Un cielo
azzurrissimo mi ha accompagnato, nei giorni scorsi, in un piacevole giro d’arte
per le vie di Parigi.
La Ville Lumiere
in questi ultimi anni sta cercando di riproporsi come centro dell’arte
rosicchiando spazio a Londra e in parte pare riuscirci.
Da non perdersi
l’evento espositivo di Thomas Hirschhorn al Palais di Tokyo, particolarmente
piacevole il mix di materiale che in questo caso usa in modo sapiente la
precarietà dell’edificio, anche se sempre più sfugge il senso di opera d’arte a
favore del caos.
Thomas Hirschhorn
Accanto il Museo
di Arte Moderna di Parigi propone mostre più interessanti; una ampia
retrospettive su Lucio Fontana e un’articolata mostra “Arc unedite history, Iran
1960-2014”, con più di duecento opere, in un valido percorso storico, forse la
cosa più significativa che ho visto a Parigi.
Antologica su Lucio Fontana
Arc unedite history, Iran 1960-2014
Un certo tedio
alle mostre del Centre Pompidou che punta sul sicuro con gli scatti di Cartier
Bresson, delude alquanto la retrospettiva di un mediocre Martial Raysse e più
interessante l’esposizione
sull’architetto Bernard Tschumi.
Bernard Tschumi
Fra le gallerie
private non perdevi quella di Pierre e Gills da Daniel Templeton, Xappes
Bertille Bak, Chen Zhen alla Galleria Perrotin che propone anche un’evento
"G I R L” mostra banalissima curata dal musicista Pharrell Williams, ma
ultimaente questa moda del cantante di successo abbinato alla galleria pare un
trend molto pubbliciatario.
Pierre e Gills da Daniel Templeton
Chen Zhen alla Galleria Perrotin
In generale non
si segnalano eventi imperdibili, anche Monumenta al Grand Palais, con Ilya ed
Emilia Kabakov, delude. Un poco per la scelta di opere inadatte a questo enorme
edificio un poco per le opere stesse che paiono più accenni che lavori
completi.
Monumenta al Grand Palais, con Ilya ed Emilia Kabakov
La scelta di
puntare su una pratica e spendibile mostra, che si poteva fare in qualsiasi
altro spazio espositivo, anziché su un’opera unica adatto al luogo svela i
grandi limiti di questi artisti.
Negli spazi
attigui al Grand Palais sono proposte altre esposizioni, una intorno all’opera
di Candido Portinari realizzata per l’ONU
e i prezzemolati Bill Viola e Robert Mapplethorpe, che oramai diventano
troppo esposti.
Di fronte, il
Petit Palais, offre una piacevole mostra sulla storia di Parigi nei primi anni
del secolo scorso, cifra, il passato glorioso, che pare oramai un refren sicuro
per il vasto pubblico.
Era un poco di
anni che non ripassavo al Louvre e all’Orsay, che con le loro vaste raccolte,
sono sempre un perfetto rifugio per un’appassionato di capolavori d’arte. In
generali gli allestimenti sono variegati, forse il d’Orsay dovrebbe calibrare
meglio il percorso che in certe fasi risulta alquanto confuso.
Louvre
Museo d' Orsay