Veduta della mostra, “12 by 2“,Institut d’Art Contemporain, Villeurbanne/Rhône-Alpes, 2010
Courtesy dell’artista e Mai 36 Galerie, Zurigo Foto: Blaise Adilon, Lione
Pirelli HangarBicocca
presenta per la stagione primaverile la mostra “The Feeling of Things”, la più grande retrospettiva mai realizzata sul lavoro di Matt Mullican (Santa
Monica, California, 1951), uno degli artisti americani più riconosciuti, attivo
dall’inizio degli anni Settanta e pioniere dell’utilizzo dell’ipnosi come pratica performativa
nell’arte. Il progetto espositivo, che include migliaia di opere, immerge il
visitatore nell’articolata cosmologia dei “cinque mondi” concepita dall’artista: un singolare sistema
di rappresentazione della realtà composto da immagini, pittogrammi, icone,
codici, segni, simboli e colori. Un vocabolario visivo capace di interpolare tradizioni, studi
scientifici, credenze e culture di tempi e geografie differenti per interrogarsi
sulle questioni esistenziali di sempre e sugli aspetti più ermetici e profondi della vita.
In Pirelli HangarBicocca
vengono presentati oltre quarant’anni di lavoro di Matt Mullican a iniziare
dagli anni Settanta in cui frequenta, come allievo di John Baldessari, il
California Institute of the Arts di Valencia (USA), la scuola di belle arti
supportata, tra gli altri, da Walt Disney, fino ad opere recenti, del 2018,
realizzate appositamente per la mostra di Milano.
Un percorso che restituisce
nella sua totalità l’abbondante produzione dell’artista e la straordinaria
varietà di media utilizzati: sculture, grandi installazioni, opere su carta, in
vetro, pietra, metallo, manifesti, multipli ed edizioni, neon, fotografie,
dipinti eseguiti con la tecnica del frottage, video, performance, lightbox e
progetti al computer e di realtà virtuale. Oltre a un campionario iconografico
vastissimo: Mullican dà vita ai suoi personali pittogrammi (“Signs”).
attingendo da elementi tratti dal mondo dei film e dei fumetti, dalle icone
contemporanee di comunicazione, così come dalla segnaletica degli aeroporti, da
illustrazioni scientifiche, da immagini derivate da diverse tradizioni (come i
mandala hindu, immagini tantriche e simboli indiani hopi) e da altre di
carattere primordiale, relative anche all’idea di nascita e morte, del fato e
del destino.
La mostra, a cura di Roberta
Tenconi, occupa i 5.000 metri quadrati delle Navate di Pirelli HangarBicocca. I
visitatori sono invitati a percorrere questo spazio addentrandosi all’interno
di un’imponente struttura architettonica rettangolare, suddivisa in cinque aree
di diverso colore i cui tratti rimandano alle iconiche cosmologie dell’artista.
La pratica artistica di
Mullican si accompagna con due principali modi di operare con il costante
obiettivo di approfondire e esaminare la relazione tra realtà e percezione e
fornire una struttura a ogni aspetto della condizione umana. Il primo è
rappresentato dai “cinque mondi”, una vera e propria cosmologia con cui mostra
come la comprensione del reale sia una costruzione del tutto interiore e
forgiata dall’immaginazione: ogni mondo corrisponde a un diverso livello di
percezione ed è rappresentato da altrettanti colori. Verde per gli elementi
fisici e materici; blu per la vita quotidiana; giallo per le arti; nero per il
linguaggio e i segni; rosso per la comprensione soggettiva. Il secondo è
rappresentato dall’esplorazione dell’inconscio attraverso la pratica
dell’ipnosi e di stadi di profonda concentrazione. Nella condizione di trance
indotta, Mullican afferma di diventare un’altra persona diversa da se stesso,
That Person, un’entità senza età e asessuata, ma con una sua personalità e in
grado di realizzare opere.
Veduta della mostra, “12 by 2“,Institut d’Art Contemporain, Villeurbanne/Rhône-Alpes, 2010
Courtesy dell’artista e Mai 36 Galerie, Zurigo Foto: Blaise Adilon, Lione
Il percorso espositivo
inizia con quattro stendardi sospesi (banner), tra i più grandi mai realizzati dall’artista
e commissionati originariamente per gli spazi di Le Magasin di Grenoble nel
1990. Lungo la navata, inoltre, otto banner rossi – originariamente presentati
sulla facciata del Museum of Contemporary Art di Los Angeles – (Untitled, 1986)
e uno stendardo giallo parte della serie di dieci concepita per le imponenti
vetrate della Neue National Galerie di Berlino (Untitled, 2006) incorniciano lo
spazio secondo i colori e i simboli della cosmologia dei “cinque mondi”.
La prima area che si
incontra è formata da un ampio semicerchio di colore rosso, in cui vengono
presentate una serie di opere che scandagliano i meandri più remoti della
psiche e della soggettività dell’artista, introducendo la figura di That
Person, come Untitled (Learning from That Person’s Work) (2005). Il lavoro,
costituito da un grande labirinto di lenzuoli su cui sono incollati una serie
di disegni realizzati da That Person, mostra un intrico di testi, numeri,
immagini e diagrammi, che svelano alcuni aspetti della sua personalità.
La mostra prosegue con
l’area dedicata al tema della comunicazione e del linguaggio, rappresentata dal
colore nero, in cui viene esposta – su tavoli e su oltre centoventi
bulletinboard, il sistema espositivo largamente utilizzato dall’artista e
costituito da semplici piani di legno – un’incredibile raccolta di opere su
carta tra disegni, fotografie, progetti di libri, stampe
e pagine dei Notebook
ossessivamente compilate da Mullican. Tra queste spicca la serie di collage
tratti da fumetti, come Details from a Fictional Reality (1973) e Details from
an Imaginary Universe (1973): attraverso i ritagli delle strisce animate
l’artista si immagina l’esistenza dei
personaggi al di fuori, o prima, della storia stessa. L’idea di analizzare una
vita fittizia torna in Untitled (Birth to Death List) (1973), poetica
descrizione di un’anonima figura femminile dalla sua nascita alla morte in una
lunga sequenza di brevi enunciati. In questo spazio di colore nero vengono
anche presentati diversi libri in cui Mullican affianca testi, appunti, disegni
a immagini fotografiche o provenienti da internet o da celebri pubblicazioni.
Interamente dispiegati e affrancati con puntine nelle loro singole pagine sui
bulletinboard, la selezione include: Notating the Cosmology (1973-2008);
Untitled (Histoire Illustree de la Fonction Cerebrale) (2011); The Meaning of
Things (2014); Illustrated Anthology of Sorcery. Magic and Alchemy (2016) e Man
and his Symbols (2016). In occasione della mostra, inoltre, l’artista ha
riaperto il suo archivio fotografico, presentando per la prima volta una
selezione di oltre duemila fotografie, da quelle analogiche degli anni
Settanta, Ottanta e Novanta fino ai suoi scatti digitali più recenti.
Al centro del percorso
espositivo si trova l’area gialla, che simboleggia il mondo della cultura,
della scienza e dell’arte, in cui trova spazio una serie di opere che ripropone
l’ordine dell’intera mostra. La principale, matrice originaria
dell’esposizione, è M.I.T. Project (1990), una struttura meta architettonica,
in cui oggetti e materiali di diversa natura sono organizzati secondo un ordine
prestabilito. L’installazione è stata presentata per la prima volta presso il
Massachusetts Institute of Technology di Cambridge in occasione di una
personale dell’artista e successivamente in diverse varianti, tra cui una
esposta a documenta IX nel 1992 a Kassel, ed è ora parte della collezione del
MACBA di Barcellona. Questo progetto nasce inoltre dallo sviluppo di un lavoro
precedente, Computer Project (1989-1990), in cui in modo assolutamente
pionieristico per i tempi, Mullican crea una mappa virtuale di una città
immaginaria.
Veduta della mostra, “Matt Mullican: Organizing the World”, Haus der Kunst,
Monaco, 2011 Courtesy dell’artista e Mai 36 Galerie, Zurigo Foto: Jens Weber, Monaco
“The Feeling of Things”
prosegue con la sezione blu, dedicata al mondo della vita quotidiana, dove
l’artista ripropone il tema della città ideale, attraverso opere su carta, in
granito e in vetro, e lightbox. In Untitled (1989), restituzione di Computer
Project, Mullican crea una serie di lightbox, in cui sono presentate immagini e
vedute generate al computer tratte da questo lavoro. In questa area, inoltre,
viene mostrata una serie di film e video, dai primi girati in super 8 negli
anni Settanta, con cui Mullican descriveva il mondo attorno a lui, al celebre
Elevated (2005), poetico ritratto della città di New York composto a partire da
materiale found footage risalente al 1934 e con le musiche di David Lang.
Infine un’area circoscritta
di colore giallo, non accessibile al pubblico e visibile solo dall’esterno, è
stata pensata come studio ideale di That Person e dove si trovano oggetti
quotidiani ed elementi d’arredo che caratterizzano la sua vita, oltre a due
importanti sculture degli anni Settanta che rappresentano la stilizzazione di
una persona, Head and Body (1973) e Sleeping Child (1973).
La grande struttura architettonica si chiude
con l’area verde, che nella cosmologia di Matt Mullican rappresenta il mondo
naturale, della materia e degli elementi. Qui l’artista mostra una selezione di
oggetti readymade, come ossa, animali impagliati, pietre e minerali, ma anche
esemplari di generatori e macchine per la produzione di vapore, provenienti da
collezioni di musei cittadini – in questo caso, il Museo Nazionale della
Scienza e della Tecnologia e il Museo Civico di Storia Naturale. Nella sezione
sono inoltre presentate due delle prime opere di Mullican, Light Patterns
(1972) e Light Patters Under Green Light (1972), cartoncini di carta colorata
esposti a fonti differenti di luce, con cui viene indagata la natura della
percezione umana e la sua relatività.
Il percorso espositivo si
chiude nello spazio separato del Cubo con la presentazione di oltre settanta
Rubbings, dipinti eseguiti con la tecnica del frottage, composti a partire dal
1984, che ricoprono interamente le quattro imponenti pareti del Cubo. Di
notevole suggestione il Dallas Project (1987), originariamente concepito per il
Dallas Museum of Art e presentato qui nella sua terza versione (Dallas Project
(Third Version), 1987), che si compone di circa 400 fogli in bianco e nero, che
raccolgono l’intera cosmologia di Mullican. Tra gli altri grandi cicli viene
anche presentato Untitled (two into One becomes Three) (2011), opera di grandi
dimensioni in giallo e nero, oltre alle 449 tavole in magnesio incise di
Untitled (New Edinburgh Encyclopedia Project) (1991), rilievi delle pagine di
un’enciclopedia posseduta da Mullican e qui esattamente copiata, poste su 49
tavoli al centro della stanza.
“The Feeling of Things” è
accompagnata da un catalogo, focalizzato sulla produzione fotografica di Matt
Mullican, che per la prima volta presenta un compendio di tutte le fotografie
scattate dall’artista, da quelle analogiche degli anni Settanta, Ottanta e
Novanta, fino ai più recenti scatti digitali, che includono le vedute della
mostra di Milano, realizzate eccezionalmente dall’artista stesso. Il catalogo,
edito da JRP Ringier, include contributi testuali di Marie-Luise Angerer, Matt
Mullican, Anne Rorimer, Tina Rivers Ryan, Roberta Tenconi, James Wellington e
Helene Wyner.
Dallas Project (Third Version), 1987 Veduta dell’installazione, Le Magasin, Grenoble, 1990
Courtesy Mai 36 Galerie, Zurigo Foto: Georg Resteiger, Ginevra
Matt Mullican
Matt Mullican (Santa Monica,
California, 1951) vive e lavora tra Berlino e New York ed è professore di
Time-based Media presso la Hochschule für bildende Künste di Amburgo dal 2009.
Le sue opere sono state esposte in numerose istituzioni internazionali, tra
cui: Camden Arts Centre, Londra; The Kitchen, New York e Kunstmuseum
Winterthur, Winterthur (2016); Kunsthalle Mainz, Mainz (2014); Fondazione
Ratti, Como (2013); Haus der Kunst, Monaco (2011); Institut d’art contemporain,
Villeurbanne/Rhone-Alpes (2010); Metropolitan Museum of Art, New York (2009);
Tate Museum, Londra (2007); Ludwig Museum, Colonia (2005); Kunsthalle Basel,
Basilea e Kunstmuseum St. Gallen, San Gallo (2001); Museu Serralves Museu de
Arte Contemporanea, Porto (2000); Stedelijk Museum, Amsterdam (1998); Van
Abbemuseum, Eindhoven (1997); Centre for Contemporary Art - Ujazdowski Castle,
Varsavia e Kunsthalle Fridericianum, Kassel (1996); Nationalgalerie, Berlino e
IVAM, Centre del Carme, Valencia (1995); Wiener Secession, Vienna e Kunstverein
Hamburg, Amburgo (1994); List Art Center, M.I.T., Boston (1990); Magasin -
CNAC, Grenoble (1989); MOCA, Los Angeles (1989 e 1986). Ha partecipato a
diverse rassegne collettive, tra cui recentemente: 55a Biennale di Venezia
(2013); Singapore Biennale (2011); 28a Biennale di San Paolo e Whitney
Biennial, Whitney Museum, New York (2008).
Public Program | Matt
Mullican:
Giovedì 3 maggio: lecture di
Matt Mullican
Giovedì 10 maggio: concerto
con musiche di David Lang e proiezione del film di Matt Mullican
Sabato 26 maggio:
performance dell’artista con l’ipnotista Prof. Vicente De Moira
Il programma artistico
La mostra “The Feeling of
Things” è parte del programma artistico 2018, concepito dal Direttore Artistico
Vicente Todolí assieme al dipartimento curatoriale: Roberta Tenconi, Curatrice;
Lucia Aspesi, Assistente Curatrice; Fiammetta Griccioli, Assistente Curatrice.
La programmazione proseguirà
con la mostra di Mario Merz, “Igloos” (dal 25 ottobre 2018 al 24 febbraio 2019)
nelle Navate e di Leonor Antunes nello Shed (dal 14 settembre 2018 a gennaio
2019).
Pirelli HangarBicocca
Pirelli HangarBicocca è
un’istituzione no profit dedicata alla promozione e alla produzione dell’arte
contemporanea che riflette la cultura d’impresa di Pirelli e il suo impegno per
la ricerca, l’innovazione e la diffusione dei linguaggi contemporaneai. Con una
ricca e intensa programmazione, Pirelli HangarBicocca presenta mostre personali
dei più importanti artisti internazionali che si distinguono per il loro
carattere di ricerca e sperimentazione, oltre che un calendario di eventi
culturali e approfondimenti, garantendo al pubblico l’accesso gratuito allo
spazio.