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16/09/24

Biennale di Bukhara 2025

Foto : Caravanserai Ahmadjon in Bukhara, courtesy of Rafal Sliwa

Sono già Stati avviati i grandi preparativi per la futura  Biennale di Bukhara, che verrà inaugurata in Uzbekistan a settembre 2025.

 L'evento sarà il più grande raduno di artisti e artigiani tenutosi nel paese fino ad oggi e una delle più significative iniziative di arte contemporanea in Asia centrale. 

Assumendo la forma di una festa ampliata, la prima edizione della Biennale avrà un approccio interdisciplinare unico, che comprenderà artigianato, arte, design, architettura, musica e cibo, con tutte le opere realizzate esclusivamente in Uzbekistan. Curata dalla direttrice artistica Diana Campbell, la Biennale di Bukhara inaugurerà un rinnovato quartiere storico nella città dell'artigianato, che è attualmente oggetto di un progetto di conservazione e rivitalizzazione guidato da Wael Al Awar dello studio di design waiwai.

Già sono molti gli artistiche vi parteciperanno, fra i tanti: Delcy Morelos, Wael Shawky, Antony Gormley, Himali Singh Soin, David Soin Tappeser, Laila Gohar, Subodh Gupta, Marina Simão, così come artisti uzbeki, tra gli altri.


15/09/24

Il girl group di Arlene

 

foto di David Schulze

Presso lo Storm King Art Center, uno stupendo museo all'aperto di 500 acri situato nella Hudson Valley di New York, dove i visitatori possono ammirare sculture di grandi dimensioni e commissioni site-specific a cielo aperto è possibile godere della recente scultura di Arlene Shechet dal titolo "Girl Group". 


foto di David Schulze

CS
Arlene Shechet: Girl Group brings together the artist’s recent work in wood, steel, ceramic, paper, and bronze with six new monumental sculptures created for Storm King Art Center. Through her signature emphasis on process and improvisation, Shechet (American, b. 1951) harnesses the expressive power of geometry, line, color, and form in works displayed across Storm King’s hills, fields, and galleries. The artist maintains a spirit of constant discovery as she mines the possibilities of multiple sculptural materials, experimenting with their capacity to hold color and light while creating form and volume.  
 
The exhibition centers on the translation of lyrical ceramic works from Shechet’s Together series, on view indoors, into robust, large-scale painted metal works outdoors. Shechet began her ceramic series during the isolation of the COVID-19 pandemic in order to convey a “strong sense of a life force that seemed to be gone during that time.” Each work is titled with a time of day or a moment in a season: a means by which to reflect upon existence amid the uncertainty of that period.  

Shechet calls the Together works the “generative seeds” of her outdoor sculptures. The new works expand the artist’s intuitive and handmade approach into towering constructions of welded metal. Over the course of three years, Shechet fluidly alternated between digital and analog methods of creation, extrapolating from elements of the Together works to invent new forms through an open-ended process of call-and-response. 


foto di David Schulze

Outdoors, the hollow clay of Shechet’s ceramics transforms into open volumes of sheet metal, while the vibrant and textured glazes of her ceramics inspire an array of painted colors rarely seen in monumental sculpture. Shechet’s works incorporate nature as material, harnessing it through negative space and the use of matte and glossy surfaces to reflect and absorb light. Their shifting colors form a spectrum across Storm King, allowing visitors to identify a shared vocabulary over great distances. According to Shechet, “They’re all in relationship to the landscape and to each other.”  

The exhibition’s six outdoor works resonate individually but also come together as a chorus. With names like Dawn, Rapunzel, and Maiden May, the works in Girl Group announce their feminine presence, proposing a new direction within the tradition of constructed metal sculpture. 

Arlene Shechet: Girl Group will be accompanied by a robust calendar of public programs, including an outdoor performance produced in collaboration with Shechet.

The exhibition is co-curated by Storm King’s Artistic Director and Chief Curator Nora Lawrence and Associate Curator Eric Booker, with Adela Goldsmith, Curatorial Assistant.
Lead support for Arlene Shechet: Girl Group by anonymous, with additional support provided by Jody and John Arnhold, Allison and Larry Berg, Roberta and Steven Denning, Girlfriend Fund, Agnes Gund, and Wagner Foundation, and supported in part by Candace Carmel Barasch, the Helis Foundation, Lora Reynolds, Adam Sheffer, and SHS Foundation. Publication support provided by Pace Gallery. 




14/09/24

L'anima di Frank Walter




Sta per concludersi al Drawing Center la mostra  Frank Walter: To Capture a Soul , la prima mostra personale in un museo degli Stati Uniti incentrata sul lavoro dell'artista di Antigua Frank Walter (1926-2009). Un erudito con un intelletto acuto e una sete di conoscenza, Walter ha creato un corpus di opere che comprende una varietà di mezzi, argomenti e stili. Durante la sua vita Walter ha prodotto oltre 5.000 dipinti, 1.000 disegni, 600 sculture, 2.000 fotografie, 468 ore di registrazioni e un archivio di 50.000 pagine. Organizzato dalla curatrice capo del Drawing Center Claire Gilman, To Capture a Soul offre una panoramica non solo della pratica artistica di Walter, ma anche del suo rapporto con questioni di razza e identità, l'eredità della schiavitù, l'esperienza coloniale e postcoloniale e la storia e la politica di Antigua, Barbuda e oltre.


Frank Walter era un registratore che cercava di catturare il mondo che lo circondava a ogni svolta. Il suo vasto corpus di opere comprende paesaggi impressionistici dai colori vivaci su cartone; ritratti lineari espressivi su carta; composizioni cosmologiche astratte e audaci; sculture in legno intagliato; e pagine e pagine di scrittura tra cui poesie, narrazioni scritte, alberi genealogici, mappe e spartiti musicali. Di norma, Walter lavorava su piccoli materiali, riempiendoli ossessivamente che aveva a portata di mano come cartone, carta e persino il retro delle Polaroid che vendeva nello studio fotografico che gestiva per diversi anni. Il disegno non era necessariamente il mezzo principale di Walter, ma era la sua costante, e c'è quello che si potrebbe chiamare un "impulso al disegno" al centro della sua spinta investigativa. Gli amici di Antigua lo ricordano sempre con una matita in mano. Con solo poche linee, ha osservato un conoscente, ti catturava l'anima. Frank Walter: To Capture a Soul considera questo artista e pensatore attraverso la lente dei suoi disegni, presentando opere su carta accanto a opere su cartone e legno e presentando i suoi numerosi quaderni così come le sue composizioni musicali, genealogiche e poetiche.


Frank Walter: To Capture a Soul esplora anche l'impatto diffuso di Walter sull'arte contemporanea invitando gli artisti a confrontarsi con il lavoro di Walter sia nelle gallerie che nella pubblicazione di accompagnamento e nei programmi pubblici. In occasione di To Capture a Soul , The Drawing Center presenta Josh Smith: Life Drawing , la prima mostra di disegni dell'acclamato artista contemporaneo Josh Smith, concepita dall'artista come omaggio a Frank Walter.

13/09/24

Cento anni di Surrealismo

Joan Miró, Senza titolo (Figure biomorfiche e astrali), circa 1950, tempera e gouache su carta © Successió Miró, by SIAE 2024 

 Domani alla Fondazione Magnani-Rocca a Mamiano di Traversetolo presso Parma prende avvio una grande mostra sul Surrealismo, che quest'anno compie cento anni dalle sue prime sperimentazioni

CS

“L’immaginazione non è altro che la rivelazione di ciò che siamo, della nostra propria sostanza, che è sogno, purezza, energia, libertà.” scrive André Breton nel Manifeste du Surréalisme, pubblicato il 15 ottobre 1924, segnando ufficialmente l’avvio del movimento.
È così che nella Villa dei Capolavori, sede della Fondazione Magnani-Rocca a Mamiano di Traversetolo presso Parma, a pochi passi dalle sale che ospitano opere capitali di Renoir, Monet, Cézanne, Tiziano, Dürer, Van Dyck, Goya, Canova, Morandi, Burri e molti altri, dal 14 settembre al 15 dicembre 2024 viene celebrata, a un secolo dalla sua origine, una delle avanguardie più determinanti e longeve del XX secolo – il Surrealismo – presentandone anche il complesso rapporto con gli artisti e la scena culturale italiana dalla fine degli anni Venti alla fine degli anni Sessanta.

La grande mostra “Il Surrealismo e l’Italia”, curata da Alice Ensabella, Alessandro Nigro, Stefano Roffi, attraverso oltre 150 opere di Salvador Dalí, René Magritte, Max Ernst, Joan Miró, Marcel Duchamp, Man Ray, Yves Tanguy, Giorgio de Chirico e il fratello Alberto Savinio, Enrico Baj, Fabrizio Clerici, Leonor Fini e altri protagonisti di questa corrente immaginifica, testimonia la vastità di mezzi e linguaggi del Surrealismo e ne esplora l’impatto e l’evoluzione nel nostro Paese, offrendo una prospettiva inedita e affascinante su un movimento che ha lasciato un segno indelebile nell’immaginario artistico contemporaneo.

Il percorso espositivo si sviluppa in due grandi capitoli, suddivisi in sezioni tematiche.

Il primo intende presentare il Surrealismo internazionale e il suo arrivo in Italia; mediato in un primo momento dall’opera di de Chirico e Savinio di ritorno da Parigi negli anni Trenta, poi rappresentato attraverso le opere dei maestri del movimento storico, che evidenziano una profonda eterogeneità estetica e formale (arte astratta e figurativa), così come una moltitudine di media utilizzati (pittura, collage, assemblage, fotografia, ready-made, objets trouvés). Qui vengono presentati importanti lavori di Magritte, Dalí, Man Ray, Ernst, Masson, Miró, Tanguy, Duchamp, Matta, Lam, oltre a de Chirico.

Il secondo capitolo individua i protagonisti della scena surrealista italiana, già a partire dagli anni Trenta, al fine di esaminarne le tangenze col gruppo francese, ma anche – e soprattutto – di metterne in luce l’indipendenza e l’originalità. È possibile constatare in Italia il delinearsi di due tendenze principali: da una parte, la nascita di un gruppo che si ispira a pratiche artistiche nuove e che intrattiene rapporti col gruppo francese, come è possibile vedere nelle opere di Sergio Dangelo o di Enrico Baj. Dall’altra, un filone figurativo fantastico, caratterizzato dalla produzione di opere visionarie, a cui appartengono, tra gli altri, Leonor Fini, Fabrizio Clerici, Stanislao Lepri, per cui l’opera di de Chirico e Savinio fu capitale. Questi ultimi attirano la critica internazionale, come dimostra la loro presenza nel numero monografico della rivista americana View, pubblicato nel 1946, intitolato Italian Surrealists.

Un’attenzione particolare viene infine conferita al contesto della diffusione del Surrealismo in Italia, mettendo in luce gli attori e i luoghi che ne sono stati gli artefici, in particolare galleristi (Schwarz, Tazzoli, Cardazzo, Del Corso, Jolas, Sargentini, Brin, etc.) e collezionisti (Guggenheim, Passaré, etc.).

La Fondazione Magnani-Rocca invita così il pubblico a questo affascinante viaggio, scoprendo come il movimento surrealista abbia liberato l’inconscio e trasformato la percezione della realtà, offrendo nuove chiavi di lettura per comprendere l’arte e la vita. Una celebrazione che non è solo un tributo ma una riflessione viva e attuale su come l’automatismo psichico continui a influenzare il nostro presente e, citando ancora una volta Breton, scoprire che “Il meraviglioso è sempre bello, anzi, solo il meraviglioso è bello.”


IL SURREALISMO E L’ITALIA
Fondazione Magnani-Rocca, via Fondazione Magnani-Rocca 4, Mamiano di Traversetolo (Parma). Dal 14 settembre al 15 dicembre 2024. Orario: dal martedì al venerdì continuato 10-18 (la biglietteria chiude alle 17) – sabato, domenica e festivi continuato 10-19 (la biglietteria chiude alle 18). Aperto anche 1° novembre e 8 dicembre. Lunedì chiuso.

Ingresso: € 15 valido anche per le Raccolte permanenti, la mostra focus su Renoir e il Parco romantico – € 13 per gruppi di almeno quindici persone – € 5 per le scuole e sotto i quattordici anni. Il biglietto comprende anche la visita libera agli Armadi segreti della Villa. Per meno di quindici persone non occorre prenotare, i biglietti si acquistano all’arrivo alla Fondazione.

Informazioni e prenotazioni gruppi:
tel. 0521 848327 / 848148 info@magnanirocca.it www.magnanirocca.it
Il sabato ore 16 e la domenica e festivi ore 11.30, 15.30, 16.30, visita alla mostra ‘Il Surrealismo e l’Italia’ e al focus su Renoir con guida specializzata; è possibile prenotare a segreteria@magnanirocca.it , oppure presentarsi all’ingresso del museo fino a esaurimento posti; costo € 20 (ingresso e guida). Ristorante tel. 0521 1627509 whatsapp 393 7685543 e-mail marco@bstro.it

Mostra e catalogo a cura di Alice Ensabella dell’Université Grenoble Alpes, Alessandro Nigro dell’Università di Firenze, Stefano Roffi direttore scientifico della Fondazione Magnani-Rocca.
Catalogo (Dario Cimorelli Editore) con saggi dei curatori e di Silvana Annicchiarico, Mauro Carrera, Walter Guadagnini, Davide Lacagnina, Eugenia Maria Rossi, Angela Sanna, Ilaria Schiaffini, Alessandra Vaccari.

La mostra è realizzata grazie al contributo di:
FONDAZIONE CARIPARMA, CRÉDIT AGRICOLE ITALIA
Media partner: Gazzetta di Parma, Kreativehouse.
Con la collaborazione di: Angeli Cornici, Bstrò, Cavazzoni Associati, Società per la Mobilità e il Trasporto Pubblico.

La Fondazione Magnani-Rocca è una delle più importanti istituzioni artistiche d’Europa.
La Villa dei Capolavori, sede della Fondazione a Mamiano di Traversetolo, presso Parma, ospita la collezione d’arte di Luigi Magnani, con opere di Monet, Renoir, Cézanne, Goya, Tiziano, Dürer, de Chirico, Rubens, Van Dyck, Filippo Lippi, Carpaccio, Burri, Tiepolo, Canova e la più significativa raccolta di lavori di Giorgio Morandi.

Immersa nella campagna parmense, la Villa conserva ancora oggi un fascino sontuoso e senza tempo con i suoi arredi di epoca neoclassica e impero, circondata da un grande Parco Romantico con piante esotiche, alberi monumentali e gli splendidi pavoni bianchi e colorati

12/09/24

Moco Museum

 



Dopo Amsterdam e Barcellona il Moco Museum è arrivato a Londra nel cuore della grande strada dello shopping, Oxford Street, in un bell'edificio di tre piani, per portare in modo giovanile l'offerta dell'arte contemporanea. 



CS

Il Moco Museum è un museo indipendente che accoglie un'ampia gamma di opere d'ispirazione moderna, contemporanea e di street art. Le due sedi del Moco si trovano ad Amsterdam (Paesi Bassi) e Barcellona (Spagna) e Londra (Regno Unito). La collezione del Moco include opere di Banksy, Jean-Michel Basquiat, Keith Haring, Damien Hirst, KAWS, Jeff Koons, Yayoi Kusama, Andy Warhol, Studio Irma e molti altri! Offriamo ai visitatori una collezione d'arte senza precedenti per riflettere sulla società moderna.

 

Il Modern Contemporary (Moco) Museum ha preso casa nella storica Villa Alsberg nella Museumplein, la spianata dei musei della capitale olandese (Honthorststraat 20, 1071 DE Amsterdam, NL) e nell'ex Palacio Cervelló (c / Montcada 25, 08003 Barcelona, SP). Moco Londra ha aperto le sue porte di fronte al famoso Marble Arch a (1-4 Marble Arch, London W1H 7EJ, UK).


Fondato nel 2016, il Moco Museum Amsterdam si impegna ad esporre opere iconiche di affermati artisti moderni e contemporanei ma anche di talentuosi creativi in erba.





Il Moco Amsterdam è ospitato presso Villa Alsberg, una casa a schiera che si affaccia sulla Museumplein, nel cuore di Amsterdam (tra il Rijksmuseum e il Van Gogh Museum). L'edificio fu progettato nel 1904 da Eduard Cuypers, nipote del famoso Pierre Cuypers, progettista della Stazione Centrale di Amsterdam e del Rijksmuseum. Questa residenza privata fu una delle prime case familiari costruite lungo la Museumplein e mantenne questa funzione fino al 1939. Successivamente, la casa fu lasciata ai sacerdoti che insegnavano alla Scuola Saint Nicolas di Amsterdam, e più tardi fu convertita nell'ufficio di uno studio legale.

L'acquisizione dello spazio di Villa Alsberg da parte del Moco Museum è un atto che va di pari passo con il nostro scopo: rendere l'arte accessibile a tutti e accogliere tutti. Dall'interno del Moco Museum, crescono la missione e la visione di esprimere il potere infinito dell'arte. Una visita al Moco Museum ti conduce nel centro artistico di Amsterdam, dove tutto è a portata di mano.

11/09/24

I meravigliosi anni '60 di Milano




Gli spazi del Palazzo delle Paure ospita una mostra che racconta un decennio straordinario, nel quale il capoluogo lombardo ha confermato il proprio ruolo da protagonista sulla scena culturale internazionale, visibile fino al 24 novembre 2024. 

 


CS

L’esposizione, curata da Simona Bartolena, prodotta e realizzata da ViDi cultural, in collaborazione con il Comune di Lecco e il Sistema Museale Urbano Lecchese, completa il ciclo espositivo di Percorsi nel Novecento, programma ideato dalla Direzione del Sistema Museale Urbano Lecchese e affidato per la sua progettazione e realizzazione a ViDi Cultural che analizza la scena culturale italiana del XX secolo.
 
“Chiude, con questa ultima mostra – afferma Simona Piazza, assessore alla cultura del Comune di Lecco -, il ciclo espositivo dedicato al Novecento promosse a Palazzo del Paure da ViDi cultural in collaborazione con il Comune di Lecco. Un lungo viaggio nella storia dell’arte, che porta anche questa volta in città una grandissima esposizione, che offre una nuova preziosa occasione per visitare il Palazzo delle Paure, dove ammirare anche il nuovo allestimento della Galleria di Arte Moderna e Contemporanea ospitata all’ultimo piano”.
“Questa serie di “grandi mostre” – prosegue Simona Piazza – ha portato a una crescita nel numero di visitatori, sia locali, sia provenienti da fuori città o provincia, e ha contribuito a posizionare Palazzo delle Paure tra i luoghi e i musei in grado di ospitare grandi esposizioni. Un ringraziamento va alla società ViDi, al manager delegato Fabio Sanvito e alla curatrice Simona Bartolena, che tante volte ha curato le esposizioni appartenenti a questi cicli espositivi, nonché a tutto il settore cultura del Comune di Lecco per il supporto dato”.
 
La rassegna presenta più di 70 opere di autori quali Lucio Fontana, Piero Manzoni, Enrico Baj, Bruno Munari, Arturo Vermi, Ugo La Pietra, Gianni Colombo, Grazia Varisco e altri, capaci di raccontare e approfondire i nuovi linguaggi artistici e le ricerche rivoluzionarie, sorte a Milano in questo irripetibile momento storico, caratterizzato da un clima di grande fermento che porterà a un radicale cambiamento del pensiero creativo.
 
“Gli anni Sessanta sono stati un decennio straordinario per Milano. – dichiara la curatrice Simona Bartolena – Un periodo vivacissimo, nel quale il quartiere di Brera era teatro di un costante germogliare di ricerche, movimenti, situazioni aperte al contesto internazionale. Sulle tracce di Fontana, una lunga serie di artisti si avventura in territori tutti da esplorare, tra sperimentazione, indagini percettive, azioni performative, ricerca di nuove strade espressive per la pittura. Dagli spazialisti ai nucleari, da Azimuth al Cenobio, fino alle innovazioni del Gruppo T: un susseguirsi di linguaggi di rottura, dall’indiscutibile modernità, apprezzatissimi ancora oggi. In un clima di crescita e ottimismo, gli anni Sessanta portano un contributo fondamentale all’arte contemporanea.

Se per le mostre precedenti lo sguardo era aperto a tutta Italia, in questa ultima esposizione del percorso lecchese ho sentito il bisogno di stringere il focus su Milano, uno dei cuori pulsanti della cultura italiana dell’epoca. Mentre a Roma cresceva la Pop Art della Scuola di Piazza del Popolo e a Torino nasceva l’esperienza dell’Arte povera, Milano vede la diffusione di linguaggi più spinti sulla percezione, sulla concettualità e sul segno minimale.

In mostra si è cercato di raccontare anche artisti meno noti al grande pubblico, ma straordinari per le loro ricerche innovative, e di ricordare anche luoghi fondamentali fuori dal quartiere di Brera, come ad esempio l’eccezionale esperienza delle Botteghe di Sesto. A testimoniare questa realtà sarà esposto un libro già di proprietà dell’allora custode del palazzo di Sesto San Giovanni, con schizzi e disegni originali di tutti gli artisti dove lì avevano gli atelier: un oggetto emozionante, che ci porta nel vivo di un luogo che ha fatto storia.

Inevitabilmente la mostra si chiude con un accenno al violento cambio di passo della fine del decennio. L’attentato di Piazza Fontana e tutto ciò che ne conseguì pesa come un macigno sulla città. Cambia il clima, cambia il modo di pensare all’arte, si sente la necessità di un nuovo impegno sociale e politico: siamo ormai negli anni Settanta”. 
 
Già dal secondo dopoguerra Milano è teatro di una lunga serie di attività culturali: aprono nuove gallerie, si inaugurano mostre, si formano gruppi e movimenti, vengono pubblicati manifesti. Gli artisti reagiscono alle distruzioni belliche cercando strade sempre più sperimentali e linguaggi più idonei alla nuova condizione sociale e antropologica e tessendo una rete di relazioni e dialoghi che la rendono una delle capitali indiscusse dell’arte europea.
Rispetto al decennio precedente, dove prevalevano codici espressionisti e informali, negli anni Sessanta gli autori abbandonano l’istinto e il gesto veemente, per assumere un atteggiamento nuovo, più calibrato. Molti di essi guardano ai tagli di Lucio Fontana che tratta la tela non più come superficie ma come materia; altri restano fedeli alla pittura, cercando di rinnovarne l’idea.
 
Il percorso espositivo si apre con il grande “padre” Lucio Fontana, elemento propulsore e catalizzatore di questa stagione, riferimento imprescindibile per questa generazione, nonché fondatore dello Spazialismo, movimento al quale aderiscono artisti quali Gianni Dova, Roberto Crippa, Cesare Peverelli; parallelamente, Milano dà i natali al Movimento nucleare, creato da Enrico Baj e Sergio Dangelo.
 
Nel settembre 1959 esce il primo numero della rivista Azimuth, la cui storia non si può scindere da quella dei suoi due fondatori, Enrico Castellani e Piero Manzoni. Più che una pubblicazione, Azimuth è un “ritrovo intellettuale”, un’esperienza radicale dall’apertura internazionale, un luogo di confronto, di dibattito, di scoperta, dalle cui pagine si assiste al superamento della pittura in senso tradizionale, alla nascita di nuovi linguaggi, alla possibilità di contaminazione con altre realtà.
 

Dopo l’esperienza di Azimuth, la mostra documenta le sperimentazioni del Gruppo T, formato da personalità quali Gianni Colombo, Davide Boriani, Grazia Varisco, la cui ricerca si concentra sul rapporto tra tempo e spazio e l’idea di movimento nell’opera d’arte e che ha come padre putativo Bruno Munari che con le sue Macchine inutili e con i suoi Negativo-positivo – esposte a Palazzo delle Paure – aveva già introdotto importanti elementi di riflessione sia sul tema del dinamismo sia su quello della percezione.
 
Nel panorama di questo generale rifiuto della pittura intesa nel senso tradizionale del termine, si distingue un sodalizio di artisti, nato ufficialmente nel 1962, definito come il Gruppo del Cenobio, dal nome dell’omonima galleria d’arte milanese, che vede tra i suoi protagonisti Agostino Ferrari, Ugo La Pietra, Ettore Sordini, Angelo Verga e Arturo Vermi; questi artisti, pur sposando la volontà di un superamento dell’atto pittorico classico, propongono una riflessione diversa, che salva la pittura ma attribuendole un valore espressivo-scritturale.
 
Una parentesi è inoltre dedicata alla realtà delle Botteghe di Sesto, a Sesto San Giovanni, dove avevano sede numerosi studi d’artista, diventate in breve tempo delle importanti fucine di sperimentazione e che annovera artisti noti a livello internazionale, quali Enrico Castellani, Arturo Vermi, Turi Simeti, Antonio Scaccabarozzi, Agostino Bonalumi, ma anche autori di cui si è attualmente persa la memoria ma che hanno contribuito all’evoluzione della scena artistica milanese del tempo. In mostra si può ammirare un libro con opere autografe e originali, realizzato per il custode dello stabile dagli artisti residenti nell’area delle Botteghe, da Castellani a Vermi, da Simeti a Scaccabarozzi.
 
Accompagna la mostra un catalogo realizzato da Ponte43 per le edizioni ViDi cultural.

09/09/24

Siena a New York




A New York l'autunno di riveste dei meravigliosi colori della pittura senese del 1300 con la grande mostra che il Metropolitan Museum of Art organizza dal 13 Ottobre al 26 Gennaio 2025.
Un grande progetto che vede la collaborazione della National Gallery di Londra che proporrà poi la mostra nella primavera del 2025, dall'8 Marzo al 22 Giugno.


CS
Il Metropolitan Museum of Art annuncia la prima grande mostra americana sull'arte senese del Trecento

Con oltre cento dipinti, sculture, oreficerie, tessuti, Siena: La grande stagione della pittura, 1300–1350 ospiterà opere di alcuni fra i principali pittori italiani del XIV secolo

 Il prossimo autunno, il Metropolitan Museum of Art inaugurerà negli Stati Uniti la prima grande mostra mai dedicata alla pittura senese del Trecento. Siena: La grande stagione della pittura, 1300–1350 (Siena: The Rise of Painting, 1300-1350) approfondirà un momento straordinario agli albori del Rinascimento italiano e il ruolo cardine svolto da artisti senesi come Duccio, Pietro e Ambrogio Lorenzetti e Simone Martini nella definizione della pittura occidentale. Nei decenni precedenti la catastrofica epidemia di peste attorno al 1350, Siena fu teatro di straordinarie innovazioni e attività artistiche. Per quanto spetti solitamente a Firenze la designazione di centro principale del Rinascimento, questa presentazione offrirà una rilettura dell'importanza di Siena, dalla profonda influenza di Duccio su una nuova generazione di pittori allo sviluppo di pale d'altare narrative, alla diffusione di stili artistici fuori dai confini italiani. Appuntamento dal 13 ottobre 2024 al 26 gennaio 2025.
La mostra è stata finanziata in parte da Laura e John Arnold, da una donazione in memoria di Regina Jaglom Wachter, dalla Richard and Natalie Jacoff Foundation, Inc., da Trevor e Alexis Traina e dalla Malcolm Hewitt Wiener Foundation.

La mostra è stata organizzata dal Metropolitan Museum of Art e dalla National Gallery di Londra.

"Siena ha rappresentato un autentico epicentro di innovazione e ambizione artistica nei secoli XIV e XV. Il contributo allo sviluppo dell'arte europea e della pittura non può assolutamente essere sottovalutato - ha dichiarato Max Hollein, direttore 'Marina Kellen French' e amministratore delegato del Met, che ha così proseguito - Questa mostra monumentale riunirà il più importante gruppo di dipinti senesi delle origini mai esposti assieme al di fuori di Siena, offrendo un'occasione irripetibile per esplorare l'influenza di questo straordinario centro artistico".

Stephan Wolohojian, curatore 'John Pope-Hennessy' responsabile dei Dipinti europei (European Paintings) del Met, ha osservato: "Il peculiare linguaggio artistico di Duccio, dei fratelli Lorenzetti, di Simone Martini e dei loro contemporanei ha ribaltato completamente il corso della pittura europea. Prendendo in esame l'audace lavoro di questi artisti senesi riusciamo a tracciare la germinazione di molte delle idee basilari di artisti che hanno operato in Italia nei secoli successivi".
Attingendo alle splendide collezioni del Met e della National Gallery di Londra, oltre che a rari prestiti di decine di enti internazionali, la mostra esporrà più di cento opere di un prestigioso gruppo di artisti senesi. Ospiterà dipinti accanto a sculture, oggetti di oreficeria e tessuti, che spaziano da opere di grandi dimensioni realizzate per essere esposte al pubblico a oggetti intimi pensati per la devozione privata. Tra i capolavori più importanti ricordiamo la Madonna Stoclet di Duccio, l'Annunciazione di Ambrogio Lorenzetti e riunificazioni storiche di fondamentali complessi pittorici, come la predella posteriore della Maestà di Duccio e il Polittico Orsini di Simone Martini. Per quanto nessuno di questi pittori sia sopravvissuto alla peste degli anni attorno al 1350, le loro opere hanno avuto conseguenze incommensurabili su pittori e teorici dei secoli successivi.

Siena: La grade stagione della pittura, 1300–1350 è curata da Stephan Wolohojian, curatore 'John Pope-Hennessy' responsabile dei Dipinti europei al Met; Laura Llewellyn, curatrice dei Dipinti italiani ante 1500 (Italian Paintings before 1500) alla National Gallery di Londra e Caroline Campbell, direttrice della National Gallery of Ireland, in collaborazione con Joanna Cannon, docente presso il Courtauld Institute of Art.

Dopo il debutto al Met, la mostra sarà esposta alla National Gallery di Londra dall'8 marzo al 22 giugno 2025.

Il Met ospiterà numerosi programmi educativi e pubblici legati alla mostra, che verranno annunciati in un secondo momento.

La mostra sarà corredata da un ricco catalogo illustrato, acquistabile presso il Met Store.

La mostra è visibile sul sito web del Met e sui social media con l'hashtag #MetSiena

08/09/24

Oltre in monumento


ADfD cerca forme che colleghino esperienze di migrazione e cultura della memoria pubblica. Come risultato dell'attuale discorso tossico sulla migrazione in Germania, sentono un'urgente necessità di connettersi e contrastarle. Lo scopo dei loro sforzi è stabilire una cornice positiva per il discorso sulla migrazione e contrastare i movimenti xenofobi correnti. Propongono una posizione alternativa al populismo di destra come l'AfD "Alternative für Deutschland". Vogliono far vedre la migrazione nel suo potenziale di intrecciare spazi e ricordi in uno spazio inclusivo e collettivo. Uno spazio sicuro creato e mantenuto da comunità diverse e in evoluzione. Si concentrano sulle voci femministe queer poiché sono state a lungo messe a tacere nel nostro contesto.

Ciò solleva la domanda: come potrebbe apparire un monumento che commemora la migrazione? In che modo i ricordi della migrazione possono essere condivisi e preservati? Quale significato può avere un approccio collettivo nell'espansione della cultura della memoria dello spazio pubblico? Quale ruolo possono svolgere i formati digitali emergenti in questo contesto? Hanno intraprenso una ricerca di tracce attraverso i ricordi della migrazione e verso una nuova forma di monumento che unisce spazi digitali e urbani. Il processo di sviluppo del memoriale è basato sulla comunità e ancorato agli incontri dei cittadini presso la Spore Initiative a Neukölln e in altri luoghi, dove storie e idee visive vengono condivise e la forma del monumento viene sviluppata insieme. ADfD collega le storie di migrazione, le testimonianze e i ricordi visivi dei cittadini con background migratori e delle minoranze etniche che vivono a Berlino in una serie di rappresentazioni artistiche audiovisive. Esperienze poetiche, soggettive e sovversive collegano spazi da tutto il mondo nel tessuto del nostro spazio urbano condiviso. Come parte del processo di creazione del monumento AR - Augmented Reality, rinomati operatori culturali terranno lezioni, discussioni, workshop artistici e spettacoli. 

Il monumento verrà svelato l'8 settembre 2024 a Kottbusser Tor, Hauptbahnhof Washington Platz, Friedrichstrasse Tränenpalast e Alexanderplatz. Il monumento sarà sempre disponibile quando sarai geolocalizzato vicino alle seguenti posizioni del monumento a partire dall'8 settembre. Puoi scaricare la app Monuments AR   https://monuments-ar.com/get 

07/09/24

ll locale secondo Baumgartner




 L’Associazione artistica di Norimberga, Società Albrecht Dürer, presenta le opere di Maximiliane Baumgartner combinano elementi di pittura, pedagogia critica e ricerca artistica. Con il suo lavoro sulla memoria apre spazi per incontri, scambi intergenerazionali e riferimenti pratici alla storia e alle sue parti mancanti. Basandosi sulla tesi che il locale non è locale , Baumgartner interroga la vita e l'opera degli artisti della cosiddetta “generazione perduta” come documenti contemporanei nelle sue opere più recenti. 

Molti di questi artisti hanno una cosa in comune: sono stati tra i primi ad essere ammessi nelle accademie d'arte tedesche e ad essere attivi artisticamente in tutta la regione. La loro vita e il loro lavoro furono interrotti dalla Seconda Guerra Mondiale e dal Nazionalsocialismo, talvolta repressi da divieti di esposizione e diffamati come degenerati. 

Dopo il 1945, le opere di questi artisti rimasero ignorate nel discorso nazionale. Nell'ambito della sua borsa di studio di pittura Marianne Defet, Baumgartner studiò il lavoro dell'artista di Norimberga Dore Meyer-Vax (1908–1980). Negli anni del dopoguerra Meyer-Vax progettò e/o realizzò a Norimberga murales accessibili al pubblico, tra cui per la biblioteca dei bambini e dei giovani, le scuole, il teatro statale e lo zoo. In diverse serie di disegni e dipinti, Baumgartner reagisce a questo approccio democratico alle immagini e alle collocazioni sociali dell'opera di Meyer-Vax. 




Oltre ai commenti politici sull'attualità, Meyer-Vax ha ripetutamente ritratto situazioni di apprendimento condiviso, solidarietà, ma anche momenti di esaurimento, che Baumgartner considera sullo sfondo dei dibattiti socio-politici odierni e della sua prospettiva situata. In un processo pittorico di “guardare immagini attraverso immagini”, Baumgartner usa il suo approccio speculativo-femminista per evidenziare le lacune senza sovrascriverle. Baumgartner collega costantemente anche all'artista friburghese Eva Eisenlohr (1891-1977), che è affetta da simili meccanismi patriarcali e politici di ignoranza e oblio attivo, che rendono le opere degli artisti leggibili in uno spazio discorsivo ampliato.

Come suggerisce il titolo della serie mostrata , Painting From a Point from the Past to a Point from the Present , Baumgartner realizza movimenti circolari di connessione temporale e commento critico, che prosegue in prospettiva attivando vari gruppi a Norimberga. A questo scopo si stanno avviando una serie di scenari d'azione in cui i gruppi e le parti interessate sono invitati a prendere parte ai programmi per tutta la durata della mostra. 




Maximiliane Baumgartner (*1986 Lindenberg, DE) è un'artista, educatrice e professoressa supplente presso l'Accademia d'arte di Düsseldorf. Espone il suo lavoro e i suoi spazi in contesti internazionali, tra cui il Neuer Essener Kunstverein, la Stadtgalerie Bern, il Kunstverein München, la Galerie Max Mayer, Düsseldorf e la Galerie kaufmann repetto, Milano/New York. Baumgartner ha recentemente realizzato nuove e ampie produzioni nell'ambito della Biennale di Friburgo e della Ruhr Urban Arts (entrambe nel 2023).

Il locale non è locale è stato avviato da Wolfgang Brauneis e sostenuto scientificamente da Thorsten Schneider. La mostra è realizzata in collaborazione con la Kunstvilla, che nel 2020 ha dedicato un'ampia retrospettiva a Dore Meyer-Vax. Maximiliane Baumgartner è stata borsista di Marianne Defet nel 2023/24 su invito del Kunstverein Nürnberg. Il progetto risultante The Local is Not Local è accompagnato da un'ampia pubblicazione.

06/09/24

Manifesta Barcellona


 Inaugura l'8 settembre, e durerà fino al 24 novembre 2024, Manifesta, la Biennale Nomade Europea, questa 15 edizione si svolge a Barcellona e nella più ampia regione metropolitana.

 Con un'area di oltre 3.000 km², Manifesta 15 Barcelona Metropolitana mira a portare nuove prospettive a Barcellona e alle sue regioni circostanti. Attraverso interventi artistici in importanti luoghi storici e siti industriali mai aperti al pubblico prima.

 Manifesta 15 cerca di decentralizzare l'infrastruttura culturale di Barcellona e delle sue città circostanti. La biennale è dedicata a promuovere un cambiamento sociale positivo attraverso l'arte, l'urbanistica, il design, l'architettura e il coinvolgimento delle comunità locali.

 Ci sarà un ricco programma di 12 settimane con progetti, interventi, eventi e conferenze in 12 città, con oltre 90 partecipanti locali e internazionali.


Image: Prehension, 2024 © Asad Raza. Photo © Manifesta 15 Barcelona Metropolitana / IvanErofeev


CS

Manifesta 15 Barcelona Metropolitana opens on the 8th of September and runs through to the 24th of November, 2024. With the largest geographical scope in the history of the European Nomadic Biennial, this decentralised edition responds to the invitation that the biennial received from Barcelona, together with 11 cities in the metropolitan region, in their Bid. The Bid called for an edition that contributes to re-envisioning the roles of the areas outside of Barcelona’s historic core and explores how the relations between the metropolitan region’s built and natural environments could be improved. With the Bid in mind, Manifesta 15 is an ambitious experiment in how artistic interventions can energise eco-social transformation. The edition inquires not only into the urban, environmental and political challenges that the metropolitan region must confront, but also how these challenges reflect those that affect other metropolises across Europe.


The heart of Manifesta 15 is the former Gustavo Gili publishing house, located in Barcelona’s L’Eixample neighbourhood. During Manifesta 15, the Modernist complex hosts, amongst others, three newly commissioned archival presentations, which form the historical foundation of this edition. The presentations are titled Fora per fer escola: Radical practices from Catalan pedagogies, Escola de Passats: Barcelona and the radical political imagination and Arxius Negres: Fragments of an anticolonial metropolis, and are organised by the Manifesta 15 Education and Mediation Department, Germán Labrador Méndez and Tania Safura Adam. From the Gustavo Gili, Manifesta 15 spirals out across the metropolitan region. The edition is organised in three clusters, which are thematic and geographic: Balancing Conflicts (Llobregat Delta), Cure and Care (Collserola massif towards Vallès) and Imagining Futures (Besòs River and its surroundings). In these clusters, whose designs are deeply informed by local realities, over 90 participants present multidisciplinary work that expands our understanding of how we relate to one another and the natural resources in our midst. Each cluster is rooted in a leading venue, which symbolically reflects the thematic and is the site of a large group presentation, and extends to other extraordinary venues in the vicinity.

Continuing the European Nomadic Biennial’s transformation into a multilayered and inclusive instrument of civic and cultural engagement on the occasion of its 30th anniversary, Manifesta 15 has several distinguishing characteristics. The first is an overarching commitment to archival research. Barcelona and the metropolitan region have gone through numerous evolutions; as time has passed, various historical movements and methodologies have been overlooked, under appreciated or repressed. Manifesta 15 has inquired into the legacies of a selection of past events and initiatives – not only by consulting existing archives, but also by partnering with specialists to generate new archives. In addition to the presentations at the Gustavo Gili, the Three Chimneys hosts a project that maps the social and industrial history of Sant Adrià de Besòs.

Participatory knowledge production is core to all editions of the European Nomadic Biennial, including Manifesta 15. This decentralised edition draws on, among other sources, input shared during the Manifesta 15 Metropolitan Assembly organised with local residents. This input informed the development of the conceptual framework for Manifesta 15, which approaches how, by rethinking our social contract and what role artistic practices can play in this context, we can conceive alternative ways to live more harmoniously with the natural environment. Furthermore, a significant proportion of the participants – among them artists, activists, scholars and community groups – created their work in situ over a long period and in solidarity with one another. Their doing so gives substance to the biennial’s dedication to forging sustainable, cross-cutting ties between diverse stakeholders.


Throughout, Manifesta 15 closely attends to more-than-human perspectives, including those of Barcelona and the metropolitan region’s rivers, mountains and sea, as well as of the species that reside – often in adverse circumstances – in these environments. In the process, this edition draws attention to how humankind can learn from nature’s resilience while reckoning with how nature’s limits can be better respected – at present and in perpetuity.

Manifesta 15 increases synergies between communities in the metropolitan region that have historically been isolated from one another for myriad structural reasons. The biennial’s doing so flows out of a belief that, by looking beyond themselves, societies can forge new pathways of connection. Visitors to Manifesta 15 will play a fundamental role in this process as well. Given the edition’s scope, no two visits will be the same. As visitors criss-cross the region, they will become agents of change in the decentralisation process, helping to map the region anew. To this end, from one week to the next over its 12-week duration, the focus of Manifesta 15 will shift, with the spotlight falling on each participating city. During these Focus Weeks, the contributions of the biennial’s Artistic Representatives – cultural leaders from each city – will be on full view. The representatives situate the biennial in their cities by organising Manifesta 15+, a programme of performances and happenings that celebrate cultural excellence in the metropolitan region. Please refer to Annexe 3 for additional information about the Focus Weeks and Manifesta 15+.

The European Nomadic Biennial evolves in dialogue with its host communities. For Manifesta 15, the biennial’s modus operandi has been profoundly influenced by the Catalan tradition of cultural egalitarianism. Manifesta 15’s physical decentralisation across the metropolitan region is linked with a democratisation of decision-making, as indicated by the creation of the Artistic Representative position for this edition as well as the spread of responsibilities between the Director, the Creative Mediators, the Manifesta 15 team, the organisers of the archival presentations and the audience – to mention a few essential members of the biennial coalition. To the greatest extent in the biennial’s history, this edition favours diffusion over concentration and empowers collective expression. The results of this vast effort will be critically evaluated during a Manifesta 15 Open Forum that will take place at the end of the edition. The forum will have a reflexive format that corresponds to the topics raised over the course of the edition, and is expected to culminate in the declaration of a Call to Action for sustaining the edition’s legacy based on the many and varied interests of metropolitan residents.

Manifesta 15 Barcelona Metropolitana contains multitudes, helping to solidify alternative networks inservice of eco-social transformation – here, now and beyond.

05/09/24

The Armory Show 30 !

 Vincent Tullo courtesy The Armory Show


Quest'anno The Armory Show festeggia i 30 anni di attività, confermandosi pietra angolare del panorama culturale di New York sin dalla sua fondazione nel 1994, portando le principali gallerie d'arte contemporanea e moderna internazionali del mondo in città, con una raffinata selezione di proposte artistiche.

La fiera svolge un ruolo di primo piano nella posizione della città come importante capitale culturale attraverso presentazioni elevate, programmazione ponderata, leadership curatoriale, partnership istituzionali significative e coinvolgenti attivazioni artistiche pubbliche.


 Vincent Tullo courtesy The Armory Show


The Armory Show svelerà i punti salienti della prossima edizione del 30° anniversario, che si terrà al Javits Center dal 6 all'8 settembre, con un VIP Preview Day il 5 settembre, con American Express come partner principale. 

Con oltre 235 gallerie da 35 paesi, la fiera presenterà progetti di artisti nella sezione Platform, oltre a punti salienti di Galleries, Focus, Solo e Presents, insieme ai dettagli della presentazione per il Gramercy International Prize e Armory Spotlight. Ora parte della rete Frieze, la prossima edizione presenta una planimetria rivitalizzata che offre una visione completa del mondo dell'arte contemporanea. 


 Vincent Tullo courtesy The Armory Show


"Mentre celebriamo i 30 anni di The Armory Show, questa edizione speciale offre intersezioni di riflessione e possibilità attraverso le sue sezioni curate, le presentazioni speciali e la fiera principale", ha affermato Kyla McMillan, direttore di The Armory Show. "Il team dell'Armory Show, con il supporto dei nostri colleghi di Frieze, ha organizzato un'incredibile serie di talenti quest'anno, lanciando una nuova programmazione insieme a presentazioni entusiasmanti che sicuramente miglioreranno l'esperienza sia dei visitatori che degli espositori. Non vedo l'ora di guidare la fiera in avanti mentre diamo il benvenuto a un pubblico nuovo e di ritorno".

03/09/24

Rebecca Horn a Monaco


"Rebecca Horn". Exhibition view, Haus der Kunst 2024. Photo: Markus Tretter. © VG Bild-Kunst, Bonn 2024


Presso  Haus der Kunst di Monaco con la curatela di  Jana Baumann con Radia Soukni è in corso fino al 13 Ottobre una stupenda mostra su Rebecca Horn. 



"Rebecca Horn". Exhibition view, Haus der Kunst 2024. Photo: Markus Tretter. © VG Bild-Kunst, Bonn 2024


CS
L'opera multimediale di Rebecca Horn (nata nel 1944 in Germania), che abbraccia sei decenni, affronta il tema dell'esistenza e la sfumatura dei confini tra natura e cultura, tecnologia e capitale biologico, umano e non umano. Che si descriva l'artista come un'inventrice, una regista, un'autrice, una compositrice o una poetessa, lei si vede prima di tutto come una coreografa. Horn descrive la sua pratica artistica come relazioni attentamente calcolate di spazio, luce, fisicità, suono e ritmo, che si uniscono per formare un insieme. Nelle sue opere performative, scultoree e cinematografiche, gli atti di diventare una macchina, diventare un animale o diventare la Terra presentano la vita come un'esistenza visibile, tangibile e udibile che può essere sperimentata attraverso il corpo.

La mostra "Rebecca Horn" ripercorre per la prima volta gli aspetti performativi, cioè coreografici, del lavoro dell'artista. Horn invoca ripetutamente il linguaggio della danza come mezzo e catalizzatore per il suo pensiero artistico. All'inizio, ha creato simboli visionari per l'interconnessione di corpi e tecnologia. Ha sviluppato questo tema dai suoi primi lavori su carta negli anni '60, attraverso le prime performance e i film degli anni '70, le sculture meccaniche degli anni '80 e le installazioni espansive degli anni '90, fino ai giorni nostri.

"Rebecca Horn". Exhibition view, Haus der Kunst 2024. Photo: Markus Tretter. © VG Bild-Kunst, Bonn 2024

L'artista rende visibili reti di attori umani e non umani, mettendo in discussione la posizione degli umani come una delle tante specie. Riferimenti virtuosamente intrecciati alla storia della letteratura, dell'arte e del cinema attraversano tutta la sua opera. Il lavoro di Horn è un'esplorazione significativa e lunga una vita del progressivo decentramento dell'essere umano all'interno di un tutto cosmico.




02/09/24

L'Italics Panorama nel Monferrato

 


Mercoledì 4 Settembre prende avvio una nuova tappa di Panorama, che dopo Procida, Monopoli e l’Aquila porta nel territorio del Monferrato la quarta edizione della sua mostra diffusa itinerante che dal 2021 mette in relazione arte, architettura, antichità e contemporaneo con il territorio e le sue comunità, con cinque giorni di un' agenda ricca di eventi.

CS

Sarà il Monferrato il quarto territorio ad accogliere Panorama, la mostra diffusa e itinerante dedicata con cadenza annuale ad alcune delle località più straordinarie del nostro Paese.

A cura di Carlo Falciani, dal 4 all’8 settembre 2024, Panorama Monferrato vedrà il suo percorso espositivo articolarsi tra vigneti, castelli e pievi, abitando per 5 giorni i paesi di Camagna Monferrato, Vignale Monferrato, Montemagno Monferrato e Castagnole Monferrato e costruendo un racconto inedito capace di riunire antico, moderno e contemporaneo in un itinerario che condurrà, ancora una volta, alla scoperta di un angolo straordinario d’Italia. 

L’area è quella che si estende tra le province di Alessandria e Asti fino ai piedi dell’Appennino ligure, tra le Langhe e il Roero e la storica regione lombarda della Lomellina, un paesaggio di colline, dove la terra e la tradizione contadina compongono un patrimonio unico di cultura, storia e tradizioni riconosciuto anche dall’UNESCO. Un contesto da scoprire con lentezza con itinerari artistici che vanno dal Romanico ai percorsi contemporanei con installazioni site-specific e d’arte pubblica, che lo rendono un museo diffuso a cielo aperto.

Con la partecipazione di 62 gallerie di ITALICS e con opere contemporanee – molte site specific o prodotte ad hoc – ma anche novecentesche, e grandi capolavori rinascimentali, Panorama Monferrato si ispira ai principi de La civil conversazione, un testo scritto da Stefano Guazzo e pubblicato nel 1574, diventato all’epoca best seller europeo nell’Inghilterra dei Tudor come nella Francia di Montaigne e che mostra come alcune idee nate in Monferrato siano state fondamentali per l’Europa tra Cinque e Seicento. 

“Il progetto di mostra è ispirato a principi espressi ne La civil conversazione dalla quale sono stati estrapolati temi anche oggi al centro del dibattito. Essendo la mostra dislocata in differenti paesi, – spiega il curatore Carlo Falciani – i temi in sequenza vogliono essere anche metafora dei viaggi iniziatici rinascimentali: un esempio su tutti l’Hypnerotomachia Poliphili di Francesco Colonna del 1499. Un testo dove il protagonista compie un percorso di crescita e di trasformazione interiore attraverso alcune tappe dove l’incontro con persone, opere d’arte, architetture o pensieri, ma anche prove e riflessioni esistenziali lo cambierà in modo sostanziale.”

Carlo Falciani insegna Storia dell’Arte all’Accademia di Belle Arti di Firenze ed è curatore indipendente. Ha studiato all’Università di Firenze, dove si è laureato con una tesi su Rosso Fiorentino, ed è stato fellow a Villa I Tatti, Harvard University Center for Italian Renaissance Studies, e al Center for Advanced Study in the Visual Arts della National Gallery of Art di Washington. Ha pubblicato monografie su Rosso Fiorentino e Pontormo e saggi sull’arte rinascimentale e contemporanea. Ha curato al Museo Jacquemart-André di Parigi la mostra Florence, portraits à la cour de Médicis; a Palazzo Strozzi a Firenze la trilogia Bronzino. Pittore e poeta alla corte dei Medici (2010-2011), Pontormo e Rosso, divergenti vie della “maniera” (2014), Il Cinquecento a Firenze (2017-2018). Per il Metropolitan Museum di New York ha co-curato con Keith Christiansen la mostra The Medici. Portraits and Politics (2021).