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05/12/13

Pensare prima di agire... - La materia dell’arte, corpo o spirito?

Phofdo - photographic project 


Forse si vedono in lontananza i primi segnali di ripresa, forse la crisi socio-economica sta per finire, forse potrebbe essere utile capirne i meccanismi e riconsiderare il sistema che viviamo, forse pochi lo faranno.

Considerazioni globali che valgono sicuramente anche per il mondo dell’arte presente, sia che siano artisti che collezionisti o galleristi.

I sistemi fanno acqua da tutte le parti, si consuma tutto e tutto rapidamente diventa obsoleto.

La pregnanza delle cose è sempre più aleatoria, spesso evidentemente inutile e finta, ma pare stranamente difficile prenderne atto.

Le nuove tecnologie digitali hanno sicuramente stravolto in un decennio tutti i vecchi modi culturali di agire.

Nel prossimo futuro tutto diventerà sempre più evidente, tutto sarà incredibilmente a portata di mano, ma tutto sarà digitale, cioè immateriale, miliardi di parole, immagini, che assembleranno informazioni, funzioni.

Un nuovo mondo si sta formando e quello vecchio sempre più appare così realmente pesante.

Sarà un bene, sarà un male, boh e chi lo sa!

Sicuramente l’idea di arte sarà totalmente mutata, ma così lo saranno anche quella di persona, realtà etc…

Fa una certa impressione vedere ad una fiera nemmeno un’opera digitale ma una miriade di vecchi stantii manufatti, spesso prodotta da artisti detti giovani ma che anziché essere artisti paiono attempati artigiani atti a  rimodulare solo vecchie strategie per poter “partecipare” al monopoli dell’arte.

Se l’arte una volta era il futuro sempre più ora pare passato, o almeno quella che si vede nel così detto “sistema dell’arte”.

Ovvio il problema è la commercializzazione dell’opera che giustifica la sua esistenza, affascina quindi notare come ancora oggi ci si leghi alla necessità fisica dell’opera, nonostante tutti i tentativi dell’arte di smaterializzarsi. Ma siam fatti di materia fisica e come tale abbiamo bisogno di altra fisicità, solo che ora il campo dell’espressione è saturo e si compulsiva su ricicli del fare.

La pittura sicuramente è quella più stanca, ma a ruota tutte le intense ricerche espressive di questo ultimo secolo non trovano spazio di sviluppo, ma pedestre ripetizioni.

L’arte è sempre più noiosamente legata al passato e il futuro pare troppo immateriale per affascinare.


Ci saranno sviluppi?