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Visualizzazione post con etichetta Kunsthaus Zürich. Mostra tutti i post
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10/01/24

Ripensare Hodler alla Kunsthaus Zürich



 «A PROPOSITO DI HODLER – PROSPETTIVE ATTUALI SU UN’ICONA» IN MOSTRA AL KUNSTHAUS ZÜRICH 

Dall’8 marzo al 30 giugno 2024 il Kunsthaus Zürich si interroga sull’attualità di Ferdinand Hodler, noto come «artista nazionale». La mostra mette in contrapposizione interpretazioni riduttive con l'ampia varietà dell'opera formale, culturale e politica del pittore, cercando di presentare in nuova luce aspetti tradizionali e ben conosciuti. Ai circa 60 dipinti di questa icona svizzera sono accostate opere di oltre 30 artisti contemporanei. 

 Ferdinand Hodler (1853–1918) ha plasmato l’identità culturale della Svizzera come pochi altri artisti della sua generazione. Il suo nome e la sua opera sono assurti a icona. Nonostante il concetto di «artista nazionale» sia ormai superato, la sua figura permane saldamente ancorata nella coscienza collettiva. 


Foto: Franca Candrian, Kunsthaus Zürich 2024


UN MARGINE DI INTERPRETAZIONE AMPLIATO

Ciò che resta è solo una mezza verità o un cliché. All’artista sono stati associati valori come l’attaccamento al territorio («L’idillio del boscaiolo») e la sovranità nazionale, sebbene rispecchino solo in modo limitato le intenzioni originali di Hodler. Per sensibilizzare l'opinione pubblica sull'attualità e sulla complessità di questo «santo patrono» svizzero, alcuni artisti contemporanei selezionati entreranno in dialogo con Hodler sia con opere già esistenti, sia con opere realizzate appositamente per la mostra. Caroline Bachmann (*1963) e Andriu Deplazes (*1993) sono familiari con l’opera di Hodler grazie al loro legame con la Svizzera. Per altri partecipanti, come Asim Abdulaziz (*1996) o Dani Gal (*1976), Hodler è stato una scoperta. Questa è la prima ampia mostra dedicata a Hodler che si discosta da una ricezione estetica strettamente formale della sua opera e da una storiografia di stampo nazionalista, e che invece lo colloca in un produttivo rapporto con artisti contemporanei, mettendolo in discussione e conferendo nuova attualità alla sua posizione, che resta finora ineguagliata. 


ARTISTA SCANDALOSO E ICONA NAZIONALE: DIMENTICATO E RISCOPERTO

La storia della fortuna critica di Hodler ha conosciuto fasi alterne. Per la sua partecipazione alle mostre dei movimenti secessionisti di Berlino e di Vienna intorno al 1900 fu considerato un «artista scandaloso» e uno dei più progressisti del suo tempo. Hodler, che proveniva da una famiglia umile, aveva lavorato duramente per ottenere il proprio successo professionale. Le sue origini e il suo interesse precoce per soggetti legati alla vita artigiana lo resero inizialmente gradito ai socialisti, quali ad esempio Hans Mühlestein (1887–1969). Osannato alla sua morte nel 1918 come grande artista svizzero, la sua opera cadde nell’oblio dopo la Seconda guerra mondiale. Bisognerà attendere gli anni Ottanta perché Hodler venga rivalutato in Svizzera. Considerato come artista innovativo dalla storia dell'arte, per il grande pubblico Hodler incarna invece i valori tradizionali. Il Kunsthaus prende spunto da tale capovolgimento di interpretazione per mostrare Ferdinand Hodler insieme ad artisti contemporanei internazionali. Dietro al concetto della mostra e alla selezione dei circa 30 artisti coinvolti vi sono le curatrici del Kunsthaus, Sandra Gianfreda e Cathérine Hug, coadiuvate da un collettivo. Tra loro ricordiamo gli artisti Sabian Baumann (*1962), Ishita Chakraborty (*1989) e RELAX (chiarenza & hauser & co; dal 1983), ispirati da una lista di dipinti di Hodler compilata di comune intesa. La scenografia è stata creata in collaborazione con l'artista Nicolas Party (*1980).


 Foto: Franca Candrian, Kunsthaus Zürich 2024

PAESAGGI, FISICITÀ, APPARTENENZE, ENIGMATICITÀ / TRASCENDENZA 
Con il titolo «A proposito di Hodler – prospettive attuali su un’icona», la mostra colloca per la prima volta Hodler nel contesto di dibattiti attuali, guardando a quattro ambiti tematici della sua opera dalla prospettiva dei nostri giorni: i paesaggi, le fisicità, le appartenenze, nonché l’enigmaticità e la trascendenza. Qual era la posizione di Hodler rispetto a quella degli artisti di oggi? L’attenzione è rivolta al cambiamento climatico, all'uso delle risorse, alla rappresentazione delle persone e dei loro corpi sullo sfondo di identità fluide. E ancora: che ruolo svolge il bisogno di appartenenza o la consapevolezza delle origini in un mondo globalizzato?


 Foto: Franca Candrian, Kunsthaus Zürich 2024 


CIRCA 130 OPERE ESPOSTE
Il Kunsthaus Zürich, che possiede la più grande collezione pubblica di opere di Hodler insieme al Musée d'art et d'histoire di Ginevra, non si limita a presentare il proprio patrimonio. I dipinti del museo sono affiancati da capolavori provenienti da altre collezioni pubbliche e private in Svizzera. A questa sessantina di opere di Hodler se ne aggiungono altre di 30 artisti contemporanei provenienti da diverse aree culturali: Asim Abdulaziz, Laura Aguilar, Caroline Bachmann, Sabian Baumann, Denise Bertschi, Ishita Chakraborty, Andriu Deplazes, Latifa Echakhch, Eva Egermann & Cordula Thym, Marianne Flotron, Dani Gal, María Elena González, Christina Hemauer & Roman Keller, David Hockney, Sasha Huber, Roland Iselin, Frantiček Klossner, Nils Amadeus Lange, Izidora I LETHE, Urs Lüthi, André M'Bon, Uriel Orlow, Nicolas Party, RELAX (chiarenza & hauser & co), Ugo Rondinone, Susan Schuppli, Selma Selman, Milva Stutz e Latefa Wiersch.

Con il sostegno di UBS, Partner del Kunsthaus Zürich, e del Boston Consulting Group (BCG).

16/01/20

Symbiotic seeing con Olafur Eliasson al Kunsthaus Zürich



Dal 17 gennaio al 22 marzo 2020 il Kunsthaus Zürich presenta una grande mostra personale di Olafur Eliasson. Al centro dell’esposizione vi è una nuova installazione nello spazio che affronta un argomento cruciale dei nostri tempi, ovvero il rapporto e l’interazione sulla Terra fra attori umani e non. La mostra è visitabile in esclusiva al Kunsthaus Zürich.



Olafur Eliasson (*1967) è uno dei principali artisti contemporanei. In una nuova installazione, densa e suggestiva, da lui appositamente sviluppata per la mostra al Kunsthaus Zürich che si estende su oltre 1000 mq, l’artista danese-islandese avvolge i sensi degli osservatori in modo immediato. Accanto all’installazione centrale fanno parte dell’esposizione anche nuove sculture e installazioni luminose.




LA SIMBIOSI COME NUOVA FORMA DI CONVIVENZA
La mostra «Symbiotic seeing», sviluppata da Eliasson a stretto contatto con la curatrice Mirjam Varadinis, affronta temi quali la coesistenza e la simbiosi e mira ad un diametrale ribaltamento di prospettiva. Eliasson ci invita non solo a riflettere sul cambiamento climatico quale risultato dell’attività umana, ma anche a comprendere la posizione dell’uomo come parte di un sistema più grande. Il rapporto di gerarchia fra l’uomo e le altre specie presenti sulla Terra dovrebbe essere messo in discussione in modo da creare i presupposti per altre forme di convivenza. L’artista riesce a tradurre tali complesse riflessioni teoriche in allestimenti spaziali che parlano non solo alla ragione dei visitatori, ma che li toccano e li stimolano anche sul piano fisico ed emotivo.

UNA NUOVA INSTALLAZIONE
Nell’opera centrale «Symbiotic seeing», sopra le teste dei visitatori si formano minuscoli vortici, correnti e mulinelli man mano che la nebbia reagisce al calore dei corpi e ai movimenti delle persone sottostanti. Nell’ambiente espositivo è diffusa una traccia sonora composta da Hildur Gudnadottir appositamente per quest’opera: eseguita dal vivo su un violoncello da un braccio robotico, è un richiamo all’intelligenza artificiale e alla creazione di sostituti inorganici dell’uomo, che contribuiranno a plasmare il nostro futuro in qualità di attori. «Symbiotic seeing» propone uno spazio di riflessione e di condivisione: #symbioticseeing


UN ARTISTA DEL DIALOGO
Quale artista impegnato nel sociale e per l’ecologia, Olafur Eliasson dialoga attivamente con politici e ONG. A settembre 2019 è stato designato ambasciatore ONU per la tutela del clima. Eliasson è convinto che l’arte sia un linguaggio potenzialmente in grado di smuovere le persone. Il suo tratto distintivo è dato da installazioni nello spazio che portano l’osservatore a riflettere su se stesso e sul mondo. Dalla metà degli anni Novanta Eliasson lavora nel suo studio berlinese insieme ad una nutrita squadra di disparati specialisti provenienti da settori quali il design, l’architettura, la ricerca e il multimediale. Oltre a diversi gruppi di lavoro e seminari, lo studio ospita anche una cucina vissuta come luogo di condivisione.

PUBBLICAZIONI
Catalogo della mostra
La pubblicazione «Olafur Eliasson: Symbiotic Seeing» (Snoeck-Verlag, 160 pagine, CHF 39.–) accompagna il processo di nascita della mostra e raccoglie i testi che ne hanno ispirato la concezione e le nuove opere. I contributi sono a cura della storica dell’arte Caroline A. Jones, della femminista e storica della scienza Donna J. Haraway, della biologa e teorica dell’evoluzione Lynn Margulis nonché del filosofo Timothy Morton. La curatrice Mirjam Varadinis e Olafur Eliasson si scambiano le proprie idee in un dialogo. La pubblicazione, disponibile presso lo shop del Kunsthaus in versione tedesca e inglese, sarà integrata a metà febbraio da una documentazione fotografica della mostra di prossima realizzazione.

Digitorial
Cosa vi è dietro l’arte di Olafur Eliasson? Come lavora l’artista e qual è l’impatto della sua opera sullo spettatore? Sul sito eliasson.kunsthaus.ch è consultabile un digitorial dedicato alla mostra, con informazioni e retroscena su Eliasson e sulla sua opera – un’ideale forma di preparazione per i curiosi desiderosi di visitare l’esposizione.


EVENTI
«Black-out»: il 23 gennaio e il 6 febbraio fino alle 23:00
Da qualche anno Olafur Eliasson ha lanciato il progetto «Little Sun», un’iniziativa che si propone di portare la luce in zone del mondo che tutt’oggi vivono con elettricità a fasi alterne o senza luce artificiale: a tale scopo vengono impiegate piccole lampade ad energia solare a forma di fiore. Due eventi a latere della mostra, dal titolo «black-out», consentono di farsi un’idea di cosa significhi vivere al buio: verrà spenta l’illuminazione elettrica del museo e i partecipanti potranno visitare una parte della collezione del Kunsthaus al buio, solo con l’ausilio delle lampade «Little Sun». Una parte dell’incasso di questa iniziativa va a sostegno del progetto «Little Sun».

Visite guidate per tutti. Laboratori per le scuole
Le visite guidate in lingua tedesca sono previste il mercoledì alle ore 18:00 e la domenica alle ore 11:00. Per i visitatori di lingua inglese è in programma un’apposita visita guidata sabato 8 febbraio alle ore 16:00. Non è necessario registrarsi. Sono disponibili su richiesta appuntamenti per visite guidate private (anche in altre lingue) e per laboratori dedicati alle scuole.

Con il sostegno di Swiss Re – Partner per l’arte contemporanea, nonché dell’Art Mentor Foundation Lucerne. 

03/01/20

Il disegno italiano alla Kunsthaus Zürich


Dal 31 gennaio al 26 aprile 2020 è in mostra al Kunsthaus Zürich «La poesia della linea. Disegni di grandi maestri italiani»: una selezione dalla sua piccola ma assai pregiata collezione di disegni italiani, risalenti al periodo tra rinascimento e barocco e rianalizzati da studenti dell’Università di Zurigo.

La mostra presenta circa trenta tra le più significative opere della Collezione grafica del Kunsthaus Zürich; guardando le linee tracciate con virtuosismo sulla carta sembra di assistere alla nascita di un’opera d’arte.

RAFFAELLO, CORREGGIO, GUERCINO…
Molte delle opere sono da tempo annoverate tra i classici della Collezione grafica, come ad esempio uno studio di Raffaello per le Stanze del Vaticano o una graziosa raffigurazione di Lucrezia per mano di Palma il Vecchio. Altri disegni sono ancora oggi inediti, pur essendo di artisti non meno osannati, quali il Guercino, Correggio o Carlo Maratti. Per consentirne un’accurata analisi, la Collezione grafica è stata in un certo senso convertita in un laboratorio.

RELAZIONARSI CON L’ORIGINALE
In collaborazione con le studentesse e gli studenti dell’Università di Zurigo, i disegni sono stati sottoposti ad un rigoroso esame. Infatti, per venire a capo dell’attribuzione o della collocazione nel contesto culturale di riferimento è fondamentale relazionarsi con l’originale. Numerosi commenti redatti a mano sui sopraffondi delle opere recano testimonianza delle osservazioni formulate da celebri studiosi che le hanno visionate. Come in una rassegna d’eccellenza della ricerca internazionale nell’ambito del disegno, ci troviamo di fronte a nomi del calibro di Marco Simone Bolzoni, Chris Fischer, Catherine Goguel o ancora Joachim Jacoby. Le loro annotazioni contenenti ipotesi di attribuzione hanno rappresentato il filo conduttore per ulteriori ricerche comparative e bibliografiche.

LA PERCEZIONE SENSORIALE PROGREDISCE CON LO STUDIO E CON L’ESPERIENZA
Tuttavia, la bibliografia specialistica consente di avanzare solo fino a un certo punto. Di fronte ad un gabinetto di arti grafiche, gli amanti dell’arte e i curatori di collezione sono stimolati a raffrontarli con altri esemplari custoditi nella loro memoria e non da ultimo a fare affidamento sulla propria percezione sensoriale, ad esempio relativa alla qualità tattile di un foglio o al fruscio prodotto dalla carta da disegno.
 
Quale sia la consistenza di un foglio, se esso sia liscio o ruvido, se il disegno sia stato tracciato a inchiostro, con il gesso o con la grafite, sono informazioni di dominio esclusivo degli artisti – e dei pochi studiosi autorizzati a maneggiare con cautela gli originali. Ad ogni modo, i ritratti, i paesaggi e le scene mitologiche e cristiane, presentate in modo compatto in un unico ambiente espositivo, non mancheranno di affascinare il visitatore.

Gli studi universitari non possono che trarre giovamento dalle sinergie con le pratiche museali – il curatore Jonas Beyer ne è convinto – tanto più che gli studenti sono destinati a intraprendere percorsi professionali in cui una delle sfide più stimolanti è data proprio dal rapportarsi con le opere originali.

PUBBLICAZIONE
Per la serie dei Quaderni della Collezione è prevista l’uscita, in coincidenza con l’inaugurazione della mostra, della pubblicazione di accompagnamento, ricca di illustrazioni e contenente contributi di Jonas Beyer, Michael Matile e di studenti dell’Università di Zurigo.

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Colgo anche l'occasione per segnalarvi la ricca programmazione che si svolgerà quest'anno al museo.Il Kunsthaus Zürich è in continua crescita. Rinvigorito dall’aumento del numero di visitatori e di membri, il museo propone per il 2020 un programma ricco di contrasti: dalla poesia della linea, passando per i ruggenti anni Venti, fino ad arrivare al romanticismo svizzero e all’opera risoluta di un’artista determinata. L’anno prende avvio con una mostra personale di Olafur Eliasson.


17.1. – 22.3.20
OLAFUR ELIASSON
Olafur Eliasson (*1967), annoverato tra i più importanti artisti contemporanei, ha progettato una nuova installazione, concepita appositamente per un’area espositiva di circa 1000 m2 all’interno del Kunsthaus Zürich. L’opera affronta il rapporto di noi uomini con gli altri esseri viventi e con le altre specie presenti sulla terra. In luogo della lotta per la sopraffazione, Eliasson invita alla simbiosi e trasforma lo spazio museale in un’installazione immersiva totale, che stimola tutti i nostri sensi. L’artista riesce a tradurre questo tipo di questioni cruciali e di sfide sociali in un’estetica che si rivolge non solo alla nostra ragione, ma che ci avvolge anche sul piano fisico ed emotivo.
Con il sostegno di Swiss Re – Partner per l’arte contemporanea


7.2. – 3.5.20
OTTILIA GIACOMETTI – UN RITRATTO. OPERE DI GIOVANNI E ALBERTO GIACOMETTI
La mostra è dedicata a Ottilia, figlia di Giovanni e Annetta Giacometti, nonché sorella di Alberto, Diego e Bruno. L’esposizione è incentrata sulla figura meno nota della celebre famiglia di artisti: Ottilia muore nel 1937, a soli 33 anni, all’atto di mettere al mondo suo figlio Silvio. La mostra comprende opere assai pregiate provenienti da musei svizzeri, da collezioni private e dalla Fondation Alberto et Annette Giacometti di Parigi; alcune di esse non venivano mostrate da decenni. In totale si tratta di 76 tra quadri, sculture e disegni; vi sono inoltre fotografie di famiglia e materiale mai esposto finora, relativo a Ottilia e alla famiglia Giacometti.
Con il sostegno della Fondazione Hulda e Gustav Zumsteg

24.4. – 19.7.20
GLORIA EFFIMERA – I RUGGENTI ANNI VENTI.
DA JOSEPHINE BAKER A THOMAS RUFF
Gli anni Venti del Novecento furono un decennio di passi in avanti e di ricadute. In nessun altro momento del XX secolo vi fu un tale desiderio di novità: si affermarono nuove visioni urbanistiche, le città conobbero una crescita smisurata, i ruoli tradizionali vennero messi in discussione e superati, le minoranze oppresse fecero sentire la propria voce a livello politico e culturale, la vita quotidiana dei lavoratori divenne più sostenibile, mentre si affermava una fiorente industria del tempo libero. L’alto grado di innovazione ebbe un diretto riflesso sul desiderio di sperimentazione in tutte le arti.

Per la prima volta vengono considerati insieme, in un’unica mostra, movimenti quali il Bauhaus, il Dada, la Nuova oggettività, nonché icone del modernismo architettonico e del design. Il Kunsthaus evidenzia l’eterogeneità di stili in pittura, scultura, disegno, fotografia, cinema e collage di quegli anni di grandi cambiamenti. Un collegamento ai giorni nostri è tracciato da artisti contemporanei che si interessano in maniera precipua al linguaggio formale e ai contenuti degli anni venti.
In coproduzione con i Festspiele Zürich. Con il sostegno della Zürcherische Seidenindustrie Gesellschaft.


 

29.5. – 13.9.19
KADER ATTIA
Kader Attia nasce nel 1970 da genitori algerini in una periferia a nord di Parigi. L’esperienza di una vita a metà strada fra due culture è il punto di partenza per la sua attività artistica: nelle sue opere, Attia affronta il tema del passato coloniale dell’Europa e del mondo occidentale con le relative conseguenze.
Un alto valore etico ed estetico contraddistingue le sue sculture, le sue installazioni, le sue foto e i suoi video, dedicati alle crisi e alle principali questioni sociopolitiche dei nostri giorni. Al centro della mostra vi è un’opera monumentale realizzata dall’artista appositamente per il Kunsthaus.
Con il sostegno di Swiss Re – Partner per l’arte contemporanea


4.7. – 8.11.20
PAESAGGI – LUOGHI DELLA PITTURA
La mostra offre un panorama della pittura paesaggistica con oltre 50 straordinari quadri provenienti dalle collezioni del Kunsthaus e nati nelle Fiandre, in Olanda, in Italia e in Francia fra il Cinquecento e l’Ottocento. Tra gli artisti vi sono Joachim Patenier, Hendrick Avercamp, Jan van Goyen, Jacob van Ruisdael, Claude Lorrain, Domenichino e Bernardo Bellotto.
È innovativa la presentazione in parallelo di paesaggi degli inizi della modernità, realizzati da van Gogh, Segantini e Monet: rispetto agli incisivi dipinti dei grandi maestri del passato, tali pittori offrirono una diversa chiave di lettura dei vasti spazi. Questa nuova dimensione è comunicata allo spettatore anche attraverso il posizionamento orizzontale delle loro opere.
Con il sostegno di Albers & Co AG


4.9. – 6.12.20
WILD AT HEART: IL ROMANTICISMO SVIZZERO DA FÜSSLI A BÖCKLIN
Scenari alto-alpini di natura indomita, drammatici episodi chiave della storia svizzera, strazianti naufragi: la mostra sul romanticismo svizzero trasforma il Kunsthaus Zürich in una carrellata di forti emozioni. Con oltre 150 opere, da Johann Heinrich Füssli al giovane Arnold Böcklin, passando per Alexandre Calame, la mostra mette in evidenza il prominente contributo degli artisti svizzeri all’evoluzione della pittura paesaggistica europea e fa rivivere il fascino dei ghiacciai, delle nevi perenni e delle sublimi montagne. Il romanticismo, inoltre, esplora ambiti al di là del pensiero razionale: la passione, l’ebbrezza dei sensi, il fascino dell’inspiegabile sono elementi centrali dell’arte dell’epoca, che riflettono un sentimento esistenziale oggi tornato in auge come alternativa rispetto ad una vita quotidiana improntata all’iper-razionalità.
Un contributo del Credit Suisse a la cultura – Partner Kunsthaus Zürich

4.12.20 – 5.4.21
OTTILIE W. ROEDERSTEIN
Ottilie Wilhelmine Roederstein (1859 – 1937) fu in vita una pittrice indipendente e di successo, molto apprezzata per i suoi ritratti e per le sue nature morte. A partire dal 1883 espose i propri dipinti a Parigi con
buoni risultati. Nel 1912 rappresentò la Svizzera come unica artista donna nella celebre esposizione d’arte internazionale del Sonderbund a Colonia – accanto a colleghi del calibro di Giovanni Giacometti, Ferdinand Hodler e Cuno Amiet. A dispetto della sua fama internazionale di un tempo, Roederstein è caduta nell’oblio. A 83 anni dalla sua morte, il Kunsthaus Zürich organizza la prima mostra monografica a lei dedicata in Svizzera: una sessantina di opere consentono di riscoprire dopo un lungo periodo la grande ricchezza di stili che la contraddistinguono.
La mostra è organizzata in collaborazione con lo Städel Museum di Francoforte sul Meno.

VISITATORI E MEMBRI IN AUMENTO

In base alle previsioni, il Kunsthaus chiuderà il 2019 con un numero di visitatori in aumento (circa 270'000 ingressi rispetto ai 228'642 dell’anno precedente) e nel nuovo anno l’associazione di supporto del Kunsthaus potrà fare affidamento su più membri (in crescita del 5,7 % per un totale di 19'688 persone). Il rendiconto provvisorio prevede un risultato in pareggio; cifre più accurate verranno rese note in occasione dell’assemblea generale della Zürcher Kunstgesellschaft prevista a fine maggio 2020.

22/11/19

Olafur Eliasson alla Kunsthaus di Zurigo


Dal 17 gennaio al 22 marzo 2020 il Kunsthaus Zürich presenta una grande mostra personale di Olafur Eliasson. Al centro dell’esposizione vi è una nuova installazione nello spazio che affronta un argomento cruciale dei nostri tempi, ovvero il rapporto e l’interazione sulla Terra fra attori umani e non. La mostra è visitabile in esclusiva al Kunsthaus Zürich.

Olafur Eliasson (*1967), uno dei principali artisti contemporanei, dà vita ad opere che coinvolgono completamente gli spettatori. In una nuova installazione immersiva, appositamente sviluppata per la mostra al Kunsthaus Zürich che si estende su oltre 1000 mq, l’artista danese-islandese affronta tematiche quali la coesistenza e la simbiosi: l’opera dalla suggestiva intensità avvolge i sensi degli osservatori in modo immediato. Accanto all’installazione centrale fanno parte dell’esposizione anche nuove sculture e installazioni luminose.

LA SIMBIOSI COME NUOVA FORMA DI CONVIVENZA
La mostra «Symbiotic seeing», sviluppata da Eliasson a stretto contatto con la curatrice Mirjam Varadinis, mira ad un diametrale ribaltamento di prospettiva. Eliasson ci invita non solo a riflettere sul cambiamento climatico quale risultato dell’attività umana, ma anche a comprendere la posizione dell’uomo come parte di un sistema più grande. Il rapporto di gerarchia fra l’uomo e le altre specie presenti sulla Terra dovrebbe essere messo in discussione in modo da creare i presupposti per altre forme di convivenza. L’artista riesce a tradurre tali complesse riflessioni teoriche in allestimenti spaziali che parlano non solo alla ragione dei visitatori, ma che li toccano e li stimolano anche sul piano fisico ed emotivo.

UN ARTISTA DEL DIALOGO
Quale artista impegnato nel sociale e per l’ecologia, Olafur Eliasson dialoga attivamente con politici e ONG. A settembre 2019 è stato designato ambasciatore ONU per la tutela del clima. Eliasson è convinto che l’arte sia un linguaggio potenzialmente in grado di smuovere le persone. Il suo tratto distintivo è dato da installazioni nello spazio che portano l’osservatore a riflettere su se stesso e sul mondo. Dalla metà degli anni Novanta Eliasson lavora nel suo studio berlinese insieme ad una nutrita squadra di disparati specialisti, composta tra l’altro da artigiani, architetti, esperti dei media e cuochi.
 
PUBBLICAZIONI

Catalogo
La pubblicazione di accompagnamento svela il processo di nascita della mostra e raccoglie i testi che hanno ispirato le nuove opere e il concetto mentale di «Symbiotic seeing». Il libro, pubblicato da Snoeck-Verlag, contiene contributi a cura della storica dell’arte Caroline A. Jones, della femminista e storica della scienza Donna J. Haraway, della biologa e teorica dell’evoluzione Lynn Margulis, del filosofo Timothy Morton e di altri ancora.

Digitorial
Cosa vi è dietro l’arte di Olafur Eliasson? Come lavora l’artista e qual è l’impatto della sua opera sullo spettatore? Un primo digitorial illustra i retroscena della mostra in modo informativo e divertente. Consultabile online sul sito www.kunsthaus.ch fin dal giorno di apertura della mostra, il digitorial è un’ideale forma di preparazione per i curiosi intenzionati a visitarla.


EVENTI

 «Black-out»: aperto fino alle 23:00.
Da qualche anno Olafur Eliasson ha lanciato il progetto «Little Sun», un’iniziativa che si propone di portare la luce in zone del mondo che tutt’oggi vivono senza elettricità: a tale scopo vengono impiegate piccole lampade ad energia solare a forma di fiore. Due eventi a latere della mostra, dal titolo «black-out», consentono di farsi un’idea di cosa significhi vivere al buio: verrà spenta l’illuminazione elettrica del museo e i partecipanti potranno visitare una parte della collezione del Kunsthaus al buio, solo con l’ausilio delle lampade «Little Sun». Una parte dell’incasso di questa iniziativa va a sostegno del progetto «Little Sun». In programma giovedì 23 gennaio e giovedì 6 febbraio (aperto fino alle 23:00).

Visite guidate per tutti. Workshop per le scuole
Le visite guidate in lingua tedesca sono previste il mercoledì alle ore 18:00 e la domenica alle ore 11:00. Per i visitatori di lingua inglese è in programma un’apposita visita guidata sabato 8 febbraio alle ore 16:00. Non è necessario registrarsi. Appuntamenti per visite guidate private (anche in altre lingue) e per workshop dedicati alle scuole sono disponibili su richiesta.

Con il sostegno di Swiss Re – Partner per l’arte contemporanea, nonché dell’Art Mentor Foundation Lucerne.

28/09/19

Prossimamente Kunsthaus di Zurigo


La programmazione della Kunsthaus di Zurigo per il prossimo anno è bella intensa di eventi artistici, che vedono figura di spicco internazionale come Olafur Eliasson con interessanti proposte come la mostra su Ottilie Wilhelmine Roederstein.

Vediamo allora il ricco calendario .


17.1. – 22.3.20 
OLAFUR ELIASSON 
Olafur Eliasson (*1967), annoverato tra i più importanti artisti contemporanei, ha progettato una nuova installazione, concepita appositamente per un’area espositiva di circa 1000 m2 all’interno del Kunsthaus Zürich. L’opera affronta il rapporto di noi uomini con gli altri esseri viventi e con le altre specie presenti sulla terra. In luogo della lotta per la sopraffazione, Eliasson invita alla simbiosi e trasforma lo spazio museale in un’installazione immersiva totale, che stimola tutti i nostri sensi. L’artista riesce a tradurre questo tipo di questioni cruciali e di sfide sociali in un’estetica che si rivolge non solo alla nostra ragione, ma che ci avvolge anche sul piano fisico ed emotivo. 
Con il sostegno di Swiss Re – Partner per l’arte contemporanea 

31.1. – 26.4.20 
LA POESIA DELLA LINEA. DISEGNI DI GRANDI MAESTRI ITALIANI 
Il Kunsthaus Zürich presenta una selezione della sua piccola ma assai pregiata collezione di disegni italiani dal rinascimento al barocco. Accanto al celebre studio di Raffaello per un affresco nel palazzo del Vaticano, saranno esposti disegni finora sconosciuti di grandi nomi italiani della storia dell’arte, quali Correggio, Guercino e Carlo Maratti. Guardando le linee tracciate con virtuosismo sulla carta sembra di assistere in diretta alla nascita di un’opera d’arte.   
Mostra in collaborazione con l’Istituto di storia dell’arte dell’Università di Zurigo.
 

7.2. – 3.5.20 
OTTILIA GIACOMETTI – UN RITRATTO. OPERE DI GIOVANNI E ALBERTO GIACOMETTI 
La mostra è dedicata a Ottilia, figlia di Giovanni e Annetta Giacometti, nonché sorella di Alberto, Diego e Bruno. L’esposizione è incentrata sulla figura meno nota della celebre famiglia di artisti: Ottilia muore nel 1937, a soli 33 anni, all’atto di mettere al mondo suo figlio Silvio. Una sessantina di quadri, disegni e sculture di Giovanni e Alberto Giacometti la ritraggono da bambina, fanciulla e quale giovane donna. Parte della mostra è dedicata ai ritratti di suo figlio Silvio: nel nipote, cui Alberto era molto affezionato, continuava a vivere il ricordo di Ottilia. Alcune fotografie e documenti inediti mettono in luce i forti legami familiari dei Giacometti. 
Con il sostegno della Fondazione Hulda e Gustav Zumsteg 

24.4. – 19.7.20 
GLORIA EFFIMERA – I RUGGENTI ANNI VENTI. 
DA JOSEPHINE BAKER A THOMAS RUFF 
Gli anni venti del Novecento furono un decennio di passi in avanti e di ricadute. In nessun altro momento del XX secolo vi fu un tale desiderio di novità: si affermarono nuove visioni urbanistiche, le città conobbero una crescita smisurata, i ruoli tradizionali vennero messi in discussione e superati, le minoranze oppresse fecero sentire la propria voce a livello politico e culturale, la vita quotidiana dei lavoratori divenne più sostenibile, mentre si affermava una fiorente industria del tempo libero. L’alto grado di innovazione ebbe un diretto riflesso sul desiderio di sperimentazione in tutte le arti. 
Per la prima volta vengono considerati insieme, in un’unica mostra, movimenti quali il Bauhaus, il Dada, la Nuova oggettività, nonché icone del modernismo architettonico e del design. Il Kunsthaus evidenzia l’eterogeneità di stili in pittura, scultura, disegno, fotografia, cinema e collage di quegli anni di grandi cambiamenti. Un collegamento ai giorni nostri è tracciato da artisti contemporanei che si interessano in maniera precipua al linguaggio formale e ai contenuti degli anni venti. 
In coproduzione con i Festspiele Zürich 
Con il sostegno della Zürcherische Seidenindustrie Gesellschaft


29.5. – 13.9.19 
KADER ATTIA 
Kader Attia nasce nel 1970 da genitori algerini in una periferia a nord di Parigi. L’esperienza di una vita a metà strada fra due culture è il punto di partenza per la sua attività artistica: nelle sue opere, Attia affronta il tema del passato coloniale dell’Europa e del mondo occidentale con le relative conseguenze. 
Un alto valore etico ed estetico contraddistingue le sue sculture, le sue installazioni, le sue foto e i suoi video, dedicati alle crisi e alle principali questioni sociopolitiche dei nostri giorni. Al centro della mostra vi è un’opera monumentale realizzata dall’artista appositamente per il Kunsthaus. 
Con il sostegno di Swiss Re – Partner per l’arte contemporanea 

4.7. – 8.11.20 
PAESAGGI – LUOGHI DELLA PITTURA 
La mostra offre un panorama della pittura paesaggistica con oltre 50 straordinari quadri provenienti dalle collezioni del Kunsthaus e nati nelle Fiandre, in Olanda, in Italia e in Francia fra il Cinquecento e l’Ottocento. Tra gli artisti vi sono Joachim Patenier, Hendrick Avercamp, Jan van Goyen, Jacob van Ruisdael, Claude Lorrain, Domenichino e Bernardo Bellotto. 
È innovativa la presentazione in parallelo di paesaggi degli inizi della modernità, realizzati da van Gogh, Segantini e Monet: rispetto agli incisivi dipinti dei grandi maestri del passato, tali pittori offrirono una diversa chiave di lettura dei vasti spazi. Questa nuova dimensione è comunicata allo spettatore anche attraverso il posizionamento orizzontale delle loro opere. 
Con il sostegno di Albers & Co AG


4.9. – 6.12.20 
WILD AT HEART: IL ROMANTICISMO SVIZZERO DA FÜSSLI A BÖCKLIN 
Scenari alto-alpini di natura indomita, drammatici episodi chiave della storia svizzera, strazianti naufragi: la mostra sul romanticismo svizzero trasforma il Kunsthaus Zürich in una carrellata di forti emozioni. Con oltre 150 opere, da Johann Heinrich Füssli al giovane Arnold Böcklin, passando per Alexandre Calame, la mostra mette in evidenza il prominente contributo degli artisti svizzeri all’evoluzione della pittura paesaggistica europea e fa rivivere il fascino dei ghiacciai, delle nevi perenni e delle sublimi montagne. Il romanticismo, inoltre, esplora ambiti al di là del pensiero razionale: la passione, l’ebbrezza dei sensi, il fascino dell’inspiegabile sono elementi centrali dell’arte dell’epoca, che riflettono un sentimento esistenziale oggi tornato in auge come alternativa rispetto ad una vita quotidiana improntata all’iper-razionalità. 
Un contributo del Credit Suisse a la cultura – Partner Kunsthaus Zürich 

4.12.20 – 5.4.21 
OTTILIE W. ROEDERSTEIN 
Ottilie Wilhelmine Roederstein (1859 – 1937) fu in vita una pittrice indipendente e di successo, molto apprezzata per i suoi ritratti e per le sue nature morte. A partire dal 1883 espose i propri dipinti a Parigi con 
buoni risultati. Nel 1912 rappresentò la Svizzera come unica artista donna nella celebre esposizione d’arte internazionale del Sonderbund a Colonia – accanto a colleghi del calibro di Giovanni Giacometti, Ferdinand Hodler e Cuno Amiet. A dispetto della sua fama internazionale di un tempo, Roederstein è caduta nell’oblio. A 83 anni dalla sua morte, il Kunsthaus Zürich organizza la prima mostra monografica a lei dedicata in Svizzera: una sessantina di opere consentono di riscoprire dopo un lungo periodo la grande ricchezza di stili che la contraddistinguono. 
La mostra è organizzata in collaborazione con lo Städel Museum di Francoforte sul Meno. 

LA COLLEZIONE MERITA SEMPRE UNA VISITA 
Nella sua duplice veste di museo e di centro espositivo, il Kunsthaus presenta non solo mostre temporanee ma anche la propria considerevole collezione. Tra i quadri, le sculture e le installazioni spaziali di arte occidentale dal Duecento ad oggi, vi sono anche la più estesa collezione di opere di Alberto Giacometti nonché il più ampio insieme di quadri di Edvard Munch al di fuori della Norvegia.

17/12/18

Oskar Kokoschka al Kunsthaus di Zurigo


 Oskar Kokoschka, Genfer See II, 1923 Öl auf Leinwand, 64 x 95 cm  
Museum Ulm - 1937 vom Reichsministerium beschlagnahmt, 2014 Schenkung in Erinnerung an Paul E. und Gabriele B. Geier
© Fondation Oskar Kokoschka / 2018 ProLitteris, Zürich  


E' stata inaugurata al Kunsthaus Zürich un'ampia retrospettiva dedicata a Oskar Kokoschka.

Durerà fino al 10 marzo 2019 l'evento espositivo sull'artista espressionista, migrante e cittadino del mondo, prima retrospettiva ideata in Svizzera da oltre 30 anni. Di particolare interesse fra le circa 200 opere in mostra sono il trittico monumentale «La saga di Prometeo» nonché il «Dipinto a muro per Alma Mahler», mai prima mostrati in Svizzera.
Oskar Kokoschka (1886–1980) appartiene insieme a Francis Picabia e a Pablo Picasso a quella generazione di pittori che rimasero fedeli all'arte figurativa nel secondo dopoguerra, quando si rinsaldava la predominanza dell'arte astratta; è anche loro il merito se oggi la pittura astratta e figurativa coesistono senza scontri di tipo ideologico. Gli artisti contemporanei si rifanno in particolare a Kokoschka: la sua pittura espressionista è fonte di ispirazione implicita o esplicita per Nancy Spero, Georg Baselitz, Herbert Brandl e Denis Savary, che apprezzano l'articolazione gestuale della sua pennellata, ne elogiano il carattere cosmopolita o ne condividono il pacifismo, tutti tratti distintivi dell'opera, della vita e dell'eredità dell'artista viennese. Dopo l'ultima grande mostra individuale a lui dedicata nel 1986, il Kunsthaus avvicina il genio di Kokoschka a nuove generazioni di visitatori. Tra l’altro si trovano a Vevey e a Zurigo importanti opere dell'eredità dell'artista deceduto nel 1980 sul lago Lemano.


MIGRANTE, EUROPEO, AMATORE 
La retrospettiva segue le ragioni e le motivazioni che spinsero il pittore a stabilirsi in non meno di cinque Paesi. Delle diverse fasi della sua vita la curatrice Cathérine Hug ha raccolto 100 quadri e altrettante opere su carta, fotografie e lettere. Tali testimonianze storiche dimostrano che, grazie a lavori commissionati da personalità del mondo della letteratura, dell'architettura e della politica, Kokoschka riuscì tutto sommato a far fronte alla diffamazione della sua arte come «degenerata» durante il nazionalsocialismo. Alcuni lavori nacquero semplicemente per amore: per Alma Mahler realizzò un dipinto a muro di quattro metri di lunghezza, che per diversi decenni adornò la sala del camino della loro casa a Breitenstein am Semmering: la coppia vi era ritratta in una fase turbolenta della loro passionale relazione. Nel 1989, nel corso di una ristrutturazione della casa, gli allora proprietari (dal 1987 al 1995) rinvennero il dipinto, celato sotto numerosi strati di vernici e carte da parati, e ne consentirono la meticolosa opera di recupero nonché di estrazione dalla parete ad opera di esperti restauratori. Il quadro «a secco», attualmente in possesso di privati e ad oggi mostrato una sola volta in pubblico, potrà essere ora ammirato a Zurigo.
In esilio Kokoschka divenne poi un indomito fautore della libertà, della democrazia e dei diritti umani, un umanista che nelle sue opere dava spazio a paesaggi e a bambini, oltre che a personaggi mitologici e ad allegorie, che rappresentavano il rifiuto degli orrori della guerra e l'esaltazione della forza dell'amore e della bellezza della natura. È proprio tale linguaggio artistico indipendente di protesta politica a rendere Kokoschka inconfondibile.



Oskar Kokoschka, Matterhorn II, 1947 Öl auf Leinwand, 90 x 120 cm
Privatbesitz Schweiz  © Fondation Oskar Kokoschka / 2018 ProLitteris, Zürich


TRITTICI RICOMPOSTI PER LA PRIMA VOLTA AL DI FUORI DELLA GRAN BRETAGNA
Due quadri tripartiti di grandi dimensioni, larghi circa otto metri e alti oltre due metri ciascuno – «La saga di Prometeo» (1950, Courtauld Gallery, Londra) e «Le Termopili» (1954, Università di Amburgo) – rappresentano l'apice della fase della maturità di Kokoschka, nonché della presente retrospettiva. Entrambi i lavori sono stati esposti insieme solo in un'altra occasione, ovvero nel 1962 presso la Tate Gallery. I trittici nacquero in una fase di transizione: dopo una decade di esilio londinese, nel 1953 l'artista si trasferì a Villeneuve in Svizzera, dove rimase fino alla sua morte nel 1980. L'imponente trittico di Prometeo, nato originariamente come decorazione d'interno per un nobile committente londinese, non è stato esposto al di fuori delle isole britanniche fin dal 1952, quando fu mostrato alla Biennale di Venezia. La rappresentazione di Prometeo, ispiratore della civiltà umana, come pure il trittico delle Termopili sono un appello all'umanità a vivere in pace e in libertà, come fratelli e sorelle. Oltre al contenuto, è possibile analizzare tali opere dal punto di vista del processo creativo che contraddistingue Kokoschka rispetto ai suoi contemporanei. Le pennellate e l'uso del colore permettono infatti all'osservatore di riconoscere il movimento dell'artista, in un procedimento inusuale per l'arte figurativa. L'espressionista saldamente ancorato al figurativo, fondatore di una «Scuola del Vedere» a Salisburgo, ancora oggi attiva, fu da molti considerato antimoderno – eppure si batté per un accesso democratico all'istruzione e per una società aperta.

Oskar Kokoschka, Dresden, Augustusbrücke mit Rückenfigur, 1923 Öl auf Leinwand, 65,5 x 95,7 cm 
Museum Folkwang, Essen, Foto: Museum Folkwang, Essen/ARTOTHEK © Fondation Oskar Kokoschka / 2018 ProLitteris, Zürich


La mostra, ideata da Cathérine Hug e da lei curata con Heike Eipeldauer, è nata in collaborazione con il Leopold Museum, Vienna, dove sarà esposta dal 5 aprile all’8 luglio 2019.

PROGRAMMA DI ACCOMPAGNAMENTO
Se la vita di Kokoschka fu ricca e variegata – si pensi ai suoi soggiorni all'estero, alle sue opere teatrali, ai suoi rapporti di amicizia con letterati e dadaisti, o ancora con Wilhelm Wartmann, primo direttore del Kunsthaus Zürich – altrettanto ricco e variegato è il programma di accompagnamento della mostra. Consultate il sito per tutti i dettagli.


PUBBLICAZIONE
La pubblicazione di accompagnamento (320 pagine, 500 illustrazioni a colori, in tedesco e inglese), per i tipi di Kehrer-Verlag, Heidelberg, è disponibile presso lo shop del Kunsthaus e in libreria: «Oskar Kokoschka. Expressionist, Migrant, Europäer» («Oskar Kokoschka: espressionista, migrante, europeo») con nuovi contributi scientifici di Régine Bonnefoit, Iris Bruderer-Oswald, Martina Ciardelli, Birgit Dalbajewa, Heike Eipeldauer, Katharina Erling, Cathérine Hug, Aglaja Kempf, Alexandra Matzner, Raimund Meyer, Bernadette Reinhold, Heinz Spielmann e Patrick Werkner.

Con il sostegno di UNIQA Österreich Versicherungen AG, Assicurazione opere d’arte Svizzera, il cui contributo come sponsor principale ha consentito inoltre il restauro de «La saga di Prometeo»; e con il supporto di: Ufficio federale della cultura, Fondazione Hulda e Gustav Zumsteg, Boston Consulting Group, Fondazione Truus e Gerrit van Riemsdijk, Fondazione Dr. Georg e Josi Guggenheim e di altri benefattori che preferiscono non essere citati.


INFORMAZIONI GENERALI
Kunsthaus Zürich, Heimplatz 1, CH–8001 Zurigo
Tel. +41 (0)44 253 84 84, www.kunsthaus.ch ven–dom/mar 10:00–18:00, mer/gio 10:00–20:00. Festività: cfr. www.kunsthaus.ch
Ingresso alla mostra: CHF 23.– /18.– ridotto e gruppi. Biglietti cumulativi per la collezione permanente e per la mostra: CHF 26.–/19.–. Ingresso gratuito per bambini e ragazzi fino ai 16 anni e per i membri della Zürcher Kunstgesellschaft.
Prevendita: offerta combinata RailAway delle FFS. Riduzione sul viaggio e sul biglietto: in stazione o tramite rail service 0900 300 300 (CHF 1.19/min. da rete fissa), www.sbb.ch/kunsthaus-zuerich
Zurigo turismo: prenotazioni alberghiere e vendita di biglietti, tourist information alla stazione centrale, tel. +41 44 215 40 00, information@zuerich.com, www.zuerich.com.