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15/04/10

Gli spazi privati dell'arte londinese


Dopo aver trattato degli spazi pubblici una breve panoramica sulle gallerie private londinesi.

Il mercato dell’arte a Londra è sicuramente dinamico e libero. Tantissime le occasioni d’incontro e di confronto, tantissimi gli spazi off e le gallerie più potenti. Segnalo quelle che più mi hanno colpito e che mi hanno dato spunti per certi lavori che sto sviluppando e che spero di poter presentare prossimamente.

Da Haunch of Venison una serie di interventi di Chiharu Shiota, un mix fra Paolini e Saraceno, e Jitish Kallat molto intenso e con una elegante attenzione alla forma e al dettaglio. Molto bello l’intervento sullo scalone. Da Cell un avvincente progetto di Celine Condorelli, un processo creativo architettonico, stimolante e fresco. Alla Wilkinson Gallery serie di opere di Fiona Mackay, Morag Keil, Manuela Gernedel. Mentre Limoncello propone le opere “oggetti quotidiani” di Matthew Smith. Molto belli i due progetti ideati da Tim Etchell presentati da Gasworks, in particolare Art Flavours dedicato alla trasformazioni di alcune parole in gusti di gelato.

Molto formale e minimalista la recente produzione di sculture di Tony Cragg dalla Lisson. Chisenhale Gallery ha nei suoi spazi un intervento sonoro interattivo di Florian Hecker, molto ben presentato. Una bella pittura in forma plastica per Christopher Stevens da Mummery + Schnelle mentre nella Project Room ci sono i bei lavori “fotografici” di Mariano Mauricio. White Cube in Mason’s Yard propone un Franz Ackermann molto ben allestito. Da Raven Row uno stimolante progetto espositivo che sotto il titolo “A History of Irritated Material” presenta una serie di ingerenze “sociali” di gruppi attivisti come Group Material, Inspection Medical Hermeneutics, Sture Johannesson. Molto interessante. Da Gagosian Gallery in Britan Street c’è "Crash," raffinata collettiva in omaggio ad una novella di JG Ballard. Mentre in Davies Street sono allestiti una serie di tavole a matita e tecnica mista di Arshile Gorky, in contemporanea alla bella mostra alla Tate Modern. Timothy Taylor mette in mostra una serie di ritratti di Alex Katz e propone una sezione chiamata The Viewing Room in cui viene proposto un giovane artista, il primo è Christopher Hanlon appena diplomatosi al Royal College of Art di Londra con una serie di quadri a tema molto quotidiano e minimale. Sempre affascinanti Ilya e Emilia Kabakov che da Sprovieri presentano il progetto pittorico “The Flying paintings”. Semplici e suggestivi i video di Frances Young in visione da Madder139. Da Danielle Arnaud c’è Paulette Phillips con due interventi sul tema documentaristico architettonico, molto formali e un poco banali. Al Barbican Center una serie di mostre la più significativa quella sui design Rod Aron, anche se riguardando questi pezzi d’arredo paiono già così datati.

La Saatchi Gallery continua il suo percorso di proposte collettive in tema etnici contemporanei, ora è la volta dell’India con “The empire strikes back: indian art today”, come le altre volta la sensazione è di opere prive di nazionalità, se non in rari casi i lavori paiono possibili ovunque, una sensazione di svuotamento espressivo è molto presente. Fra i tanti si salva Jitish Kallat, attualmente anche in mostra da Haunch of Venison. Mi delude un poco la mostra da Hauser & Wirth in Old Bond Street con i pezzi di Subodh Gupta, più avvincente Bharti Kher nella sede di Piccadily. Da Victoria Miro un Idris Khan con dei lavori di grandi dimensioni legati alla cultura islamica, molto minimali e un poco ovvi, per le forme e le idee,ma tutto molto raffinato.

Josh Lilley mette in mostra i simpatici assemblaggi di Rebecca Nassauer. Mentre presso la Galleria Nettie Horn organizza una collettiva sotto il titolo Sensescapes con un gruppo di artisti diversi per tematica ma molto congrui nella forma espressiva. Da Thomas Dane Gallery una volta tanto dei video che mi piacciono, dell’irlandese John Gerrard, semplici e molto suggestivi. Fra le tante cose viste concludo citando ancora lo spazio The Woodmill in Bermondsey, con più di 50 studi per artisti e 2 gallerie, il dinamismo privato sa creare cose che da noi paiono quasi impossibili, come artista Londra sarebbe proprio una terra felice.