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28/04/10
Pensieri sull’arte – mercato italiano / straniero (4)
Attualmente pare che il mercato dell’arte contemporanea più dinamico sia quello anglo-americano, che grazie alle potenti gallerie sorte in questi ultimi decenni e al gran numero di collezionisti, soprattutto negli Stati Uniti, è quello che muove la maggior parte di opere e denaro.
Ma se risulta vero sul fronte delle quantità molto c’è da discutere sulla qualità.
Sicuramente città come Londra (oltre 7 milioni di abitanti) o New York (oltre 8 milioni di abitanti) hanno un numero di gallerie esorbitanti, con un continuo rinnovamento e un incessante sviluppo, realtà non confrontabili con l’ Italia, dove la città più simile potrebbe essere Milano (1,5 milioni di abitanti) e che attualmente sta vivendo un dinamico momento.
Ma se guardiamo alla qualità notiamo che la realtà italiana è ancora molto valida, anche nel recente passato contemporaneo molto qualificata, infatti perfino le due grandi case d’aste inglesi da alcuni anni dedicano apposite aste alle opere provenienti dal nostro paese.
La fase più strettamente contemporanea è quella che sta vivendo un maggior disagio, dovuto forse più alla recente moda etnografica che ha fatto passare e dimenticare molto rapidamente tante forme artistiche apprezzate più per la provenienza che per l’effettiva qualità, chi si ricorda l’ondata russa, la medio orientale o la recentissima cinese.
La realtà italiana mi pare muoversi con tantissimi difficoltà interne, lo spirito campanilistico vale anche per il settore dell’arte.
Ma queste grosse difficoltà hanno attivato diverse strategie e sistemi che producono una moltitudine di piccoli mercati che crescono e si stanno consolidando. Un esempio le tante fiere, che se spesso dispersive sono anche un reale quadro della vasta produzione e del continuo interesse a questo settore. Forse si dovrebbe fare un reale lavoro di valutazione della qualità per poter uscire sul piano internazionale, ma mettere insieme così tante diverse e multiforme energie è sicuramente molto difficile.