Una volta si pensava che l’arte rappresentasse lo stato culturale di un paese, forse era vero fin quando ogni paese viveva una sua linea culturale. Ma oggi tutto si è massificato, unificato, omologato, rari i casi in cui una forma culturale riesca ad emergere con delle proprie caratteristiche, queste purtroppo stanno dissolvendosi, anzi paiono quasi scomparse.
Forse un’opera potrebbe rappresentare la scelta di un individuo, il gusto di un singolo. Peccato che nella maggioranza dei casi, essendo simili i percorso di formazione/educazione degli artisti, i risultati estetici paiono muoversi in cifre stilistiche simili, se non spesso troppo uguali.
Un altro aspetto che ha eroso l’unicità dell’arte è la commercializzazione che ha reso un’opera più simile ad un “prodotto” artistico che annullando il valore “intellettuale” del manufatto a favore di una produzione/distribuzione massificata, giustificandolo con teorie del tempo passato o con l’illusione dell’investimento culturale, ma queste sono pure finzioni linguistiche, narrativa interscambiabile su qualsiasi “prodotto” commerciale.
Queste situazioni evidenziano il difficile sviluppo attuale dell’arte, da una parte priva di forti “sensi”, prova è il generale vuoto storico di questi ultimi due decenni di creazione artistica, e dall’altra l’incapacità di confermarsi autonomamente, ma sempre più vincolata da una grande distribuzione che l’ ha omologata a semplice prodotto di consumo, verifica è la ricca messe di produzione artistica venduta in questi anni che scompare appena commercializzata.