Phofdo - photographic project
Nella
mitologia greca erano nove le muse (La poesia epica, la poesia amorosa, la
poesia lirica, la storia, la tragedia, il mimo, la commedia, la danza e
l’astronomia) e sette le arti (grammatica, retorica e dialettica (che
costituivano il trivio) più aritmetica, geometria, astronomia e musica (quadrivio)) ognuna di essa
accompagnava la vita umana ed era stimolo per dare illusorie comprensioni del
vivere. Ma non c’era l’arte visiva. Solo dopo il rinascimento l’arte intesa
come pittura e scultura diventa significativa, in quanto trasformazione
“fisica” del pensiero letterario e filosofico.
Grazie
a diverse tecniche, come il disegno, la pittura, l’affresco, le incisioni, la
scultura e tante altre, il riscoperto pensiero filosofico greco/romano diventa
visibile nelle magnifiche opere prodotte nella corte medicea.
Questo
importante ruolo viene incrementato poi dalla funzione didattica espressa nelle
chiese, supportata dal compromesso fra il potere economico e quello
religioso. Le arti visive diventano così
centrali, esse posso fare cose indicibili come illustrare l’impossibile, creare
incredibili architetture, far incontrare personaggi di epoche diverse.
Ora
l’arte nel suo cresce si è perfezionato e nel tempo ha trovato nuove tecniche,
dalla fotografia alla meraviglia recente del tri-dimensionale, affascinando e
mutando la percezione che l’uomo ha del mondo e di sè.
Ma
ora che tutto questo creare sta diventando sempre più accessibile a tutti, visto
l’incredibile sviluppo dei mezzi di creazione softwaristici, chi selezionerà
per futura memoria tutto il materiale prodotto, avrà ancora senso usare la
parola arte?