione con sede a New York, ha creato uno spazio che riunisce arte e oggetti che vanno dall'antichità all'arte contemporanea all'interno dell'architettura storica. 


foto di ©Shouqi Chen


Il progetto espositivo è ospitato nelle Meridian Gate Galleries, ed è incentrato sul ruolo in evoluzione dell'essere uno studioso nel corso della storia cinese, esplorando il rapporto con la corte, con altri studiosi, il mondo naturale e l'universo. La mostra riunisce 105 opere che spaziano dall'antichità all'arte contemporanea, inclusi libri, pergamene, vasi, sculture, dipinti, paraventi, coppe e sigilli. 

foto di ©Shouqi Chen

Accanto all'arte, le esposizioni includono anche materiali come pennelli, inchiostro e carta che vanno dal VI al XXI secolo. Le tre ali della galleria sono divise in tre capitoli: "Capitolo uno: Santuario della letteratura e della musica", "Capitolo due: Un canale per l'illuminazione" e "Capitolo tre: Un legame di compagnia". Questi capitoli trattano rispettivamente i temi di un rifugio spirituale; l'auto-coltivazione e il legame tra umanità e natura; e l'apprezzamento della finitudine della vita contro l'infinità dell'universo.

foto di ©Shouqi Chen

La mostra incoraggia un dialogo tra oggetti del patrimonio e opere d'arte moderne. Ad esempio, una targa del diciottesimo secolo recante le parole "Camera dei Cinque Classici" nella mano dell'imperatore Qianlong, che di solito è appesa nella sala che fungeva da studio imperiale, è ben visibile all'inizio della mostra. I cinque classici includono alcuni dei più antichi testi cinesi sopravvissuti e sono le opere centrali del confucianesimo.


foto di ©Shouqi Chen

21/11/22

Anubi alla Fondazione Merz

 

E' stata una delle mostre più interessanti nelle aperture dei giorni di Artissima a Torino suscitando molte positive critiche. Si tratta della mostra di Michal Rovner alla Fondazione Merz.

Una grande installazione che si inserisce in questi ampi spazi in modo poetico e creativo, riflettendo sul particolare tema dell'immigrazione con una visione "naturalistica" e storica. 


Prendendo spunto dal valore rappresentativo e simbolico degli sciacalli, animali del transito, secondo l'antica cultura egizia, li ha documentati durante lunghe sedute notturne, con una telecamera a infrarossi, vicino a casa sua.

Le immagini proiettate sulle pareti, trasmettono una sensazione di inquietudine  e mistero, che ci fanno percepire il disagio dell'estraneità, dell'essere ri-osservati e insicuri. 

In una sala laterale è presentato anche il  progetto Makom che ha già presentato in precedenti mostre. 



20/11/22

Stazione Giacometti a Parigi

 

Future Museum & School, Fondation Giacometti, Paris © Luc Castel

E' una notizia molto interessante e stimolante quella della Fondazione Giacometti che rileverà nel 2026 l'edificio storico dell'ex stazione ferroviaria degli Invalides e il seminterrato della spianata per creare il Giacometti Museum & School. Un nuovo tipo di istituzione, il sito comprenderà un museo che mette in mostra una collezione patrimoniale eccezionale, spazi espositivi multidisciplinari e una scuola d'arte che sarà aperta a tutti. Idealmente situato nel cuore di Parigi, questo museo e scuola di 6.000 m2 reinventerà il concetto di fondazione di un artista e sarà dedicato a favorire il dialogo tra il pubblico, gli artisti e le diverse modalità di espressione creativa.

L'edificio ei suoi annessi sotterranei, realizzati per l'Esposizione Universale del 1900, saranno completamente ristrutturati. L'architetto di fama internazionale Dominique Perrault, insieme all'architetto del patrimonio Pierre-Antoine Gatier e all'architetto paesaggista Louis Benech, concepirà la trasformazione di questo sito storico. Il Gruppo Emerige, in collaborazione con Nexity, co-vincitore del progetto, guiderà la costruzione di questo innovativo museo internazionale.

Attraverso questo ambizioso progetto, la Fondation Giacometti creerà l'opportunità unica di stabilire a Parigi, in modo permanente, la più grande collezione al mondo di opere dell'artista, comprendente quasi 10.000 opere, la maggior parte delle quali non sono attualmente esposte al pubblico. Sarà anche in grado di condividere le sue molteplici attività e metodi didattici innovativi.

Il Museo esporrà in permanenza una selezione di diverse centinaia di opere di Alberto Giacometti, tra sculture in gesso e in bronzo, dipinti, disegni e oggetti d'arte decorativa. L'architettura dell'edificio, inondata di luce naturale, offrirà un ambiente eccezionale per la presentazione delle opere.

Lo studio di Alberto Giacometti, inscindibile dal mito dell'artista, permetterà ai visitatori di immergersi completamente nel suo processo creativo. Gli archivi della Fondazione, la sua biblioteca e la sua quadreria saranno accessibili al pubblico.

Le diverse gallerie espositive ospiteranno anche ambiziosi progetti che coinvolgono altri artisti moderni e contemporanei.

Legata organicamente al museo, la School of Creation for All fornirà un approccio originale all'arte, basato sullo spirito dello studio e sulla creatività, trascendendo le barriere tra belle arti, arti applicate, artigianato e pratica professionale e amatoriale.

L'offerta sarà ulteriormente arricchita dalla ricca e articolata programmazione culturale della Fondazione, unitamente allo sviluppo delle sue attività di ricerca e didattica, come l'École des Modernités e il Giacometti Lab.

La Fondation Giacometti offrirà ai suoi visitatori un'esperienza completa in un ambiente unico e conviviale, con un cortile alberato, caffè, ristoranti, libreria, concept store, …

"Siamo lieti di iniziare la costruzione di questo grande progetto, che ci consentirà di condividere l'eccezionale collezione di opere della Fondation Giacometti con quante più persone possibile", afferma Emmanuel Grégoire, primo vicesindaco di Parigi responsabile dell'urbanistica, dell'architettura , la Grande Parigi, la trasformazione delle politiche pubbliche ei rapporti con gli arrondissements.

"L'espansione di questa fondazione, dedicata al lavoro di un grande artista, e l'apertura di una scuola attestano il dinamismo artistico di Parigi. Siamo lieti che amplierà anche la sua influenza internazionale", aggiunge Carine Rolland, Deputy Sindaco di Parigi responsabile della cultura.

"Questo è un passo importante nello sviluppo della Fondation Giacometti. Sono profondamente grato alla Città di Parigi per aver reso possibile questo progetto ambizioso e per averci offerto questo sito eccezionale. Non vedo l'ora di intraprendere questo progetto con i nostri partner. Lo faremo essere lieto di lavorare con l'ufficio del sindaco e tutti gli attori culturali del 7° arrondissement per garantire che lo spirito di Giacometti, un artista umanitario, generoso e creativo, sopravviva", commenta Catherine Grenier, direttrice della Fondation Giacometti.

19/11/22

Woodland


 I progetti nomadi di Giorgio Galotti sono arrivati per alcuni giorni, dal 13 al 20 Novembre, alla Fondazione Teatro dei ragazzi, con una selezione di opere sul tema sport e salute, intitolato Woodland, con la curatela di Claudia Pignatale.

Sono presenti opere di Francesco Arena, Serena Confalonieri, Vittorio Corsini, Gaia De Megni, Henrik Håkansson, Mandalaki, Marco Pettinari, Yves Scherer, Patrick Tuttofuoco.

 L’intento del progetto è nell'offrire al visitatore l’esperienza di un “ritorno alla natura”, attivando una riflessione su di essa nel tentativo di affermare la necessità di liberarsi degli effetti della civiltà, per riappropriarsi di una condizione di vita armoniosa regolata dall’istinto.

Un percorso espositivo che inizia dalla facciata dell’edificio tramite la serie di opere neon Dai su fammi un sorriso! di Vittorio Corsini, un progetto nato nella prima edizione del 2021 che si arricchisce ogni anno di una nuova testimonianza, un messaggio straordinario di come un semplice gesto, il sorriso, possa rifondare la speranza. Ai tre neon in lingue diverse – italiano, inglese e russo – di Matteo Berrettini, Stan Smith e Daniil Medvedev si aggiunge quello di Alexander Zverev, vincitore della passata edizione. 

Nel foyer del teatro attende i visitatori la scultura Boy (2019), di Yves Scherer, un bambino intento a giocare con una farfalla posata sul suo volto, racchiudendo in un gesto un messaggio di rispetto e dialogo tra uomo e natura. La scultura si svela come collegamento tra esterno e interno, per introdurre il mondo alle sue spalle, dove l’installazione ambientale Volée (2022), ideata da Serena Confalonieri, definisce un intervento a parete in cui elementi in schiuma poliuretanica di Pelma entrano in simbiosi con fiori e piume stabilizzate, definendo un’area in cui la vegetazione si tramuta in elemento statico ed eterno per impossessarsi dell’architettura che la ospita e attivare un senso straniante tra finzione e realtà.




Proseguendo, nei due corridoi laterali, si alternano il video in bianco e nero ATHLA (2022, 4.43 min) di Gaia De Megni, che racconta il tentativo effimero di un arciere nel colpire con le sue frecce l’acqua della Cascata del Sole, per sottolineare il divario tra essere umano e natura, e omaggiare l’antica leggenda cinese dell’arciere Hou Yi che prova a colpire il sole con i suoi dardi. 

Dal lato opposto, A Painting of a Tree (Ailanthus altissima) di Henrik Håkansson, riporta l’osservatore alla memoria dell’intervento dell’uomo sul pianeta. Attraverso la riproduzione di una natura morta attualizzata viene enfatizzato l'antico concetto di pittura che non si serve più dei pigmenti per ritrarre la realtà, ma direttamente degli stessi oggetti ritratti che, in questa occasione, prendono le sembianze di vasi di PET che ospitano e nutrono alcuni rami di una pianta di specie pionera, ossia le prime a colonizzare ambienti senza vita, a causa di fattori umani o naturali: scientificamente è infatti conosciuta come Ailanthus altissima ma soprannominata “Albero del Paradiso”, per la sua tendenza a diventare alto in breve tempo. L’opera riassume il fine di riportare la testimonianza di una vegetazione in grado di prevaricare anche sull’intervento dell’uomo, occupando in modo autonomo edifici, terreni e in questo caso superfici. Un possibile processo del tempo che riflette la natura delle cose che rappresenta e futuri alberi come enigma di questo valore.

Accedendo al piccolo teatro, dove è allestita la lounge, prende forma un intervento site-specific di Mandalaki dal titolo Meta-Nature dove un installazione verde, che sembra emergere dal pavimento, incontra la luce artificiale delle Halo, proiettori di luce ispirati ai colori della natura, nell’intento di immergere il visitatore in un’atmosfera futuristica in cui le piante prendono i colori della luce artificiale, assorbendola e cambiando le sembianze delle stesse.
La sala è completata da un’opera scultorea di Francesco Arena, un’altalena in bronzo su cui è inciso l’omaggio ad Anna Karenina di Tolstoj: “Tutti i giorni presenti si somigliano fra loro, ogni giorno passato è differente a suo modo” (2021). E’ qui che si attiva una riflessione sulla relazione spazio-tempo che da sempre ha contraddistinto la vita dell’uomo sul pianeta, generando la possibilità di soffermarsi in un’area in cui poter rientrare in contatto visivo con la propria infanzia.


I tre tavoli scultura di Marco Pettinari completano la sala evocando blocchi di ghiaccio cristallizzati, come risultato di una ricerca su come rappresentare l'idea di una materia primordiale attraverso materiali artificiali, per instaurare una riflessione sulle potenzialità e la volontà dell’essere umano di ispirarsi alla natura fino ad assomigliarle. Completano l’allestimento della lounge i divani e le poltrone di Moroso, Official Supplier di LEA 2022. Nello specifico l’iconico divano Victoria & Albert di Ron Arad che racchiude linee curve in flusso continuo, figure-immagine disegnate senza mai staccare la matita dal foglio. In origine un “donut”, che diventa idea per una scultura: schiacciata, rimodellata, un punto di vista ironico che supera l’approccio particolare del design industriale. Il divanetto Pipe di Sebastian Herkner, e la collezione Doodle di Front i cui disegni adagiati sull’eco di un pensiero sono il pretesto per un ricamo.

Il percorso si completa raggiungendo la sala del teatro grande, dove un’immensa installazione ambientale di Patrick Tuttofuoco dal titolo Spacetime (2017) – gentilmente concessa da Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT e in prestito da OGR Torino – offre al visitatore l’esperienza unica di entrare in contatto visivo permanente con un fulmine di neon bianco che si scaglia sul suolo terroso, dilatando il tempo di azione al punto da cristallizzarlo per raccontare la potenza intrinseca, a volte nascosta, della natura, riportando alla mente la celebre opera di land art “The lightning field” realizzata da Walter De Maria nel New Mexico.

L’opera di Tuttofuoco qui assume un ulteriore carattere suggestivo e romantico, inserendosi nella cornice del sipario teatrale e ricreando un’ambientazione tra l’onirico, il reale e il surreale.

Lo spazio ristorante nella sala del teatro è realizzato con tavoli di legno massello di acero e frassino di Studio F. e le sedute Impossible Wood di Nipa Doshi & Jonathan Levien per Moroso. Uno sconfinamento estetico che sostituisce alla lettura logica e sequenziale, una percezione prospettica istintiva. Un processo di re-invenzione concettuale, una struttura in legno curvato, irrealizzabile se non tramite stampaggio a iniezione.

Il progetto è stato reso possibile grazie al supporto di diversi enti: Fondazione per l'arte moderna e contemporanea CRT, OGR Torino, Cassina Projects, Galleria Franco Noero, Pelma, Schiavo Zoppelli gallery, Studio Trisorio, Studio F.




18/11/22

John Constable alla Reggia di Venaria




 La stagione autunnale, che ci affascina col suo foliage, alla Reggia di Venaria è ancora più emozionante grazie alla stupenda mostra sul grande artista inglese  John Constable. Per la prima volta in Italia una mostra monografica dedicata al celebre artista tra i massimi esponenti della pittura romantica inglese.Con questo progetto espositivo prosegue il percorso dedicato all’indagine sul tema del paesaggio, avviata nel 2021.




Questa stupenda mostra organizzata in collaborazione con la Tate UK, racconta e ripercorre cronologicamente tutta la vicenda artistica del celebre pittore attraverso oltre cinquanta opere, che vanno dagli schizzi e dai dipinti di piccole dimensioni realizzati en plein air ai più importanti e vasti paesaggi romantici, raffiguranti i luoghi d’affezione del grande pittore.




Il percorso espositivo è costituito da oltre cinquanta opere, che vanno dagli schizzi e dai dipinti di piccole dimensioni realizzati en plein air, in modo precocemente impressionista, per arrivare ai più importanti e vasti paesaggi romantici, quali la celebre veduta di Stratford Mill, raffiguranti luoghi nelle immediate vicinanze del villaggio natio dell’artista, Dedham Vale, nella contea del Suffolk dove rimase per tutta la sua lunga esistenza senza mai allontanarsi dall'Inghilterra. 




Il progetto di allestimento della mostra, a cura di Studio Fludd, interpreta il tema della contemplazione del paesaggio in chiave minimalista e atmosferica. All’interno del percorso l’uso del colore si sviluppa per assonanze e contrasti, ricercando un equilibrio tra tonalità ricche e ariose, ricombinate e rivelate da accostamenti inediti. Le opere di Constable hanno ispirato una ricerca di atmosfere cangianti: nelle stanze, nubi semitrasparenti dialogano con l’opaca morbidezza delle superfici dipinte.



Foto di Luigi De Palma