Attaccapanni (di Napoli) di Luciano Fabbro
Oggi si inaugura all'Ermitage di San Pietroburgo una mostra dal titolo "Arte povera: una rivoluzione creativa" ideata dal Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea iniziativa quadriennale di collaborazione fra i due importanti enti culturali.
La mostra ospita un consistente corpus di opere di Arte povera appartenenti alle collezioni del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea e della GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino. Sono esposte anche opere provenienti da importanti collezioni tra le quali quelle in comodato al Museo della Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT e della Fondazione Francesco Federico Cerruti per l’Arte. La mostra è realizzata altresì in stretta collaborazione con gli artisti e i loro archivi.
Allestita nel Palazzo d’Inverno e nel cortile principale dell’Ermitage, la rassegna propone un importante nucleo di opere dell’Arte povera, corrente artistica italiana nata nella seconda metà degli anni Sessanta e riconosciuta a livello internazionale come momento creativo tra i più qualificanti del Ventesimo secolo.
Il termine Arte povera, coniato nell’estate del 1967 dal critico e curatore Germano Celant, si ispira al concetto di “teatro povero” del regista teatrale polacco Jerzy Grotowsky.
Nella seconda metà degli anni Sessanta, nel pieno del “miracolo italiano” e dello sviluppo della società dei consumi, emerge una generazione di artisti italiani che contestano la pittura e la scultura tradizionali abbracciando materiali e tecniche semplici capaci di incanalare energie primarie nelle loro opere e di celebrare l’esperienza materiale e fisica del mondo. Così facendo, questi artisti superano la dialettica natura/cultura e creano le prime installazioni d’arte contemporanea, un’assoluta novità per l’epoca. Il movimento riunisce alcuni artisti provenienti da Torino, Genova, Bologna, Roma e Milano che impiegano tecniche semplici come coprire un pavimento appena lucidato con dei giornali (Fabro), fare ricamare una stoffa (Boetti), fare un calco in gesso (Paolini), lavorare a maglia (Marisa Merz), o si servono di materiali inusuali e umili come carbone (Kounellis), fascine di legno e vetro (Mario Merz), e processi semplici come il formarsi del ghiaccio (Calzolari), il rispecchiarsi (Pistoletto), la torsione (Anselmo) o l’azione di reazioni chimiche (Zorio). Nel cinquantenario dei movimenti contestatari del Sessantotto, quest’arte rivoluzionaria, ma non ideologica, celebra la vitalità del mondo e le sue trasformazioni al Museo Ermitage che fu teatro, nell’ottobre 1917, dell’assalto al Palazzo d’Inverno, momento iniziale della Rivoluzione russa.
Il Palazzo d’Inverno - parte del complesso di costruzioni che compongono il Museo dell’Ermitage - è uno dei maestosi edifici della reggia imperiale che per due secoli fu residenza ufficiale degli Zar Romanov, la cui struttura monumentale doveva rappresentare la magnificenza e il potere dell’Impero russo. Fatto erigere nel Settecento per la Zarina Elisabetta di Russia, il Palazzo d’Inverno fu completato solo dopo la sua morte, quando Caterina la Grande salì al trono. La Zarina Caterina, grande collezionista, fece costruire un piccolo rifugio - cui dette il nome di Petit Ermitage (dal francese antico hermit) - in cui amava appartarsi circondata dalle opere d’arte acquistate in Europa. L’imponente crescita della collezione richiese la costruzione di altri edifici che potessero ospitarla, e da quel momento sotto il nome Ermitage fu compreso l’intero complesso, che oggi ospita il museo più importante al mondo per il numero di opere presenti in collezione.
Venere degli stacci di Michelangelo Pistoletto
La rassegna Arte povera: una rivoluzione creativa a cura di Carolyn Christov-Bakargiev, Direttore del Catello di Rivoli e Dimitri Ozerkov, Curatore dell’Ermitage per il contemporaneo, propone un consistente nucleo di opere di Giovanni Anselmo (Borgofranco d’Ivrea, 1934), Alighiero Boetti (Torino, 1940 – Roma, 1994), Pier Paolo Calzolari (Bologna, 1943), Luciano Fabro (Torino, 1936 – Milano, 2007), Jannis Kounellis (Pireo, Grecia, 1936 – Roma, 2017), Mario Merz (Milano, 1925 – Torino, 2003), Marisa Merz (Torino, 1926), Giulio Paolini (Genova, 1940), Pino Pascali (Bari, 1935 – Roma, 1968), Giuseppe Penone (Garessio, 1947), Michelangelo Pistoletto (Biella, 1933), Emilio Prini (Stresa, 1943 – Roma, 2016) e Gilberto Zorio (Andorno Micca, 1944). Di notevole importanza è inoltre l’allestimento di una sezione dedicata ai movimenti artistici che precedono e che sono stati propedeutici all’Arte povera in cui sono presenti lavori di Alberto Burri (Città di Castello, 1915 - Nizza, 1995), Lucio Fontana (Rosario di Santa Fé, Argentina, 1899 – Comabbio, 1968) e Piero Manzoni (Soncino, 1933 – Milano, 1963). Il percorso espositivo è concluso da una sezione di materiali d’archivio selezionati e raccolti dal CRRI (Castello di Rivoli Research Institute) per la mostra.
La rassegna comprende una grande scultura in bronzo e pietra che Giuseppe Penone, tra i protagonisti del movimento, ha allestito nel cortile principale dell’Ermitage. L’opera a forma di albero nei cui rami appaiono sospese delle pietre, Idee di Pietra – 1372 Kg di luce (2010), si mimetizza tra gli alberi reali presenti nella corte e segna l’incontro e la continuità dell’umano con la natura. Tra i capolavori assoluti dell’arte del Ventesimo secolo, la mostra comprende, oltre all’albero di Penone, Neon nel cemento (1967-69) di Anselmo, Attaccapanni (di Napoli) (1976-77) di Fabro, Igloo con albero (1968-69) di Mario Merz, Apoteosi di Omero (1970-71) di Paolini, Venere degli stracci (1967) di Pistoletto e Tenda (1967) di Zorio.
L’Arte povera rimane attuale “poiché sinonimo di libertà artistica e di pensiero profondamente ecologico, qualcosa a cui guardare quando si tenta di formulare nella cultura una resistenza alla società ipertecnologica dei consumi del nostro mondo artificiale globalizzato”, ricorda Carolyn Christov-Bakargiev. “Per questi artisti”, continua, “natura e cultura sono reciprocamente definite e correlate dal momento che la natura è un concetto culturale, mentre la cultura non è esente dalla natura ma è soggetta alle sue regole. Questo atteggiamento è particolarmente rilevante oggi, in un’epoca in cui si assottigliano i confini tra il naturale e l’artificiale. Gli artisti dell’Arte povera hanno unito il fascino per la vita quotidiana con il rispetto e l’interesse per la tradizione dell’arte attraverso i secoli creando un corpus di opere originali, non convenzionali e non dogmatiche. Diffidenti nei confronti di manifestazioni artistiche troppo intellettualistiche o troppo virtuosistiche, erano convinti che l’incoerenza apparente potesse configurarsi come un valore positivo e creativo se interpretato con rispetto per la complessità della vita. Hanno ampliato i campi della pittura, della scultura, del disegno, della performance e della fotografia, passando spesso da un mezzo e da una tecnica a un’altra senza preoccuparsi di trovare uno stile unico e condiviso”.
Antonella Parigi, Assessora alla Cultura e Turismo Regione Piemonte, afferma “Questa mostra è il primo importante risultato della partnership che l’anno scorso abbiamo siglato tra le istituzioni culturali del nostro territorio e il Museo Ermitage. Un’esposizione di ampio respiro, che conferma la rilevanza internazionale del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea e rappresenta un’occasione privilegiata per valorizzare una delle correnti artistiche che più caratterizzano il nostro territorio, l’Arte Povera, e che fanno del Piemonte un punto di riferimento a livello nazionale e internazionale. Un traguardo di cui non possiamo che essere orgogliosi e una tappa importante della nostra collaborazione con una delle principali istituzioni culturali europee, l’Ermitage, che proseguirà anche nei prossimi anni”.
“E’ motivo di grande orgoglio per Lavazza vedere la mostra“Arte Povera: una rivoluzione creativa prendere vita qui all’Ermitage di San Pietroburgo, a 50 anni dalla nascita di una corrente artistica che ha rivoluzionato l’arte contemporanea” – afferma Francesca Lavazza, Membro del Consiglio di Amministrazione dell’omonima azienda. “Grazie all’inaugurazione di una retrospettiva di tale rilievo, Lavazza prosegue il sodalizio pluriennale con il celebre museo e compie un ulteriore passo a favore di progetti legati al mondo artistico-culturale che contribuiscono a creare programmi unici e di grande interesse a livello mondiale”.
Il percorso espositivo, visitabile dal 17 maggio al 16 agosto, è costituito da cinquantasette opere e installazioni che celebrano il movimento artistico che tanto influenza gli artisti di oggi.
La mostra è organizzata dal Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea con il Museo Statale Ermitage e con la collaborazione della GAM di Torino per i prestiti.