Lasciati
i grandi temi sociali, l’arte contemporanea pare sempre più interessarsi al quotidiano.
Ma
se all’inizio, certi artisti hanno saputo infonde, nelle opere realizzate, intense
emozioni, forse derivanti dal loro percorso di vita, penso a figure come Felix Gonzales
Torres o Sophie Calle, altri giovanili recenti emuli hanno declinato al tedio insignificante
di una moltitudine di ordinari oggetti.
La
recente fiera di ArtBasel, con le relative costellazioni di eventi paralleli, hanno
proposto una serie di opere che si avvicinano troppo alla quotidianità, scivolando
forse anche nell’ovvietà, per non dire dei nomi più noti che oramai non riescono
che a proporre l’ennesima versione della solita opera.
Questo
banale impressione, produce una certa ironia, se si valutano con i prezzi assolutamente
eccezionali con i quali sono commercializzati.
Ci
si domanda come mai un ricco miliardario dovrebbe spendere ingenti somme per prodotti
assolutamente ovvi, sicuramente non è un gesto culture, non paiono status quo e
rarissimamente sono opere d’arte.
Sarà,
forse, ovvia stupidità della diffusa ignoranza legata alla rapidità del consumismo?
Una
volta esistevano i mecenati, i collezionisti che investivano ingenti somme per opere
d’arti, cioè oggetti eccezionali, unici, che riflettevano l’unicità del suo possessore
che condivideva questa eccellenza e questa capacità di selezionare.
Oggi,
evidentemente, il sistema dell’arte sfruttato questa memoria di prestigio, declinandola
a un consumismo di bassa qualità e di diffusa riproduzione.
Chiaro
segnale è percepire come in quest’ultimo decennio non si siano più viste opere d’arte
da conservare e rivedere.
Chissà
se ci sono ancora amatori d’arte che fuori da questa moda sanno creare delle raccolte
d’arte uniche ed emozionate, creando un’idea di gusto e di sensibilità innovativa
o se il tedio oramai è ovunque?