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05/09/18

Artisti, vedersi e promuoversi





Sono sempre di più gli artisti che si promuovono sul web e che spesso trovano un positivo riscontro. Il mondo di internet permette così a molti di non dipendere dai gironi delle gallerie, dalle scelte curatoriali, fieristiche o espositive, che spesso si muovono in mondo non molto trasparente e accessibile.

Vediamo allora alcuni dei più interessanti siti

Il più famoso sicuramente è E-bay che da diversi anni ha aperto una sezione per la vendita di opere artistiche, segue sullo stesso filone il sito Amazon che sta avendo un positivo riscontro.

Più legati alle strategie artistiche internazionali ci sono i siti Saatchi Art e Artfinder, che raccolgono migliaia di artisti, meno famosi ma molto attivi ci sono Riseart e Artmajeur,      

Sul fronte italiano segnalo  Venderequadri l'unico che mi pare affidabile, anche se sempre più sono tantissimi gli artisti che si propongono direttamente su Instagram. 


13/03/18

Promuoversi artista





Auto promuoversi nel web è sempre più facile oltre alle gigantesche piattaforme di Ebay e Amazon sono tantissimi i siti che possono aiutarvi a proporre le vostre opere, alcuni sicuramente più “qualificanti” altri un pochino più banalotti, ma non solo posso anche aprirsi interessanti proposte, collaborazioni, possibilità.

Queste opportunità ovviamente mettono in criticità diversi aspetti ma se ben gestita può dare anche interessanti risultati.

Vediamo alcuni dei siti più in voga in questo momento.

La più avviata e famosa è sicuramente il sito di Saatchi Art molto ben fatto e attivo su diversi fronti sia organizzativi che promozionali. 

Un altro sito interessante è Rise Art che cerca di creare una selezione fra gli iscritti su basi che però rischiano di essere autoreferenziali.  

Crea possibili contatti fra gallerie e artisti il progetto Foundwork.     

Easle più attivo sul fronte della creatività diffusa e professionalizzata.   

Poi se uno ha dei progetti e cerca un sostegno economico c’è Kickstarter (sul genere Patreon),  GoFundMe, più social, o Indiegogo, più tecnologico.            

Ci sono poi siti come VangoArt, per artisti emergenti.   

E se invece si vuole collaborare fra artisti ti segnalo Rivet.   


10/05/15

Sistema arte



Sono rimasto molto colpito da questo articolo che è uscito sul Plus del Sole24h, che aiuta a capire un poco del "successo" di certi artisti e di come la cultura nell'arte sia sempre più un aspetto non prioritario. Ma questa è la nostra modernità!

28/12/14

La cultura che non c’è più, cosa è successo all’arte



Una volta l’arte era considerata un ambito culturale, con cui si rappresentava un tempo, un modo di vivere e un’insieme di tradizioni e usanze che accadevano.

Le cose oggi sono molto cambiate, si sono semplificate attraverso i nuovi media e la storia dell'arte pare essersi fermata.

Quello che era un luogo di patrimonio culturale, storico, è stato convertito con l’innestato di nuovi operatori che, intuendo il grande potenziale di questa filiera creativa, lo hanno incanalato verso una produzione/distribuzione ben strutturata.

Fruendo del manto storico, ricco e variegato, ma allontanatosi dal senso culturale, l’arte visiva contemporanea garantisce un'immissione di tanti oggetti/immagini in circuito distributivo secondo dei canali di massificazione del prodotto.

Particolarmente interessante la redditività di questi investimenti che a fronte di bassi costi di produzione garantiscono ottimi guadagni.


Praticamente come con la moda, dove quello che conta non è il prodotto ma come lo si enfatizza / commercializza (interessante notare come alcuni investitori guarda caso vengono proprio da quella realtà), anche il sistema dell’arte sta erodendo il suo patrimonio storico, ricco di fantasia e creatività, appiattendolo su un mercato spietato e privo di stimoli. 

24/11/14

Il fallimento del sistema Guggenheim - Cultura o affari?



Nel decennio scorso, in una fase particolarmente euforica del sistema economico, nasceva l’idea della cultura come traino turistico, sfalsati dal caso Guggenheim di Bilbao, ma passati pochi anni ci troviamo ora con tante cattedrali vuote e inutili.

Forse è tempo di capire sempre di più se effettivamente queste mega strutture possono realmente funzionare o se non sarebbe meglio avviare progetti di reale azione sul territorio che nel tempo possono ingrandirsi.

Proprio il gruppo Guggenheim ha aperto e chiuso diversi di queste iniziative macinando tantissime risorse, lasciando poi tante le amministrazioni con enfatici spazi espositivi assolutamente sotto-utilizzati, sicuramente prima degli spazi ci vorrebbe una realtà autentica e pulsante.


Questa lezione forse può servire a capire che un museo non può essere imposto ad un luogo ma necessita di nascere come parte della realtà territoriale stessa, riflesso vivo della cultura sociale che lo ospita.

Guardando al nostro territorio siamo molto perplessi sulle tante strutture pubbliche aperte in questi ultimi anni, soprattutto se li consideriamo come luoghi di cultura, queste hanno sempre più preso un ruolo di semplice vetrina promozionale, gestita attraverso conoscenze e relazioni curatoriali, sostenute da azioni temporanee per l’evento espositivo dalla galleria immanicata.

Spesso poi, tutto ci viene proposto come opportunità e crescita culturale anche se non si capisce mai bene chi è bisognoso di questa cultura.

A me pare banalissima promozione di un prodotto commerciale ammantato della vecchia storia dell’arte.

Personalmente sarei dell’idea di chiudere tutti i così detti musei di arte contemporanea e trasformarli in spazi espositivi a pagamento, visto che l’uso quasi sempre non è aperto alla comunità sociale ma deve sottostare a poche trasparenti percorsi di selezione.

Un museo di arte contemporanea è il classico esempio di assurdità, come si può museificare il presente, proprio su questa ridicolaggine ottimi affaristi hanno trovato da anni spazi per usare, con soldi pubblici, e promuovere prodotti trattati poi in sede privata, una delle tante vergogne della così detta cultura, diffusasi in tutta Europa.


Potrei capire l’idea di spazi pubblici atti a promuovere, in una circolazione aperta e trasparente, la realtà artista territoriale nel suo complesso, ma vedere queste inutili e costose cattedrali ad uso di limitate supposta élite, risulta alquanto triste.

Tornando al gruppo Guggenheim viene anche un altro segnale della finta idea di cultura proposta. Scrivo della complessa gestione, spesso sul filo dei diritti umani, che si è svolta ad Abu Dhabi, dove la finzione del lusso e dello cultura di questo ricchissimo paese, vive sullo sfruttamento di manodopera limitata nella dignità.

Ma questo è sempre più un complesso problema delle democrazie occidentali, che sempre di più vivono sullo sfruttamento oligarchico di altri paesi, vedi la situazione cinese o quella russa, vedasi fra l'altro un’assurda manifestazione come “Manifesta” sponsorizzato con soldi europei a San Pietroburgo.



23/06/14

L’arte contemporanea banalmente quotidiana.


 Lasciati i grandi temi sociali, l’arte contemporanea pare sempre più interessarsi al quotidiano.

Ma se all’inizio, certi artisti hanno saputo infonde, nelle opere realizzate, intense emozioni, forse derivanti dal loro percorso di vita, penso a figure come Felix Gonzales Torres o Sophie Calle, altri giovanili recenti emuli hanno declinato al tedio insignificante di una moltitudine di ordinari oggetti.

La recente fiera di ArtBasel, con le relative costellazioni di eventi paralleli, hanno proposto una serie di opere che si avvicinano troppo alla quotidianità, scivolando forse anche nell’ovvietà, per non dire dei nomi più noti che oramai non riescono che a proporre l’ennesima versione della solita opera.

Questo banale impressione, produce una certa ironia, se si valutano con i prezzi assolutamente eccezionali con i quali sono commercializzati.

Ci si domanda come mai un ricco miliardario dovrebbe spendere ingenti somme per prodotti assolutamente ovvi, sicuramente non è un gesto culture, non paiono status quo e rarissimamente sono opere d’arte.

Sarà, forse, ovvia stupidità della diffusa ignoranza legata alla rapidità del consumismo?

Una volta esistevano i mecenati, i collezionisti che investivano ingenti somme per opere d’arti, cioè oggetti eccezionali, unici, che riflettevano l’unicità del suo possessore che condivideva questa eccellenza e questa capacità di selezionare.

Oggi, evidentemente, il sistema dell’arte sfruttato questa memoria di prestigio, declinandola a un consumismo di bassa qualità e di diffusa riproduzione.

Chiaro segnale è percepire come in quest’ultimo decennio non si siano più viste opere d’arte da conservare e rivedere.

Chissà se ci sono ancora amatori d’arte che fuori da questa moda sanno creare delle raccolte d’arte uniche ed emozionate, creando un’idea di gusto e di sensibilità innovativa o se il tedio oramai è ovunque?


24/03/14

Tu che prezzo mi dai? Quotazioni, compensi, resti …


Tocchiamo ora uno degli argomenti più impervi del mondo dell’arte, il prezzo dell’opera.

Qui si sono spesi fiumi di parole e di idee, strategie, per cui anch’io contribuisco col mio piccolo rio di pensieri.

Dare un valore a un oggetto artistico è la cosa più strana che si possa fare, che dire ad esempio di un’opera di Spoerri o quelle di Tino Seghal?

Elementi che caratterizzano il valore di un lavoro artistico sarebbero di sicuro la qualità, la rarità del manufatto, la notorietà dell’artista, l’eventuale provenienza, l’esposizione in particolari eventi/mostre, e anche la sua storia o gli aneddoti che l’hanno accompagnata. A tutto questo, che è già di difficile quantificazione, spesso si aggiungono altri parametri, che vanno dal luogo di vendita, l’eventuale presenza di personaggi famosi all’evento, l’enfatizzazione che si crea nella promozione, realizzata attraverso i media e, nel momento della vendita in un’asta, anche chi è il battitore, capiamo che tutto va per strade imparagonabili.

Ovviamente come in tutti i settori di mercato pure quello dell’arte è proposto in differenti tipi di prodotti per coprire tutte le fasce di possibili acquirenti, che abbiano poche centinai di euro o tante migliaia, esistono, infatti, opere in stampa, manufatti in multipli e poi crescendo di prezzi oggetti di dimensioni e qualità diversi.

In questi ultimi anni un particolare sfasamento di valori lo ha dato il mondo delle aste, soprattutto le note Christie’s e Sotheby’s, entrambe londinesi, che hanno avviato una strana rapida crescita, con prezzi vertiginosi di certi “autori” (a me pare una pura speculazione pensare che un artista mediocre del presente possa valere di più un raro maestro del passato), ma poi ci sono anche situazioni come Phillips e Dorotheum che operano in modo diverso e con una maggiore normalità.

Come avrete capito dare un prezzo a un’opera è praticamente n fatto soggettivo, si trovano così diversi approcci da quello del coefficiente che vede un valore minimo/massimo (esempio da 1 (artista alle prime armi) a 10 (artista affermato) dentro cui inquadrare l’artista moltiplicandolo per le dimensioni della sua opera, ad esempio artista giovane con coefficiente 2, per un un quadro di dimensioni 80 x 60,  risulta 2 x ( 80 + 60 ) = 280 euro, troppo poco?

Va beh allora prima decidete il prezzo e poi inventatevi il modo per ottenerlo.

Via come vedere è un argomento molto aperto e speculativo, voi conoscete altri metodi?




06/02/14

Gallerie, gli spazi dell'arte


Le gallerie d’arte operano in diversi modi e in diversi ambiti. Spesso seguendo una linea culturale ma anche proponendo diverse forme d’arte slegate per tema o tecniche fra loro.

Esistono ormai da più di un secolo, ma pare che stiano declinando per trasformarsi in veri e grandi sistemi di distribuzione, dove l’aspetto culturale è sempre più occupato da quello produttivo. 

Possiamo creare una piccola graduatoria che vede al top le gallerie più industrializzate, che producono grandi fatturati e continue occasioni promozionali, con forti investimenti nella promozione attraverso i mass media, spesso con diversi punti di distribuzione, esempio più clamoroso Gagosian, ma possiamo anche citare David Zwinner o Barbara Gladstone.

In una categoria più ampia e in forte trasformazione sono quelle di media grandezza, che propongono importanti artisti e realizzano eventi significativi, fra le tante citiamo White Cube di Jay Jopling che sul mercato internazione ha saputo promuovere il gruppo di artisti legati al BYA, tra cui primeggiano Damien Hirst e Tracey Emin. 

Seguono le gallerie di ambito nazionale con capacità internazionali, in Italia possiamo pensare a Sperone di Roma, con una deriva newyorchese o Massimo de Carlo, che si propone anche nella dinamica Londra. Spesso sono anche fra le più attente a intercettare i nuovi talenti e sostenerli nella crescita.

Ci sono poi quelle che non sono molto grandi ma si muovono in modo molto dinamico e con una forte capacità di creare relazioni internazionali, penso in ambito torinese, a gallerie come Franco Noero, Norma Mangione e Guido Costa, che puntano a particolari percorsi culturali. 

In ogni città operano poi una marea di gallerie, realizzando semplici e piacevoli occasione di promozione artistica, senza preoccuparsi troppo di percorsi o di linee curatoriali. Fra queste alcune tentano nuove strade e a volte diventano veri luoghi di innovazione e di crescita di giovani artisti. Attualmente a Torino mi vengono in mente Moitre, Van Der e Oblom. 

Al di fuori di queste considerazioni concludo segnalando che esistono luoghi che non sono gallerie ma che si muovono su un fronte ricerca e con uno spirito alquanto indipendente, luoghi di sperimentazione, a Torino un interessante progetto è lo spazio Blank di Carlo Fossati o in forma diversa il progetto Diogene, palestra d’incontro fra artisti e le nuove forme del fare creativo.

30/01/14

Qui o là? Mercato primario e mercato secondario


In generale il sistema dell’arte divide il mercato in due settori, chiamati mercato primario e mercato secondario.

Col primo termine s’intende il mercato delle gallerie, quando presenta/immette sul mercato, per la prima volta, uno o una serie di lavori di un artista, solitamente in corrispondenza di un evento espositivo.

Se poi un’artista è al debutto con una galleria, questa fase servirà ad inquadra il tipo di artista, spesso col supporto di un critico/curatore. Si definiscono così i suoi valori di mercato iniziali. Nel tempo si costruisce un percorso di crescita, spesso seguito in modo diretto dal gallerista, che inizialmente avrà prezzi bassi e poi, con un riscontro di mercato favorevole, aumenterà di notorietà e ovviamente di valore.

Quasi sempre questi nuovi artisti si muovo in ambiti no-profit o con gallerie di piccola/media grandezza, poi il crescere artistico potrà far cambiare il distributore, cioè la galleria, che se più grande e ricca, potrà seguirlo con maggiori investimenti, migliorando anche il processo produttivo/promozione dell’artista.

In questa fase i prezzi delle opere sono instabili e oscillanti, può succedere, infatti, che un artista emerga rapidamente ma poi che anche velocemente si perda e altri che sembravano faticassero, nel tempo si consolidano e diventato importanti.

La situazione è incerta, chi opera in quest’ambito si trova in una fase più rischiosa.

Sia le gallerie sia i collezionisti sanno che gli sviluppi sono teorici, ma è anche più interessanti e appassionanti.

Col secondo termine s’intende quando un’opera è rivenduta, comunemente questa situazione è gestita dalle case d’aste o dalle gallerie che trattano l’artista dell’opera in rivendita. In questi ultimi anni c’è stata una certa promozione di questo mercato, considerato fino a pochi anni fa poco rilevante. Questo grazie all’operato delle case d’aste Christie’s e Sotheby’s, che esauriti i grandi incassi di arte antica, oltre che ad altri prodotti di consumo, hanno dirottato la loro attenzione su nuovi prodotti, dedicandosi così all’arte contemporanea, agendo spesso con forti azioni mediatiche, soprattutto enfatizzando record di vendite.

Queste società producono interessanti documenti di analisi e di redditività di certi prodotti, garantendo in un certo senso la crescita di valore degli stessi.

Se le strategie delle case d’aste paiono molto più enfatiche quelle delle gallerie risultano più riservate e attente. La galleria al fine di proteggere il valore di mercato di un artista riacquista e rivende opere sempre con una particolare attenzione, tutelando in tal modo l’indice di vendita, garantendo una certa stabilità che ne valorizza e preserva l’immagine.


23/01/14

mi art 2014


miart 2014, organizzata da Fiera Milano, ha il piacere di annunciare le 148 gallerie internazionali che parteciperanno alla 19ma edizione della fiera che si terrrà dal 28 al 30 marzo 2014 presso il padiglione 3 di fieramilanocity.

Con l’edizione del 2014, miart si conferma parte del circuito delle principali manifestazioni d’arte contemporanea europee e, nel secondo anno della direzione di Vincenzo de Bellis, porta al 45% la presenza di gallerie internazionali provenienti da 20 paesi stranieri, selezionate tra i più prestigiosi protagonisti del settore.

Qui di seguito la lista degli espositori delle quattro sezioni della fiera:

Established(gallerie d’arte moderna e contemporanea), Emergent (20 giovani gallerie selezionate da Andrew Bonacina, Capo Curatore, The Hepworth, Wakefield), THENnow (8 coppie di artisti, un artista storico e uno appartenente a una generazione più recente, curate da Giovanni Carmine, Direttore, Kunst Halle Sankt Gallen e Alexis Vaillant, Capo Curatore, CAPC Bordeaux), Object (sezione che presenta gallerie attive nella promozione di oggetti di design contemporaneo concepiti in edizione limitata e fruiti come opere d’arte, curata da Federica Sala, Partner PS Design Consultants, Milano), e Conflux, il progetto speciale dell'edizione 2014, curato da Abaseh Mirvali, Curatore Indipendente e Producer d'arte, che presenta 5 gallerie dall’America Latina, Medio Oriente ed Europa.

Gallerie partecipanti 2014

A Palazzo, Brescia | Ancient & Modern, London | AMT, Bratislava | Aria d’Italia, Milano | Arte 92, Milano | Arte Centro - Lattuada Studio, Milano-New York | Artesilva, Seregno | Alfonso Artiaco, Napoli | Enrico Astuni, Bologna | Laura Bartlett, London |Rod Barton, London | Galleria Bergamo, Bergamo | Bianconi, Milano | Blu, Milano |BolteLang, Zurich | Thomas Brambilla, Bergamo | Brand New Gallery, Milano | SandyBrown, Berlin | Brundyn + Gonsalves, Cape Town | Ca’ di Fra’, Milano | Cardelli & Fontana, Sarzana | Cardi, | Milano-Pietrasanta Carlos / Ishikawa, London | Centro Steccata, | Parma-Milano | Circus, Berlin | Claudio Poleschi Arte Contemporanea, Lucca | Clifton Benevento, New York | C L E A R I N G, Brooklyn-Brussels |Collicaligreggi, Catania | Contini, Venezia- Cortina d’Ampezzo-Mestre | Continua, San Gimignano-Beijing-Le Moulin | Raffaella Cortese, Milano | Cortesi Contemporary, Lugano | Guido Costa Projects, Torino | Riccardo Crespi, Milano | Studio Dabbeni, Lugano | Monica De Cardenas, Milano-Zuoz | Massimo De Carlo, Milano-London | Luisa Delle Piane, Milano | Demosmobilia, Chiasso | Dep Art, Milano | Design GalleryMilano, Milano | Die Galerie, Frankfurt | Dilmos, Milano | Anat Ebgi, Los Angeles | |Eidos Immagini Contemporanee, Asti | Erastudio, Milano | Essex Street, New York | Isabelle van den Eynde, Dubai | Fabbrica Eos, Milano | Frediano | Farsetti, Firenze |Fluxia, Milano | Foxy Production, New York | Freedman Fitzpatrick, Los Angeles | Freymond-Guth, Zurich | Lars Friedrich, Berlin | Frittelli Arte Contemporanea, Firenze | Frutta, Roma | Fumagalli, Milano | Gariboldi, Milano | Gasconade, Milano | Gaudel de Stampa, Paris | François Ghebaly, Los Angeles | Studio Guenzani, Milano | Dan Gunn, Berlin | Andreas Huber, Wien | L’Incontro, Chiari | A arte Studio Invernizzi, Milano | kaufmann repetto, Milano | Kendall Koppe, Glasgow | Andrew Kreps, New York | Matteo Lampertico, Milano | Laveronica, Modica | Elaine Levy Project, Brussels | David Lewis, New York | Josh Lilley, London | Lisson Gallery, London-Milano-New York-Singapore | Lorenzelli Arte, Milano | Luce, Torino | Magazzino, Roma | Main Gallery, Tirana- Los Angeles | Gió Marconi, Milano | Primo Marella, Milano | Mary Mary, Glasgow  | Mathew, Berlin | Mazzoleni, Torino | Meyer Riegger, Berlin-Karlsruhe | Francesca Minini, Milano | Massimo Minini, Brescia | The Modern Institute / Toby Webster, Glasgow | Monitor, Roma | Nero, Arezzo | NON, Istanbul |Nuova Galleria Morone, Milano | Lorcan O’Neill, Roma | OHWOW, Los Angeles |Open Art, Prato | P420, Bologna | Francesco Pantaleone, Palermo | Peres Projects, Berlin | Plan B, Cluj-Berlin | Poggiali e Forconi, Firenze | Poleschi Arte, | Milano-Forte dei Marmi-Lucca | Praxis, Buenos Aires-New York | Eva Presenhuber, Zurich | Progettoarte-elm, Milano | Project Native Informant, London | |prometeogallery,Milano | Proposte d’Arte, Legnano | Raucci/Santamaria, Napoli | Repetto, Acqui Terme-Milano | Michela Rizzo, Venezia | Robilant+Voena, London-Milano | Thaddaeus Ropac, Paris-Salzburg | Lia Rumma, Milano-Napoli | Studio | SALES di Norberto Ruggeri, Roma | Federica Schiavo, Roma | Libby Sellers, London | Micky Schubert, Berlin | Mimmo Scognamiglio, Milano | SMAC Art Gallery, Cape Town- Stellenbosch | Southard Reid, London | Spazia, Bologna | SpazioA, Pistoia | Sprovieri, London-Rio de Janeiro | Standard (Oslo), Oslo | Gregor | Staiger, Zurich | Studio Marconi ‘65, Milano | Supplement, London | Swing, Benevento | T293, Napoli-Roma | Talents Design, Tel Aviv | Tega, Milano | The Gallery Apart, Roma | Tonelli, Milano | Tornabuoni Arte, Firenze-Portofino-Forte dei Marmi-Paris | Toselli, Milano | Steve Turner Contemporary, Los Angeles | Valmore Studio d’Arte, Vicenza | Federico Vavassori, Milano | VI, VII, Oslo | Vilma Gold, London | Jonathan Viner, London | Studio Giangaleazzo Visconti, Milano | Vistamare, Pescara | Whatiftheworld, Cape Town | VeneKlasen/Werner – Michael Werner Gallery, Berlin-New York-London | ZERO…, Milano


THENnow
Curata da Giovanni Carmine e Alexis Vaillant 

Carla Accardi  Massimo Minini, Brescia Nicolas Party The Modern Institute / Toby Webster, Glasgow John Divola Laura Bartlett, London Oscar Tuazon Eva Presenhuber, Zurich  / Jimmie Durham  Sprovieri, London-Rio de Janeiro / Luca Francesconi Fluxia, Milano / Imi Knoebel Thaddaeus Ropac, Paris-Salzburg / Elad Lassry Massimo De Carlo, Milano-London / Paolo Icaro P420, Bologna / Jonathan Binet Gaudel de Stampa, Paris / Rudolf Polanszky Ancient & Modern, London and Andreas Huber, Wien / Sonia Kacem Gregor Staiger, Zurich and T293, Roma-Napoli / Mario Schifano Studio Marconi ‘65, Milano / Cory Arcangel Lisson Gallery, London-Milano-New York-Singapore / Giuseppe Uncini Fumagalli, Milano / Matias Faldbakken Standard (Oslo), Oslo

conflux
Curata da Abaseh Mirvali

Collaborative project | Rokni Haerizadeh, Ramin Haerizadeh, Hesam Rahmanian & Iman Raad, Isabelle van den Eynde, Dubai / Waldemar Zimbelmann, Meyer Riegger, Berlin-Karlsruhe / Goldin+Senneby and Meriç Algün Ringborg, NON, Istanbul / Gaspar Libedinsky, Praxis, Buenos Aires-New York / Edgar Orlaineta, Steve Turner Contemporary, Los Angeles


emergent
Curata da Andrew Bonacina

Rod Barton, London | Thomas Brambilla, Bergamo | Sandy Brown, Berlin | Carlos /Ishikawa, London | C L E A R I N G, Brooklyn-Brussels | Essex Street, New York  | Freedman Fitzpatrick, Los Angeles | Freymond Guth, Zurich | Lars Friedrich,  Berlin |Frutta, Roma | Gasconade, Milano | Dan Gunn, Berlin | Kendall Koppe,  Glasgow | David Lewis, New York | Luce, Torino | Mathew, Berlin | Project Native  Informant, London | Southard Reid, London | Supplement, London | VI, VII, Oslo


object
Curata da Federica Sala

Aria d’Italia, Milano | Luisa Delle Piane, Milano | Demosmobilia, Chiasso | Design Gallery Milano, Milano | Dilmos, Milano | Erastudio, Milano | Nero, Arezzo | Libby Sellers, London | Swing, Benevento | Talents Design, Tel Aviv


miart 2014
28 – 30 marzo 2014

Venerdì e sabato: 12.00 - 19.00
Domenica: 11.00 - 19.00
 
Vernissage e Preview (su invito):
27 marzo 2014

Fieramilanocity

ingresso Viale Scarampo,
Gate 5, pad. 3,
20149 Milano

Arrivederci a miart 2014.

20/01/14

Arte, come compro? Alcune riflessioni per un acquisto artistico.


Fra pochi giorni ci saranno degli eventi fieristici a Bologna, la storica Arte Fiera e la nuova Set-up, che aprono, nel nostro paese, la stagione delle rassegne promozionali dell’arte, a cui seguirà poi la volta di Milano, fra quelle più importanti. Ma sono moltissime le occasioni, anche locali, in cui trovare piacevoli opere d’arte. Mentre se si vuole una visione più internazionale fra pochi giorni nella capitale inglese, ci sarà London Art Fair, una fiera di medio livello con tantissime proposte a prezzi molto validi.

Ma tornando al panorama nazionale le occasioni di Bologna offrono la possibilità di percepire i diversi valori di questo particolare sistema consumistico.

Quando si entra in uno dei tantissimi stand, risulta subito evidente che è difficile trovare il listino dei prezzi, ci sono le opere, spesso senza nemmeno dei cartelli con nome, data, materiale usato etc.., ma quasi di sicuro non si troverà il loro valore economico. Già questo fa capire la stravaganza di questo mercato che su una certa mancanza di trasparenza gioca una delle sue carte più suggestive.

Ci domanderemmo quanto varrà quest’opera che ci ha colpito, che ci piace e che forse vorremmo avere?

È questa sicuramente l’interrogativo più difficile a cui rispondere, soprattutto nel poter avere un giusto riscontro di qualità. Ci toccherà così dover intervistare il venditore che ci intorterà con una sua eventuale spiegazione e poi col valore economico, cosa che sarà difficile da capire se proporzionato e giusto.

Diciamo che in una fiera, trascurando i nomi storicizzati e quelli più  promossi mediaticamente, il valore di un’opera può aggirarsi fra i 4-15.000 euro, nella media, poi ovviamente contano i materiali, le dimensioni e soprattutto l’unicità. Ma a definire il giusto valore giocano tanti altri fattori.

Personalmente penso che le fiere siano il luogo della vastità in cui poter rapidamente vedere tante cose, mentre lo spazio riservato e quieto delle gallerie il luogo dove riflettere e decidere, spesso spuntando anche prezzi più vantaggiosi.

Se i giovani artisti sono offerti a valori più abbordabili, hanno il contraltare della difficile valutazione temporale, cioè dureranno o scompariranno nel panorama del mercato dell’arte?

Ma se si compra una cosa che piace (e questo secondo me è l’unico parametro significativo) forse non si rimarrà troppo delusi se la promessa di successo non sarà mantenuta. Un aiuto per la valutazione può venire dal curriculum, dalle pubblicazioni sui media e da eventuali importanti acquisti di collezionisti o enti pubblici, segnali che confermano che l’artista si sta affermando e quindi dovrebbe durare.

I nomi già affermati ma non famosi sono la realtà più diffusa, che garantisce spesso, una giusta valutazione fra prezzo e qualità.

Ci sono poi le opere dei nomi affermati e famosi che ovviamente avendo una forte richiesta hanno prezzi più alti. Ma in questo caso ci può venire in aiuto l’acquisto di un loro multiplo, dei lavori seriali, delle stampe, etc.

Un altro aspetto sono poi le tecniche, dalla tradizione della pittura, passando poi per fotografie, video, sculture, installazioni, variabili che dipendono dagli spazi a disposizioni e dai mezzi di gestione e spesso di conservazione, un aspetto che per certi tipi di opere può essere anche più oneroso dell’acquisto dell’opera stessa. Molto importante poi valutare la documentazione di originalità, cioè certificati e autentiche dell'opera.

A coda di tutto ciò si consigli di usare i mezzi tecnologici a disposizioni come il web per fare ricerche sulle opere che vi hanno colpito, ogni galleria/artista hanno oramai un suo spazio sul web, dove si possono trovare interessanti informazioni e anche opere che potrebbero piacerci di più.

Sappiate che oggi già un venti per cento del mercato dell’arte avviene con transizione fatte attraverso il web, anche se personalmente sono ancora legato all’idea di una bella reale visita in galleria, che confermerà la reale percezione del manufatto che ci ha affascinato.



06/01/14

Arte, il grande mistero dell'investimento


Nei giorni scorsi è uscito un ennesimo articolo sulla grande bufala dell’investimento in arte.
Come erano già usciti su alcuni giornali francesi, anche le Figarò presenta un articolo dove un esperto di mercati economici avvisa sulla finzione di questo sistema di commercio oligarchico e molto aleatorio.
Giustamente si dovrebbe parlare di differenziazione degli investimenti, vedendo una certa realtà dell’arte come un luogo di diversificazione del capitale, senza però credere troppo ad un sistema di guadagno.
Il mercato dell’arte, fino ad oggi non ha dimostrato, nel suo complesso una reale capacità d’investimento, i dati che spesso vengono promossi risultano sempre molto parziali, per cui poco significativi.
Essendo il mercato dell’arte, quello che si vede promosso attraverso diversi media, gestito da un limitato gruppo di attori, risulta molto rischioso e spesso non corrispondente alla realtà oggettiva di un sistema economico.
Più giusto vederlo come un modo diverso per impegnare il proprio denaro.
Diciamo che, con una accorta selezione delle opere, puntando sia sulla qualità tecnica che sull’effettiva unicità, può esserci una possibile alternativa di accantonamento di un capitale, ma consapevoli che per male che va si hanno dei bei lavori artistici.
Cogliamo l'occasione dell'avvio dell'anno per una serie di articoli per aiutarvi ad affrontare il mercato dell'arte, con alcuni semplici ma essenziali suggerimenti. 

05/12/13

Pensare prima di agire... - La materia dell’arte, corpo o spirito?

Phofdo - photographic project 


Forse si vedono in lontananza i primi segnali di ripresa, forse la crisi socio-economica sta per finire, forse potrebbe essere utile capirne i meccanismi e riconsiderare il sistema che viviamo, forse pochi lo faranno.

Considerazioni globali che valgono sicuramente anche per il mondo dell’arte presente, sia che siano artisti che collezionisti o galleristi.

I sistemi fanno acqua da tutte le parti, si consuma tutto e tutto rapidamente diventa obsoleto.

La pregnanza delle cose è sempre più aleatoria, spesso evidentemente inutile e finta, ma pare stranamente difficile prenderne atto.

Le nuove tecnologie digitali hanno sicuramente stravolto in un decennio tutti i vecchi modi culturali di agire.

Nel prossimo futuro tutto diventerà sempre più evidente, tutto sarà incredibilmente a portata di mano, ma tutto sarà digitale, cioè immateriale, miliardi di parole, immagini, che assembleranno informazioni, funzioni.

Un nuovo mondo si sta formando e quello vecchio sempre più appare così realmente pesante.

Sarà un bene, sarà un male, boh e chi lo sa!

Sicuramente l’idea di arte sarà totalmente mutata, ma così lo saranno anche quella di persona, realtà etc…

Fa una certa impressione vedere ad una fiera nemmeno un’opera digitale ma una miriade di vecchi stantii manufatti, spesso prodotta da artisti detti giovani ma che anziché essere artisti paiono attempati artigiani atti a  rimodulare solo vecchie strategie per poter “partecipare” al monopoli dell’arte.

Se l’arte una volta era il futuro sempre più ora pare passato, o almeno quella che si vede nel così detto “sistema dell’arte”.

Ovvio il problema è la commercializzazione dell’opera che giustifica la sua esistenza, affascina quindi notare come ancora oggi ci si leghi alla necessità fisica dell’opera, nonostante tutti i tentativi dell’arte di smaterializzarsi. Ma siam fatti di materia fisica e come tale abbiamo bisogno di altra fisicità, solo che ora il campo dell’espressione è saturo e si compulsiva su ricicli del fare.

La pittura sicuramente è quella più stanca, ma a ruota tutte le intense ricerche espressive di questo ultimo secolo non trovano spazio di sviluppo, ma pedestre ripetizioni.

L’arte è sempre più noiosamente legata al passato e il futuro pare troppo immateriale per affascinare.


Ci saranno sviluppi?

04/10/13

La pubblicità, l'anima dell'arte ...




Consapevoli che i manufatti artistici hanno perso il senso storico dell’arte e son tornati ad essere oggetti artigianali, possiamo percepire come il sistema dell’arte conserva la sua positiva azione di consumo con una buona strategia promozionale che, nonostante la particolare crisi, tiene in parte il mercato.

Punti forti di questa strategia, la grande promozione pubblicitaria e la completa globalizzazione del mercato.

Strategie che hanno premiato i distributori (gallerie) che hanno saputo investire e creare ampi punti di vendita o buone rete di distribuzione parallele. Il tutto condito da un’accorta capacità di relazione con i consumatori di punta (collezionisti).

Siamo così ad un punto di svolta, come già è successo nel sistema della moda,con due distribuzioni differenziate, una di nicchia, gli originali, per una fascia di mercato più ristretta, luogo di enfatizzare del prodotto, e una di grande distribuzione rivolta ai consumatori di massa.

Il sistema dovrà comunque ibridarsi sempre di più con altre fasce di prodotto al fine di sostenere l’incessante variazione di gusto dei consumatori legati dai prodotti di largo consumo e divertimento, quali cinema, musica etc.


L’arte se ben gestita potrà diventare un’ottima alternativa alle variegate richieste di un pubblico sempre più bisognoso di prodotti di consumo visivo. 

25/09/13

La global art world inc.


Lo sviluppo del mercato dell’arte ha cambiato funzione e senso del suo stesso processo.  

Oggi l’opera d’arte nasce spesso non più come ricerca personale e intima di un artista ma sempre più come un prodotto di consumo mirato ad un determinato consumatore/collezionista. 

Per questo motivo risulta sempre più difficile dare valore all’arte in quanto non è più un percorso di riflessione, che nel suo evolversi prende forma di un oggetto, ma è un manufatto creato appositamente per essere inserito in una filiera di consumo, che nell’evento espositivo trovano un contesto di significato slegato dal processo di realizzazione.

19/09/13

Chi non muore si rivede - La pittura, ripescata



Dopo tanti anni di annunciata dipartita la pittura è risorta, o forse è solo ritornata sotto i riflettori del mercato.

I cantori di sfortuna ora, con l’ennesimo salto mortale linguistico, l’hanno risuscitata.

Partecipi ovviamente i galleristi che spinti dalla crisi hanno riscoperto la “sicurezza” di questa antica tecnica.

Prodotto ovvio, tradizionale, che fa credere che ci si trova veramente davanti ad un “artista”, senza doversi scervellarsi a giustificare il manufatto commercializzato in aure artistica, l’attuale tenuta del mercato pittorico pare confermarne il gioco. 

Così dopo anni di ogni sorta di bric e brac tornano, nelle immacolate stanze, le tele con i loro inutili gesti pittorici oramai obsoleti e ripetitivi, ma condivisi da tutti.

Personalmente trovo più bello un bel monitor ultrapiatto su cui immettere migliaia di immagini, che siano mie o che siano prodotte da professionisti, fotografie (anche di opere, disegni..) e video, in un bel variare col mio umore e il mio gusto, non più legato alla staticità di un’immagine fissa, vedremo se il tempo mi darà ragione.  


14/09/13

Come muovere i primi passi da collezionista?



Vuoi fare il collezionisti e vuoi muovere i primi passi in modo sicuro?

Bene il sito facebook propone un ebook sul fare collezionismo che è scaricabile dal profilo di Saatchionline. 

Il breviario è scritto da Rebecca Wilson, direttrice della Saatchi, che in sette pratiche sezione da "utili  consigli" per collezionare arte emergente. 

09/09/13

Prossimamente fiere, l’articolate proposte del panorama italiano

Uno scatto ad Artissima


Per non marcare gli appuntamenti più significativi del mercato dell’arte, eccovi un rapido elenco delle principali fieri di quest’autunno:

Art Verona (10-14 ottobre), nona edizione, sicuramente la fiera più articolata e qualità di proposta http://www.artverona.it

Arte in Fiera a Longarone (12-14 ottobre) che si presenterà in un nuovo articolato rinnovamento. http://www.arteinfiera.it

Immagina a Reggio Emilia (25-28 ottobre). Legata alla fotografia http://www.immaginafiera.it

Artissima a Torino (8-10 Novembre) la fiera più internazionale d’Italia, specializzata nelle nuove proposte, curata per il secondo anno da Sarah Cosulich Canarutto http://www.artissima.it

The Others a Torino (8-10 novembre), le proposte più fresche nell’ex carcere Le Nuove http://www.theothersfair.com

Photissima a Torino (7-10 novembre) attenzione alla fotografia  http://www.photissima.it 

Paratissima a Torino (6-10 novembre) l’evento off http://paratissima.it

Borsa degli eventi artistici Marketplace a Torino (7-8 novembre) prima fiera italiana dedicata alle mostre. http://www.artmuseumex.com/it/

Fiera Contemporanea di Forlì (8-11 novembre) http://www.fieracontemporanea.it

Arte Padova (15-18 novembre) http://www.artepadova.com

Arte Piacenza (23-25 novembre) http://www.artepiacenza.it


03/09/13

Oggetti, arte e cinema - Meglio un film o una mostra d’arte?




Uscendo dal cinema ieri sera, pensavo che un qualsiasi film di media produzione superi largamente il godimento di molte mostre di arti visive frequentate recentemente. 

Oggi tendo sempre di più a percepire entrambi gli eventi come svaghi per fasce di mercato diversificate, due forme d’intrattenimento, in cui l’incidenza “culturale” è spesso un aspetto non determinante della fruizione. 

In questi anni la falsa ipotesi del valore “artistico” di molte opere viste nelle gallerie/musei come “superiori” ad altri prodotto è sempre più insostenibile, un esempio ne sono i tantissimi noiosissimi video “artistici”, per fortuna in scomparsa, che anziché essere proposti in un pratico sito come YouTube, vengono allestiti in spazi per giustificarne qualche valore, ma la cui realizzazione molto spesso è inferiore alla media dei video visti nei siti web, in modo pratico e senza un inutile dispendio di tempo, ma forse proprio un reale confronto renderebbe molto evidente la cosa per cui meglio rifugiarsi in un luogo poco visitato come una galleria che al giudizio di una vasta platea. 

Questa strana situazione, forse, ha le sue cause nelle scelte delle oligarchie del mercato dell’arte, avviate per pratiche necessità di ritorno d’investimento, avviata svuotando la forte valenza del fare artistico eccezionale e appiattendo il ruolo creativo a una funzione di brand (sia per gli artisti di oggi che di ieri) proponendo “l’opera artistica” come un qualsiasi prodotto da commercializzare in tutto il mondo, con relativa iperproduzione, svuotando proprio il senso di unicità/esclusività del “manufatto”, questo si percepisce molto bene nei nuovi recenti siti di vendita d’arte contemporanea. 

Infatti la commercializzazione delle opere via web è una prassi alquanto consolidata. Iniziata alcuni anni fa come pratico veicolo informativo fra artista/galleria e cliente, ora sta prendendo sempre più un ruolo prioritario anche per la vendita, che avvengono sempre più direttamente senza una visione reale dell’opera, come già succede per qualsiasi prodotto commerciale. Questa consuetudine ha poi preso una dimensione molto forte con i nuovi siti che vendono direttamente, e in modo aggressivo, opere artistiche anche di affermati nomi dell’arte, cosa che “svuota” l’ultimo filo di fascino al prodotto stesso, conformandolo a qualsiasi banale oggetto di largo consumo. 

Non si capisce se siamo alla conclusione di questa parabola del sistema dell’arte o a una sua possibile trasformazione, che sicuramente ne farà perdere fascino, ma forse riuscirà a diffonderne le istanze.

26/08/13

Non c’è arte senza mercato - Un senso all’arte contemporanea



La storia ci ha insegnato che quello che chiamiamo arte non è mai stata la stessa cosa, ma ha mutato forme e sensi. Dai tempi antichi quando forse era magia, mistero, spiritualità, passando poi come canone di bellezza o un modo per registrare il tempo e fissarlo in un’immagine a memoria del futuro, per trasformarsi poi in un senso oggettivo e oggi che, siamo nel pieno di nuovi epocali cambiamenti, si è amalgamato al nuovo mondo dell’intrattenimento, diventando parte di una forma di “consumo” sostenuta da una filiera di commercializzazione rapida, come per qualsiasi oggetto superfluo. 

Quello che molti chiamano sistema dell’arte è un pragmatico mercato con regole ristrette ad una oligarchia economica che aspira ad usare l’antica enfasi ma ne pratica una cinica vivisezione economica. 

Negli ultimi decenni una realtà anomala e forse autentica è stata acquisita da abili strateghi del mercato, con pratiche tipiche di un’altra realtà simile definita “sistema moda”, infatti alcuni investitori agiscono in entrambe i sistemi, depauperando la storia a favore di prodotti abilmente confezionati e distribuiti con la giusta dose di “esclusività” che giustifica la trasformazione di valore. 

Come era già successo con i bulbi olandesi il gioco pare molto rischioso, si immettono sul mercato oggetti di scarso valore che attraverso una giustificazione “letteraria” vengono “incrementati” economicamente, ma se una volta il prodotto artistico aveva dei parametri giustificabili (qualità, tecnica, pregio dei materiali,…) oggi questi sono diventanti assolutamente aleatori per cui non è detto che nel futuro queste proposizioni si manterranno. 

La cosa che più lascia perplessi e che su questa giostra vengono “sacrificati” tantissime giovani vite che illuse dall’enfasi dell’ ”arte” vengono inserite in una strategia di consumo, sia temporale che culturale, che li priva di reali speranze di realizzazione.