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06/04/10
Londra fra Marzo ed Aprile 2010
Stupende giornate di fine marzo a Londra, che come sempre non delude mai con una proposta artistico/culturale di ampio respiro, che forse è la cosa che come artista mi colpisce maggiormente. La vastità di eventi e la qualità sempre alta. Nei diversi giorni ho visitato i principali musei dedicando le ultime due giornate alle gallerie private. Nella moltitudine di proposte artistiche mi sono rimaste in mente e hanno posto in riflessione il mio fare creativo queste cose che in una rapida carrellata condivido con voi.
Iniziamo con gli spazi pubblici.
Tate Britan
Da non perdere sicuramente la mostra su Henry Moore alla Tate Britan, un evento molto ben curato con una selezione delle sue opere più belle, in cui i giochi di forme e spazi risultano intensi e affascinanti. In particolare suggestivo il passaggio fra la seconda e la terza stanza in cui si percepisce in modo evidente il cambio stilistico e lo sviluppo di quello che sarà il suo mondo di forme.
I suoi lavori mi hanno sempre stimolato quando agendo in modo scultoreo mi rendo conto della difficoltà di fare sintesi, di arrivare a forme complete. In lui questa capacità è perfettamente agita. Nel percorso espositivo sono anche proposti la serie dei famosi disegni realizzati nei giorni dei bombardamenti sulla città, immagini rapide e inquietanti.
Nello spazio Art Now è presente Andy Holden con un’opera in tessuto di grande formato e un video (che però non era in funzione) legati dal tema della Piramide di Cheope, ispirato a un gesto infantile, di quando in visita con i suoi genitori, aveva rubato un sassolino dalla piramide. Altro intervento creativo quello di Douglas Gordon, con un testo fra il divertente e critico, nello spazio ottagonale, riferito alle opere presenti nella sezione “The Sublime in Crisis:Terror, Torment and Transcendence”.
Altra ampia mostra è quella dedicata a Chris Ofili in cui una cromaticità intensa e dipinti finemente decorati sono l’elemento più noto del suo fare. Qui sono riuniti oltre 45 dipinti, con diverse opere e studi a matita o acquarelli, dalla metà degli anni 1990 a oggi. Ofili è sicuramente uno dei pittori più acclamati dell’attuale generazione britannica, ha vinto il Turner Prize nel 1998 e ha rappresentato la Gran Bretagna alla 50 Biennale di Venezia nel 2003. Negli anni si è costruito una reputazione internazionale, con opere che collimano il sacro e il profano, la cultura classica e le credenze popolari. I suoi dipinti, esuberanti per forma e collage, sono rinomati per la loro ricca stratificazione e l'uso creativo dei mezzi di comunicazione, comprese le palle di sterco di elefante che costellano la tela o che più spesso servono da supporto alle opere. Così come un uso sapiente di glitter, resina, spille mappa e collage. Proprio questa capacità di inserire elementi al limite del kitcht ma che sono gestiti in modo accorto, riesce a diventare parte con la pittura. Mi ha colpito proprio quest’abilità che spesso tento in alcuni miei lavori.
I primi lavori di Ofili attingono a una vasta gamma d’influenze, dalle pitture nella grotta dello Zimbabwe al cinema, fondendo eroi dei fumetti e icone del funk e hip-hop. Per la prima volta, questi celebri dipinti sono presentati accanto alle più recenti opere realizzate dopo il suo trasferimento a Trinidad nel 2005. Si percepisce una maggiore semplificazione della tavola cromatica e nelle forme, una variazione d’ ispirazione, che recentemente attinge maggiormente da temi biblici e sensuali, con riferimenti al panorama di Trinidad e alla sua mitologia. Mi è piaciuto molto l’allestimento della presentazione completa della “the upper room”, molto affascinante, che da sola bastava già come evento. Notare che questo museo è dedicato tutto orgogliosamente alla cultura artistica inglese, con una programmazione continua di nuove e classiche figure, da noi non esiste in tutto il paese, una struttura del genere, che sia così dinamica e propositiva nei confronti dei propri artisti.