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17/09/11

La seduzione dell'immagine,



A quasi un quarto di secolo dalla sua scomparsa, Andy Warhol va sicuramente considerato uno dei principali riferimenti a cui si riconducono una buona parte di art designer e grafici pubblicitari di tutto il mondo. L’eleganza delle sue linee, unita ad un formidabile senso cromatico, rendono inconfondibile il suo styling, ancora così moderno ed aggressivo.

Warhol si è sempre attenuto, nel trionfo della serialità e trattando qualsiasi immagine, alle modalità linguistiche e comunicative della cultura di massa, dove fobie ed ossessioni, desideri ed ideali si confrontano con l’immagine ammiccante del kitsch e del cattivo gusto imperante, mirando a coniugare il desiderio e l’aspirazione al bello nel nome dell’utile. La
sua ricerca affonda nelle proprie ossessioni, poiché, nell’ostentazione fredda e quasi impersonale di ritrarre persone ed oggetti, risulta evidente il tentativo di dare una spiegazione a tutto ciò che ci circonda, quasi un costante elogio dell’american way of life. Tutto interessa l’artista - che ampliava continuamente il proprio repertorio iconografico, grazie
all’infallibile sicurezza del suo occhio fotografico - abile a coniugare obiettività e freddezza; con indifferente equanimità egli ha reso omaggio a personaggi celebri o sconosciuti, a prodotti commerciali notissimi ed ai banali oggetti quotidiani, scavando nel mito e nell’immaginario collettivo.

Con il suo proverbiale aplomb non ha mai cessato di stupire, frastornare e scandalizzare il pubblico; Warhol ha elaborato incessantemente immagini di tipo e segno diverso - in un avvicendarsi di emozioni di taglio sensazionalistico, ma anche sapiente ed accorto - riconducendo così la propria opera ad una essenziale riduzione formale e manipolando ogni cosa con il proprio personale lessico pop. Nell’universo dell’artista l’immagine diventa artificiale e si produce con il consumo della vita stessa, non avendo nemmeno il tempo di consolidarsi che già al suo interno ha inizio un processo di logoramento, nell’inevitabile frustrazione dell’occhio e dalla psiche dello spettatore.

La mostra, presso la Galleria In Arco di Torino, è impostata su varie opere grafiche, dai Trial Proofs - realizzati in unico esemplare con cromia e colorazione sempre diversa, tratti da una regolare edizione di grafica - come nella serie Cowboys and Indians, Space Fruits, Santa Apollonia, Andersen o i 10 Portraits of Jews from the 20th Century. Ulteriori prove uniche di stampa sono Electric Chair, Cucchi, St. George and the Dragon, mentre vanno annoverati tra i Personal Projects, alcuni esemplari su carta da parati, creati dall’artista per arredare gli interni di alcuni sue mostre, come Mao, Fish e Washington Monument. Completano la mostra il portfolio di Hammer and Sickle ed un Dog del 1975, disegno originale dell’artista.

Si tratta perciò di un insieme molto variegato, con grafiche di tipologia varia che documentano tutto l’arco della ricerca artistica di Warhol, dai primi anni ’70 alla fine degli ’80.