Il grande mercato dell’arte si sta lentamente spostando verso l’oriente. Già oggi l’area cinese risulta essere il primo mercato mondiale, si parla di un percentuale di vendita fra il 32 e il 40% di venduto nel mondo, seguito da quello americano, soprattutto statunitense e poi da quello europeo.
Ultimo segnale è il piazzamento, in solo sette anni di vita, della Beijing Poly International Auction, casa d’aste cinese, che ha raggiunto il terzo posto subito dopo le storiche Sotheby’s e Christie’s. si tratta di un’impresa nazionale che sta costituendo anche un museo aziendale per promuovere il mercato interno.
La cosa più interessante è che quello asiatico pare ancora un mercato pragmatico, cioè vuole opere reali, non simulacri di idee come invece avviene sul mercato euro-americano. Per cui al primo posto sono le transizioni legate alle opere antiche, soprattutto dipinti e manufatti in ceramica e bronzo, confermate dal tempo e dal contesto culturale, mentre sul fronte contemporaneo è quasi tutto appannaggio delle pittura, soprattutto realista e con tematiche naturalistiche.
Ci sono tentativi di indirizzare il mercato su certe linee già consolidate nell’ambito concettuale, ma non paiono molto gradite dal mercato attuale. Forse essendo ancora in una complessa situazione politica, che non è cambiata ma lascia spazio ad una certa libertà “capitalistica”, i compratori preferiscono ancora garantirsi dei manufatti “reali” e non troppo idealizzati.
Ma in fondo anche in questa fase di crisi sui nostri mercati si è visto un gran ritorno della tradizione e anche artisti più sperimentali optano sempre di più per il tradizionale formato del quadro o della scultura.
Anche tutta la recente storia dell’arte, compreso questi questi ultimi decenni, dimostra che i tanti manufatti di “dubbio estetica” delle tante sperimentazioni, di cui oggi si vedono ennesimi ricicli, sul mercato raramente vengono commercializzate. Un esempio lampante lo vediamo con le opere dada e poi con quelle del gruppo fluxus, che cosa è rimasto e delle tante opere concettuali? Abbiamo assistito ad una certa rivalutazione di certi artisti americani, ma non mi pare che il mercato, nonostante forti pressioni promozionali, alla fine abbia gradito così tanto. E che dire dei video o delle performance.
Nella foto Vaso cinese hu terracotta II-I a.C. del MAO di Torino