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Visualizzazione post con etichetta Prada. Mostra tutti i post
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12/04/25

Satellites di Nicolas Winding Refn e Hideo Kojim

“Satellites” by Nicolas Winding Refn with Hideo Kojima Prada Aoyama Tokyo / 18.4 –25.8.2025Courtesy byNWR 


 A Tokyo presso il Prada Aoyama il 18 Aprile si inaugura la mostra “Satellites”, concepita dal regista danese Nicolas Winding Refn con il game creator giapponese Hideo Kojima, e durerà fino al 25 agosto 2025. Il progetto è organizzato con il supporto di Fondazione Prada e ideato dallo studio creativo byNWR.

Il quinto piano dell’edificio progettato da Herzog & de Meuron ospita “Satellites”, una nuova collaborazione tra Refn e Kojima che mette in luce le loro affinità elettive, consentendo ai due autori di trascendere la dimensione individuale e superare le barriere linguistiche. Queste si dissolvono in una connessione profonda generata da processi di pensiero condivisi, sviluppati insieme per oltre un decennio. Il progetto apre la strada a un futuro territorio comune reso possibile da tecnologie che sfumano i confini tra i media.

I visitatori sono accolti da una scenografica ispirata ai set cinematografici, dove appaiono immagini sospese di Refn e Kojima impegnati in una conversazione contemplativa in cui esplorano il concetto universale di relazione umana. La connessione tra due entità distanti, evocata dalle orbite metaforiche dei satelliti che danno il nome alla mostra, è alla base dell’intero progetto. Questo tema si riflette nelle dinamiche di gioco concepite da Kojima, in cui la connessione tra territori e persone ridefinisce il concetto di multiplayer, e nella poetica cinematografica di Refn, dove concatenazioni mentali e affettive trascendono le leggi della realtà.

Entrambi gli artisti lavorano nella convinzione che oggi le industrie e i processi del cinema e dei videogiochi tendono ad avvicinarsi e sovrapporsi, e che in futuro possano fondersi in una dimensione digitale condivisa che utilizza le stesse tecnologie. Questo paesaggio digitale unificato apre a nuove possibilità di esperienze individuali e collettive, ridisegnando i confini tra le due dimensioni.
Il quinto piano di Prada Aoyama Tokyo è trasformato in un appartamento anni Cinquanta formato da una camera da letto e riscostruito in ogni dettaglio. Oggetti quotidiani come un divano, un letto, una lampada e un telefono sembrano appartenere a un’altra epoca, dando vita a uno spazio domestico tangibile che trasporta i visitatori in una realtà alternativa.

L’installazione include sei televisori progettati come astronavi retro-futuristiche, i cui pannelli aperti rivelano un intricato intreccio di componenti elettrici, cavi e circuiti. All’interno degli schermi, le immagini sospese di Nicolas Winding Refn e Hideo Kojima sono impegnate in una conversazione introspettiva e meditativa. Il suono delle loro voci, una in inglese, l’altra in giapponese, invita i visitatori a partecipare a un’esperienza intima di scoperta e interpretazione. Il dialogo esplora temi come l’amicizia, la collaborazione creativa, nuove tecnologie e creatività, identità e comunicazione, la morte e ciò che viene dopo.

La seconda parte dell’installazione si sviluppa nel camerino adiacente. Al suo interno, un lettore di musicassette si trova tra pile di nastri contenenti brani audio e colonne sonore cinematografiche che si intrecciano a versioni alternative della conversazione di Refn e Kojima, tradotte in diverse lingue tramite sistemi di intelligenza artificiale. Navigando tra le varie lingue di ogni nastro i visitatori possono creare la propria versione unica e personalizzata del dialogo.

In “Satellites”, la presenza e l’assenza, il fisico e l’immateriale, l’analogico e il digitale sono i poli di un movimento di esplorazione continua, in cui i visitatori sono invitati a partecipare per fare un’esperienza attiva della mostra.

25/11/22

Michael Wang al Prada Rong Zhai a Shanghai

 
Photo: JJYPHOTO Courtesy Prada Michael Wang Shanghai Swamp , 2022 Corrugated steel, water, soil, sod, wetland plants

Durerà fino all'8 Gennaio 2023 la stupenda mostra “Lake Tai” di Michael Wang in corso al Prada Rong Zhai a Shanghai. 

Nella sua pratica Michael Wang (1981, Stati Uniti) utilizza come linguaggi artistici fenomeni globali, quali il cambiamento climatico, la diffusione delle specie, la distribuzione delle risorse e gli scambi dell’economia mondiale. Per questo progetto l’artista crea una serie di lavori che esplorano l’eredità naturale e culturale della regione del Lago Tai e indagano la tradizione dell’arte paesaggistica cinese. “Lake Tai” affronta anche questioni urgenti legate all’ecologia, alla sostenibilità e al recupero ambientale, coinvolgendo la comunità universitaria di Shanghai.
La regione del Lago Tai ospita i giardini storici più famosi della Cina. È un centro spirituale per la tradizione paesaggistica che celebra il rapporto armonioso tra l’uomo e la natura. Negli ultimi decenni questa relazione è stata drammaticamente alterata da fenomeni globali come il cambiamento climatico, l’estinzione di massa e l’estrazione di risorse naturali in larga scala. L’area del Lago Tai è testimone di questa radicale trasformazione. Dalla fine degli anni Novanta la fioritura di un’alga ha colorato di verde le acque trasparenti del lago ma, negli ultimi anni, un ampio intervento di recupero ha ripulito le acque.


Photo: JJYPHOTO Courtesy Prada Michael Wang Vessel 1 , 2022 Yixing clay, steel, water, algae  

Il Lago Tai è collegato a Shanghai e al mare dal Suzhou Creek, un fiume che attraversa il centro della metropoli e rappresenta una delle vie fluviali più rilevanti per l’intero territorio cinese. La storia di questa importante via di commercio è intrecciata alla biografia dell’ex proprietario di Rong Zhai, l’imprenditore Mr. Rong Zongjing. Nato a Wuxi, sulle sponde del Lago Tai, ha costruito fabbriche e mulini lungo il fiume. Con il fratello Rong Desheng ha inoltre realizzato il giardino Mei Yuan a Wuxi affacciato sul lago e ancora oggi considerato uno dei luoghi più pittoreschi di questa area. Le decorazioni di Prada Rong Zhai, in particolare le figure rappresentate sulle finestre della Sun Room, hanno in parte ispirato Michael Wang nello sviluppo di questo progetto. Questi disegni conservano la memoria di un passato lontano in quanto rappresentano episodi leggendari della vita dell’imprenditore, tra cui alcune scene ambientate nei pressi del Lago Tai e del Suzhou Creek.


Photo: JJYPHOTO Courtesy Prada Michael Wang Pile 1/2/3/4, 2022 Recycled concrete, salvaged rebar, steel plate

Nella sua mostra Michael Wang presenta una serie di sculture e installazioni allestite al primo piano e nel giardino di Prada Rong Zhai. Le opere che reinventano le tradizioni cinesi della “roccia dell’erudito” e della composizione dei fiori derivano dagli imponenti interventi di bonifica che hanno trasformato il lago e il fiume negli ultimi anni. Il progetto vuole indagare il tema della ridefinizione del rapporto tra uomo e natura in un’epoca di profondo cambiamento ambientale e di vasti progetti di recupero.


Photo: JJYPHOTO Courtesy Prada Michael Wang Taihu (Stones) , 2022

05/06/21

Damien Hirst alla Galleria Borghese di Roma



 Grande spolvero alla Galleria Borghese di Roma con la prossima mostra di Damien Hirst dal titolo  Archaeology now, inaugurazione il prossimo 8 giugno e durerà fino al 7 novembre 2021.

Un bell'avvio che riapre questi stupendi spazi con il progetto curato da  Anna Coliva e Mario Codognato e il supporto del gruppo Prada.

Si sa per ora che ci saranno alcune opere già viste a Venezia alla storica mostra "Treasures from the Wreck of the Unbelievable" e alcuni nuovi lavori della serie Colour Space.

Come sempre l'artista inglese sa calamitare l'attenzione dei media con le sue opere che suscitano sempre stimoli contrastanti. 

A breve condivideremo le fotografie e aspettiamo i vostri commenti. 


CS

La Galleria Borghese aprirà martedì 8 giugno una nuova mostra di Damien Hirst a cura di Anna Coliva e Mario Codognato: oltre 80 opere dalla serie Treasures from the Wreck of the Unbelievable saranno esposte in tutte le sale del museo affiancando i capolavori antichi e comprenderanno sculture sia monumentali che di piccole dimensioni, realizzate in materiali come bronzo, marmo di Carrara e malachite. Anche i dipinti di Hirst Colour Space, in Italia per la prima volta, saranno allestiti all’interno della collezione permanente, mentre la sua scultura colossale, Hydra and Kali, sarà nello spazio esterno del Giardino Segreto dell’Uccelliera.

Il progetto è stato reso possibile grazie al generoso supporto di Prada, che indaga gli ambiti di ricerca come l’arte, l’architettura, la filosofia, la letteratura con l’obiettivo di elaborare linguaggi e progetti innovativi, in un continuo dialogo con gli scenari più ampi della contemporaneità.

Le opere di Hirst saranno presentate nella Galleria Borghese, un museo con una superba collezione di capolavori della statuaria romana classica, della pittura italiana del Rinascimento e di quella del Seicento, e le più importanti sculture di Bernini e Canova. Nello stesso tempo, e questa è la sua unicità, è un luogo che possiede una ricca e originale decorazione fatta da una varietà di materiali e colori: marmi, stucchi, mosaici. I lavori di Hirst completeranno la molteplicità di invenzioni e tecniche presenti nella collezione museale, mostrando l’incredibile abilità dell’artista di unire concetti e narrazioni con l’eccezionale capacità necessaria a creare queste complesse opere, che è stata una costante di questa istituzione.

Questo progetto nasce da una delle ricerche più originali di Hirst negli ultimi vent’anni: Treasures from the Wreck of the Unbelievable esposta per la prima volta a Venezia nel 2017 a Palazzo Grassi e a Punta della Dogana. Qui aveva lavorato con materiali diversi – naturali, tecnologici e preziosi – con eccezionale tecnica e abilità. Realizzate in marmo, bronzo, corallo, cristallo di rocca, pietre dure e inserite tra i capolavori della collezione della Galleria, queste opere esaltano il desiderio di multiformità del suo fondatore, il Cardinale Scipione Borghese. La sua fantasia era stata di superare le categorie, non solo tra le arti, ma anche tra realtà e finzione.

La mostra presenterà anche un gruppo di dipinti dalla serie di Hirst del 2016 intitolata Colour Space, che costituisce sia uno sviluppo degli Spot Paintings sia una rivisitazione della prima opera di quella serie in cui le macchie erano dipinte liberamente. Colour Space vede l’infiltrazione, nelle parole di Hirst, di “elementi umani”. Queste opere sono come “cellule al microscopio”. Rompono l’idea di una immagine unificata, fluttuano nello spazio, scontrandosi e fondendosi l’una nell’altra, con un senso di movimento che contraddice la stasi della tela.





Damien Hirst nasce nel 1965 a Bristol, cresce a Leeds e dal 1986 al 1989 studia belle arti al Goldsmiths College di Londra. Nel 1988 progetta e cura Freeze, una mostra collettiva divenuta il trampolino di lancio non solo per Hirst, ma per un’intera generazione di giovani artisti britannici. Dalla fine degli anni ‘80, realizza una vasta serie di installazioni, sculture, dipinti e disegni per esplorare le complesse relazioni tra arte, bellezza, religione, scienza, vita e morte. Con i suoi lavori – tra cui l’iconico squalo in formaldeide The Physical Impossibility of Death in the Mind of Someone Living (1991) e For the Love of God (2007), calco in platino di un teschio tempestato di 8.601 purissimi diamanti – investiga e sfida le certezze del mondo contemporaneo, ed esamina tutte le incertezze insite nella natura dell’uomo.

Dal 1987 sono state organizzate in tutto il mondo oltre 90 mostre personali e ha partecipato a più di 300 mostre collettive. Nel 2012 la Tate Modern di Londra ha presentato una grande retrospettiva sul suo lavoro in concomitanza con le Olimpiadi Culturali. Le mostre personali di Hirst includono, tra le altre, il Qatar Museums Authority, ALRIWAQ Doha (2013-2014); Palazzo Vecchio, Firenze (2010); l’Oceanographic Museum, Monaco (2010); il Rijksmuseum, Amsterdam (2008); l’Astrup Fearnley Museet fur Moderne Kunst, Oslo (2005); il Museo Archeologico Nazionale, Napoli (2004); Palazzo Grassi e Punta della Dogana a Venezia (2017). Nel 1995 vince il Turner Prize. Vive e lavora tra Londra, Devon e Gloucestershire.

Il catalogo della mostra, pubblicato da Marsilio in versione italiana e inglese, presenta testi critici di Anna Coliva, Mario Codognato, Geraldine Leardi e contiene le immagini dell’allestimento nel museo.

09/05/18

Tutti da Prada




Dopo l'inaugurazione della magnifica Torre oggi si apre l'elegante ristorante ospitato al sesto e settimo piano del nuovo edificio che completa la sede di Milano della Fondazione Prada, progettata da Rem Koolhaas con Chris van Duijn e Federico Pompignoli dello studio OMA.
Il ristorante Torre si presenta, secondo la definizione di Koolhaas, come “un collage di temi ed elementi preesistenti” che combina opere d’arte e arredi di design. La sala si trova al sesto piano e occupa una superficie di 215 m2 suddivisa in due aree: il bar e il ristorante. I due ambienti sono caratterizzati dal contrasto tra le ampie vetrate a tutta altezza, che offrono una vista inedita della città di Milano, e i toni caldi del parquet, della boiserie in legno di noce e dei pannelli in canapa che rivestono le pareti.

Il bar ha un bancone centrale, con una bottigliera sospesa con distillati e liquori internazionali, dove è possibile consumare un cocktail e un light dinner. Sulla sinistra si trova un camino attorniato da poltroncine Soviet e tavolini Tulip di Eero Saarinen. In questo ambiente sono presenti due opere - Cappa per caminetto (1949) e Testa di medusa (1948-54) - di Lucio Fontana, mentre la ceramica policroma Pilastro (1947) dello stesso artista introduce alla sala del ristorante.


L’ambiente che conta 84 coperti è disposto su tre livelli leggermente sfalsati tra loro a ricreare un’ideale belvedere. I primi due sono arredati con tavolini in legno e sedie Executive di Eero Saarinen e presentano una selezione di quadri di William N. Copley, Jeff Koons, Goshka Macuga e John Wesley. L’ultimo livello accoglie arredi originali del “Four Seasons Restaurant” di New York progettato da Philip Johnson nel 1958 ed elementi dell’installazione di Carsten Höller The Double Club (2008-2009). Ispirandosi alla tradizione del ristorante italiano, le pareti presentano piatti d’artista realizzati per il ristorante Torre da John Baldessari, Thomas Demand, Nathalie Djurberg & Hans Berg, Elmgreen & Dragset, Joep Van Lieshout, Goshka Macuga, Mariko Mori, Tobias Rebherger, Andreas Slominski, Francesco Vezzoli e John Wesley, parte di una serie aperta a nuovi contributi.
La terrazza esterna, a pianta triangolare, si affaccia sullo spazio urbano e presenta la pavimentazione in porfido e griglie metalliche caratteristica degli esterni della Fondazione Prada. La superficie di 125 m2 è divisa in una zona ristorante con 20 coperti su tavoli e sedie pieghevoli in stile bistrot e in un’area bar in cui tavoli scorrevoli posti lungo il parapetto si compongono o scompongono in base alle esigenze.


Al settimo piano è presente lo chef’s table, uno spazio esclusivo e riservato con servizi dedicati, caratterizzato da una parete vetrata con vista sulle cucine e da una terrazza privata.
La proposta gastronomica del ristorante Torre prevede un menù autenticamente italiano ispirato alle migliori tradizioni regionali, mentre i dessert spaziano tra i grandi classici della pasticceria. Una prestigiosa selezione di vini, composta da etichette italiane ed internazionali, completa l’offerta.
Al bar e al ristorante Torre si accede dal cortile della Fondazione Prada, negli orari di apertura al pubblico, e da via Giovanni Lorenzini, 14 negli orari serali.


La collaborazione con CARE’s: il progetto CARE’s Chef under 30
Oltre a tecnica e valori, la cucina del ristorante Torre si basa sulle idee: con il supporto di CARE ’s - The Ethical Chef Days, il progetto ideato da Norbert Niederkofler e Paolo Ferretti, il ristorante sarà luogo di confronto con le cucine internazionali. 


Durante l’anno, chef under 30, saranno ospiti del ristorante Torre e per due settimane proporranno piatti tipici del loro paese di provenienza, secondo i principi di una cucina etica e sostenibile. Grazie al confronto con culture diverse su concetti come sostenibilità, cura del territorio e tutela dell’ambiente, il ristorante Torre vuole idealmente legarsi a culture lontane, per creare così conoscenza e consapevolezza gastronomica ed etica.




Ristorante Torre
Via Lorenzini 14, 20139 Milano
Aperto tutti i giorni, escluso il martedì, nei seguenti orari:
Bar 18-02
Ristorante 19-24
Prenotazioni
+39 02 23323910
reservationtorre@fondazioneprada.org

19/04/18

Torre Prada aperta al pubblico




Dal 20 aprile 2018 sarà aperta al pubblico la Torre, l'edificio che segna il completamento della sede di Milano della Fondazione Prada inaugurata nel maggio 2015 e progettata da Rem Koolhaas con Chris van Duijn e Federico Pompignoli dello studio OMA.






La Torre, alta 60 metri, è realizzata in cemento bianco strutturale a vista. Il nuovo edificio arrichisce il repertorio di differenti condizioni espositive che definiscono la visione architettonica della fondazione, caratterizzata da una varietà di opposizioni e frammenti. Ciascuno dei nove piani della Torre offre una percezione inedita degli ambienti interni attraverso una specifica combinazione di tre parametri spaziali: pianta, altezza e orientazione. Metà dei livelli si sviluppa infatti su base trapezoidale, gli altri su pianta rettangolare. L’altezza dei soffitti, crescente dal basso all’alto, varia dai 2,7 metri del primo piano agli 8 metri dell’ultimo livello. Le facciate esterne sono caratterizzate da una successione di superfici di vetro e cemento, che attribuiscono così ai diversi piani un’esposizione alla luce sul lato nord, est o ovest, mentre l’ultima sala espositiva è dotata di luce zenitale. Il lato sud della Torre presenta una struttura diagonale che la unisce al Deposito, dentro la quale si inserisce un ascensore panoramico. Come sostiene Rem Koolhaas, “l’insieme di queste diversità produce un’estrema varietà spaziale all’interno di un volume semplice, in modo che l’interazione tra gli ambienti e i singoli progetti o opere d’arte offra un’infinita serie di possibili configurazioni”. 





All’interno dei sei livelli espositivi della Torre inaugura il progetto “Atlas” nato da un dialogo tra Miuccia Prada e Germano Celant. Riunisce opere della Collezione Prada in una successione di spazi che accolgono assoli o confronti, creati per assonanza o contrasto, tra artisti come Carla Accardi e Jeff Koons, Walter De Maria, Mona Hatoum ed Edward Kienholz and Nancy Reddin Kienholz, Michael Heizer e Pino Pascali, William N. Copley e Damien Hirst, John Baldessari e Carsten Höller.




05/12/17

The Prada Double Club Miami




 Fondazione Prada presenta “The Prada Double Club Miami” , un’installazione artistica concepita da Carsten Höller come un vero e proprio night club. Aperto a un gruppo di ospiti selezionati per tre notti, il progetto si terrà dal 5 al 7 dicembre 2017 (dalle 22.30 in poi), in occasione di Art Basel Miami Beach
“The Prada Double Club Miami” offre un approccio innovativo alle nozioni di divertimento e ospitalità, creando allo stesso tempo un dialogo tra arte contemporanea, musica, lifestyle e design. L’iconico progetto di Carsten Höller, tenutosi a Londra nel 2008 per una durata di otto mesi, è proposto a Miami in una seconda e inedita versione.
Il primo “Double Club” londinese, uno spazio temporaneo e underground, era stato concepito come un’opera d’arte relazionale, allo stesso tempo provocatoria e piacevole. Costituito da tre spazi – un bar, un ristorante e un dance club – ognuno diviso equamente in una parte occidentale e in una congolese, il club contribuiva a costruire un’esperienza inedita, generata da questa opposizione. Entrambi i mondi erano rappresentati in modo iconico da elementi musicali, culinari ed estetici: l’energia dirompente del Congo da un lato e l’identità culturale dell’Occidente dall’altro.


L’artista approfondisce la nozione di duplicità in questo nuovo progetto in cui il pubblico può confrontarsi con due spazi diversi in grado di offrire esperienze diametralmente opposte a livello visivo e sonoro, senza alcun tipo di contaminazione. L’obiettivo principale di “The Prada Double Club Miami” è di permettere all’arte di spingersi al di là dei propri confini tradizionali e di trasformarsi in un’esperienza di vita reale. Ideato come un esperimento sociale che introduce il concetto di dualità in un ambiente ricreativo, il club crea un’atmosfera immersiva in cui vivere un provocatorio incontro tra dimensioni dissonanti. Il progetto rappresenta ciò a cui un’installazione d’arte può tendere. Al pubblico è infatti concessa la libertà di interagire con l’ambiente circostante in modi diversi, tutti ugualmente veri e coinvolgenti, diventando parte essenziale di una forte esperienza partecipativa.
Ospitata in uno studio cinematografico degli anni Venti, in precedenza fabbrica del ghiaccio, l’installazione si compone all’interno di un dance club e all’esterno di un giardino tropicale: il primo è interamente monocromatico, mentre il secondo è fortemente policromatico. Come afferma Carsten Höller, “Vorrei che, nella zona monocromatica caratterizzata da toni di grigio, nero e bianco, gli ospiti si sentissero come l’unica componente colorata, quasi fossero un elemento di disturbo all’interno di un film in bianco e nero, ed estremamente pallidi nell’area policromatica, dove domina l’atmosfera tropicale”.
Performance live di artisti e DJ internazionali sono ospitate all’interno del club, mentre il giardino offre una selezione di musicisti espressione delle diaspore caraibiche e sudamericane presenti a Miami. Ogni performer incarna l’idea di contrasto su cui si sviluppa il progetto: ospiti e clubbers possono attraversare il confine permeabile tra queste due dimensioni e intraprendere un percorso autonomo e “schizofrenico”.

                                                            
“ The Double Club” è un progetto artistico di Carsten Höller commissionato dalla Fondazione Prada. Realizzato a Londra all’ interno di un ex magazzino d’epoca vittoriana adiacente alla stazione della metropolitana di Angel, “The Double Club” apre al pubblico il 21 novembre 20 08 e si conclude il 12 luglio 2009 , creando un singolare dialogo tr a la cultura congolese e quella  occid entale.  Partendo dall’idea di interazione tra queste due culture , il progetto non si propone soltanto come un nuovo e stimolante spazio pubbl ico a Londra, ma anche come un’innovativa occasione di contaminazione. Il club era costituito da tre spazi -bar,  ristorante e dance club - o gnuno  suddiviso equamente in una parte occidentale e in una 
congolese, sia a livello decorativo che funzionale . Le diverse sezioni erano state concepite e progettate per rappresentare gli elementi più vitali (suoni, sapori e gust i estetici) di entrambe le culture , con l’obiettivo di offrire una nuova prospettiva sulla doppia identità e allo stesso tempo un possibile spazio per la coesistenza.
thedoubleclub.co.uk








30/04/15

Prossimamente Fondazione Prada



In attesa dell'apertura dei nuovi spazi della Fondazione Prada sono stati presentati due interessanti progetti documentativi sulla realizzazione del progetto, si tratta di Fragments e Spriti.
FRAGMENTS è un progetto fotografico a cura di Delfino Sisto Legnani, sviluppato con Marco Cappelletti, Giulio Ghirardi, Leo Iannelli, Germana Lavagna e Andrea Serafini, in collaborazione con la Fondazione Prada e OMA.
I collage, che accostano liberamente gli scatti dei sei giovani fotografi, sono dei rilievi per immagini – realizzati da gennaio a maggio 2015 – che esplorano il complesso architettonico progettato da Rem Koolhaas e destinato a ospitare la nuova sede della Fondazione. Ogni collage è composto da frammenti visivi che non vogliono offrire un’immagine unica e definita, ma testimoniare la complessità del progetto architettonico sviluppato su contrasti, innesti e opposizioni.


SPIRITI è un progetto artistico di Ila Bêka e Louise Lemoine, commissionato dalla Fondazione Prada. Sintetizza l’ultimo mese dei lavori di costruzione in 15 frammenti video che raccontano la trasformazione di un’ex distilleria degli anni dieci del Novecento nella nuova sede della Fondazione a Milano. Dal caos e dalla polvere del cantiere, questi 15 film colgono quelle atmosfere intangibili – come le sostanze volatili che evaporano durante l’invecchiamento del liquore – e fissano nel tempo la condizione transitoria degli spazi, destinata a dissolversi con l’avanzamento dei lavori.

04/02/15

Serie classica per la Fondazione Prada


Finalmente è stato reso pubblico che la Fondazione Prada aprirà i suoi nuovi spazi di Milano, in Largo Isarco, il 9 Maggio, con una grande inaugurazione che raccoglierà tutto il jet set dell’arte mondiale che avrà appena concluso il giro veneziano.
A Milano si apriranno i nuovi spazi progettati da Rem Koolhaas, col suo studio Oma, con la mostra “Serial Classic” curata dal noto storico dell’arte Salvatore Settis.
Si tratta di una mostra antica in uno spazio modernissimo.


Per l’occasione saranno proposte antiche statue di gusto greco/romano nei contemporanei spazi ideati da uno degli architetti più sperimentali, che da diversi anni coopera con la fondazione in una ricerca all’innovazione e alla creatività.


Parallelamente aprirà i suoi spazi veneziani di Ca’ Corner della Regina, in occasione della Biennale delle Arti Visive, con una mostra parallela presentando una serie di riproduzioni di statue antiche, usate nel rinascimento per decorare i palazzi, di piccole dimensioni, in un un’interessante dialogo con i suggestivi spazi del maestoso edificio sul Canal Grande.

17/11/14

La moda punta sul classico


Voci che lasciano molto sorpresi sulla scelta del gruppo Prada che pare voler affidare a Salvatore Settis, noto storico dell’arte, il prossimo allestimento dell’apertura alla Fondazione Prada a Milano, che sarà il 9 Maggio, e poi probabilmente alla mostra in concomitanza della Biennale a Ca Corner della Regina a Venezia.


Pare che lo sguardo della moda in questo periodo preferisco il classico e che non ci per un po’ saranno più lavori contemporanei ma una fastosa selezione di sculture e arte greco-romana.


Foto dalla mostra su Louise Bourgeois del 1997 alla Fondazione Prada, foto di  Attilio Maranzano

06/06/14

Prada Music Art....


below english

La Fondazione Prada presenta dal 7 giugno al 3 novembre 2014 a Ca’ Corner della Regina a Venezia la mostra “Art or Sound”, a cura di Germano Celant.

Concepita come un’indagine attraverso il passato e il nostro presente, “Art or Sound” ha l’obiettivo di analizzare lo sviluppo di un dialogo produttivo e articolato: affronta le problematiche del rapporto tra arte e suono e degli aspetti iconici dello strumento musicale, nonché del ruolo dell’artista musicista e degli ambiti in cui arti visive e musica si sono incontrate e confuse.

La mostra intende sottolineare il rapporto di simmetria e ambivalenza che esiste tra opera d’arte e oggetto sonoro, proponendo una rilettura dello strumento musicale che diventa entità plastico-visiva e viceversa, fenomeno riscontrabile nel corso della storia dal Seicento a oggi.

“Art or Sound” analizza dunque lo sconfinamento tra produzioni artistiche e sonore, tra musica e arti visive, con l’idea di evidenziarne il costante scambio, senza ricercare inutili classificazioni.


Il percorso storico prende il via con gli strumenti musicali realizzati con materiali inusuali e preziosi da Michele Antonio Grandi e Giovanni Battista Cassarini nel Seicento e con gli automi musicali - complessi oggetti artistici che uniscono valore estetico e produzione sonora - creati, ad esempio, dall’orologiaio svizzero Pierre Jaquet-Droz nel Settecento. Prosegue con strumenti automatici e dispositivi meccanici dell’Ottocento in grado di visualizzare la musica attraverso luci e colori. Saranno presentate le ricerche nel campo della sinestesia e le sperimentazioni delle Avanguardie storiche come i celebri Intonarumori (1913) dell’artista futurista Luigi Russolo e alcuni oggetti di Giacomo Balla.

La mostra riunisce, inoltre, strumenti e opere di musicisti come Alvin Lucier e John Cage, lavori di artisti degli anni Sessanta, quali le scatole sonore di Robert Morris e Nam June Paik, sculture cinetiche realizzate da artisti come Takis e Stephan von Huene e, ancora, installazioni sonore come Oracle (1962-’65) di Robert Rauschenberg e Handphone Table (1978) di Laurie Anderson.

Saranno in mostra anche esempi di appropriazione iconica e formale dello strumento musicale, come i pianoforti di Arman, Richar senza didascalie senza didascalie d Artschwager e Joseph Beuys, assieme a strumenti ibridi, vere e proprie sculture da suonare, come le chitarre e i violini di Ken Butler e i banjo di William T. Wiley.
Questa esplorazione nel territorio ambiguo tra arte e suono si spingerà verso le ricerche più recenti di artisti come Christian Marclay, Janet Cardiff, Martin Creed e Doug Aitken, fino a documentare la produzione di una nuova generazione rappresentata, tra gli altri, da Anri Sala, Athanasios Argianas, Haroon Mirza, Ruth Ewan e Maywa Denki.

 

English

The Fondazione Prada presents the exhibition “Art or Sound”, curated by Germano Celant, at its Venetian venue of Ca’ Corner della Regina, from June 7 to November 3, 2014.

Conceived as an investigation of the past and our present, the purpose of “Art or Sound” is to analyze the development of a productive and complex dialogue, the relationship between art and sound, iconic aspects of the musical instrument, the role of the artist-musician, and the areas in which the visual arts and music have come together and blurred.

The exhibition aims to emphasize the symmetrical and ambivalent link that exists between works of art and sound object: it offers a reinterpretation of the musical instrument and the way it can become a sculptural-visual entity and back again, in a continual reciprocal relationship of encroachment and inversion, a phenomenon seen since the 17th century. It analyzes the overlap between the production of art and sound, music and the visual arts, with the aim of highlighting the constant exchange between them, though eschewing unnecessary categorization.


Organized on a historical basis, “Art or Sound” starts off with musical instruments made from unusual and precious materials by Michele Antonio Grandi and Giovanni Battista Cassarini in the 17th century, along with musical automata—complex artworks that combine the production of sounds with aesthetic values—created, for instance, by the Swiss watchmaker Pierre Jaquet-Droz in the 18th century. It continues with 19th-century examples of automated musical instruments and mechanical devices capable of giving visual expression to music through light and color. Research in the field of the synesthesia is presented as well, with experiments carried out by the historical avant-gardes, such as the celebrated Intonarumori (1913) created by Futurist artist Luigi Russolo, and some of Giacomo Balla’s objects.
Also exhibited are instruments and works by composers like Alvin Lucier and John Cage, works by artists of the Sixties, such as the sound boxes of Robert Morris and Nam June Paik, kinetic sculptures made by artists like Takis and Stephan von Huene, and sound installations like Robert Rauschenberg’s Oracle (1962-’65) and Laurie Anderson’s Handphone Table (1978).


 

09/05/14

Pradasphere


Pochi giorni fà, alla presenza di un vasto parterre di celebrità internazionali, si è aperta la mostra sulla storia creativa del gruppo Prada negli spazi di Harrod's, nel cuore di Londra, eccovi un rapido reportage fotografico su questa bella iniziativa.
La mostra è articolata su alcuni aspetti della tradizione artistica della nota maison di moda italiana, che costellata da diversi interessi ha promosso tantissime iniziative.
Alcune di queste di particolare prestigio, come le tante mostre d'arte contemporanea milanesi, la recente ideazioni del magnifico spazio espositivo di Venezia e prossimamente un grande centro polivalente nel cuore di Milano, ideato dallo studio dell'architetto Remment Koolhaas, attuale direttore della Biennale di Architettura di Venezia. 
Uno spirito di grande apertura alla cultura, parte integrante della tradizione del gruppo e fonte d'ispirazione per la realizzazione di affascinanti oggetti di bellezza proposti per un pubblico sensibile e contemporaneo.