Esplode di luce e vibrazioni sonore il vasto intervento che Cerith Wyn Evans (Llanelli, Galles, Regno Unito, 1958) propone fino a metà Febbraio nei vasti spazi del Pirelli HangarBicocca, una luminosità che rivela il suo complesso lavoro tecnologico e filosofico.
Sette pilasti dalla volubile luminosità (StarStarStar/Steer (totransversephoton), 2019) si presentano all’inizio del percorso, avviando un tracciato che fluttua nella luce elaborata secondo canoni della storia dell’arte e dell’antica tradizione secolare giapponese del teatro Noh.
A latere l’opera sonora Composition for 37 Flutes (in two parts) (2018), due grandi sezioni di flauti in vetro che respirano il tempo.
E alla fine il Cubo che raccoglie diversi percorsi ed elaborazione come la sospesa C=O=N=S=T=E=L=L=A=T=I=O=N (I call your image to mind) (2010), che scende dal soffitto o che giace a terra T=R=A=N=S=F=E=R=E=N=C=E (Frequency shifting paradigms in streaming audio) (2009).
Nel complesso un bel progetto antologico che sa usare bene questi vasti spazi e la vicina presenza del mistico lavoro di Kiefer.