Un progetto di interazione tra arte e spazio pubblico
CARAGLIO (CN) / MARZO-DICEMBRE 2018
L'arte pubblica, in quanto luogo di raccolta per le persone, funge da modello per la città. Reintegrando questo modello proveniente da un altro tempo, l'arte pubblica ristabilisce gli spazi popolati che portano a discussioni che portano a dibattiti che portano a riconsiderazioni che portano alla risoluzione. In un mondo di centri commerciali, l'arte pubblica ristabilisce la piazza. (Vito Acconci)
(Vito Acconci, pubblicato in "Vito Acconci, public places" di Linda Shearer, The Museum of Modern Ast, 1988)
IL PROGETTO
Take me a question è un progetto di arte pubblica pensato per Caraglio, cittadina in provincia di Cuneo e a lungo sede del CeSAC - Centro Sperimentale per le Arti Contemporanee, organo parte dell’Associazione Culturale Marcovaldo, che ha chiuso i battenti nel 2016.
Il progetto prende vita su uno dei numerosi cestini pubblicitari che il Comune di Caraglio ha chiesto di installare all’agenzia Cladi Pubblicità di Torino e sparsi per tutto il centro del paese.
Individuando questo contenitore di arredo urbano come spazio dedicato alla riflessione artistica e non alla propaganda pubblicitaria, il progetto intende attivare una riflessione sul ruolo dell’arte all’interno di un territorio che, dopo anni di partecipazione al dibattito artistico nazionale e internazionale, sembra aver dimenticato l’importanza e il ruolo dell’arte all’interno del proprio territorio.
10 artisti verranno invitati a realizzare un progetto site specific, a cadenza mensile, attraverso il quale dare forma a riflessioni in grado di mettere in dialogo arte, territorio e dimensione pubblica.
Un luogo attraverso il quale suscitare domande, porre interrogativi ed evocare riflessioni, alimentando una partecipazione collettiva al dibattito attorno al ruolo e allo spazio dell’arte all’interno della comunità.
Take me a question inserisce nel tessuto urbano un contenitore nuovo, che può essere identificato come spazio per l’arte, come museo di strada, libero e accessibile a chiunque.
La dimensione di non sense che il titolo del progetto evoca è il pretesto da cui partire per l’attivazione di una riflessione critica e partecipata tra spettatore, spazio pubblico e opera.
“To take something” (in italiano “prendere qualcosa”) è l’invito a vedere l’arte come un contenitore al cui interno sono depositati significati e contenuti pronti per essere afferrati.
“Take me a question”, frase che risulta evidentemente sgrammaticata, è a questo punto una provocazione, che volontariamente intende generare una sensazione di disturbo e di messa in discussione di tutte le grammatiche convenzionali.
Take me a question racchiude l’invito all’interazione, lasciando intendere la presenza di due attori che generano un vero e proprio dialogo. Da un lato si pone una domanda, dall’altro si fornisce una possibile risposta. Ma i ruoli sono intercambiabili, e allora le domande e le risposte diventano infinite.
Gli artisti selezionati, nel rifuggire chiavi di letture di natura polemica o retorica, saranno invitati ad utilizzare l’arte e la pratica artistica come oggetto volto a interrogare, attraverso modalità differenti e grazie allo sconfinamento in ambiti tematici variegati.
Un progetto che mette al centro lo spettatore e il luogo che lo ospita.
Intervento #01
3-31 marzo 2018 / FRANCO ARIAUDO / UPCOMING con un contributo critico di Andrea Lerda e Lisa Andreani e con la collaborazione di COLLI indipendent art gallery, Roma
FRANCO ARIAUDO / Cuneo 1979, Vive a Torino
La ricerca transdisciplinare di Franco Ariaudo attinge dal mondo dell’antropologia, della sociologia, della ritualità, dello sport e del tempo libero. Indaga, e talvolta destabilizza, quei cortocircuiti antropologici e sociali che portano alla formazione di uno specifico tipo di pensiero, all'instaurarsi di una tradizione o semplicemente all'espressione di un cliché. A livello formale, Ariaudo ricorre a diversi media e dispositivi che, in virtù di piccole variazioni percettive, tendono a disturbare lo sguardo abituale dello spettatore. Dal 2015 Franco Ariaudo collabora con COLLI Independent Art Gallery di Roma. É membro del Progetto Diogene (Torino) dal 2011 e nel 2013 è stato artista residente presso Khoj, International Artist Association, Nuova Delhi, India nell’ambito della piattaforma Resò. Nel 2016 è stato invitato a Toruń, in Polonia, attraverso il progetto New Urban Archaeology di Kulturhauz per sviluppare la sua ricerca in-situ intitolata Derby, curata da Krzysztof Gutfrański. Ad agosto 2017 ha presentato al CCA Ujazdowski Castle di Varsavia una performance partecipativa dal titolo "Cubo Race", a cura di Anna Czaban. Recentemente ha presentato la mostra/progetto "Sportification, The Big Piano Smash” alla GAM - Galleria d’Arte Moderna di Torino, a cura di Elena Volpato.
Ariaudo è autore e curatore con Fabio Cafagna del libro “Del Lancio” (Viaindustriae, 2015), un’analisi sul gesto del lancio nella storia dell'arte e con Luca Pucci ed Emanuele De Donno del libro “Sportification, eurovisions, performativity and playgrounds”, una ricerca interdisciplinare focalizzata sull'analisi dei temi dello sport, della competizione e del gioco in relazione al vasto archivio dello show televisivo Giochi Senza Frontiere e la performing art dal 1965 ai giorni nostri. Uno dei suoi ultimi progetti è Il Giornale Ideale, una pubblicazione sotto forma di quotidiano in cui chiunque può pubblicare le proprie notizie ideali.