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25/10/25

Nayland Blake da Matthew Marks



 Oggi si conclude la mostra "Nayland Blake" , alla galleria Matthew Marks al 522 e 526 di West 22nd Street. Per decenni, Nayland Blake ha dato un contributo fondamentale all'arte contemporanea e alla cultura queer come artista, curatore, scrittore e docente. La mostra si articolerà in tre parti e sarà la più grande esposizione del suo lavoro a New York degli ultimi vent'anni.



Nayland Blake: Sex in the 90s esamina le opere fondamentali di Blake, create nel mezzo della crisi dell'AIDS e delle guerre culturali degli anni Novanta. Curata da Beau Rutland, questa parte della mostra presenta oltre venticinque sculture, video e disegni che esplorano la sessualità, il genere, la razza e le storie queer. Molte delle opere sono esposte per la prima volta in quasi trent'anni.



All'interno: curata da Nayland Blake , la seconda parte della mostra comprende opere di quattordici artisti: Joseph Cornell, Vincent Fecteau, Richard Foreman, Robert Gober, Felix Gonzalez-Torres, Janet Olivia Henry, Ray Johnson, Wangechi Mutu, Edward Plunkett, Betye Saar, Lucas Samaras, Judith Scott, Nancy Shaver e Frederick Weston.

24/10/25

Bartoux a Venezia



La francese Galeries Bartoux ha aperto un nuovo spazio a Venezia, nella famosa zona del miglio d'arte, fra il Peggy Guggehim e l'Accademia.

Uno spazio d’eccezione, ben 1.200 m² di emozioni, ospitato in un ex teatro del XVI secolo, dove l’arte contemporanea dialoga con l’anima eterna della Serenissima, con galleria d'arte, giardino, Art Caffè e spazio immersivo.

Questo nuovo concept riunirà una galleria d'arte che metterà in mostra i nostri artisti iconici e nuovi talenti, un Art Caffè e uno spazio immersivo nell'ex cinema, per un'esperienza artistica straordinaria!

Galeries BartouxCampo de la Carità, Ponte dell'Accademia, Dorsoduro

23/10/25

Quando il contemporaneo chiude...

 


Molti musei aprono, ma qualcuno chiude, o almeno si trasferisce. E' quello che succede nella Fiandre dove la collezione del M HKA (Anversa) sarà trasferita nello SMAK di Gand, che diventerà il Museo Fiammingo di Arte Contemporanea e Attuale. 

Questa nuova programmazione nasce dalla volontà di ottimizzare le risorse e i fondi per un progetto più ampio, tutto questo però a sollevato molte polemiche sia occupazionali che politiche. Vedremo gli sviluppi..

22/10/25

Paolo Roversi da Pace Gallery


La galleria Pace presente a New York una bella mostra su Paolo Roversi presso i suoi spazi al 508 di West 25th Street a New York.

Fruibile fino al 25 ottobre, questa retrospettiva incentrata sulle opere realizzate da Roversi tra i primi anni Novanta e oggi, mette in luce i rapporti dell'artista con i suoi numerosi collaboratori nel settore della moda.

Una selezione di fotografie realizzate negli ultimi 35 anni che offre l'occasione per indagare il suo articolato lavoro sulla ritrattistica, ma non solo. 


21/10/25

Donazione Cy Twombly alla GNAM di Roma


Da alcuni giorni la Cy Twombly Foundation ha fatto dono alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea di alcune importanti opere dell'artista, e della sua collezione, che ora sono state allestite in una sala omaggio. 

Il progetto prevede :

- 12 nuove opere entrano nella collezione permanente, tra cui un Picasso

- Un progetto di riqualificazione del laboratorio di restauro

- Il finanziamento di un corso post lauream internazionale per la conservazione delle opere su carta

Un progetto dal valore complessivo di 42,5 milioni di dollari, che rafforza il ruolo della Galleria non solo come principale polo italiano per la conoscenza e la valorizzazione di Cy Twombly ma anche come centro propulsore per l’arte contemporanea e la formazione specialistica.




CS

La Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea e la Cy Twombly Foundation annunciano un accordo che prevede, da parte della Fondazione, la donazione di 12 opere che entreranno nella collezione permanente del museo, stimate complessivamente in 39.500.000,00 dollari. Tra queste, undici di Cy Twombly, a cui verrà prossimamente dedicata una sala, e una di Pablo Picasso, “Nu Debout”, pastello su carta del 1906.

Oltre alle opere l’accordo, sottoscritto l’11 giugno 2025 dalla Direttrice della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea Renata Cristina Mazzantini e dal Presidente della Cy Twombly Foundation Nicola Del Roscio, prevede anche una donazione in denaro, in totale circa 3 milioni di dollari alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea da parte della Fondazione, per la riqualificazione del laboratorio di restauro e l’istituzione di un master e di borse di studio che sa- ranno intitolati al pittore americano.

L’artista è noto per le sue opere d’arte che restituiscono riferimenti culturali, storici e poetici – in particolare all’antichità classica – attraverso forme e segni astratti. Nato Edwin Parker Twombly, Jr. il 25 aprile 1928 a Lexington, in Virginia, studia dapprima con Pierre Daura e con Marion Junkin alla Washington and Lee University ed in seguito si forma presso l’Arts Students League di New York e il Black Mountain College in North Carolina, dove stringe legami duraturi con artisti come Robert Rauschenberg, John Cage e Merce Cunningham. Dal 1957 l’artista si stabilisce a Roma dove nel 1958 ha la sua prima mostra personale italiana alla Galleria La Tartaruga di Plinio De Martiis. Negli stessi anni realizza anche diverse importanti opere, tra cui “Olympia”, “Arcadia”, “Blue Room” e “Sunset” (1957).

Realizzate a Roma tra il 1957 e il 1963, le opere di Cy Twombly che arricchiranno il patrimonio pubblico dello Stato Italiano sono di eccezionale interesse storico-artistico. Tra queste uno dei suoi capolavori, “Untitled” (1959-1961), opera di grandi dimensioni (197,5 x 234,8 cm) eseguita a matita, pittura a olio, pastelli a cera su tela.

Per quel che riguarda la donazione in denaro, 1.475.000,00 dollari, sarà destinata alla ristrutturazione e all’ammodernamento del laboratorio di restauro presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea con l’acquisto di nuovi macchinari, arredi, materiali e strumentazioni, oltre che alla sua messa in sicurezza. L’accordo include l’impegno a mantenere aperto, attivo e pienamente operativo il laboratorio, che sarà intitolato a Cy Twombly, salvo le eventuali esigenze di manutenzione ordinaria o straordinaria.

Un’ulteriore donazione di 1.475.000,00 dollari sarà finalizzata all’istituzione, gestione e organizzazione per quindici anni, tramite un accordo con un primario ente di formazione terzo, di un master annuale di specializzazione in restauro delle opere d’arte su carta riconosciuto dal Ministero dell’Istruzione e del Merito, presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, intitolato all’artista, oltre che all’erogazione di borse di studio e all’organizzazione di un evento annuale dedicato al master. Questa attività porterà la GNAMC a diventare un innovativo centro di ricerca sulla conservazione delle opere d’arte contemporanea su carta.

Maggiori dettagli saranno annunciati durante una conferenza stampa che si terrà dopo l’estate presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea.


20/10/25

L’altra pittura - Gianni Asdrubali


Le gallerie A arte Invernizzi e Artra hanno inaugurato mercoledì 24 settembre 2025, la mostra Gianni Asdrubali. L’altra pittura, a cura di Lorenzo Madaro.

La mostra, articolata nelle due sedi delle gallerie, con cui l’artista dialoga intensamente da decenni, diviene una antologica in grado di tracciare i punti focali imprescindibili di tutta la sua ricerca sin dagli esordi. Le due sezioni sono una in continuità con l’altra con incroci, tangenze speciali e a volte intrecci che le connettono costantemente.


Gianni Asdrubali (Tuscania, 1955) sviluppa la propria ricerca con convinzione dai primissimi Ottanta, rimanendo già in quegli anni autosufficiente e originale, fuori da ogni possibile categoria di riferimento, lontana dagli ismi e da ogni perimetro critico/curatoriale, fatta eccezione per l’Astrazione povera teorizzata da Filiberto Menna includendo oltre allo stesso Asdrubali anche Mariano Rossano, Bruno Querci e altri artisti.

19/10/25

Fondation Cartier apre i suoi nuovi spazi nel cuore di Parigi

Vue de la façade du nouveau bâtiment de la Fondation Cartier pour l’art contemporain, 2, place du Palais-Royal, Paris 
@ Jean Nouvel / ADAGP, Paris, 2025. Photo © Luc Boegly

Col titolo "Exposition Générale: Una nuova mappa della creazione contemporanea" la Fondation Cartier di Parigi apre un nuovo capitolo in un innovativo spazio accanto al Louvre. 

L'opening si svolgerà questo fine settimana con una serie di eventi tra cui l'apetura di una mostra che alcuni delle opere della sua favolosa collezione. Una opportunità di scoprire e riscoprire quasi 600 opere di oltre 100 artisti provenienti da tutto il mondo, tra cui Claudia Andujar, James Turrell, Sarah Sze, Olga de Amaral, Junya Ishigami, Solange Pessoa, David Lynch, Annette Messager, Cai Guo-Qiang, Diller Scofidio + RENFRO e Chéri Samba. Riflettendo la diversità degli impegni artistici della Fondation Cartier e la sua apertura al mondo, l'Esposizione Generale mette in luce le caratteristiche chiave della sua collezione, che si è andata formando nel corso della sua programmazione, e ripercorre quarant'anni di creazione contemporanea internazionale. 

La mostra è organizzata attorno a quattro grandi gruppi tematici, delineando una mappa alternativa della creazione contemporanea che reinterpreta il modello dell'enciclopedia museale: un laboratorio architettonico temporaneo (Macchine Architettoniche), una riflessione sui mondi viventi e la loro conservazione (Essere Natura), uno spazio per sperimentare materiali e tecniche (Fare Cose) e narrazioni prospettiche che fondono scienza, tecnologia e finzione (Un Mondo Reale).

Accanto a questi temi, altri gruppi e presentazioni di opere svelano le traiettorie e gli approcci individuali o collaborativi di alcuni dei principali artisti della Collezione.

La Fondation Cartier pour l'art contemporain, 2, place du Palais-Royal, Paris © Martin Argyroglo


La mostra prende il titolo dalle mostre organizzate dai Grands Magasins du Louvre a partire dalla fine del XIX secolo nell'edificio oggi occupato dalla Fondation Cartier, costruito nel 1855 per la prima Esposizione Universale. Vetrine di modernità, questi eventi, che riuniscono oggetti e merci provenienti da ogni orizzonte, hanno contribuito ad ampliare il campo culturale e la circolazione di nuove conoscenze. Proseguendo questa tradizione, la Fondation Cartier ha affidato l'allestimento dell'Esposizione Generale allo studio Formafantasma, che si è ispirato alla storia dei sistemi espositivi.

Il loro progetto esplora e attualizza la dimensione sociale e sperimentale di questi eventi commerciali, che hanno accompagnato l'evoluzione delle pratiche museali.

Per scoprire gratuitamente l'Esposizione Generale e i nuovi spazi della Fondation Cartier sabato 25 e domenica 26 ottobre 2025, la prenotazione è obbligatoria e soggetta a disponibilità su fondationcartier.com 

18/10/25

Divine Egypt al Met



Alcuni giorni fa ha preso avvio una nuova stupenda mostra al Met dal titolo  "Divine Egypt". Un progetto speciale dedicato al tema del Divino e di come la società egiziana dell'epoca viveva questo rapporto che era articolato e complesso nella sua rappresentazione e nella vita quotidiana. La mostra include magnifiche opere d'arte egizia antica mai esposte prima, molte delle quali in prestito da istituzioni come il Museum of Fine Arts di Boston, il Musée du Louvre di Parigi e la Ny Carlsberg Glyptotek di Copenaghen. 



Saranno inoltre esposte oltre 140 opere provenienti dall'iconica collezione d'arte egizia del Met.I pezzi forti spaziano da sculture imponenti a un sorprendente pettorale in oro e lapislazzuli (le sostanze di cui si credeva fossero fatti i corpi degli dei) a dettagliate sculture in metallo e legno. 



Una statua in oro massiccio del dio Amon adornerà una ricostruzione di una barca divina, un tipo di imbarcazione che ospitava la principale divinità di un tempio e che veniva portata in processione per le strade durante le feste in modo che le persone potessero comunicare direttamente con il dio. Ogni sezione della mostra offrirà un'opportunità immersiva per esaminare i modi in cui i re e il popolo dell'antico Egitto si riconoscevano e interagivano con i loro dei e con la complessa rappresentazione.

17/10/25

Chemnitz Cultural Capital


Quest'anno è Chemnitz la Capitale Europea della Cultura. Per l'occasione è stato ideato un ampio progetto che sta arrivando alla fine con oltre 1000 eventi, fra feste, incontri, conferenze, mostre, che hanno mobilitato le diverse realtà, da quelle più territoriale a sguardi internazionali. 

In particolare alcuni progetti sono stati ideati per restare nel tempo e apportare nuove strategie e risorse, uno fra tanti il PURPLE PATH, pensato come un tracciato che si apre al territorio con diversi interventi artistici oltre all'apertura di diversi spazi o riallestimenti di realtà già esistenti. 

Il prossimo anno saranno Oulu in Finland e Trenčín in Slovakia.




16/10/25

La Fata Morgana a Palazzo Morando



Da sempre la Fondazione Nicola Trussardi ha animato con speciali eventi la realtà culturale milanese, spesso con iniziative particolarmente interessanti come questa nuova proposta a  Palazzo Morando | Costume Moda Immagine con la mostra Fata Morgana: memorie dall’invisibile,  che si è aperta lo scoro mercoledì 8 ottobre 2025. 




L'evento ideata e prodotta dalla Fondazione Nicola Trussardi è curato da Massimiliano Gioni, Daniel Birnbaum e Marta Papini e sarà fruibile fino al 30 novembre 2025. Un progetto che va oltre l'idea dell'opera artistica e abbracci adiverse visioni da quella scientifica a quella mitologica, spirituale. 


Particolarmente articolata e vasta la selezione delle opere di tantissimi artisti: Hilma af Klint, Eileen Agar, Aloïse (Aloïse Corbaz), Giulia Andreani, Kenneth Anger, Antonin Artaud, Wilhelmine Assmann, Annie Besant, Hildegard von Bingen, Kerstin Brätsch, André Breton, Marguerite Burnat-Provins, Marian Spore Bush, Claude Cahun, Chiara Camoni, Milly Canavero, Guglielmo Castelli, Ferdinand Cheval, Judy Chicago, Fleury-Joseph Crépin, Maya Deren, Fernand Desmoulin, Marcel Duchamp, Germaine Dulac, Cecilia Edefalk, Max Ernst, Minnie Evans, Madame Favre, Olga Fröbe-Kapteyn, Chiara Fumai, Dominique Fung, Linda Gazzera, Madge Gill, Anna Hackel, Gertrude Honzatko-Mediz, Georgiana Houghton, Anna Mary Howitt Watts, Victor Hugo, Hector Hyppolite, Emma Jung, Corita Kent, Pierre Klossowski, Emma Kunz, Ethel Le Rossignol, Sheila Legge, Augustin Lesage, Lars Olof Loeld, Goshka Macuga, Diego Marcon, James Tilly Matthews, Henry Michaux, Lee Miller, Jacob Mohr, Sister Gertrude Morgan, Jill Mulleady, Nadja (Léona Delcourt), Louise Nevelson, Eusapia Palladino, Paulina Peavy, Stanisłava Popielska, Carol Rama, Man Ray, Victorien Sardou, Marianna Simnett, Hélene Smith (Catherine-Elise Müller), Kiki Smith, Lily Stockman, Rosemarie Trockel, Gustave Pierre Marie Le Goarant de Tromelin, Kaari Upson, Andra Ursuța, Giuseppe Versino, Vanda Vieira-Schmidt, Günter Weseler, Johanna Natalie Wintsch, Adolf Wölfli, Anna Zemánkovà, Unica Zürn.

15/10/25

Gabriel Chaile - Esto es América

 


Fino al 18 Ottobre la Galleria Marianne Boesky presenta "Esto es América, o qual é o limite?" , una mostra con le nuove opere di Gabriel Chaile (nato nel 1985 a San Miguel de Tucumán, Argentina), alla sua prima mostra personale a New York, Chaile mette in scena una nuova serie di sculture in adobe con un profondo significato politico. 

Lavorando con materiali organici carichi di simbolismo, Chaile crea sculture di grandi dimensioni che reinterpretano il linguaggio formale e materiale delle comunità indigene del Nord-Est dell'Argentina. Agendo sia come antropologo che come narratore in tutta la sua pratica, Chaile indaga quella che definisce la "genealogia della forma": l'idea che le forme si ripetano nel corso della storia della cultura visiva, assumendo un nuovo significato in ogni contesto ricorrente. Incorporando queste forme in tutta la sua opera – e alludendo alla loro moltitudine di referenti – Chaile commemora e rivitalizza allo stesso tempo le tradizioni e le pratiche dei suoi antenati e della sua comunità. 

Per  Esto es América, o qual é o limite?  Chaile presenta un gruppo di sculture in adobe di grandi dimensioni, prodotte in loco a New York, accompagnate da una serie di disegni a carboncino su tela e fotografie che documentano le recenti proteste del No Kings Day a cui l'artista ha assistito durante una residenza presso Tinworks Art a Bozeman, nel Montana. Al centro della galleria, una scultura in adobe di grandi dimensioni, la cui forma suggerisce quella di una lucertola o di un uccello gigante, colto nel mezzo di una sorta di trasformazione, schiera quattro forme antropomorfe di forni per il pane in adobe. Insieme, le cinque sculture formano un'enigmatica processione, marcia o forse protesta. Le superfici delle sculture sono rifinite con intricate costellazioni di disegni a linee nere, tutti portatori di strati di significato così densi da diventare quasi impossibili da decifrare. 



La protesta del No Kings Day a cui Chaile assistette in Montana divenne rapidamente fonte di ispirazione per la sua successiva mostra. Basandosi sulla crescente produzione dell'artista di grandi forme in argilla, le nuove sculture di  Esto es América, o qual é o limite  evocano le imbarcazioni indigene diffuse in tutte le Americhe – da Point Barrow, nella regione più settentrionale dell'Alaska, alla Terra del Fuoco, l'arcipelago più meridionale del Sud America – accomunate dalla loro materialità terrena e dal senso di "primitivismo". Mentre le precedenti sculture di Chaile erano in gran parte forme statiche, verticali, quasi ieratiche, le nuove opere di  Esto es América, o qual é o limite  incarnano un ritrovato senso di dinamismo. Nel contesto dell'immaginario della protesta, le sculture assumono una qualità antropomorfica, formando una marcia a sé stante: forme un tempo statiche ora permeate di vita.  

Sulle pareti della galleria, Chaile include una serie di fotografie e disegni che conferiscono ulteriore significato e contesto alle sculture. Realizzati direttamente su tela montata sulle pareti mentre le sculture in adobe si asciugavano, i disegni a carboncino riecheggiano le forme che si trovano sulle superfici delle opere: ulteriori disegni densi e intricati che trattengono storie nascoste e ricordi oscurati. Le fotografie documentano una protesta del Giorno dei Re. "Ciò che mi ha colpito", ha detto Chaile, "è stato il modo in cui protestavano: persone in piedi in silenzio sui marciapiedi con cartelli spesso ambigui. Sono rimasto anche sorpreso dalla diversità di età – anziani, bambini, giovani adulti – per lo più bianchi. Osservando dall'auto, ho percepito una sorta di allineamento – non necessariamente con l'opposizione politica, ma con il messaggio più profondo: un appello a una convivenza più inclusiva". 

 Il titolo della mostra – metà in spagnolo ( Esto es América )  e metà in portoghese ( o qual é o limite?) – attraversa lingue e geografie e, come l'opera stessa di Chaile, è ricco di significati. In spagnolo, la sua lingua madre, Chaile afferma: "Questa è l'America". In portoghese, lingua che Chaile sta attualmente imparando mentre vive in Portogallo, pone una domanda: "Qual è il limite?", contraddicendo immediatamente la sua precedente affermazione. In questa miscela di lingue coloniali che ha rimodellato i continenti chiamati "America", Chaile si chiede quali limiti ci permetterebbero di vivere insieme – quali confini potrebbero supportare la coesistenza anziché seminare divisione. Il movimento suggerito dalle sculture, quindi, diventa un invito all'azione mentre la genealogia della forma di Chaile emerge per resistere alla propria cancellazione, per richiedere il cambiamento che consentirà la sua continua coesistenza.



INFORMAZIONI SU GABRIEL CHAILE

Gabriel Chaile ha esposto ampiamente in tutto il mondo. Il suo lavoro è stato oggetto di presentazioni personali e di due artisti al Berkeley Art Museum e al Pacific Film Archive, Berkeley, CA; Kunsthalle Lissabon, Lisbona, Portogallo; il Museo de Arte Moderno di Buenos Aires, Argentina; il Museo Nacional de Bellas Artes, Buenos Aires, Argentina; Fondo Nazionale delle Arti; Buenos Aires, Argentina; Centro Culturale Recoleta, Buenos Aires, Argentina; Nuovo Museo Energía de Arte Contemporáneo, Buenos Aires, Argentina. La sua opera pubblica su larga scala  The Wind Blows Where it Wishes  è stata presentata sulla High Line di New York nel 2023. Il lavoro di Chaile è stato incluso nella Biennale di Venezia e nella Biennale di Arte Contemporanea di Coimbra nel 2022 e nella Triennale del New Museum nel 2021. Ha partecipato a mostre collettive alla Fondation Thalie, Bruxelles, Belgio; Centro de Creación Contemporánea de Andalucía, Spagna; Spazio di Arte Contemporanea, Montevideo, Uruguay; Centro Culturale Recoleta, Buenos Aires, Argentina; Museo di Arte Moderna di Cuenca, Ecuador; Museo de Arte Contemporáneo Latinoamericano, La Plata, Argentina; Museo dell'Università Nazionale di Tucumán, Argentina. Il lavoro di Chaile è incluso nelle collezioni del Museo de Arte Latinoamericano de Buenos Aires, Argentina; la Fondazione Costantini, Buenos Aires, Argentina; Collezione Thyssen-Bornemisza, Madrid, Spagna; e Fondazione Kadist, Parigi, Francia. Ha studiato Belle Arti presso l'Università Nazionale di Tucumán. L'artista vive e lavora tra Buenos Aires, Argentina e Lisbona, Portogallo.  


13/10/25

40 Saatchi Gallery




Celebrando quattro decenni di arte contemporanea innovativa, The Long Now è una vasta mostra collettiva che presenta nuove opere di artisti iconici strettamente legati alla dinamica storia della Galleria, insieme a voci fresche di una nuova generazione. Sarà inaugurata il prossimo 5 Novembre e sarà visitabile fino al 1 Marzo 2026

Distribuita su due piani e nove importanti spazi espositivi, la mostra presenta commissioni speciali, installazioni, dipinti e sculture, e culmina con l'iconica opera 20:50 di Richard Wilson . Pietra miliare nella storia della Saatchi Gallery, 20:50 è stata esposta in tutte le sedi precedenti della Galleria e ora, per la prima volta, è presentata all'ultimo piano.

Riempiendo lo spazio con olio motore riciclato, crea un ambiente a specchio che disorienta e affascina allo stesso tempo. Nel contesto dell'attuale crisi climatica, l'opera assume una nuova risonanza, invitando a riflettere sulla fragilità del nostro ambiente, della comunità e dell'incertezza ambientale.


The Long Now prende il nome dal concetto di promuovere il pensiero a lungo termine e di sfidare la cultura dell'usa e getta. Opere di nuova creazione si affiancano a pezzi storici che rimangono di grande impatto e attualità, proseguendo la tradizione della Saatchi Gallery di esporre l'arte del presente e offrendo agli artisti lo spazio per realizzare idee ambiziose.

La mostra si apre con opere che esplorano il processo e la creazione di segni – un gesto umano fondamentale reinterpretato da Alice Anderson, Rannva Kunoy e Carolina Mazzolari. Questo spirito di sperimentazione permea le opere di Tim Noble, André Butzer, Dan Colen, Jake Chapman e Polly Morgan, che esplorano soggetti, stile e dimensioni.

Al centro si erge la monumentale opera di Jenny Saville, Passage (2004). Unendo forza e bellezza, esemplifica la sua ambizione di "essere una pittrice della vita moderna e dei corpi moderni". L'opera consolida l'energia della mostra, invitando a un incontro potente e intimo con la forma umana.



La pittura, una costante nel programma della Saatchi Gallery, è ulteriormente rappresentata da Alex Katz, Michael Raedecker, Ansel Krut, Martine Poppe e Jo Dennis, insieme a voci nuove ed emergenti che continuano ad ampliare le possibilità di questo mezzo espressivo.
Le installazioni immersive spostano l'attenzione dalla visione alla partecipazione . YARD di Allan Kaprow , con la sua disposizione caotica di pneumatici, incoraggia il movimento e il gioco, mentre Golden Lotus (Inverted) di Conrad Shawcross, un'opera sospesa , trasforma un'auto d'epoca in una scultura cinetica, stimolando una riflessione sulla trasformazione, l'azione e il ruolo dello spettatore.

La mostra solleva questioni di tecnologia e futuro, con Chino Moya, Mat Collishaw e Tom Hunter che riflettono su sorveglianza, automazione e intelligenza artificiale, considerando come il mondo digitale permea la vita contemporanea.

I temi della fragilità e del cambiamento climatico si intrecciano ovunque. Il Bardo fratturato di Gavin Turk suggerisce il decadimento culturale e il precario equilibrio tra permanenza e collasso, mentre le opere di Olafur Eliasson, Chris Levine e Frankie Boyle utilizzano la luce per creare momenti di contemplazione. Le preoccupazioni ambientali sono esplorate da Edward Burtynsky, Steven Parrino, Peter Buggenhout, Ibrahim Mahama, Ximena Garrido Lecca e Christopher Le Brun, che affrontano i temi dell'estrazione, dello spreco e del rinnovamento.


A cura di Philippa Adams (Direttore Senior, Saatchi Gallery 1999-2020).

Artisti in primo piano: Alice Anderson, Olivia Bax, Frankie Boyle, Edward Burtynsky, Peter Buggenhout, André Butzer, Jake Chapman, Mat Collishaw, Dan Colen, John Currin, Jo Dennis, Zhivago Duncan, Olafur Eliasson, Rafael Gómezbarros, Ximena Garrido-Lecca, Damien Hirst, Tom Hunter, Henry Hudson, Alex Katz, Allan Kaprow, Maria Kreyn, Ansel Krut, Rannva Kunoy, Christopher Le Brun, Chris Levine, Ibrahim Mahama, Carolina Mazzolari, Jeff McMillan, Misha Milovanovich, Polly Morgan, Ryan Mosley, Chino Moya, Tim Noble, Alejandro Ospina, Steven Parrino, Martine Poppe, Michael Raedecker, Sterling Ruby, Jenny Saville, Conrad Shawcross, Soheila Sokhanvari, John Squire, Dima Srouji, Gavin Turk, Richard Wilson, Alexi Williams Wynn.

12/10/25

Frieze o Art Basel Paris


Con la Brexit Londra ha perso il suo primato europeo sull'arte, scalzata da una Parigi sempre più ricercata e agguerrita. Vediamo se anche quest'anno il confronto fra le due fieri top europee, Frieze e Art Basel Paris, sarà ri-confermata la ville lumiere o se riporterà l'ago sulla capitale inglese. 

Il mercato è in una fase stagnante, tanti segnali di una recessione sia sul fronte economico che di pubblico, che pare oramai annoiato da questi grandi eventi consumistici. Le fiere tentano ora la carta della qualità e di una certa profondità di valori, ci riusciranno a superare questa crisi?

11/10/25

Amy Sillman ripensa la collezione del Kunstmuseum di Berna

 


Quest'anno a ripensare la stupenda collezione del Kunstmuseum di Berna è stata invitata l'artista newyorkese Amy Sillman (nata nel 1955 a Detroit), che lavora principalmente con la pittura e il disegno, approcciandosi a questi mezzi con uno sguardo nuovo e un senso più ampio di trasformazione dei materiali. L'artista lavora sia analiticamente che improvvisando, combinando l'amore per la forma con un rigoroso processo di editing e contagiando la pittura con le complicazioni di sentimenti imbarazzanti, umorismo, autoironia e dubbio. Così facendo, mette in scena un saggio più ampio sul pensiero all'interno dell'astrazione e costruisce un processo radicalmente aperto di trasformazione dei materiali.


Nel corso degli anni, la pratica artistica di Sillman si è estesa oltre lo studio in molte direzioni diverse, includendo conferenze, scritti, pubblicazioni e, più recentemente, progetti curatoriali e interventi con collezioni museali. In occasione della sua mostra personale " Amy Sillman. Oh, Clock!" (fino al 2 febbraio 2025), l'artista ha realizzato un'installazione speciale, selezionata dalla collezione del Kunstmuseum Bern, che rimarrà aperta al pubblico fino al 2 novembre 2025. Guidata da considerazioni di forma, colore, scala e relazioni site-specific, Sillman ha installato tutte le opere insieme sullo sfondo attivato dei suoi dipinti murali improvvisati realizzati in loco. In questo modo, ha ripensato l'astrazione non in termini cronologici o tematici, ma con un intreccio più ampio e audace di epoche, continenti e media, e tra gli oggetti d'arte e l'architettura stessa del Kunstmuseum.


In mostra opere di: Etel Adnan, Esther Altorfer, Cuno Amiet, Hans Arp, Silvia Bächli, Monika Baer, ​​Alice Bailly, Ericka Beckman, Christian Boltanski, Louise Bourgeois, Miriam Cahn, Leidy Churchman, Rineke Dijkstra, Kees van Dongen, Piero Dorazio, Franz Eggenschwiler, Michaela Eichwald, Valie Export, Fischli/Weiss, Joel Fisher, Suzan Frecon, Pia Fries, Tatjana Gerhard, Augusto Giacometti, Thomas Hirschhorn, Alexej von Jawlensky, Ernst Ludwig Kirchner, Paul Klee, Jutta Koether, Thomas Kovachevich, Lee Krasner, Alfred Kubin, Maria Lassnig, Fernand Léger, Otto Meyer-Amden, Heinz Mollet, Auguste de Niederhäusern, Meret Oppenheim, Mai-Thu Perret, Sigmar Polke, Man Ray, Pamela Rosenkranz, Irene Schubiger, Kurt Seligmann, Amy Sillman, Nicolas de Staël, Sophie Taeuber-Arp, Amelie von Wulffen e Franz West.

10/10/25

Man Ray al Met

 


Un breve ma interessante documentario sulla stupenda mostra su Man Ray al Met di New York attualmente in corso.



L'artista americano Man Ray (1890-1976) è stato un visionario noto per i suoi esperimenti radicali che hanno spinto i limiti della fotografia, della pittura, della scultura e del cinema. Nell'inverno del 1921, sviluppò il rayografo, una nuova versione di una tecnica utilizzata per scattare fotografie senza l'ausilio della macchina fotografica. Posizionando oggetti sopra o vicino a un foglio di carta fotosensibile, che esponeva alla luce e sviluppava, Man Ray trasformava soggetti riconoscibili in composizioni meravigliosamente misteriose. Introdotte nel periodo tra Dada e Surrealismo, le qualità magiche e trasformative dei rayografi portarono il poeta Tristan Tzara a descriverli come la cattura dei momenti "in cui gli oggetti sognano".

La mostra è la prima a mettere in relazione questo capolavoro con il più ampio corpus di opere di Man Ray degli anni Dieci e Venti. Attingendo alle collezioni del Met e a oltre 50 prestatori statunitensi e internazionali, la mostra presenta circa 60 rayografie e 100 tra dipinti, oggetti, stampe, disegni, film e fotografie – tra cui alcune delle opere più iconiche dell'artista – per evidenziare il ruolo centrale del rayografo nella pratica rivoluzionaria di Man Ray.

"Davanti ai miei occhi cominciò a formarsi un'immagine, non una semplice silhouette degli oggetti come in una fotografia, ma distorta e rifratta... La mattina dopo esaminai i risultati, appendendo un paio di Rayografie – come decisi di chiamarle – al muro. Apparivano sorprendentemente nuove e misteriose." — Man Ray 

08/10/25

The Campus

 


E' alla fase finale la mostra The Campus, alla sua seconda mostra annuale, in programma fino al 26 ottobre 2025. Organizzata da Timo Kappeller, la mostra si estende su 35 sale e sui terreni circostanti l'ex Ockawamick School di Claverack, New York, recentemente riqualificata come spazio dinamico per l'arte contemporanea. Come nell'edizione del 2024, il Campus si propone di costruire una comunità e promuovere il dialogo nella parte settentrionale dello stato di New York, e molti degli artisti inclusi hanno legami con la regione. Performance e programmi saranno programmati per tutta la durata della mostra.



Un gruppo eterogeneo di artisti è stato invitato a rispondere al ritmo spaziale del sito e ad aggiungere nuovi significati alle associazioni e ai riferimenti esistenti. Trenta installazioni, sia personali che in duo, che occupano intere sale, caratterizzano la mostra, insieme a presentazioni collettive mirate di pittura, fotografia e ceramica. Queste attivazioni site-responsive, opere d'arte di recente creazione e rivalutazioni storiche sono state sviluppate attraverso una strategia curatoriale durata un anno, guidata dal processo e guidata dagli artisti. Invece di collocare queste opere all'interno di un quadro tematico, The Campus funziona come una piattaforma per un pensiero espansivo e un'espressione artistica libera.


07/10/25

Signore e signori, compagni René Magritte al KMSKA

 
René Magritte, La vendetta, KMSKA - Collezione Successione della Comunità © fiamminga René Magritte - SABAM Belgio, 2025.

Da sempre uno degli artisti più amati dal pubblico e dal collezionismo, fra i top delle aste internazionali, torna in una mostra che muove i suoi passi da una conferenza al KMSKA nel 1938, quando René Magritte spiegò come era arrivato al suo iconico linguaggio visivo. Quasi novant'anni dopo, la mostra Magritte. La ligne de vie (15.11.2025 – 22.02.2026) riporterà in vita questa straordinaria presentazione. Guidata dalle parole dello stesso Magritte, la mostra mostra l'artista nella sua forma più personale e introspettiva.

Nel corso della sua vita, il surrealista belga ha parlato pubblicamente del suo lavoro solo tre volte. Di queste, la conferenza al KMSKA è stata la più completa. Offre una visione unica del suo pensiero e ha segnato un importante punto di svolta nella sua carriera.

"Ciò che rende questa mostra così speciale è che i visitatori possono conoscere il lavoro di Magritte attraverso le sue parole e la sua voce. Grazie alla tecnologia AI, possiamo ricreare la conferenza originale del 1938 nel museo. Esporremo le opere a cui si riferisce. Non puoi avvicinarti di più a Magritte di così." — Carmen Willems, direttrice generale del KMSKA

Nella sua lezione, Magritte spiega come ha sviluppato i suoi famosi dipinti un passo alla volta. Inizia con un ricordo d'infanzia: il momento in cui ha scoperto la magia della pittura. Quella sensazione non lo lascerà mai. Tutta la sua carriera è una ricerca per capire quel mistero. Lo porta dall'astrazione futurista alla figurazione piatta, culminando nei suoi famosi esperimenti con l'immagine, il linguaggio e le combinazioni inaspettate ed enigmatiche. Magritte spiega anche come classifica i suoi dipinti in base a domande o "problemi" ricorrenti: il problema della porta, della finestra, della donna, ecc. Questi ammassi riappaiono in mostra.

"Nella mostra, i visitatori scopriranno come Magritte ha sviluppato passo dopo passo il suo famoso linguaggio visivo. La sua conferenza mostra che non si trattava di un percorso rettilineo, ma di una vera e propria ricerca e persino di una lotta con i suoi temi. La selezione di opere che mostriamo rivela le domande che continuavano a tormentarlo e i motivi che ricorrevano più e più volte: la mela, le nuvole, i panorami, le tazze e i giocattoli con le palle, e così via". — Xavier Canonne, curatore Magritte. La ligne de vie

René Magritte, Il sapore delle lacrime, © Successione René Magritte - SABAM Belgio, 2025, Collezione privata.

Il surrealismo come strategia
Un elemento sorprendente della conferenza è il suo tono spiccatamente politico. Alla vigilia della seconda guerra mondiale, Magritte è ben consapevole dei tempi turbolenti che sta vivendo. Per Magritte, il surrealismo è una strategia per esporre l'assurdità di quella tensione politica. Dopotutto, il movimento surrealista originale era radicato in un'ideologia profondamente politica e antiborghese. L'arte surrealista era provocatoria, sperimentale e intrisa di umorismo.


Un dialogo tra immagine e parola

Magritte. La ligne de vie raccoglie opere di tutta la sua carriera e dimostra quanto sia stata decisiva la sua conferenza del 1938. Poiché Magritte parlava raramente del proprio lavoro, quella conferenza si è rivelata un raro momento di autoriflessione. Attraverso il discorso, Magritte ha analizzato il suo processo artistico con una chiarezza senza precedenti. Per il pubblico di oggi, questo offre un'opportunità unica per sperimentare il suo pensiero dall'interno.
«Con Magritte. La ligne de vie, abbiamo voluto creare non una mostra ordinaria, ma un dialogo poetico tra immagine e parola. Ancora una volta, la sua voce riecheggia tra le sue opere, e le parole della sua conferenza del 1938 rivelano il pensiero che sta dietro a quelle immagini. Questo permette ai visitatori di entrare nella mente di Magritte, per così dire, in un momento cruciale della sua carriera, poco prima della Seconda Guerra Mondiale." — Lisa van Gerven, curatrice di KMSKA

René Magritte, Zestien september, KMSKA - Collectie Vlaamse Gemeenschap © Succession René Magritte - SABAM Belgio, 2025.


La scintilla ad Anversa

La conferenza di Magritte segna un punto di svolta non solo nella sua carriera, ma anche nel mondo dell'arte di Anversa. La lezione viene inizialmente accolta con reazioni contrastanti, ma getta un seme importante. Giovani artisti come Marcel Mariën, Gilbert Senecaut, Roger Van de Wouwer e Léo Dohmen si sentono interpellati dalle sue parole. Ispirati da Magritte, si sono messi al lavoro con collage, fotografia, poesia, provocazione e combinazioni stranianti di immagini. Così stabiliscono le basi per il surrealismo di Anversa, basandosi sul surrealismo di Magritte. Nel suo capitolo finale, Magritte. La ligne de vie presenta una selezione di opere di artisti di questo gruppo Schelda - Scaldese.

"È significativo che Magritte abbia tenuto la conferenza più iconica della sua carriera ad Anversa. Un anno prima, aveva incontrato Marcel Mariën, 17 anni, nativo di Anversa. Quell'incontro ha fornito la scintilla che ha acceso l'entusiasmo reciproco. Insieme ad artisti come Léo Dohmen, Gilbert Senecaut e Roger Van de Wouwer, Mariën sarebbe poi diventata la forza trainante del surrealismo di Anversa. – Luk Lemmens, presidente del KMSKA

06/10/25

Punti e forme ... di Kehnet Nielsen



 La mostra di Kehnet Nielsen da Susanne Ottesen è accompagnata da un divertente decalogo sul pittorico che condivido in alcuni dei punti che mi sono piaciuti di più:

I. Quanti millilitri cubi di pigmento disciolti in olio erano sufficienti per ottenere un effetto convincente e perché un dipinto fosse considerato un'opera d'arte.
...
IV. Quale significato aveva la forma del rettangolo per l'espressione del dipinto? 
...
IX. La gravità ha avuto un effetto duraturo sulla velocità della vernice sottile mentre scorreva lungo il quadro appeso in verticale?



...
XV. Quanto era importante la capacità del dipinto di asciugarsi? Quanta aria e ossigeno c'erano nel rapporto tra gli strati di pittura più sottili e quelli più spessi?
...
XX. Cosa esprimeva il linguaggio muto della pittura e in che modo influenzava il nostro pensiero, la nostra esistenza e le nostre percezioni.
...
XXV. Era vero che un dipinto poteva penetrare silenziosamente nella coscienza dell'osservatore e lì trovare pace?
..
XXIX. Il dipinto era un dipinto di un dipinto, oppure era un dipinto di un genere molto speciale e solitario, che poteva essere visto solo in una forma di luce, e se così fosse, in cosa consisteva la sua esistenza nell'oscurità.


foto : Kehnet Nielsen, All The Darkness Behind The Light, vista dell'installazione, 2025. Scatti di Stine Heger

05/10/25

Abetare, l'accogliente casa di Petrit Halilaj a Borgata Valdibà



 Caos mondo / casa mondo, le coincidenze del tempo si stratificano e producono spesso situazioni inaspettate. Forse è ascrivibile a queste convergenza anche la recente opera che l'artista Petrit Halilaj ha realizzato sulla collina della Borgata Valdibà, sopra Dogliani.



Questo angolo di mondo aveva già, nel vissuto dell'artista, prodotto delle piccole connessioni che ora, grazie al progetto Radis, diventano relazioni e che si stratificano nell'opera lieve e accogliente, una casa aperta sul mondo, un mondo che è una casa.




Questo stupendo progetto è il secondo dell'iniziativa Radis, che vuole arricchire il territorio piemontese con un patrimonio di opere di arte pubblica attraverso un percorso di coinvolgimento di abitanti, enti locali e associazioni. Ogni anno la commissione dell’opera è accompagnata da un programma educativo, un public program e una mostra, pensati come momenti di avvicinamento all’inaugurazione dell’opera.





Nel 2024 era stato realizzato l'intervento di Giulia Cenci, nel comune di Rittana, e ora questo nuovo progetto, nuovamente realizzato in collaborazione con la Fondazione CRC, si sposta nel territorio di Dogliani (CN), nelle Langhe, dove Marta Papini, curatrice del progetto, ha invitato l’artista Petrit Halilaj a realizzare un’opera destinata alla Borgata Valdibà, un’area collinare immersa nel verde. L’opera verrà inaugurata all’inizio di ottobre 2025 e resterà di proprietà della Fondazione Arte CRT, in comodato permanente al Comune di Dogliani.


Arte pubblica per la Serpentine

 
 Immagine: Esther Mahlangu, Umuntu ngumuntu ngabantu, 2024. Serpentine North Garden, 4 ottobre 2024 – 28 settembre 2025. Per gentile concessione di Serpentine e The Melrose Gallery. Foto: George Darrell 


Da pochi giorni è presente è stato realizzato un grande murale dell'artista sudafricana Esther Mahlangu , parte del programma di arte pubblica della Serpentine, che quest'anno presenta sculture all'aperto installate nei Kensington Gardens: STRIP-TOWER di Gerhard Richter, 2023 (fino al 20 ottobre 2024) e Pumpkin di Yayoi Kusama , 2024 (fino al 3 novembre 2024).

Celebre per i suoi dipinti geometrici dai colori vivaci, radicati nella cultura Ndebele sudafricana, la Dott.ssa Esther Mahlangu (nata nel 1935 in Sudafrica) crea opere su larga scala e site-specific da oltre ottant'anni. Ha iniziato a dipingere all'età di dieci anni, imparando dalla madre e dalla nonna le tecniche matrilineari Ndebele e il linguaggio visivo che consisteva nel ricoprire le case con motivi audaci.

Mahlangu utilizza pigmenti naturali mescolati ad argilla, terra e sterco di mucca per dipingere direttamente sulle facciate delle strutture del suo villaggio. Invece di usare stencil e nastro adesivo per realizzare linee e forme, dipinge a mano con piume di pollo e una varietà di pennelli. L'artista lavora anche con colori acrilici su tela, il che le permette di esplorare diverse scale e una tavolozza di colori più ampia.


 Immagine: Esther Mahlangu, Umuntu ngumuntu ngabantu, 2024. Serpentine North Garden, 4 ottobre 2024 – 28 settembre 2025. Per gentile concessione di Serpentine e The Melrose Gallery. Foto: George Darrell 


Umuntu ngumuntu ngabantu , presentato nel giardino della Serpentine North, è il primo murale pubblico dell'artista nel Regno Unito. Dipinto su sedici pannelli di legno, l'opera raffigura forme e motivi Ndebele delineati da bordi neri. Il titolo dell'opera si traduce direttamente dalla lingua Ndebele come "Io sono perché tu sei", sottolineando l'importanza delle comunità e dell'unità tra gli esseri umani e le altre specie viventi.

Le opere di Mahlangu furono esposte per la prima volta a livello internazionale a Parigi, in occasione della fondamentale mostra "Les Magiciens de la Terre " (Maghi del Mondo) alla Grande Halle de la Villette nel 1989. Da allora, ha esposto ampiamente e realizzato un gran numero di murales site-specific, oltre a vasi di ceramica, skateboard, scarpe da ginnastica e altri oggetti di uso quotidiano. Nel 1991, fu la prima donna invitata a dipingere la BMW Art Car, una prestigiosa commissione avviata nel 1975 per creare un design automobilistico unico nel suo genere utilizzando una varietà di tecniche artistiche.