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Da oggi è possibile visitare presso lo spazio Ersel la mostra "Forever Green Mark Rothko & friends", curata da Chiara Massimello, dedicata al colore del nostro Tricolore, con opere di Mark Rothko e “amici”, gli artisti che hanno usato il colore che Piet Mondrian definiva invece inutile. Dopo “White Not” e “Red”, Ersel, in collaborazione con Robilant+Voena e alcuni collezionisti privati, propone nei suoi nuovi spazi espositivi una panoramica sul tema del colore verde, dalla pittura antica all’astrazione.
La bella mostra, in programma fino al 26 Novembre, accoglie opere di Bertozzi & Casoni, Remo Bianco, Giulio Boetto, Maurizio Cattelan, Ceretti-Derossi-Rosso, Giulia Crespi “Cerana”, Hsiao Chin, Roberto Crippa, Gerardo Dottori, Tano Festa, Lucio Fontana, Franco Garelli, Peter Halley, Cesare Maggi, Luigi Mainolfi, Mario Merz, Armando Marrocco, Aldo Mondino, Gianfranco Pardi, Giuseppe Pelizza da Volpedo, Tania Pistone, Mauro Reggiani, Mimmo Rotella, Mark Rothko, Salvo, Sergio Sarri, Paolo Scheggi, Mario Schifano, Tino Stefanoni, Hendrik Frans van Lint, Francesco Zuccarelli.
Ersel ritorna a parlare d’arte nel mese in cui la città ospiterà Artissima e gli ATP Finals e lo fa con una mostra che parte dal colore come unico motivo e vero pretesto per accostare dipinti, disegni e sculture di epoche molto diverse tra loro. Dal Seicento al XXI secolo. Forever Green.
Nella corte dei Musei Reali di Torino da alcune settimana sono state poste alcune possenti riproduzione dei capolavori di maestri come Canova e Michelangelo, espressione dell’iconografica classica, la cui purezza marmorea contrasta con l'intervento creativo dell'artista Fabio Viale.
L'artista cuneese ha infatti agito su queste celebri statue con uno spirito eccentrico realizzando una serie di tatuaggi colorati, provocatori, che emergono dalla superficie delle statue.
La mostra che si intitola "In Between" è una parte è presente anche all'interno dei Musei Reali di Torino, nel famoso Salone delle Guardie Svizzere, presso la Cappella della Sindone e nell'Armeria Reale.
Il progetto è stata realizzato con la collaborazione della Galleria Poggiali, è sarà fruibile fino al 9 gennaio 2022.
Corpus Domini, foto dell'allestimento, Basheski - Edoardo Valle
Oggi a Palazzo Reale di Milano apre la mostra "Corpus Domini. Dal corpo glorioso alle rovine dell'anima" curata da Francesca Alfano Miglietti.
Ci saranno 111 opere – installazioni, sculture, disegni, dipinti, videoinstallazioni e fotografie – di 34 artisti riconosciuti a livello internazionale - alcune delle quali vere icone del contemporaneo, esposte per la prima volta in Italia, per raccontare la molteplicità della rappresentazione dell’essere umano.
Il titolo si riferisce alla scomparsa del ‘corpo vero’ a favore del ‘corpo dello spettacolo’: da un Corpo Glorioso - il corpo della consapevolezza, della ribellione, dell’alterità - al Corpo del Contemporaneo - da un lato nella sua declinazione di corpo della società dello spettacolo e dall’altro nelle sue forme più poetiche: il corpo dell’esodo, del lavoro, della moltitudine silenziosa.
“Il confine tra reale e immaginario è sempre meno riconoscibile, tanto da assorbire la realtà dentro uno schermo, come dimostra l’ossessiva presenza degli schermi nella nostra vita: schermi piatti delle televisioni e dei computer, dei videogiochi, degli smartphone.” afferma la curatrice, che prosegue: “Lo schermo annulla la distanza tra lo spettatore e la scena, lo invita a immergersi dentro, gli offre una realtà a portata di mano, ma su cui la mano non ha alcuna presa.”
In circa mille metri quadrati di superficie si snoda un percorso espositivo che analizza l’insorgere nella contemporaneità di nuove forme di rappresentazione, ponendo l’attenzione sullo storico passaggio dal corpo vivo protagonista della Body Art al corpo rifatto dell’Iperrealismo, sul mutamento dei canoni estetici della rappresentazione, e sulla potente evocazione dell’individuo mediante i suoi resti, le sue tracce, i suoi rivestimenti. Un racconto che vuole riflettere sulla crisi dell’esperienza sensoriale provocata dall’avvento di una cultura che propone corpi perfetti, modificati, ripensati, prodotti e ri-prodotti ed essenzialmente finti.
In mostra opere di AES+F, Janine Antoni, Yael Bartana, Zharko Basheski, Joseph Beuys, Christian Boltanski, Vlassis Caniaris, Chen Zhen, John DeAndrea, Gino de Dominicis, Carole A. Feuerman, Franko B, Robert Gober, Antony Gormley, Duane Hanson, Alfredo Jaar, Kimsooja, Joseph Kosuth, Charles LeDray, Robert Longo, Urs Lüthi, Ibrahim Mahama, Fabio Mauri, Oscar Muñoz, Gina Pane, Marc Quinn, Carol Rama, Michal Rovner, Andres Serrano, Chiharu Shiota, Marc Sijan, Dayanita Singh, Sun Yuan & Peng Yu, Gavin Turk.
Moltissimi gli artisti in prima persona, i musei, le fondazioni, gli archivi, le gallerie private e i collezionisti che hanno collaborato in Italia e all’estero alla ‘costruzione’ della mostra, che per la prima volta ripensa al concetto di umanità dopo lo scioccante periodo provocato dal Covid19.
Dalle opere di iperrealisti storici, si approda ad altre tipologie narrative, dove il corpo è evocato più che rappresentato, dove sembra essere svanito lasciando solo le tracce del suo esserci stato; l'essere umano viene evocato attraverso i suoi abiti, oggetti del suo lavoro o del suo essere nomade, così come i frammenti corporei, e la sua mutazione, che rispecchiano le mutevoli condizioni sociali del mondo contemporaneo.
Una menzione speciale va fatta a Christian Boltanski, scomparso da poco, che sarà in mostra con l’opera Le Terril Grand-Hornu (2015).
Una sezione fondamentale è quella dedicata a Lea Vergine: una sorta di stanza “privata” in collaborazione con l’Archivio Lea Vergine in cui saranno esposte opere, alcune delle quali hanno caratterizzato il suo percorso critico, e poi libri, documenti e fotografie che testimoniano la sua preziosa e singolare ricerca nel campo della Body Art, che rimane un riferimento imprescindibile nella narrazione relativa al corpo.
Per l’occasione sarà pubblicato un catalogo illustrato, bilingue (italiano – inglese), Marsilio Editori, che contiene un saggio della curatrice e i contributi di Vincenzo Argentieri, Franco Berardi “Bifo”, Furio Colombo, Francesca Giacomelli, Gianfranco Ravasi, Massimo Recalcati, Chiara Spangaro, Gino Strada, Moreno Zani.
Un particolare ringraziamento va ai prestatori: gli artisti, i musei e le fondazioni (Atene, The National Museum of Contemporary Art (EMST); Bolzano, Museion; Catania, Fondazione Brodbeck; Milano, Fondazione Prada; United States, Hall Art Foundation), gli archivi (Foligno, Archivio Gino de Dominicis; Milano, Archivio Lea Vergine); Roma, Archivio Fabio Mauri), le gallerie (Atene, Kalfayan Galleries; Brescia, Galleria Apalazzo; Bruxelles, Nathalie Obadia; Londra, Frith Street Gallery; Londra, Richard Saltoun; Milano, Lia Rumma; Milano, Raffaella Cortese; New York, Luhring Augustine; New York, Metro Pictures; New York, Pace Gallery; Parigi e New York, Peter Freeman; Parigi, Noirmont Art Productions; Parigi, Mor Charpentier; San Giminiano, Galleria Continua; Venezia, Bel-Air Fine Arts).
Un ringraziamento per la sponsorizzazione tecnica al Grand Hotel et De Milan e a Butterfly Transport e per il sostegno ad Humana People to People Italia e il suo team per aver creato ponti e aver pensato a una collaborazione con un ente del terzo settore per la realizzazione dell'opera di Boltanski.
La mostra è promossa e prodotta da Palazzo Reale, Comune di Milano-Cultura in collaborazione con Marsilio Arte e con Tenderstories.
Da oggi a Palazzo Barolo in Torino, prende avvio l'evento espositivo "The light of the darkness", mostra personale di Emilio Fantin, uno dei momenti del progetto Risvegli a cura di Gabi Scardi con Katherine Desjardins (Chicago) proposto dal Centro Itard Lombardia. Il progetto è realizzato grazie al sostegno dell’Italian Council (VIII edizione, 2020), programma di promozione internazionale dell’arte italiana della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura.
La ricerca dell’artista si sofferma sulle forme del sensibile e dell’esistenza immateriale, indagando le relazioni tra fatti e sogni, tra attività sensoriale e costruzione dell’immagine interiore, tra vita e morte; nella convinzione che flussi, impulsi, intenzioni e movimenti di pensiero, sebbene soggettivi e invisibili, costituiscano l’origine dei fatti concreti e manifesti. Al centro del progetto c’è l’indagine a lungo termine che l’artista conduce sugli stati di coscienza desta, di sogno, di sonno.
Questa ricerca ha portato Fantin anche all’ambito del coma, coinvolgendo una serie di persone, tutte reduci da tragici traumi ma capaci di esprimere forza vitale e nuovi orizzonti. Tra i temi centrali del lavoro ci sono dunque il rapporto con il corpo, il vivere situazioni di anomalia, la possibilità di costruire una seconda esistenza dopo un cambiamento radicale.
Se si hanno dei dubbi sull'importanza dei musei proprio in questi giorni IKEA con la diffusione de suo museo in formato digitale conferma il valore della conservazione e dello studio del passato.
Il IKEA Museum Digital è stato costruito pensato per un pubblico vario proponendo non solo il materiale ma anche curando gli aspetti narrativi, i contenuti e una fruibilità molto ampia.
Sempre più in bilico fra arte e pubblicità ecco una mostra di arte contemporanea presso il sito Patrimonio dell'Umanità dell'Unesco delle Piramidi al Cairo, risalente a 4.500 anni fa, che miscela artisti locali e internazionali, fra i tanti JR e Lorenzo Quinn, organizzata da Artdegypt.
Che dire come sempre non si capisce se serve più al sito o agli artisti e se soprattutto sia arte.