Villa Croce presenta All’allerbaggio, un progetto in tre parti sviluppato da Gabriella Ciancimino (Palermo, 1978) per la città di Genova. L'artista ha realizzato delle fioriere in legno che riprendono la tipica forma delle barchette di carta in collaborazione con i detenuti del Carcere di Marassi. Attraverso una serie di workshop condotti dall'artista con il sostegno dell’associazione Fuoriscena, (attiva da molti anni all’interno del carcere) i detenuti hanno costruito le sculture decorandole con decorazioni floreali e pattern astratti ricavati da confezioni di biscotti a motivi liberty, stile raffinato e decorativo dal nome ambiguo, soprattutto se praticato da persone che vivono in stato di reclusione. Le sculture, disposte nel parco di Villa Croce, e nel cortile di Palazzo Ducale evocano sogni di navi pronte a salpare verso nuove dimensioni esistenziali. Cariche di semi di
“piante pirata”, recuperati grazie alla collaborazione con associazione e i visitatori del parco, l'artista nobilita le comuni erbacce che vengono di norma espiantate da campi, orti, e giardini.
La ricerca di Ciancimino si concentra sul rapporto tra natura e società, sui percorsi intrecciati di soggetti considerati poco graditi, e si conclude con un video che documentai suoi incontri con Libereso Guglielmi, nella sua casa sanremese. Meglio noto come il “giardiniere di Calvino”, Guglielmi è stato il giardiniere della famiglia Calvino nonché il protagonista di un racconto giovanile dello scrittore ligure, “Un pomeriggio Adamo”. Personaggio eretico ed insieme auratico, Guglielmi è l'interprete di una visione anarchica dell'universo botanico. Nel video dell'artista, la teoria e la pratica del giardiniere si intrecciano con le tracce musicale free style create appositamente da Lorrè e Marcolizzo (Shakalab), due giovani Musicisti Ragga e con influenze hiphop con cui l’artista ha collaborato.
Sculture e video affiancano l'intervento site-specific sullo scalone monumentale della villa. Il wall drawing realizzato in tecnica mista sulle pareti del museo ibrida due diverse tradizioni iconografiche: quella scientifica delle tavole botaniche settecentesche e quella del traditional tatooing, uno stile di tatuaggio nato negli Stati Uniti intorno alla metà del Novecento e considerato oggi “classico”. L’inedito accostamento di erbacce e tatuaggi identifica una stessa categoria di soggetti: emarginati, reietti e outsiders, ma anche viaggiatori, vagabondi e spiriti liberi. Gabriella Ciancimino prende spunto dalla storia di Genova, città famosa nel mondo per il suo rapporto con la navigazione e la scoperta dell’America, per contaminare iconografie di piante e pirati, itinerari di persone ed erbe vagabonde che esulano da codici di comportamento omologati.
Le erbe riprodotte sono il sonco, l’ortica, la camomilla e il papavero, piante spontanee che si espandono a grande velocità, ritenute infestanti perché interferiscono con la gestione antropica della terra, sia essa l’agricoltura o il giardinaggio. Alle erbacee di questo tipo non viene riconosciuto alcun valore nutritivo, decorativo, o genericamente produttivo per cui vengono tradizionalmente percepite con ostilità. Negli ultimi anni, però, sono state rivalutate da Gilles Clément, botanico e paesaggista francese, il quale in testi come “Manifesto del Terzo paesaggio” e “Elogio delle vagabonde” teorizza una ecologia della diversità e le indica come modello vitale per un radicale ripensamento del rapporto fra crescita, sviluppo, e occupazione del territorio.
In botanica queste piante “vagabonde”, fra cui il sonco e il papavero, sono definite ”sinantropiche” perché seguono gli spostamenti dell’uomo e il loro sviluppo dipende dall’intervento umano sul suolo. Allo stesso modo la storia del tatuaggio è legata a spostamenti e viaggi, esplorazioni e colonizzazioni. Originaria dei paesi del Sud Pacifico - dove questa pratica venne documentata per la prima volta nel 1769 dal Capitano James Cook -, la pratica del tatuaggio si diffonde in occidente con l’espansione coloniale viaggiando sulla pelle di marinai e pirati prima, e diffondendosi sui corpi di prostitute e detenuti poi. L’American traditional tattooing style si sviluppa nella prima metà del Novecento recuperando proprio il repertorio iconografico preferito da marinai e pirati: vascelli, cuori pulsanti, uccelli di buon auspicio e simboli nefasti. Gabriella Ciancimino riprende la linearità grafica e le cromie semplificate del traditional style e innesta su mari in fiamme e vele spiegate disegni settecenteschi di erbacce “pirata”, tracciando sullo scalone di Villa Croce un paesaggio visionario, mobile e tumultuoso.
Il progetto non sarebbe stato possibile senza il supporto del direttore del Carcere di Marassi dott. Salvatore Mazzeo e il lavoro e l’entusiasmo di Mustapha, Ali, Camel e Pino e la guida di Gino Relli (fuoriscena). Si ringrazia per la collaborazione e l’aiuto Libereso Guglielmi, l’associazione genovese Piante in Viaggio (pianteinviaggio.it), Davide Pambianchi, Anna Daneri, Luisa Mazier, Laura Guglielmi (mentelocale.it), Federico Marengo (Regione Liguria), Michele Ruvolo (Goodfellas Tatoo Studio, Palermo), Claudio Porchia