Phofdo - photographic project
Forse si vedono in lontananza i
primi segnali di ripresa, forse la crisi socio-economica sta per finire, forse potrebbe
essere utile capirne i meccanismi e riconsiderare il sistema che viviamo, forse
pochi lo faranno.
Considerazioni globali che valgono
sicuramente anche per il mondo dell’arte presente, sia che siano artisti che collezionisti
o galleristi.
I sistemi fanno acqua da tutte
le parti, si consuma tutto e tutto rapidamente diventa obsoleto.
La pregnanza delle cose è sempre
più aleatoria, spesso evidentemente inutile e finta, ma pare stranamente difficile
prenderne atto.
Le nuove tecnologie digitali hanno
sicuramente stravolto in un decennio tutti i vecchi modi culturali di agire.
Nel prossimo futuro tutto diventerà
sempre più evidente, tutto sarà incredibilmente a portata di mano, ma tutto sarà
digitale, cioè immateriale, miliardi di parole, immagini, che assembleranno informazioni,
funzioni.
Un nuovo mondo si sta formando
e quello vecchio sempre più appare così realmente pesante.
Sarà un bene, sarà un male, boh
e chi lo sa!
Sicuramente l’idea di arte sarà
totalmente mutata, ma così lo saranno anche quella di persona, realtà etc…
Fa una certa impressione vedere
ad una fiera nemmeno un’opera digitale ma una miriade di vecchi stantii manufatti,
spesso prodotta da artisti detti giovani ma che anziché essere artisti paiono attempati
artigiani atti a rimodulare solo vecchie
strategie per poter “partecipare” al monopoli dell’arte.
Se l’arte una volta era il futuro
sempre più ora pare passato, o almeno quella che si vede nel così detto “sistema
dell’arte”.
Ovvio il problema è la commercializzazione
dell’opera che giustifica la sua esistenza, affascina quindi notare come ancora
oggi ci si leghi alla necessità fisica dell’opera, nonostante tutti i tentativi
dell’arte di smaterializzarsi. Ma siam fatti di materia fisica e come tale abbiamo
bisogno di altra fisicità, solo che ora il campo dell’espressione è saturo e si
compulsiva su ricicli del fare.
La pittura sicuramente è quella
più stanca, ma a ruota tutte le intense ricerche espressive di questo ultimo secolo
non trovano spazio di sviluppo, ma pedestre ripetizioni.
L’arte è sempre più noiosamente
legata al passato e il futuro pare troppo immateriale per affascinare.
Ci saranno sviluppi?