Il prossimo 7 dicembre 2019 a Verona si festeggeranno i 50 anni di attività della galleria Studio la Città; la sua fondatrice, Hélène de Franchis, ha deciso di segnare il traguardo raggiunto, con una mostra curiosa, dal titolo volutamente provocatorio.
Quello che non ho venduto…, è un’esposizione curata da Marco Meneguzzo che mette assieme un’eterogenea selezione di opere di Stuart Arends, Pier Paolo Calzolari, Vincenzo Castella, Lucio Fontana, Jacob Hashimoto, Emil Lukas, David Simpson, Ettore Spalletti, solo per citarne alcuni.
Un vecchio adagio del mondo dell’arte recita che la ricchezza dei galleristi sta in ciò che non hanno venduto, piuttosto che in quello che hanno venduto, nel senso che il tempo – sempre galantuomo – rivaluta enormemente quelle opere che al momento della loro esposizione in galleria non sono state capite, perché troppo anticipatrici o difficili, e sono rimaste in magazzino (o quelle opere che il gallerista ha deciso di tenere per sé …). Quel che Hélène non ha venduto – o non ha voluto vendere – è una nuova mostra, attualissima, che è il sunto di cinquant’anni di scelte, e la sintesi di cinquant’anni di autoritratti. Il curatore descrive così la genesi della mostra, come una sorta di percorso lungo cinquant’anni, le cui tappe fondamentali sono costituite da lavori emblematici degli artisti che hanno contribuito alla definizione del personalissimo “stile” di Hélène de Franchis. Nel testo che accompagna
la mostra, Meneguzzo individua a ragion veduta un comune denominatore sia per i pezzi esposti che, più in generale, per tutti i progetti artistici proposti da Studio la Città nell’arco di cinquant’anni: sobrietà ed eleganza.
E’ come se gli artisti della galleria, i più assidui, promettessero sempre qualcosa al di là di quanto espongono, un surplus di significato che può essere scoperto quando quella specie di naturale ritrosia viene aggirata dall’empatia dello spettatore.
Ripercorrendo le stagioni della galleria, questa mostra realizza al contempo l’autoritratto di una gallerista, ma anche un viaggio attraverso varie correnti dell’arte contemporanea italiana e internazionale, dagli anni ’50 ad oggi. Dalle ceramiche di Lucio Fontana, passando poi per l’astrattismo monocromo e iridescente di David Simpson, attraverso i grandi nomi dell’Arte Povera con i neon di Pier Paolo Calzolari, le sculture di Ettore Spalletti, fino ai più recenti lavori degli americani Emil Lukas e Jacob Hashimoto.
Questo è solo un piccolo assaggio del panorama che si offrirà agli occhi del visitatore a partire dal 7 dicembre: l’elenco completo degli artisti e delle opere in mostra, come anche l’allestimento che coinvolgerà l’intero spazio espositivo, saranno celati fino alla data di inaugurazione. Non si pensi a Quello che non ho venduto...come una mostra collettiva tout court, ma piuttosto come un evento-sorpresa dall’esito completamente inaspettato.
Per l’occasione verrà proposto in mostra, un video/documentario, frutto di un lungo lavoro di ricerca e selezione negli archivi di Studio la Città, realizzato attraverso il montaggio di immagini d’epoca, dagli esordi della galleria nei primi anni ‘70 ad oggi (a cura di Pelicula Snc).
Periodo espositivo: 7 dicembre 2019 > 15 febbraio 2020
Sede: Studio la Città, Lungadige Galtarossa 21, 37133 Verona
Orari: da martedì a sabato, dalle 9:00 alle 13:00 e dalle 14:00 alle 18:00