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17/09/11

Kengiro Azuma 1961



L’approfondimento pone al centro la scultura in gesso Mu realizzata dall’artista giapponese nel 1961. Questa data segna un momento fondamentale nel percorso artistico di Azuma, e precisamente il passaggio da una pratica figurativa, atta a emulare la scultura di Marino Marini, suo maestro a Brera, a una espressione più autonoma, astratta.

In questi anni Azuma, incoraggiato anche dallo stesso maestro, è alla ricerca di nuove forme e l’ispirazione arriva casualmente, come racconta nei suoi aneddoti l’artista, osservando una catasta di cassette di legno per la frutta in cui riesce a cogliere una cadenza ritmica tra “pieni” e vuoti, che da quel momento caratterizzeranno la sua produzione, per l’appunto intitolata “Mu” che in giapponese rimanda al concetto di “vuoto”.

Da quel momento Azuma inizia a creare veri propri assemblaggi con l’accostamento di listelli di legno delle stesse cassette da cui, a volte, trae delle sculture in gesso su cui poi interviene con piccoli segni o fori.

La scultura Mu è affiancata da un olio, Mu 0.6 e da un’altra serie di opere, sempre del 1961, alcune delle quali di proprietà dell’artista, altre di proprietà delle civiche raccolte del Comune di Milano.

Le opere di Azuma sono entrate nelle collezioni civiche grazie alle donazioni Boschi-Di Stefano del 1974 e 1980. Gli acquisti delle opere, risalenti al 1963, dimostrano come Antonio e Marieda Boschi Di Stefano fossero molto attenti alla produzione artistica dei giovani artisti attivi a Milano.

Il focus è curato da Danka Giacon. Grazie alla preziosa collaborazione dell’artista, è stata realizzata da Giulio Cattaneo e Viola Mazza una video intervista che verrà riprodotta durante l’esposizione. L’allestimento dello spazio focus è a cura di Fabio Fornasari.

Kengiro Azuma, nato a Yamagata in Giappone da una famiglia di fonditori e scultori, dopo aver prestato servizio nell’aviazione durante la seconda guerra mondiale, lavora come scultore e docente presso l’Università d’Arte di Tokyo. Giunge in Italia nel 1955, grazie a una borsa di studio che gli permette di frequentare l’Accademia di Brera e, nonostante le molte difficoltà, soprattutto linguistiche, decide di restare a Milano. Si avvicina a Marino Marini, suo maestro in accademia, fino a diventare, anche dopo il diploma in scultura, suo assistente privato. Negli anni sessanta Azuma inizia a esporre in modo autonomo nelle gallerie private milanesi continuando comunque l’attività di assistente presso lo studio di Marino Marini.