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19/11/22

Woodland


 I progetti nomadi di Giorgio Galotti sono arrivati per alcuni giorni, dal 13 al 20 Novembre, alla Fondazione Teatro dei ragazzi, con una selezione di opere sul tema sport e salute, intitolato Woodland, con la curatela di Claudia Pignatale.

Sono presenti opere di Francesco Arena, Serena Confalonieri, Vittorio Corsini, Gaia De Megni, Henrik Håkansson, Mandalaki, Marco Pettinari, Yves Scherer, Patrick Tuttofuoco.

 L’intento del progetto è nell'offrire al visitatore l’esperienza di un “ritorno alla natura”, attivando una riflessione su di essa nel tentativo di affermare la necessità di liberarsi degli effetti della civiltà, per riappropriarsi di una condizione di vita armoniosa regolata dall’istinto.

Un percorso espositivo che inizia dalla facciata dell’edificio tramite la serie di opere neon Dai su fammi un sorriso! di Vittorio Corsini, un progetto nato nella prima edizione del 2021 che si arricchisce ogni anno di una nuova testimonianza, un messaggio straordinario di come un semplice gesto, il sorriso, possa rifondare la speranza. Ai tre neon in lingue diverse – italiano, inglese e russo – di Matteo Berrettini, Stan Smith e Daniil Medvedev si aggiunge quello di Alexander Zverev, vincitore della passata edizione. 

Nel foyer del teatro attende i visitatori la scultura Boy (2019), di Yves Scherer, un bambino intento a giocare con una farfalla posata sul suo volto, racchiudendo in un gesto un messaggio di rispetto e dialogo tra uomo e natura. La scultura si svela come collegamento tra esterno e interno, per introdurre il mondo alle sue spalle, dove l’installazione ambientale Volée (2022), ideata da Serena Confalonieri, definisce un intervento a parete in cui elementi in schiuma poliuretanica di Pelma entrano in simbiosi con fiori e piume stabilizzate, definendo un’area in cui la vegetazione si tramuta in elemento statico ed eterno per impossessarsi dell’architettura che la ospita e attivare un senso straniante tra finzione e realtà.




Proseguendo, nei due corridoi laterali, si alternano il video in bianco e nero ATHLA (2022, 4.43 min) di Gaia De Megni, che racconta il tentativo effimero di un arciere nel colpire con le sue frecce l’acqua della Cascata del Sole, per sottolineare il divario tra essere umano e natura, e omaggiare l’antica leggenda cinese dell’arciere Hou Yi che prova a colpire il sole con i suoi dardi. 

Dal lato opposto, A Painting of a Tree (Ailanthus altissima) di Henrik Håkansson, riporta l’osservatore alla memoria dell’intervento dell’uomo sul pianeta. Attraverso la riproduzione di una natura morta attualizzata viene enfatizzato l'antico concetto di pittura che non si serve più dei pigmenti per ritrarre la realtà, ma direttamente degli stessi oggetti ritratti che, in questa occasione, prendono le sembianze di vasi di PET che ospitano e nutrono alcuni rami di una pianta di specie pionera, ossia le prime a colonizzare ambienti senza vita, a causa di fattori umani o naturali: scientificamente è infatti conosciuta come Ailanthus altissima ma soprannominata “Albero del Paradiso”, per la sua tendenza a diventare alto in breve tempo. L’opera riassume il fine di riportare la testimonianza di una vegetazione in grado di prevaricare anche sull’intervento dell’uomo, occupando in modo autonomo edifici, terreni e in questo caso superfici. Un possibile processo del tempo che riflette la natura delle cose che rappresenta e futuri alberi come enigma di questo valore.

Accedendo al piccolo teatro, dove è allestita la lounge, prende forma un intervento site-specific di Mandalaki dal titolo Meta-Nature dove un installazione verde, che sembra emergere dal pavimento, incontra la luce artificiale delle Halo, proiettori di luce ispirati ai colori della natura, nell’intento di immergere il visitatore in un’atmosfera futuristica in cui le piante prendono i colori della luce artificiale, assorbendola e cambiando le sembianze delle stesse.
La sala è completata da un’opera scultorea di Francesco Arena, un’altalena in bronzo su cui è inciso l’omaggio ad Anna Karenina di Tolstoj: “Tutti i giorni presenti si somigliano fra loro, ogni giorno passato è differente a suo modo” (2021). E’ qui che si attiva una riflessione sulla relazione spazio-tempo che da sempre ha contraddistinto la vita dell’uomo sul pianeta, generando la possibilità di soffermarsi in un’area in cui poter rientrare in contatto visivo con la propria infanzia.


I tre tavoli scultura di Marco Pettinari completano la sala evocando blocchi di ghiaccio cristallizzati, come risultato di una ricerca su come rappresentare l'idea di una materia primordiale attraverso materiali artificiali, per instaurare una riflessione sulle potenzialità e la volontà dell’essere umano di ispirarsi alla natura fino ad assomigliarle. Completano l’allestimento della lounge i divani e le poltrone di Moroso, Official Supplier di LEA 2022. Nello specifico l’iconico divano Victoria & Albert di Ron Arad che racchiude linee curve in flusso continuo, figure-immagine disegnate senza mai staccare la matita dal foglio. In origine un “donut”, che diventa idea per una scultura: schiacciata, rimodellata, un punto di vista ironico che supera l’approccio particolare del design industriale. Il divanetto Pipe di Sebastian Herkner, e la collezione Doodle di Front i cui disegni adagiati sull’eco di un pensiero sono il pretesto per un ricamo.

Il percorso si completa raggiungendo la sala del teatro grande, dove un’immensa installazione ambientale di Patrick Tuttofuoco dal titolo Spacetime (2017) – gentilmente concessa da Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT e in prestito da OGR Torino – offre al visitatore l’esperienza unica di entrare in contatto visivo permanente con un fulmine di neon bianco che si scaglia sul suolo terroso, dilatando il tempo di azione al punto da cristallizzarlo per raccontare la potenza intrinseca, a volte nascosta, della natura, riportando alla mente la celebre opera di land art “The lightning field” realizzata da Walter De Maria nel New Mexico.

L’opera di Tuttofuoco qui assume un ulteriore carattere suggestivo e romantico, inserendosi nella cornice del sipario teatrale e ricreando un’ambientazione tra l’onirico, il reale e il surreale.

Lo spazio ristorante nella sala del teatro è realizzato con tavoli di legno massello di acero e frassino di Studio F. e le sedute Impossible Wood di Nipa Doshi & Jonathan Levien per Moroso. Uno sconfinamento estetico che sostituisce alla lettura logica e sequenziale, una percezione prospettica istintiva. Un processo di re-invenzione concettuale, una struttura in legno curvato, irrealizzabile se non tramite stampaggio a iniezione.

Il progetto è stato reso possibile grazie al supporto di diversi enti: Fondazione per l'arte moderna e contemporanea CRT, OGR Torino, Cassina Projects, Galleria Franco Noero, Pelma, Schiavo Zoppelli gallery, Studio Trisorio, Studio F.