Il Forum dell’arte contemporanea italiana — organizzato dal Centro per l'Arte Contemporanea Luigi Pecci e tenutosi a Prato dal 25 al 27 settembre 2015 — è nato da diverse esigenze: capire perché l’arte italiana abbia difficoltà ad affermarsi sul piano internazionale e a competere allo stesso livello degli altri paesi; dibattere su molteplici temi complessi (dai rapporti tra pubblico e privato alla messa in discussione dei meccanismi di nomina del curatore del Padiglione nazionale alla Biennale, dalla mancanza di dibattito critico al ripensamento dell’offerta didattica delle accademie e delle università); creare un network allargato e condiviso per formulare proposte che possano migliorare il nostro sistema e renderlo competitivo; intraprendere un percorso su scala nazionale, che prosegua anche dopo il forum, per sviluppare le proposte e trovare risposte concrete.
Confermate tutte le previsioni della vigilia dell’apertura del forum: 42 coordinatori, 400 relatori, oltre 1000 partecipanti provenienti da tutta Italia e dall’estero, centinaia di ore di registrazioni audio e video delle discussioni ai tavoli e agli incontri plenari di cui comincia ora e continuerà nel corso delle prossime settimane la pubblicazione sul sito www.forumartecontemporanea.it sotto forma di documenti audio e sintesi testuali.
L’incredibile adesione, che ha visto presente in massa sia la nuova generazione sia gli operatori da lungo tempo attivi nell’ambito dell’arte contemporanea italiana, ha testimoniato come la necessità di aprire uno spazio di confronto sincero e consapevole sia, in questo momento in Italia, un’esigenza diffusamente condivisa. Il primo importante risultato del Forum è stata dunque l'ampia partecipazione, favorita anche dalla metodologia adottata: la suddivisione in tavoli tematici che ha alimentato il coinvolgimento e la discussione capillare e analitica, mentre i momenti di restituzione in plenaria al Teatro Metastasio hanno aiutato a convergere progressivamente verso sintesi e proposte.
La struttura dei tavoli come sfida e opportunità
La tripartizione della discussione ai tavoli (criticità, obiettivi, proposte) ha spinto i relatori a indirizzarsi verso conclusioni propositive, cercando di evitare derive di
retorica individualista. Naturalmente alcuni temi hanno favorito il raggiungimento di punti concreti, altri, più generici, non potevano che restare sul piano dell’analisi, della denuncia, dell’auspicio. Difficile è stato tener fede al principio iniziale di pensare ipotesi progettuali che potessero essere realizzate in autonomia, senza dovere fare riferimento a istituzioni e organizzazioni esterne. La maggior parte delle conclusioni dei tavoli, inevitabilmente, ha fatto riferimento a budget e decisioni legislative che dovranno essere prese da organismi amministrativi, locali o nazionali.
Le proposte specifiche
Molte le proposte specifiche scaturite dai tavoli:
auspicio di una progettazione di medio/lungo periodo il più possibile condivisa(dal tavolo: Per una cultura del fundraising);
capitalizzare l’esperienza degli italiani all’estero (dal tavolo: Cervelli, corpi e progetti in fuga);
uscire dal falso problema del “conteggio” del pubblico e porsi piuttosto obiettivi chiari ma plausibili, lavorare maggiormente sui programmi che accompagnano
le mostre e non solo sulle mostre stesse (dal tavolo: Quantità di pubblico vs qualità della proposta).
In molti tavoli si sono proposti di aprire un dialogo con vari ministeri, oltre che col Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, per promuovere cambiamenti normativi a vari livelli. Ad esempio si ritiene necessaria la costituzione di un fondo indipendente nel quale far confluire i proventi derivati dalla legge del 2% dedicata al finanziamento dell’arte nella sfera pubblica (dal tavolo: Famigerata e invisibile: la legge del 2%) o l’istituzione di una commissione per la nomina del curatore del Padiglione Italia della Biennale di Venezia, che includa anche professionisti stranieri, così da favorire anche la visibilità dell’arte italiana all’estero (dal tavolo: Il Padiglione Italia: come salvarlo dal ridicolo).
Vi sono poi obiettivi legislativi specifici nell’ambito privato: l’armonizzazione europea dell’IVA, del diritto di seguito e delle tasse su importazioni ed esportazioni di opere d’arte; l’estensione della notifica da 50 a 100 anni; eliminare l’IVA per le opere al di sotto dei 10.000 euro per promuovere la giovane arte italiana (dal tavolo: Quale mercato per l’arte?); la defiscalizzazione totale delle donazioni per incentivare donazioni e supporto filantropico e (dal tavolo: Le fondazioni private sono le nuove istituzioni) l’estensione dell’art bonus per la creazione artistica contemporanea (dal tavolo: Grants: incentivare una buona pratica).
Al di là delle questioni specifiche, alcune significative tendenze hanno attraversato tutto il Forum e possono essere considerate posizioni generali:
1. Indipendenza della cultura dalla politica
La prima è la separazione tra politica e cultura, o, per essere più precisi, fra potere politico e produzione culturale, l’ormai ineluttabile riconoscimento della necessità che tra le due sfere si collochi un arm's length, la distanza di un braccio che garantisca la piena indipendenza di operatori e scelte artistiche dalle strategie di politica generale. È quanto è emerso con forza dal tavolo specifico Separare politica e arte, un'urgenza, ma che si è declinato un po’ in tutti i tavoli che abbiano anche solo sfiorato il tema, da quello su Censura e autocensura a quelli più specifici sui concorsi o sul Padiglione Italia della Biennale di Venezia, che reclamavano la necessità di commissioni costituite da addetti ai lavori. Ormai il sistema dell’arte italiano, su quest’argomento, è maturo, e riconosce chiaramente come influenze esterne e condizionamenti clientelari non possano che sminuire e infiacchire i progetti artistici che devono invece crescere nella piena libertà e autonomia culturale.
2. Formazione come base per lo sviluppo
Il secondo punto che ha attraversato un po’ tutto il Forum è stata la necessità di promuovere con decisione la qualità della formazione, sia per i produttori (artisti, curatori...) che per il pubblico. L’educazione artistica in genere, e la coraggiosa applicazione di nuove metodologie nelle scuole, nelle Accademie e nelle Università, come nelle istituzioni espositive, la creazione di nuovi percorsi educativi come mezzo fondamentale per la diffusione delle arti visive; tutto ciò contribuirà all’affrancamento della cultura dalle logiche mediatiche dell’audience e dell’offerta turistica.
3. Necessità di relazioni
Il terzo punto è la necessità di rafforzare da un lato le relazioni con la società, con le comunità del territorio e col settore privato, promuovendo la dimensione inclusiva dell’arte contemporanea, e dall’altro sia i legami con il sistema della produzione artistica oltreconfine — favorendo l’accesso di artisti e pubblico alle piattaforme internazionali — sia i legami tra le diverse discipline, promuovendo una maggior transdisciplinarietà.
4. Costruire reti e comunità
Infine, una questione importante che i vari tavoli del Forum hanno quasi sempre toccato è stata la necessità di costituirsi in reti, di costruire gruppi di lavoro e osservatori, continuando la discussione per elaborare proposte migliori e sempre più adeguate. Su quest’argomento si è manifestata una parziale frattura tra la giovane e la vecchia
generazione, più incline a costituirsi in comunità la prima, più individualista la seconda.
Ma la maggior parte dei tavoli ha dichiarato che intende dare continuità al lavoro fin qui svolto, sottolineando una complessiva unità. Nei tre giorni a Prato è stata manifestata infatti da più parti la necessità che il Forum diventi una piattaforma permanente, che coordini il proseguimento dei tavoli di lavoro nei prossimi mesi con chi ha già partecipato e si apra a chi voglia aderire in futuro. La creazione di una comunità e di reti di fiducia è elemento essenziale per la costruzione di un progetto credibile e di uno scambio di pensieri efficace: in qualche modo si sta costituendo una sorta di “intelligenza esterna”, indipendente dalle singole volontà, che sta continuando a lavorare e produrrà cambiamenti sostanziali.
Il futuro: dal Forum permanente all’Arts Council italiano
I tavoli non si chiuderanno con la conclusione del Forum, ma saranno il punto di riferimento per la continuazione di una discussione condivisa, un luogo che raccoglierà l’esperienza e le idee e le rilancerà verso iniziative, proposte e approfondimenti. Altre istituzioni si renderanno disponibili ad accogliere alcuni tavoli, magari divisi per aree, al fine di continuare il lavoro.
In questo senso il Forum si dà un orizzonte di prosecuzione a tre livelli Il primo, il più semplice e immediato: costituirsi in Forum permanente. È questo ciò che
già avviene con la trasformazione del sito dedicato al Forum (www.forumartecontemporanea.it) in piattaforma di condivisione e di scambio e la continuazione dei tavoli di discussione sia in modo virtuale che, in qualche occasione specifica, concreto. Il Forum continuerà i suoi compiti di analisi e di proposta, e diverrà un organo di coordinamento e monitoraggio delle buone pratiche, pronto a intervenire qualora certe regole di trasparenza e correttezza non siano attuate. Questo non necessita di grandi investimenti: il Centro Pecci di Prato si è già dato disponibile a porne le basi con l’auspicio che altre istituzioni si associno secondo modalità che siano loro consone.
Il secondo livello richiede un impegno economico e organizzativo più considerevole e una volontà politica chiara. Si tratta della costituzione di un’agenzia di promozione dell'arte italiana, sul modello ad esempio della Pro Helvetia, che sostenga la creatività italiana, in particolar modo all'estero.
Il terzo livello è la costituzione di un Arts Council italiano, un organismo capace di lavorare strategicamente ed efficacemente, in modo coordinato ma indipendente dal dicastero, attuando così la separazione tra cultura e potere politico più volte auspicata durante il Forum di Prato.
Da comitato promotore a comitato coordinatore
Il Forum è stato il luogo in cui tutti hanno avuto la stessa voce, coordinatori, relatori e pubblico. I cinque promotori iniziali – Ilaria Bonacossa, Fabio Cavallucci, Anna Daneri, Cesare Pietroiusti e Pier Luigi Sacco – sentono il dovere di continuare il loro compito di coordinamento almeno finché non saranno stati raggiunti i primi risultati.
Come necessario segnale di allargamento, vengono integrati al gruppo iniziale cinque coordinatori — Alessandra Casadei, Antonella Crippa, Pietro Gaglianò, Silvia Simoncelli e Chiara Vecchiarelli — a cui è stato attribuito il compito di rappresentare le macroaree nel momento della sintesi conclusiva al Teatro Metastasio il 27 settembre scorso.