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29/11/22

Le "sculture bidimensionali" di Pietro Consagra alla galleria Tommaso Calabro

Con piacere oggi la pagina di do@time ospita un articolo della divulgatrice d'arte Enrica Savigliano, eccovi il suo testo a seguito della vista alla galleria Tommaso Calabro di Milano effettuata la settimana scorsa. 



Nella galleria milanese Tommaso Calabro sono ospitate fino al 10 dicembre 2022 opere di Pietro Consagra (1920-2005), protagonista del rinnovamento dell’astrazione in scultura del secondo Novecento.

Il progetto espositivo Immagini vaganti, curato da Paola Nicolin con il supporto dell’Archivio Pietro Consagra e dell’Archivio Ugo Mulas vuole mostrare un percorso che schiarisce il processo di creazione del linguaggio visivo del maestro siciliano.

Come un’indicazione all’inizio di un cammino, troviamo ad accoglierci Spessori in prospettiva (1968), che contiene un gruppo di sculture dorate: un quadrato, una stella, un triangolo e un cerchio s’allungano nelle loro porzioni con uguale profondità.


Nella prima sala, una gigantografia della foto in bianco e nero di Ugo Mulas della personale milanese di Consagra alla Galleria dell’Ariete del 1967 riempie lo spazio lungo il muro laterale. All’interno della fotografia si vede Inventario n.1 (1966-67), che ritorna nelle sue sei sculture fatte di lastre in legno colorate appese alle pareti della galleria, creando così un segnaposto nella storia dei suoi allestimenti.

Nello spazio a venire si dispiegano una selezione di sculture dalle serie iniziate negli anni Sessanta Ferri, Controluce e Giardini, piastre sottili di acciaio create per la visione frontale o, persino bifrontale, come Piano sospeso bianco (1964), una scultura fatta di un piano di legno perforato e tagliato che scende giù appesa al centro della sala.

Successivamente, una dimensione più intima e domestica ospita una anche meno conosciuta serie: dei mobili di colori accesi pensati per la sua casa e il suo studio raccolgono il segno grafico del suo linguaggio, fatto di forme che si ripetono in, da o fuori se stesse. Grandezze opposte sono presentate in uno dei pezzi di design: un mobile rosa senza ante abbastanza grosso da contenere alcune delle lamine traforate della serie Sottilissime, realizzate dagli anni Settanta.


La sottigliezza è la caratteristica principale verso cui tendono le sue opere, motivo per cui Carla Lonzi le chiamerà “sculture bidimensionali”. Consagra si serviva infatti del disegno come strumento di ricerca per giocare sull’errore e il ripensamento, per la creazione di un immaginario che riversava nella produzione sia scultorea che pittorica. Nella tela Fondo nero (cinque immagini) (1981) diventa ben visibile la traccia lasciata dal colore di un gesto spontaneo che forma accorpamenti di segni di colori brillanti e a tratti contrastanti, di solchi che s’arricciano su se stessi o ritornano indietro.



Le indicazioni del suo linguaggio fermate su questa tela dal fondo scuro sono il risultato di un processo avvenuto con spensieratezza e gioco nella Minneapolis del 1967, quando a Consagra venne in mente di realizzare la serie di Lenzuoli per amici e parenti. Le stoffe dipinte con colori lavabili sono esposti come arazzi che pendono dal soffitto della sala fulcro della mostra, poiché con questa serie di opere inizia la ricerca della curatrice Nicolin, da cui poi nasce il progetto della mostra. Una serie di lavori nati per funzione e finalità diverse, più intime e private rispetto a quello per cui è noto il grande scultore Consagra, autore di Giallo Mori - Nembro Rosato (1977), le due grandi sculture bifrontali in marmo installate verso piazza Duomo a Milano.

Nell’ultima sala, Ferro trasparente rosa chiaro (1967) è installato su di un plinto verde acido, che distrae dai connotati raffinati della stanza del piano nobile in cui è immersa la sottile e traforata scultura.

Chiude così il percorso espositivo, con lo stesso verde che ci ha accolti all’inizio, quello della struttura su cui sono poggiate Spessori in prospettiva, quello di un allestimento che rimanda alla dimensione giocosa delle immagini vaganti di Pietro Consagra.