L’autunno culturale
torinese si coloro dei meravigliosi capolavori della pittura italiana
dell’ottocento con le opere dei Macchiaioli.
Una stupenda carrellata di delicati lavori e di intima quotidianità sarà
proposta dal 27 Ottobre al 24 Marzo 2019 presso la GAM -Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea.
In questa fase storica
sempre di più il pubblico guarda alla storia dell’arte e ricerca la qualità e
la bellezza che ha fatto parte della tradizione artistica del nostro paese.
La GAM coglie così
l’occasione di proporre un momento di grande fascino indagando, con questa
esposizione, la
nascita e la stagione iniziale e più
felice della pittura macchiaiola, ossia il periodo che va dalla
sperimentazione degli anni Cinquanta dell’Ottocento ai capolavori degli anni
Sessanta, saranno i protagonisti della mostra che per la prima volta alla GAM - Galleria Civica d’Arte
Moderna e Contemporanea di Torino valorizzerà
il dialogo artistico tra Toscana, Piemonte e Liguria nella ricerca sul vero.
“I macchiaioli. Arte italiana verso la
modernità”, organizzata e promossa da Fondazione
Torino Musei, GAM Torino e 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE, a cura
di Cristina Acidini e Virginia Bertone, con il coordinamento
tecnico-scientifico di Silvestra
Bietoletti e Francesca Petrucci,
vede la collaborazione dell’Istituto
Matteucci di Viareggio e presenta circa 80 opere provenienti dai più importanti
musei italiani, enti e collezioni
private, in un ricco racconto artistico sulla storia del movimento, dalle
origini al 1870, con affascinanti
confronti con i loro contemporanei italiani.
L’esperienza
dei pittori macchiaioli ha costituito uno dei momenti più alti e significativi
della volontà di rinnovamento dei
linguaggi figurativi, divenuta prioritaria alla metà dell’Ottocento. Fu a Firenze che i giovani frequentatori del
Caffè Michelangiolo misero a punto la ‘macchia’. Questa coraggiosa sperimentazione
porterà a un’arte italiana “moderna”, che ebbe
proprio a Torino, nel maggio del 1861, la sua prima affermazione alla
Promotrice delle Belle Arti. Negli anni della sua proclamazione a capitale del Regno d’Italia, Torino
visse una stagione di particolare fermento culturale. È proprio a questo
periodo, e precisamente nel 1863,
che risale la nascita della collezione civica d’arte moderna - l’attuale GAM -
che aveva il compito di documentare l’arte allora contemporanea.
A intessere un
proficuo dialogo con la pittura macchiaiola è la prestigiosa collezione
ottocentesca della GAM, che favorisce un’inedita occasione di studio. In questa prospettiva
un’attenzione particolare viene restituita ad Antonio Fontanesi, nel bicentenario della nascita, agli artisti
piemontesi della Scuola di Rivara (Carlo Pittara, Ernesto
Bertea, Federico Pastoris e Alfredo D’Andrade) e ai liguri della Scuola dei Grigi (Serafino De Avendaño, Ernesto Rayper),
individuando nuovi e originali elementi di confronto con la pittura di Cristiano Banti, Giovanni Fattori, Telemaco Signorini, Odoardo Borrani, protagonisti di questa cruciale stagione
artistica.
IL PERCORSO
Il percorso
prenderà il via con il racconto della
formazione dei protagonisti, necessario per far apprezzare a pieno il
contributo innovativo dei Macchiaioli all’interno della storia dell’arte. Dalle
opere di pittori e maestri accademici di gusto romantico o purista, come Giuseppe Bezzuoli, Luigi Mussini, Enrico
Pollastrini, Antonio Ciseri, Stefano Ussi, ai giovani futuri
macchiaioli come Silvestro Lega, Giovanni Fattori, Cristiano Banti, Odoardo
Borrani: attraverso il confronto delle opere sarà evidenziata la loro
educazione tradizionale, rispettosa dei grandi esempi rinascimentali.
A punteggiare
la mostra è la partecipazione delle opere scelte alle prime Promotrici di Belle Arti e alla prima Esposizione nazionale di
Firenze del 1861; sullo sfondo è la
visita all’Esposizione Internazionale di Parigi del 1855, che fu un
avvenimento decisivo per i giovani macchiaioli, suscitando grande curiosità ed
emulazione nei confronti della nuova visione “oggettiva” e diretta. In questa cornice, sarà presentato al
pubblico il dialogo che sospinse alcuni
artisti tra Piemonte, Liguria e Toscana a condurre le ricerche “sul vero”.
Furono anni di sperimentazione in
cui le ricerche sul colore-luce, condotte en
plein air, crearono un comune denominatore tra pittori legati in gruppi e
cenacoli, di cui l’esempio più noto fu quello dei Macchiaioli toscani.
Si affronta
quindi la sperimentazione della macchia
applicata al rinnovamento dei soggetti storici e di paesaggio, con opere
degli anni Cinquanta e dei primi Sessanta, durante i quali talvolta gli amici
si trovavano vicini a dipingere lo stesso soggetto da angolature di poco
variate, così da evidenziare il loro percorso comune e il proficuo dialogo
intessuto in quegli anni di profondi mutamenti non solo artistici, ma politici
e culturali in senso ampio.
A seguire si
propongono le scelte figurative dei
macchiaioli dall’Unità d’Italia a Firenze capitale e gli ambienti in cui maturò il linguaggio macchiaiolo: dalle
movimentate estati trascorse a Castiglioncello,
nella tenuta di Martelli, ai più pacati pomeriggi autunnali e primaverili a Piagentina, nell’immediata periferia
fiorentina, ove gli artisti si erano ritirati a lavorare al riparo dalle
trasformazioni della Firenze moderna, accentuate dal 1865 dal suo ruolo di
capitale dell’Italia unita.
L’ultimo
capitolo del viaggio affianca alle opere l’esperienza cruciale di due riviste:
il «Gazzettino delle Arti del Disegno»,
pubblicata a Firenze nel 1867, e l’«Arte
in Italia», fondata due anni dopo a Torino e che accompagna le vicende
artistiche italiane sino al 1873. Sulle colonne del «Gazzettino» Martelli,
Signorini e altri critici presentano il loro sensibile e acuto spirito di
lettura nei confronti delle espressioni contemporanee europee e la
consapevolezza di una ulteriore svolta evolutiva della pittura, che si lascia
alle spalle il pur glorioso linguaggio della macchia, che, a quel punto,
mostrava di aver compiuto il suo ruolo innovatore. Un impegno sul fronte della
critica destinato idealmente a proseguire sul mensile «L’arte in Italia»,
rivista che contribuì al rinnovamento dell’ambiente artistico piemontese con
personalità come Giovanni Camerana, tra i più lucidi sostenitori delle ricerche
sul vero condotte da Fontanesi e dalla Scuola di Rivara. Ciò che la mostra
restituisce è quindi l’occasione non solo per ammirare capolavori assoluti della pittura macchiaiola, ma permetterne una
migliore comprensione sottolineando il
dialogo che ha unito gli artisti di
varie parti d’Italia nella ricerca tesa alla modernità.