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30/04/10
28/04/10
Pensieri sull’arte – mercato italiano / straniero (4)
Attualmente pare che il mercato dell’arte contemporanea più dinamico sia quello anglo-americano, che grazie alle potenti gallerie sorte in questi ultimi decenni e al gran numero di collezionisti, soprattutto negli Stati Uniti, è quello che muove la maggior parte di opere e denaro.
Ma se risulta vero sul fronte delle quantità molto c’è da discutere sulla qualità.
Sicuramente città come Londra (oltre 7 milioni di abitanti) o New York (oltre 8 milioni di abitanti) hanno un numero di gallerie esorbitanti, con un continuo rinnovamento e un incessante sviluppo, realtà non confrontabili con l’ Italia, dove la città più simile potrebbe essere Milano (1,5 milioni di abitanti) e che attualmente sta vivendo un dinamico momento.
Ma se guardiamo alla qualità notiamo che la realtà italiana è ancora molto valida, anche nel recente passato contemporaneo molto qualificata, infatti perfino le due grandi case d’aste inglesi da alcuni anni dedicano apposite aste alle opere provenienti dal nostro paese.
La fase più strettamente contemporanea è quella che sta vivendo un maggior disagio, dovuto forse più alla recente moda etnografica che ha fatto passare e dimenticare molto rapidamente tante forme artistiche apprezzate più per la provenienza che per l’effettiva qualità, chi si ricorda l’ondata russa, la medio orientale o la recentissima cinese.
La realtà italiana mi pare muoversi con tantissimi difficoltà interne, lo spirito campanilistico vale anche per il settore dell’arte.
Ma queste grosse difficoltà hanno attivato diverse strategie e sistemi che producono una moltitudine di piccoli mercati che crescono e si stanno consolidando. Un esempio le tante fiere, che se spesso dispersive sono anche un reale quadro della vasta produzione e del continuo interesse a questo settore. Forse si dovrebbe fare un reale lavoro di valutazione della qualità per poter uscire sul piano internazionale, ma mettere insieme così tante diverse e multiforme energie è sicuramente molto difficile.
23/04/10
20/04/10
Pensieri sull’arte – La finzione del mercato (3)
Come in tutti i sistemi di mercato si è assistito a una sovrapproduzione e a un esubero di produttori (artisti?) che sono controllati da una rete distributiva che si è assottigliata e potenziata. Creando così una limitata categoria di promozione (le gallerie private e case d’aste vivono in un regime quasi oligarchico) che ha un forte controllo sui canali informativi e sui processi di valorizzazione. Essi agiscono su musei (guardiamo al caso più eclatante di certi musei, anche di fama internazionale, dove in questi ultimi anni tutti gli artisti di alcune gallerie vengono selezionati per estemporanee esposizioni, senza nessun legame/senso con il luogo), fiere (dove il comitato di selezione è esso stesso regimentato da gallerie che in tal modo selezionano solo associati o filiere comuni), eventi culturali, biennali etc... in un numero vertiginoso, dove però compaiono sempre gli stessi nomi corredati di un piccolo numero di finte novità o di ripescamenti al limite dell’etnografico. Fra le tante cose colpisce la mancanza di trasparenza e d’informazione, sempre parziale o assente, soprattutto quando si tratta di affrontare gli aspetti economici.
Tutto questo mercanteggiare, se legittimo sotto l’aspetto commerciale, risulta stridente col senso dell’Arte, soprattutto quando per giustificare questo sciatto presente si ricorre ad un “nobile” passato, in cui veramente l’artista era artista e l’opera d’arte era Arte. Ma ci sono voluti anni perché si formassero, spesso dopo lunghe e formative costruzioni di identità e pensieri. Oggi non c’è più tempo per la maturità e il lavoro, tutto deve vivere la fuggevolezza del nulla, per cui giustamente si selezionano giovani artisti che non sanno nulla e hanno sperimentato ben poco, funziona perfettamente.
I gironi infernali del potere commerciale vedono in un gruppo ristretto di gallerie il vertice, soprattutto anglo/americane, che legittima e occupa il ruolo dell’artista che diventato ormai un elemento secondario, si trova a dover percorrere una strada in salita e assolutamente non meritocratica. A seguire questa sommità una serie di anelli di valore, concatenata da relazioni e scambi di “servizi”, via via inferiori, fino agli spazi no-profit che forse sono l’unica vera realtà autenticamente artistica.
Ma il gioco ha presa sulla massa di consumatori (definiti con l’enfatico nome di “collezionisti”), alquanto ignari di cosa è Arte, ma molto ambiziosi di poterne vivere le enfasi del glorioso passato e poter partecipare alla moltitudine di eventi “artistici” che sempre più compaiono sulle pagine del gossip e del “buon vivere”. E allora via a spettacoli, film e teatri d’arte che sanno più d’intrattenimento, ma che raramente giungono ad una parvenza dignitosa di ciò che imitano. Ma il mercato non ha come suo obiettivo fare cultura ma fare soldi per cui ogni strategie è più che legittima.
Ed è proprio qui la chiave di soluzione, giustamente le gallerie devo dare sviluppo alle proprie strategie, ma dovrebbero lasciare agli artisti un tempo di creazione libero e non vincolarli troppo alle necessità più economiche, solo facendo una scelta di qualità nel tempo tutto il sistema potrà riprendersi il valore e il pregio di sempre. Agli artisti compete il ruolo e la responsabilità delle creazione alle gallerie quello della commercializzazione, nessuno se ne scandalizza, ma in questi ultimi anni necessità più economiche hanno bruciato lo spazio del pensare, dell’elaborare, del creare. In tal modo tutto ha preso una piega di sfalsamento e di confusione, in parte anche positiva, che alla lunga però ha eroso tutto rischiando un autogoal.
continua...
15/04/10
Gli spazi privati dell'arte londinese
Dopo aver trattato degli spazi pubblici una breve panoramica sulle gallerie private londinesi.
Il mercato dell’arte a Londra è sicuramente dinamico e libero. Tantissime le occasioni d’incontro e di confronto, tantissimi gli spazi off e le gallerie più potenti. Segnalo quelle che più mi hanno colpito e che mi hanno dato spunti per certi lavori che sto sviluppando e che spero di poter presentare prossimamente.
Da Haunch of Venison una serie di interventi di Chiharu Shiota, un mix fra Paolini e Saraceno, e Jitish Kallat molto intenso e con una elegante attenzione alla forma e al dettaglio. Molto bello l’intervento sullo scalone. Da Cell un avvincente progetto di Celine Condorelli, un processo creativo architettonico, stimolante e fresco. Alla Wilkinson Gallery serie di opere di Fiona Mackay, Morag Keil, Manuela Gernedel. Mentre Limoncello propone le opere “oggetti quotidiani” di Matthew Smith. Molto belli i due progetti ideati da Tim Etchell presentati da Gasworks, in particolare Art Flavours dedicato alla trasformazioni di alcune parole in gusti di gelato.
Molto formale e minimalista la recente produzione di sculture di Tony Cragg dalla Lisson. Chisenhale Gallery ha nei suoi spazi un intervento sonoro interattivo di Florian Hecker, molto ben presentato. Una bella pittura in forma plastica per Christopher Stevens da Mummery + Schnelle mentre nella Project Room ci sono i bei lavori “fotografici” di Mariano Mauricio. White Cube in Mason’s Yard propone un Franz Ackermann molto ben allestito. Da Raven Row uno stimolante progetto espositivo che sotto il titolo “A History of Irritated Material” presenta una serie di ingerenze “sociali” di gruppi attivisti come Group Material, Inspection Medical Hermeneutics, Sture Johannesson. Molto interessante. Da Gagosian Gallery in Britan Street c’è "Crash," raffinata collettiva in omaggio ad una novella di JG Ballard. Mentre in Davies Street sono allestiti una serie di tavole a matita e tecnica mista di Arshile Gorky, in contemporanea alla bella mostra alla Tate Modern. Timothy Taylor mette in mostra una serie di ritratti di Alex Katz e propone una sezione chiamata The Viewing Room in cui viene proposto un giovane artista, il primo è Christopher Hanlon appena diplomatosi al Royal College of Art di Londra con una serie di quadri a tema molto quotidiano e minimale. Sempre affascinanti Ilya e Emilia Kabakov che da Sprovieri presentano il progetto pittorico “The Flying paintings”. Semplici e suggestivi i video di Frances Young in visione da Madder139. Da Danielle Arnaud c’è Paulette Phillips con due interventi sul tema documentaristico architettonico, molto formali e un poco banali. Al Barbican Center una serie di mostre la più significativa quella sui design Rod Aron, anche se riguardando questi pezzi d’arredo paiono già così datati.
La Saatchi Gallery continua il suo percorso di proposte collettive in tema etnici contemporanei, ora è la volta dell’India con “The empire strikes back: indian art today”, come le altre volta la sensazione è di opere prive di nazionalità, se non in rari casi i lavori paiono possibili ovunque, una sensazione di svuotamento espressivo è molto presente. Fra i tanti si salva Jitish Kallat, attualmente anche in mostra da Haunch of Venison. Mi delude un poco la mostra da Hauser & Wirth in Old Bond Street con i pezzi di Subodh Gupta, più avvincente Bharti Kher nella sede di Piccadily. Da Victoria Miro un Idris Khan con dei lavori di grandi dimensioni legati alla cultura islamica, molto minimali e un poco ovvi, per le forme e le idee,ma tutto molto raffinato.
Josh Lilley mette in mostra i simpatici assemblaggi di Rebecca Nassauer. Mentre presso la Galleria Nettie Horn organizza una collettiva sotto il titolo Sensescapes con un gruppo di artisti diversi per tematica ma molto congrui nella forma espressiva. Da Thomas Dane Gallery una volta tanto dei video che mi piacciono, dell’irlandese John Gerrard, semplici e molto suggestivi. Fra le tante cose viste concludo citando ancora lo spazio The Woodmill in Bermondsey, con più di 50 studi per artisti e 2 gallerie, il dinamismo privato sa creare cose che da noi paiono quasi impossibili, come artista Londra sarebbe proprio una terra felice.
Londra un mondo di mostre per tutti i gusti...
Dopo i grandi spazi ho visitato una serie di piccoli eventi, tra cui:
Forse l’evento più affascinante e meravigliosi “Michelangelo's Dream” alla Courtauld Gallery. Una bella mostra molto ben curata con dei bellissimi pezzi e un perfetto supporto didattico, fra i tanti sono esposti “Allegoria di un sogno”, “La caduta di Fetonte”, “Il ratto di Ganimede” realizzati da Michelangelo nel periodo in amicizia col nobile diciassettenne Tommaso de Cavalieri. Ovviamente sui lavori di Michelangelo ogni parola è superflua e si rimane rapiti dalla bellezza e dalla capacità di un gesto che pare eterno.
Immersa nel rigoglioso parco di Hyde la Serpentine Gallery propone una mostra su Richard Hamilton, poliedrico artista che da oltre 50 anni opera con i più disparati mezzi tecnologici. Per questa occasione presenta in modo antologico le sue opere più politiche, quasi un’indagine proseguita per diversi anni. Realizzata con un processo di elaborazioni prevalentemente fotografiche che trattano questo tema in diversi aspetti e momenti storici, Mettendo in risalto la continua limitazione delle libertà e un potere che cerca sempre di giustificarsi e tutelare se stesso.
La Galleria fotografica, spostatasi recentemente in Ramillies Street, presenta i vincitori del Deutsche Börse Photography Prize,che ogni anno seleziona alcuni dei fotografi internazionali più interessanti, la selezione finale di quest’anno vede fra i vagliati Anna Fox (nata in UK nel 196) nominata per la sua mostra Cockroach Diary & Other Stories alla Fotogallery, Cardiff, Zoe Leonard (nata negli USA nel 1961) selezionata per la sua retrospettiva “ Zoe Leonard – Photographs” alla Pinakothek der Moderne di Monaco. Sophie Ristelhueber (nata nel 1949 in France) a seguito della sua mostra “Sophie Ristelhueber at the Jeu de Paume” a Parigi. E Donovan Wylie (nata nel 1971 in UK) per l’esposizione MAZE 2007/8 al Belfast Exposed. La mostra proseguirà poi al Frankfurter Kunstverein.
Ho fatto un rapido passaggio al British che in questo momento offre una piccola ma stupenda mostra sulla città-stato di Ife (zona del sud ovest della Nigera) con una raccolta di opere da cui emergono segnali di grandi tradizioni culturali e stupendi manufatti.
Una segnalazione merita l’intervento di Anthony Gormley dal titolo “Flare II” presso la cattedrale, un’opera che mantenendo la sua classica figurazione umana, è rinterpretata in una serie di aree circoscritte che ne rendono una impalpabile sensazione di immaterialità.
Concludo con gli spazi pubblici con la Victoria & Albert Museum, raccolta di lavori iscritti nell’idea di arti decorative, passando così dagli abiti di moda fino alle sculture da giardino. Attraversando continenti e culture dell’impero britannico. In questi giorni è possibile fare diverse esperienze, c’è una mostra di arte tecnologica, piccola e molto interattiva e una più ampia e che sta riscuotendo un grande consenso, soprattutto femminile, sui quilts, le trapunte o coperte fatte a mano con mosaici di stoffa cuciti insieme, tradizionale consuetudine domestica fatta di parti, spesso ricicli di cose usurate. Negli anni questa pratica si è evoluta fino ad essere anche interpretata in una visone artistica, qui infatti sono proposte opere realizzate in questi ultimi 300 anni giungendo e coinvolgendo anche artisti inglesi contemporanei come Grayson Perry e Tracey Emin.
continua...
13/04/10
The Museum of Everything
Presso la Pinacoteca Agnelli di Torino è in corso la mostra “ The Museum of Everything”.
Una umanità affascinante e complessa, chiusa in una intimità unica e dolorosa, ha trovato nel gesto del creare uno spazio di rappresentazione, che un inglese ha recentemente raccolto in una collezione, che ora sta presentando in diverse sedi.
Su due piani, in un accorto allestimento, si entra a contatto con diverse forme fisiche, spesso summa di una necessità espressiva, a volte “voce” di un bisogno comunicativo che in questi oggetti trovano una realtà fisica di affascinante bellezza.
Fra i tanti, particolari lavori, mi hanno colpito la creatività di William Van Genk nel suo assemblaggio di tranvie, magiche e colorate, gli stupendi disegni di Charles Dellshau, fragili e magmatici, le sculture di filo di Judith Scott. Suggestivamente narrative le scatole di Felipe Jesus Consalvos e le strutture architettoniche di Clarence & Grace Woolsey. Magiche ed astrali i disegni di Hiroyuki Doi e le scritture di Kunitzo Matsumoto. Naturalistici e grafici quelli di Scottie Wilson. Una mostra da visitare con pacata attenzione, aperti ad un ascolto non solo estetico ma fortemente emotivo.
ZONARTE - lo spazio e il tempo dove il pubblico incontra l’arte contemporanea
ZONARTE - lo spazio e il tempo dove il pubblico incontra l’arte contemporanea
a cura dei Dipartimenti Educazione di : Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Cittadellarte-Fondazione Pistoletto, Fondazione Merz, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, GAM Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea, PAV - Parco Arte Vivente.
La dinamica realtà torinese coi diversi Dipartimenti Educazione delle principali istituzioni dedicate all'Arte Contemporanea in Piemonte, per la prima volta insieme, realizzano un programma unico nel suo genere:
Zonarte, 7 giorni di attività, dal 26/04 al 02/05/10, per vivere lo spazio dell’arte come luogo dell’incontro e del confronto.
Il progetto zonarte mira a favorire le relazioni tra pubblico e produzione artistica contemporanea, in una nuova prospettiva culturale.
L’impianto progettuale e metodologico di zonarte, condiviso tra i rappresentanti delle istituzioni coinvolte, ha come obiettivo quello di creare una piattaforma di confronto aperta alla collettività, promuovendo spazi di riflessione teorica e momenti di esperienza correlati all’arte e alla cultura del tempo presente.
Favorire relazioni e scambi con il pubblico, diffondere conoscenza e saperi specifici diventano occasione per riconsiderare lo spazio dell’arte come luogo di incontro e confronto.
Alla funzione educativa compete, oltre alla complessa gestione della relazione con il pubblico e il mondo esterno, anche l’articolazione di progetti, programmi e azioni che favoriscano la conoscenza e la diffusione del patrimonio culturale.
Il progetto zonarte intende riflettere sull’attualità del rapporto tra Arte Contemporanea e pubblico, configurando un differente orizzonte di senso di quella che è la funzione educativa espressa dalle realtà museali.
Zonarte, sette giorni di eventi e attività.
Convegno articolato in tavole rotonde; laboratori per scuole, comunità e gruppi; incontri di formazione per gli insegnanti; workshop e lezioni per gli studenti delle scuole superiori, Accademie di Belle Arti e Università; attività di Peer Education e di Lifelong Learning ; seminari aperti a tutti; attivazione di un blog; rassegna cinematografica; attività dedicate al pubblico delle famiglie e al loro tempo libero.
21x21 + Alberto Garutti
Guardando al ventunesimo secolo la Confindustria, che a Torino festeggia i suoi cento anni di attività, ha realizzato con la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo un’interessante iniziativa coinvolgendo ventun artisti contemporanei in una variegata collettiva.
Legati dal tema dello sviluppo e della tecnologia sono stati scelti degli artisti che nel loro percorso hanno trattato questo tema in modo creativo, rimandando allo spirito della Confindustria stessa, che da diversi anni sta promuovendo uno volontà di rinnovamento e di crescita culturale e tecnica.
Fra i tanti artisti proposti nella collettiva mi hanno affascinato i lavori di Alberto Tadiello, una struttura formalmente elegante e un intenso valore sonoro. Ludovica Carbotta con una riflessione fra la presenza umana e la sua trasformazione e la ri-elaborazione di Martino Gamper dei mobili di Giò Ponti.
Gli altri artisti presenti, ognuno con stimolanti progetti, sono Alterazioni Video; Meris Angioletti; Micol Assaël; Rosa Barba; Rossella Biscotti; Elia Cantori, Roberto Cuoghi; Luca Francesconi; Giuseppe Gabellone; Patrizio di Massimo; Diego Perrone; Paola Pivi; Riccardo Previdi; Matteo Rubbi; Giulio Squillacciotti; Santo Tolone; Patrick Tuttofuoco e Ian Tweedy.
Un pochino come nume tutelare alla mostra è affiancata la presentazione di due lavori di Alberto Garutti, intervento a latere nella project room (stanza dei progetti) della Fondazione. Si tratta di un lavoro interattivo, un enorme minimale lampadario la cui intensità luminosa è legata alla caduta dei fulmini sul territorio italiano, registrato dal Centro di rilevamento (Cesi). Sulle pareti sono presenti diversi percorsi/distanze, in un elegante forma grafica, dalla sede della fondazione a differenti indirizzi legati ad essa: abitazione della presidente della fondazione, sponsor dell’evento etc..
Nell’insieme le due mostre possono essere percepite come una positiva riflessione sull’attuale realtà artistica contemporanea, che manifesta un forte bisogno di rinnovamento, consapevole che solo sviluppando nuove trasformazioni si saprà essere parte attiva nel presente dinamico.
National Gallery
Concludo i reportages sui grandi spazi con la visita alla National Gallery che fino al 23 Maggio 2010 presentate le opere di Paul Delaroche, uno dei pittori più celebri del suo tempo. Questo artista fu uno dei più grandi pittori neo-classici e romantici, realizzò opere di successo spesso superiore a quella dei suoi contemporanei, Ingres e Delacroix.
La prima occasione proposta dalla National Gallery è presso la Sainsbury Wing Exhibition con il monumentale lavoro dedicato a Lady Jane Grey. Quest’opera è probabilmente il miglior esempio di questo genere storico. Esso raffigura il momento prima della l'esecuzione della giovane regina nel 1554, dopo un regno di soli nove giorni, un soggetto toccante e inquietante per il suo intenso realismo.
Attraverso i disegni preparatori e bozzetti, questa mostra ripercorre la lenta e attenta gestazione del dipinto. Si pone anche nel contesto più ampio di pittura di storia del tempo. Importanti precedenti vengono visualizzati insieme alle grandi opere che hanno creato la reputazione Delaroche negli anni dal 1820 al '30.
La seconda è presso la Stanza 1 (Room 1) con l’opera recuperata “Charles I offeso dai soldati di Cromwell”. Per decenni il quadro fu appeso nella splendida collezione di dipinti a Bridgewater House, la casa londinese della famiglia Ellesmere. Fino a quando l’ 11 maggio 1941, Bridgewater House viene colpita da una bomba tedesca. L’opera appesa in sala da pranzo, riceve diverse schegge che ne danneggiano parte della superficie, l’opera allora fu arrotolata ed evacuata in una casa in Scottish Borders, dove è rimasta sola e sicura per quasi 70 anni. E’ stata srotolato per la prima volta soltanto nell'estate del 2009. Nonostante il danno, i restauratori contati circa 200 schegge, l'immagine è stata resa interamente leggibile e non ha perso nulla della sua emotiva intensità.
Il dipinto fu presentato al Primo Salone di Parigi nel 1837, “Charles I offeso dai soldati di Cromwell” è uno dei più grandi dipinti sui temi di storia inglese di Paul Delaroche.
Il re è indicata nei giorni prima della sua esecuzione nel 1649, vittima di bullismo da parte delle truppe di Cromwell. In questo lavoro, Delaroche era in grado di implicare sorprendente parallelismi tra il destino struggente di Carlo e il recente corso della storia francese.
Concludo segnalando la delicata antologica su Christen Købke, artista danese dalle delicate note cromatiche. Una piccola e delicata mostra su un paesaggista dotato ed elegante, che trasmette nelle sue opere una sensazioni di quiete e di normalità stupefacente.
Concludo segnalando accanto la National Portrait Gallery che ha allestito un bella mostra su Irving Penn recentemente scomparso, ineguagliato maestro di originalità ed eleganza e il progetto di Steve McQueen intitolato “Queen and country” per commemorare i soldati morti in Iraq.
Continua …
12/04/10
Royal Academy of Arts
Dopo il tour delle due Tate, la Britan e la Modern, son passato alla Royal Academy of Arts. Dove ci sono diverse proposte di arte. Sicuramente la più popolare la mostra intitolata “Le lettere di Van Gogh”, di cui recentemente sono state presentate tutte le corrispondenze conosciute in un’edizione ricercata e approfondita. Per l’occasione sono esposte oltre 35 lettere originali, raramente visibili dal pubblico a causa della loro fragilità, insieme a 65 dipinti e 30 disegni che esprimono i temi principali che si ritrovano all'interno della corrispondenza stessa proposta. Si tratta della prima grande mostra dedicata a Van Gogh a Londra da oltre 40 anni, un’occasione unica di gettare uno sguardo nella mente complessa di questo affascinante artista e notare alcune corrispondenze nelle sue opere. Vincent Van Gogh è stato un personaggio che ha stregato per la sua incredibile esistenza e la stupenda produzione artistica. L’evento si caratterizza proprio per questa particolare ed avvincente occasione di poter percorrere parallelamente le opere artistiche accompagnate dalle singole lettere che l’artista inviava al fratello e a tutti i suoi amici. L’allestimento è molto ben curato, ma il grande afflusso rende un poco difficile la serena visione delle opere. Personalmente non è fra gli artisti da cui traggo riferimenti nel mio lavoro ma in questa occasione ho rivalutato molto certi suoi lavori, soprattutto l’attenzione al quotidiano.
L’evento è organizzato da Ann Dumas della Royal Academy of Arts, Londra, in collaborazione con Leo Jansen, Hans Luijten e Nienke Bakker del Van Gogh Museum di Amsterdam. E’ possibile consultare e vedere alcune lettere visitando il sito www.vangoghletters.org
Sempre alla Royal Academy è possibile guardare una mostra dedicata a Paul Sandby, per ricordarlo nel suo bicentenario della morte. Si tratta di una figura particolarmente famosa nel diciottesimo secolo in Gran Bretagna. L’evento propone oltre 80 opere di quello che fu considerato il 'padre della pittura ad acquarello inglese'. Concludo con la proposta della presentazione, nello spazio Tennant, della collezione dell’architetto John Yenn RA (1750 - 1821), grande raccoglitori di disegni ed acquarelli, fra cui la nota vista della cattedrale di Durham e della Abazia di Battel. Ma sono presenti anche gli affascinanti acquarelli della Valle Crucis Abbey e del Castello di Kenilworth.
Continua …
11/04/10
100 !!!
08/04/10
Londra, Tate to Tate
Dopo aver visitato la Tate Britan ho preso il battello e attraversando dolcemente il Tamigi sono arrivo fino alla Tate Modern.. Qui inizio questa volta a visitarla dall’ultimo piano, da dove si gode una stupenda panoramica sul fiume e sulla chiesa di St. Paul. Nel popolare ristorante, sulla grande parete a ovest è proposta una lunga opera di James Aldridge “Cold Mouth Prayer”. L’artista ha ideato questo dipinto panoramico, appositamente commissionata per il ristorante della Tate Modern. Influenzato dalla pittura di paesaggio del Rinascimento e del XIX secolo francese, l'artista esplora il suo interesse per il mondo naturale così come le idee e le immagini circostanti elaborano un lirismo floreale immerso in un contemporaneo fatto di musica heavy metal che in certe parti risulta quasi lugubre. Interessante ricordare che quest’opera è stata commissionata da Dasha e William Shenkman in memoria della loro madre, Belle Shenkman (1928-1995), un valido modo d’interazione fra energie private e sistema pubblico, da prendere come spunto per molte iniziative nel nostro paese.
Molto bella al piano inferiore la mostra dedicata ad Arshile Gorky, che durerà fino al 3 Maggio 2010. L’esposizione celebra la straordinaria vita e opera di quest’artista di origini armene, il suo vero nome era Manoug Adoian, scampato al massacro d’inizio secolo in terra turca. Gorky è stato uno dei più grandi pittori americani dell’espressionismo astratto. La mostra propone una vasta serie di quadri e disegni che attraversano tutta la sua vita, dai primi periodi legati alle influenze di Picasso e Cezanne, forse la parte più noiosa della mostra, per poi seguire le fantasie di Mirò e giungere alla fine, attraversando un’idea personale del surrealismo e giungendo a un astrattismo, che in lui si manifesta in modo intimo e personale. L’evento è accompagnato da un interessante supporto didattico che aiuta a penetrare la vita difficile e intesa di questo grande personaggio dell’arte.
Altro grande artista e personaggio poliedrico è Theo Van Doesburg cui la Tate Modern dedica una mostra, la prima così completa nel Regno Unito, che racconta della sua vita e dell’International Avant-Garde di cui egli fu artefice e grande promotore. Attraverso oltre 350 oggetti si percorre la storia di questo stile che nato in Olanda si è diffuso e ha influenzato tutta l’Europa. L’esposizione crea un’interessante correlazione fra le arti figurative e l’architettura, con un apparato documentativo vastissimo, con quadri, libri, film, sculture, modelli e i pezzi di arredamento.
Al secondo livello un’esposizione dei recenti lavori di Michael Rakowitz, fino al 3 Maggio, legati dal particolare tema della guerra del Golfo interpretata fra archeologico e futurismo, un’istrionica Julie Verne dei nostri tempi.
Al piano terra era ancora possibile, fino al 5 Aprile, visitare il progetto dell’Unilever Series, realizzato da Miroslaw Balka, uno spazio oscuro e inquietante, di cui avevo già parlato l’autunno scorso quando ero venuto per Frieze.
06/04/10
Londra fra Marzo ed Aprile 2010
Stupende giornate di fine marzo a Londra, che come sempre non delude mai con una proposta artistico/culturale di ampio respiro, che forse è la cosa che come artista mi colpisce maggiormente. La vastità di eventi e la qualità sempre alta. Nei diversi giorni ho visitato i principali musei dedicando le ultime due giornate alle gallerie private. Nella moltitudine di proposte artistiche mi sono rimaste in mente e hanno posto in riflessione il mio fare creativo queste cose che in una rapida carrellata condivido con voi.
Iniziamo con gli spazi pubblici.
Tate Britan
Da non perdere sicuramente la mostra su Henry Moore alla Tate Britan, un evento molto ben curato con una selezione delle sue opere più belle, in cui i giochi di forme e spazi risultano intensi e affascinanti. In particolare suggestivo il passaggio fra la seconda e la terza stanza in cui si percepisce in modo evidente il cambio stilistico e lo sviluppo di quello che sarà il suo mondo di forme.
I suoi lavori mi hanno sempre stimolato quando agendo in modo scultoreo mi rendo conto della difficoltà di fare sintesi, di arrivare a forme complete. In lui questa capacità è perfettamente agita. Nel percorso espositivo sono anche proposti la serie dei famosi disegni realizzati nei giorni dei bombardamenti sulla città, immagini rapide e inquietanti.
Nello spazio Art Now è presente Andy Holden con un’opera in tessuto di grande formato e un video (che però non era in funzione) legati dal tema della Piramide di Cheope, ispirato a un gesto infantile, di quando in visita con i suoi genitori, aveva rubato un sassolino dalla piramide. Altro intervento creativo quello di Douglas Gordon, con un testo fra il divertente e critico, nello spazio ottagonale, riferito alle opere presenti nella sezione “The Sublime in Crisis:Terror, Torment and Transcendence”.
Altra ampia mostra è quella dedicata a Chris Ofili in cui una cromaticità intensa e dipinti finemente decorati sono l’elemento più noto del suo fare. Qui sono riuniti oltre 45 dipinti, con diverse opere e studi a matita o acquarelli, dalla metà degli anni 1990 a oggi. Ofili è sicuramente uno dei pittori più acclamati dell’attuale generazione britannica, ha vinto il Turner Prize nel 1998 e ha rappresentato la Gran Bretagna alla 50 Biennale di Venezia nel 2003. Negli anni si è costruito una reputazione internazionale, con opere che collimano il sacro e il profano, la cultura classica e le credenze popolari. I suoi dipinti, esuberanti per forma e collage, sono rinomati per la loro ricca stratificazione e l'uso creativo dei mezzi di comunicazione, comprese le palle di sterco di elefante che costellano la tela o che più spesso servono da supporto alle opere. Così come un uso sapiente di glitter, resina, spille mappa e collage. Proprio questa capacità di inserire elementi al limite del kitcht ma che sono gestiti in modo accorto, riesce a diventare parte con la pittura. Mi ha colpito proprio quest’abilità che spesso tento in alcuni miei lavori.
I primi lavori di Ofili attingono a una vasta gamma d’influenze, dalle pitture nella grotta dello Zimbabwe al cinema, fondendo eroi dei fumetti e icone del funk e hip-hop. Per la prima volta, questi celebri dipinti sono presentati accanto alle più recenti opere realizzate dopo il suo trasferimento a Trinidad nel 2005. Si percepisce una maggiore semplificazione della tavola cromatica e nelle forme, una variazione d’ ispirazione, che recentemente attinge maggiormente da temi biblici e sensuali, con riferimenti al panorama di Trinidad e alla sua mitologia. Mi è piaciuto molto l’allestimento della presentazione completa della “the upper room”, molto affascinante, che da sola bastava già come evento. Notare che questo museo è dedicato tutto orgogliosamente alla cultura artistica inglese, con una programmazione continua di nuove e classiche figure, da noi non esiste in tutto il paese, una struttura del genere, che sia così dinamica e propositiva nei confronti dei propri artisti.
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