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07/12/19

Pietà in cura ...



Per alcuni mesi presso l’Opera del Duomo a Firenze la nota Pietà di Firenze, realizzata da Michelangelo, subirà un intervento conservativo che sarà visibile al pubblico

L’iniziativa è sostenuta dalla Fondazione Friends of Florence.

CS

Sabato 23 novembre sarà una data significativa per il Museo dell’Opera del Duomo e, più in generale, per Firenze. Alla riapertura del museo dopo i delicati lavori per il collocamento della Porta Sud di Andrea Pisano, da poco restaurata, si è appena affiancato l’annuncio - con la conferenza stampa tenutasi oggi - del restauro di uno dei massimi capolavori scultorei del Cinquecento: la Pietà Bandini di Michelangelo.
Il restauro di un capolavoro non finito: potrebbe essere questo il titolo per riassumere l’unicità di un’operazione inedita sia nelle modalità che nell’oggetto, quella Pietà che nella vita dell’artista toscano ha significato un vero e proprio leitmotiv, affrontato a più intervalli lungo l’arco della sua lunga vita - dalla giovanile Pietà Vaticana alla crepuscolare (e non finita) Pietà Rondanini. Dopo circa 470 anni, infatti, la Pietà Bandini - oggi esposta nella Tribuna di Michelangelo del Museo dell’Opera del Duomo - porta i segni del tempo, accumulatisi nel corso dei secoli sulla sua superficie marmorea: cicatrici, depositi e patine che non hanno risparmiato il l’enorme blocco di marmo scolpito dal Buonarroti. Inoltre, gli eventi traumatici avvenuti al momento della sua realizzazione - di cui abbiamo parlato qui -, le vicende collezionistiche legate ai vari passaggi di proprietà e le varie movimentazioni che ha affrontato, ne hanno inevitabilmente compromesso l’aspetto originario.
L’approccio del restauro sull’opera sarà quello di un intervento volto a rispettare la visione - ormai consolidata nell’immaginario collettivo - di una superficie “ambrata” e delle patine che, nel tempo, con il loro naturale processo d'invecchiamento hanno trasformato la cromia originaria del marmo. Un restauro che, al tempo stesso, cercherà di recuperare la maestosa tridimensionalità dell’opera, attualmente offuscata da scure patine sovrammesse. Il criterio alla base del restauro, infatti, è quello di rimuovere tutte le sostanze sovrapposte che interferiscono con la corretta lettura della superficie dell’opera e, conseguentemente, con la fruizione del capolavoro stesso da parte di chi lo osserva.
La Pietà, ormai da molti anni accolta in ambiente museale, è infatti ammirata da centinaia di migliaia di visitatori che ogni anno le sostano davanti divenendo così il principale fattore di degrado. Infatti, transitando in flussi massicci, le persone portano con sé quantità di polvere, di particellato atmosferico, di laniccio e, quando piove, di umidità: oggi, l’immagine che percepisce l’occhio guardando l’opera è quella di un manufatto parzialmente coperto e offuscato da un sottile strato disomogeneo, che contribuisce a vanificare la corretta lettura dell’opera.
Data l’importanza e l’unicità dell’intervento, l’Opera di Santa Maria del Fiore - che cura l’operazione, finanziata dalla Fondazione Friends of Florence - ha deciso di rendere il restauro “aperto”: fruibile alla vista dei visitatori. Nelle prossime ore sarà così allestito un cantiere speciale in museo che permetterà la visione delle varie fasi dell’operazione, garantita eliminando i tipici ostacoli che solitamente cingono l’area dei cantieri. 
I visitatori che si troveranno in museo potranno osservare un passaggio storico: il capolavoro di Michelangelo che viene restaurato step by step, assistendo in diretta alle fasi di un lavoro così delicato, necessario ed importante. Il cantiere di restauro diverrà così, a sua volta, uno strumento di condivisione e fruizione culturale per turisti e visitatori, stimolando curiosità ed interesse verso un’opera riconosciuta come patrimonio culturale dell’umanità.
(Foto nell'articolo: © Alena Fialová)