Tantissimo materiale è stato realizzato, in questi anni, dal fertile percorso di riflessioni ideato per la rassegna dOCUMENTA 13.
Fra pochi giorni tutto questo “pensare/proporre” prenderà forma con le opere proposte nei variegati spazi di Kassel, ma non solo. La rassegna avrà diverse luoghi di esposizione che vanno dai capannoni dismessi delle ferrovie ad una sezione staccata a Kabul, in un gioco di globalizzazione sempre più usuale. Un’arte che si espande cercando di rendersi partecipe al cambiamento culturale, intenti forse già datati ma che potrebbero rivelare interessanti riflessioni.
Di origini americane, la curatrice di questa edizione, Christov-Bakargiev, ha condotto un percorso che legato alla suo vissuto relazionale torinese si sviluppa attraverso il globo fino a giungere nella piccola cittadina tedesca con le riconoscite emergenze mondiali.
Sperando che non cada nella banalità della recente biennale di Berlino, troppo politica e poco artistica, l’evento può essere come da incarico un’occasione di arte, uno sperimentare poliedrico, forse anche negazionista del ruolo “curatoriale”.
Ma parlando di “techné” e non di “arte”, come accenna in una intervista, la curatrice si libera il campo per azioni e possibilità di visioni, rischiando anche il senso stesso dell’arte, gioco molto pericoloso che molti curatori ultimamente sembrano ricercare per “ampliare” (o forse suicidare?) il fare artistico.
Tantissimi stimoli che abbracciano un poco tutto, un caos da cui forse non si potrà dipanare una matassa ma che potrebbe essere un piacevole materasso su cui ripensare il nostro presente.
Ma aspettiamo ventiquattro ore per vedere il tutto.
Photo Carolyn Christov-Bakargiev / Documenta Yesterday in front of the Fridericianum